La Casa delle Donne Lucha y Siesta di Roma è salva, ma i luoghi delle donne vanno protetti

La regione Lazio ha annunciato di aver acquistato l’immobile sede della Casa delle Donne Lucha y Siesta di Roma, una ex proprietà dell’Atac andata all’asta per evitare il fallimento dell’azienda. Dopo una vicenda complessa, lo spazio antiviolenza e femminista della Capitale potrà continuare a esistere. Ma altri luoghi, a partire dalla Casa Internazionale delle Donne, sono ancora in pericolo.

Perché le donne non sono ancora libere di fare ciò che vogliono con i propri capelli?

Ancora oggi, una donna che dopo una certa età non si tinge i capelli è considerata sciatta e poco femminile, come dimostrano i commenti sul nuovo look di Andie MacDowell sul red carpet di Cannes. Ogni scelta legata all’aspetto di una donna deve portare con sé un giudizio morale, per cui l’attrice è diventata ora una paladina dell’emancipazione femminile ora una vittima del politicamente corretto. Le donne saranno mai libere di apparire come desiderano?

La burocrazia in Italia è letteralmente una piaga. La sinistra deve combatterla.

La burocrazia ci affligge sempre di più: passiamo ore della nostra vita a compilare moduli e si calcola che dal 1980 a oggi il consumo di carta sia aumentato del 50%. Per trasportare tutta la carta utilizzata ogni anno negli uffici servirebbero quasi 200mila camion da 28 tonnellate ciascuno. Eppure, qualche anno fa ci eravamo convinti che il digitale avrebbe cancellato la burocrazia. Ciò non è avvenuto anche per l’ingresso del settore privato in quello pubblico, che ha nascosto ulteriore burocrazia dietro la facciata dell’efficienza. Per questo è necessario criticarla anche da sinistra.

Le donne hanno il diritto di lavorare senza essere molestate. Ma ancora oggi, per molte non è così.

L’Italia è diventata il primo Stato europeo a ratificare la Convenzione sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro approvata dall’ILO nel 2019. Secondo l’ultimo rapporto Istat, infatti, quasi un milione e mezzo di donne fra i 15 e i 65 anni ha subìto molestie fisiche o ricatti sessuali sul luogo di lavoro.

Quando attacchi il Sistema, il Sistema risponde. E lo fa anche con dossieraggi che non dicono nulla.

Secondo il dossier pubblicato da L’Espresso, Fedez si autocensurerebbe nel parlare del settore bancario per vincoli contrattuali. Ciò che risulta incomprensibile, è perché questo, che è la normalità in tutti i contratti con le aziende, dovrebbe in qualche modo minare il suo impegno a sostegno del ddl Zan.

La star di TikTok Khaby Lame merita la cittadinanza italiana, ma non perché è una star di TikTok

In questi giorni tanti si sono chiesti come sia possibile che Khaby Lame, orgoglio italiano sui social che ha 61 milioni di follower su TikTok, non sia ancora italiano agli occhi dello Stato. Tuttavia, la sua situazione è comune a milioni di altri giovani e adolescenti di origine straniera senza cittadinanza. Lame la merita non perché è famoso o simpatico, ma perché chi vive, cresce e studia in Italia da decenni ha diritto a essere italiano.

Le scuole italiane sono piene di studenti trans. È ora di tutelarne i diritti o saranno emarginati.

Da diversi anni molte università italiane hanno istituito le “carriere alias”, uno strumento che permette agli studenti transgender di usufruire di documenti aggiornati anche se non hanno ancora ottenuto quelli ufficiali. Anche le scuole superiori dovrebbero aggiornarsi, per evitare gravi episodi di discriminazione nei confronti dei propri studenti. È ora che anche la scuola riconosca i diritti di tutti.

Il carcere non è la soluzione alla violenza di genere. Il problema è la violenza della società.

Ogni volta che sui giornali compare la notizia di una violenza sessuale, si invoca una pena certa e dura. Anche gli interventi legislativi per contrastare la violenza di genere mirano più alla punizione che alla prevenzione. Ma il carcere è un’istituzione che anziché scoraggiare la violenza, la ripete e la conferma. Per questo il femminismo dovrebbe supportarne l’abolizione.

Agricoltura e allevamenti intensivi producono metano, causa di un quarto del riscaldamento globale

Se la pandemia ha temporaneamente ridotto le emissioni di CO2, quelle del metano hanno invece continuato a salire. Nonostante riceva poche attenzioni, il metano è responsabile per circa un quarto dell’innalzamento delle temperature globali.