The Vision

I giovani si dimettono in massa perché hanno capito che il lavoro non può essere tutta la loro vita

La malsana convinzione che esista un solo modo di concepire, organizzare e praticare il lavoro sta inasprendo il rapporto fra le due generazioni che a oggi costituiscono domanda e offerta sul mercato. Da un report dell’Associazione Italiana Direzione Personale risulta che le dimissioni volontarie fra i giovani in Italia stanno toccando il 60% delle aziende. Ciò che emerge in modo lampante è lo scarto profondo fra generazioni sempre più distanti, i figli degli anni Sessanta e i millennial o la Gen Z, che chiedono di essere altro al di fuori del lavoro. Questa è la sfida cruciale: ripensare un sistema occupazionale innegabilmente in crisi.

Siamo schiavi dell’idea che più siamo impegnati e meno ci rilassiamo, più valiamo come persone

Il busy bragging – la tendenza a vantarsi di essere sempre occupati che ci fa sentire soddisfatti di noi stessi solo se non abbiamo neanche una mezz’ora di tempo libero – è un fenomeno in forte aumento: se la società ci spinge a fare tanto e di farlo in fretta, noi finiamo per convincerci di valere solo se rispondiamo a queste pressioni e fondiamo così la nostra identità sulla capacità di produrre senza sosta e sulla quantità di impegni che riusciamo ad accumulare, fino a restarne sommersi. Questo fenomeno, infatti, in genere si ripercuote pesantemente sull’efficenza del lavoro stesso e sulla nostra salute psicofisica.

Le lauree umanistiche risolvono problemi complessi quanto le scientifiche ma nessuno lo capisce

L’esperienza di Adriano Olivetti, che assunse nella sua azienda umanisti e intellettuali considerandoli una risorsa fondamentale, è stata la prima e unica in cui si è cercato di superare in ambito aziendale il dualismo fra cultura scientifica e umanistica, valorizzandole come due realtà complementari. Al contrario, la società contemporanea ha sostituito alla visione d’insieme dei saperi una netta differenziazione, tutta a svantaggio dell’apparente improduttività delle discipline umanistiche. Davanti a un contesto tanto impoverito, però, il ruolo del sapere umanistico deve essere centrale quanto quello scientifico.

Atlas

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Queste, secondo noi, le migliori serie di giugno 2025

Da un cult generazionale come “Twin Peaks” che arriva in streaming su MUBI al ritorno di grandi serie di successo come “The Bear” e “Squid Game”, passando per novità interessanti come “Stick”, ecco, secondo noi, le migliori serie di questo mese.  Twin Peaks (MUBI) La prima puntata di Twin Peaks fu trasmessa l’8 aprile del 1990, dopo che David Lynch e lo sceneggiatore Mark Frost misero insieme qualche idea, inizialmente rifiutata da diverse emittenti. Volevano qualcosa di diverso, un’opera che dissacrasse la vacuità degli anni Ottanta. Arrivarono alla conclusione che nulla fosse più eccitante di destrutturare una soap opera e...

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“Happy Together” ci ricorda che spesso l’amore o straripa o si consuma nel silenzio

L’area intorno alle cascate dell’Iguazú, al confine tra Argentina e Brasile, un tempo era abitata da numerose tribù, tra cui quella Guaraní. Secondo una delle sue leggende il mondo era governato da Mboi, un dio-serpente a cui era stata destinata in sacrificio una giovane donna di nome Naipi, innamorata di Tarobá, un guerriero appartenente al suo popolo. La ragazza era così bella, si racconta, che poteva fermare il corso delle acque semplicemente con il suo sguardo. In un disperato tentativo di sottrarla al suo destino, approfittando della calma della notte, Tarobá cerca di portarla via con sé, su una canoa...

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