Se abbiamo paura di invecchiare, è per i pregiudizi che la società impone alla nostra vita

Gli standard sociali hanno assoggettato le nostre vite a un rigido scadenziario, che le spezza in “obiettivi” – l’ingresso nel mondo del lavoro, il raggiungimento di un titolo di studio, ma anche l’inizio di una relazione stabile – e che tende a farci sentire sempre in ritardo, fuori tempo massimo, con tutta l’angoscia che ne deriva. Questo ha aumentato la nostra paura della vecchiaia, che oggi viviamo come una forma di esclusione trasversale alle generazioni, perché tocca chiunque non si dimostri pronto alla prossima delle deadline che lo riguardano, con il rischio di venire superato, lasciato indietro e poi dimenticato da chi invece riesce ad attenersi alla tabella di marcia.

Ecco perché raccogliendo i filtri di sigaretta gettati su spiagge e pinete salviamo noi stessi

Uno dei segnali più evidenti di noncuranza nei confronti del nostro ambiente e delle persone con cui lo condividiamo è sicuramente abbandonare in giro i nostri rifiuti. Succede con molti prodotti usa e getta e involucri, ma soprattutto con i filtri delle sigarette, che oltre a essere dannosi per il nostro habitat e per le specie che ci vivono, rilasciano sostanze chimiche estremamente nocive. Sensibilizzare i fumatori, ma non solo, nei confronti di questo gesto che spesso viene reiterato come fosse un automatismo, è fondamentale, per comprendere le reali conseguenze di un’abitudine che, come tutte, può essere cambiata.

“L’ultima corvè“, con Nicholson, svela magistralmente la corruttibilità umana di fronte al potere

“L’ultima corvè”, con Jack Nicholson, è un viaggio e al tempo stesso un rito di iniziazione, in cui i protagonisti, muovendosi al di sopra dei meccanismi del potere, scelgono di dare nuove regole al rapporto che li unisce. A compierlo sono due sottoufficiali e una recluta appena arruolata nella marina militare statunitense, che pur avendo ben presente il ruolo assegnato loro dall’esercito, si trovano a viverlo in contraddizione, divisi tra le infinite variabili che attraversano le relazioni umane, e che spesso ci portano a dubitare del nostro codice etico, quando non riconosciamo in chi ci circonda gli stessi principi in cui crediamo.

L’esito delle amministrative non è solo colpa di Schlein, ma la sua azione di contrasto si è arenata

Dopo l’iniziale “effetto Schlein”, con la risalita nei sondaggi del Partito Democratico, i risultati delle amministrative e la vittoria della destra hanno dimostrato quanto la spinta della nuova segretaria si sia raffreddata, avviandosi quasi a un’istituzionalizzazione programmatica in antitesi con gli impeti che l’avevano portata all’ascesa. Al centrosinistra serve un’azione di reale opposizione volta a contrastare l’operato di governo.

Si sta avvicinando la fine del femminismo pop. E potrebbe non essere un male.

Il successo e la diffusione della quarta ondata femminista, che ha avuto il suo apice con il #MeToo nel 2018, si devono alla combinazione favorevole di viralità social e celebrity culture. Senza Beyoncé che si esibisce di fronte a un enorme ledwall con la scritta “Feminist”, probabilmente il femminismo odierno non avrebbe conosciuto la stessa fortuna. Ora che ci affacciamo verso una crisi, se vuole sopravvivere il femminismo ha bisogno di smettere di inseguire l’endorsement delle celebrità e di uscire dal circuito delle giornate istituzionali, abbracciando una stagione di lotte più radicali.

Abbiamo abbandonato la maternità nelle mani della destra. È ora di smetterla.

La maternità, intesa come tema di rilevanza sociale, e concentrando la disamina del problema dal dopoguerra in poi, quando la cultura di sinistra ha emancipato la donna dalle politiche nataliste che contraddistinsero l’Italia fascista, senza però elaborare un nuovo modo di coniugare il tema della genitorialità, è rimasta appannaggio della cultura di destra. Bisogna riappropriarsene.

Smettiamola di etichettare come “bullismo” anche cose che col bullismo non c’entrano nulla

Non tutte le cattiverie diventano automaticamente atti di bullismo: se continuiamo a usare una parola che inquadra una piaga come questa – che oggi devasta la vita di moltissimi giovani – in modo superficiale e generico, anche questa parola finirà, come tante altre inflazionate, per perdere la sua efficacia, essere trattata con approssimazione e, di conseguenza, le persone realmente bullizzate rischieranno di essere sempre più trascurate.

L’egemonia culturale e politica degli Usa appartiene ancora solo a una generazione: i boomer

In sostanza, i presidenti degli Stati Uniti non stanno statisticamente diventando più vecchi. Tuttavia, nel bene e nel male, l’egemonia culturale e politica del Paese appartiene ancora a una generazione specifica, che grazie anche all’aumento dell’aspettativa di vita può vantare oggi un’autorità senza precedenti rispetto a chi è venuto prima di loro. Nonostante quindi l’americano medio sia ormai un millennial, quindi nato negli anni ottanta e novanta, i boomer rimangono, almeno per ora, la generazione più influente.

