I protagonisti dei film di Paul Schrader, come “Lo spacciatore”, “American Gigolo” e “Tuta blu”, sono come meteore, autolesionisti, autodistruttivi, come se il regista usi le sue storie per mettere nero su bianco ciò che sente, ciò che vive, e tenti di fare chiarezza. Pochi infatti come lui sono riusciti a mettere in scena i labirinti e le contraddizioni, nonché le tensioni e le fragilità della mente maschile, mostrandosi quasi come un desiderio ricorsivo e maniacale di autoanalisi, un tentativo per capire il proprio ruolo in un epoca, quella degli anni Settanta e Ottanta, segnata da enormi contraddizioni interne alla società.