The Vision

Siamo schiavi dell’idea che più siamo impegnati e meno ci rilassiamo, più valiamo come persone

Il busy bragging – la tendenza a vantarsi di essere sempre occupati che ci fa sentire soddisfatti di noi stessi solo se non abbiamo neanche una mezz’ora di tempo libero – è un fenomeno in forte aumento: se la società ci spinge a fare tanto e di farlo in fretta, noi finiamo per convincerci di valere solo se rispondiamo a queste pressioni e fondiamo così la nostra identità sulla capacità di produrre senza sosta e sulla quantità di impegni che riusciamo ad accumulare, fino a restarne sommersi. Questo fenomeno, infatti, in genere si ripercuote pesantemente sull’efficenza del lavoro stesso e sulla nostra salute psicofisica.

I giovani si dimettono in massa perché hanno capito che il lavoro non può essere tutta la loro vita

La malsana convinzione che esista un solo modo di concepire, organizzare e praticare il lavoro sta inasprendo il rapporto fra le due generazioni che a oggi costituiscono domanda e offerta sul mercato. Da un report dell’Associazione Italiana Direzione Personale risulta che le dimissioni volontarie fra i giovani in Italia stanno toccando il 60% delle aziende. Ciò che emerge in modo lampante è lo scarto profondo fra generazioni sempre più distanti, i figli degli anni Sessanta e i millennial o la Gen Z, che chiedono di essere altro al di fuori del lavoro. Questa è la sfida cruciale: ripensare un sistema occupazionale innegabilmente in crisi.

Le lauree umanistiche risolvono problemi complessi quanto le scientifiche ma nessuno lo capisce

L’esperienza di Adriano Olivetti, che assunse nella sua azienda umanisti e intellettuali considerandoli una risorsa fondamentale, è stata la prima e unica in cui si è cercato di superare in ambito aziendale il dualismo fra cultura scientifica e umanistica, valorizzandole come due realtà complementari. Al contrario, la società contemporanea ha sostituito alla visione d’insieme dei saperi una netta differenziazione, tutta a svantaggio dell’apparente improduttività delle discipline umanistiche. Davanti a un contesto tanto impoverito, però, il ruolo del sapere umanistico deve essere centrale quanto quello scientifico.

Intrattenimento

Intrattenimento

“Un uomo da marciapiede”, con Dustin Hoffman, ha svelato il vero volto dell’American Dream

Diretto da John Schlesinger, Un uomo da marciapiede si basa sull’omonimo romanzo di James Leo Herlihy, pubblicato nel 1965, e il tema portante fu composto da John Barry, autore della colonna sonora de La mia Africa e Balla coi lupi, per dirne due. Il film – mostrando in maniera per certi aspetti neorealista la New York di quegli anni, con le sue enormi disparità economiche, i ghetti etnici (in particolare quello italiano), il mondo dell’arte e la controcultura queer e omosessuale, la prostituzione e l’uso di droghe – ha contirbuito a veicolare i sentimenti confluiti nei movimenti per la liberazione sessuale – esplosi negli anni Sessanta e culminati nel 1968 – e rappresenta il primo passo deciso di un’ondata di prodotti cinematrografici impegnati a trattare tematiche “per adulti” e a scardinare i tabù della cultura perbenista americana.

Attualità

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Il divieto di aborto non mette in pericolo solo chi deve abortire, ma tutte le donne

I divieti di aborto mettono in pericolo tutte le donne, non soltanto quelle che scelgono di abortire. Inoltre, nei Paesi in cui l’aborto è illegale i medici e i ginecologici sono meno preparati e aggiornati. Molti esperti sono convinti che la prossima mossa degli antiabortisti con posizioni più estreme sarà l’attacco alla contraccezione in ogni sua forma.

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