Questo referendum è puro populismo. Non ci servono meno parlamentari ma parlamentari migliori.

La battaglia per il “No” sembra essere ormai inutile. Il “Sì” purtroppo vincerà con percentuali bulgare e gli imbonitori in piazza faranno credere ai cittadini di aver ottenuto una vittoria contro la malapolitica. Quando gli italiani si accorgeranno di aver stravolto la Costituzione con pressapochismo e negligenza sarà troppo tardi.

Non c’è nessuna dittatura del politicamente corretto. C’è poca satira intelligente, e troppa idiozia.

Negare il fatto che internet abbia amplificato un senso di “chi va là” per qualsiasi argomento vuol dire avere lo sguardo oscurato, allo stesso tempo però usare questa scusa per delegittimare un progresso comunicativo volto anche a prendere atto dei tempi che cambiano è, oltre che scorretto, sterile.

I “Sessanta racconti” di Dino Buzzati sono le più belle metafore della nostra vita interiore

Ci sono momenti, nel corso della vita, in cui le nostre capacità di ascolto e di attenzione diventano più acute, la realtà che ci circonda diventa all’improvviso più presente e ci parla senza dire niente. Ci suggerisce qualcosa, è come se tutti i nostri sensi diventassero più ricettivi, in grado di sentire. Più che un mutamento della nostra percezione questi sembrano essere proprio cambiamenti della realtà, come se finalmente le cose avessero deciso di rivelarsi, anche se tutto resta identico a ciò che era. Ciascuno dei Sessanta racconti di Buzzati – raccolta che nel 1958 vinse il Premio Strega – evoca uno di questi momenti in cui tutto è normale e niente lo è.

“Bianco” è l’ultimo libro di Breat Easton Ellis che ha fatto incazzare tutti

Nell’aprile del 2019 Bret Easton Ellis, autore dei cult Meno di zero e American Psycho, ha pubblicato Bianco, la sua prima opera di nonfiction, articolata in otto capitoli, a metà tra il memoir autobiografico e la raccolta di saggi. In “Bianco”, Ellis attacca senza tregua la Generazione Y, quella dei millennial e mostra l’ipocrisia del suo sistema di valori.

Sulla riapertura delle scuole serve chiarezza, ora. O in Italia ci lasceremo sfuggire il nostro futuro.

La ripresa non si può più rimandare: ora bisogna conciliare la sicurezza con i bisogni formativi e psicologici della popolazione. La scuola è un’istituzione primaria della democrazia e l’istruzione è la base su cui si costruisce un Paese: se non riusciamo a garantire una ripresa puntuale e in sicurezza non dobbiamo poi stupirci che l’Italia scricchioli.