The Vision

Siamo schiavi dell’idea che più siamo impegnati e meno ci rilassiamo, più valiamo come persone

Il busy bragging – la tendenza a vantarsi di essere sempre occupati che ci fa sentire soddisfatti di noi stessi solo se non abbiamo neanche una mezz’ora di tempo libero – è un fenomeno in forte aumento: se la società ci spinge a fare tanto e di farlo in fretta, noi finiamo per convincerci di valere solo se rispondiamo a queste pressioni e fondiamo così la nostra identità sulla capacità di produrre senza sosta e sulla quantità di impegni che riusciamo ad accumulare, fino a restarne sommersi. Questo fenomeno, infatti, in genere si ripercuote pesantemente sull’efficenza del lavoro stesso e sulla nostra salute psicofisica.

Le lauree umanistiche risolvono problemi complessi quanto le scientifiche ma nessuno lo capisce

L’esperienza di Adriano Olivetti, che assunse nella sua azienda umanisti e intellettuali considerandoli una risorsa fondamentale, è stata la prima e unica in cui si è cercato di superare in ambito aziendale il dualismo fra cultura scientifica e umanistica, valorizzandole come due realtà complementari. Al contrario, la società contemporanea ha sostituito alla visione d’insieme dei saperi una netta differenziazione, tutta a svantaggio dell’apparente improduttività delle discipline umanistiche. Davanti a un contesto tanto impoverito, però, il ruolo del sapere umanistico deve essere centrale quanto quello scientifico.

I giovani si dimettono in massa perché hanno capito che il lavoro non può essere tutta la loro vita

La malsana convinzione che esista un solo modo di concepire, organizzare e praticare il lavoro sta inasprendo il rapporto fra le due generazioni che a oggi costituiscono domanda e offerta sul mercato. Da un report dell’Associazione Italiana Direzione Personale risulta che le dimissioni volontarie fra i giovani in Italia stanno toccando il 60% delle aziende. Ciò che emerge in modo lampante è lo scarto profondo fra generazioni sempre più distanti, i figli degli anni Sessanta e i millennial o la Gen Z, che chiedono di essere altro al di fuori del lavoro. Questa è la sfida cruciale: ripensare un sistema occupazionale innegabilmente in crisi.

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Il M5S continua a confondere la “pace” con la resa dell’Ucraina, ed è insopportabile

Quando l’altro giorno ho visto Giuseppe Conte avvicinarsi al Parlamento Europeo di Strasburgo insieme alla compagine grillina, mi sono interrogato su quale sua versione si sarebbe palesata. Il camaleontismo del leader del Movimento Cinque Stelle è imprevedibile: abbiamo il Conte sovranista, il Conte progressista, il Conte trumpiano, il Conte compagno, il Conte salviniano. Dopo poco ho capito di trovarmi davanti alla versione Conte figlio dei fiori. L’europarlamentare del M5S Danilo Della Valle, dopo un discorso sulla pace nel mondo simile a quello di una Miss Italia neoeletta, ha lasciato una bandiera della pace sul banco vuoto occupato precedentemente da Ursula...

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Viviamo tempi drammatici, dobbiamo imparare a usare la paura come forza per reagire

Più che chiederci cosa ci faccia davvero paura, negli ultimi tempi, ci siamo spesso trovati a domandarci quanto di questo sentimento potessimo ancora reggere, quale fosse il limite oltre il quale il nostro stato d’allerta, ormai portato all’esasperazione, è diventato impossibile da gestire. Lo scoppio della pandemia, così come l’inizio della guerra in Ucraina, per arrivare agli ultimi drammatici sviluppi del conflitto israelo-palestinese e alle manifestazioni sempre più distruttive della crisi climatica, si sono presentati come degli eventi per cui ci siamo resi conto di non aver mai sviluppato degli “anticorpi emotivi”, e che quindi ci hanno in un certo...

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