In una società sempre più interconnessa dobbiamo ibridare umanesimo e innovazione

Il dibattito attorno alla molteplicità delle intelligenze e alla multipotenzialità è diventato fondamentale in un mondo sempre più interconnesso, dove comprendere la complessità dei fenomeni che ci coinvolgono significa fare dialogare diverse discipline, per informare il nostro pensiero e la nostra lettura del presente attingendo dagli ambiti più vari. Acquisire una certa flessibilità e la capacità di orientarci su molti territori, per saper discernere e comprendere linguaggi diversi tra loro, ci permette infatti di rispondere rapidamente agli stimoli e di cogliere possibili occasioni, seguendo un nostro ritmo interiore che finisce per riverberarsi all’esterno.

La Rai deve rappresentare il Paese. Epurare i programmi di opposizione al governo sa di dittatura.

La notizia del passaggio – più un dirottamento forzato – di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto a Discovery va in quella direzione in quanto atto politico, allontanamento di elementi, appunto, indesiderabili. Quando si parla di servizio pubblico, e quindi di lottizzazione della Rai, è risaputo che ogni nuovo governo, una volta eletto, tenti di piazzare i suoi uomini nelle posizioni di potere. A volte si giunge a compromessi con figure super partes. No, non è il caso del governo Meloni, che sta muovendo i fili per trasformare la Rai nella versione moderna dell’Istituto Luce.

L’instabilità in cui vivono molti giovani insegnanti è insostenibile. Per loro e per gli studenti.

Tra posizioni precarie, paghe insufficienti e necessità di trasferirsi per svolgere la propria professione – soprattutto dalle regioni del Sud al Nord Italia – gli sforzi che i giovani insegnanti sono costretti a fare per lavorare prosciugano le loro energie e la loro motivazione, ricadendo inevitabilmente sugli studenti. Condizioni psicofisiche così instabili, infatti, rischiano di ripercuotersi sulla loro efficienza e sulla capacità di ascoltare e costruire una relazione con la classe, per far sì che l’evento educativo non si trasformi in mera trasmissione di nozioni. Investire risorse nell’istruzione e stabilizzare i docenti è uno dei passaggi necessari per costruire una scuola realmente utile e formativa per gli adolescenti di oggi e di domani.

Molte nostre pietanze non sono italiane. La strenua difesa dei conservatori, l’ennesimo paradosso.

I conservatori del cibo se ne facciano una ragione: la cucina italiana è così variegata e ricca proprio grazie alle diverse culture che hanno attraversato il nostro Paese e alla possibilità di integrarle e farle nostre che abbiamo avuto. Osteggiare il progresso, in tutti i campi, è già di per sé un atto di esclusione e in ambito culinario questo è ancora più limitante, dato che le ricette richiedono una creatività e una contaminazione che non possono essere frenate o strumentalizzate per un discorso politico.

“Cere anatomiche”, in Fondazione Prada, varca la nostra tremenda realtà interiore

“Cere anatomiche”, la mostra presentata da Fondazione Prada in collaborazione con La Specola di Firenze e il regista canadese David Cronenberg, appare oggi come un potentissimo dispositivo di indagine antropologica e psicologica della nostra essenza e delle nostre pulsioni, fondendo analisi scientifica ed espressione artistica in un unico sguardo, per scavare nella nostra identità di corpi.

Una scelta strategica decisa può innescare un fenomeno collettivo: è “The Domino Act”

Nonostante siamo portati a pensare all’effetto domino come una serie di eventi negativi in successione, esso è anche il dogma delle Nazioni Unite, che ribadisce come tutto sia interconnesso e quanto questo meccanismo possa valere anche in positivo. L’installazione “The Domino Act”, sviluppata dal designer Gabriele Chiave con il collettivo Controvento per presentare il nuovo prototipo Audi, skysphere concept, associa questa visione in controtendenza al concetto di circolarità che sta alla base dell’idea di progresso abbracciata dall’azienda, sottolineando come una presa di coscienza comune, seguita da scelte decise, possa innescare un fenomeno collettivo.

La bici non inquina ed è economica, ma nelle città serve investire ancora molto in sicurezza

Nonostante l’uso della bicicletta in Italia sia stabile da qualche anno, se ci fossero le condizioni di sicurezza per farlo il numero di persone che la utilizzerebbe per spostamenti brevi aumenterebbe esponenzialmente. Incentivarne l’uso è una scelta fondamentale per migliorare la qualità della vita, soprattutto nelle città, oltre che per contrastare la crisi climatica, incidendo concretamente sul riscaldamento globale.

I film di Nanni Moretti sono una seduta di autoanalisi. Il sol dell’avvenire non fa eccezione.

“Il sol dell’avvenire”, l’ultimo film di Nanni Moretti, è la perfetta sintesi della visione del mondo del regista, una sorta di circo romantico che ne tiene assieme tutte le componenti, e permette così di intercettare ancora una volta il suo sguardo sulla realtà, per scoprire come esso si sia trasformato nel tempo, e in cosa, invece, sia rimasto invariato. Al posto delle sue idiosincrasie personali, Moretti sceglie di raccontarsi attraverso i film che ha amato maggiormente, rendendoli parte di una vera e propria forma di culto, di un’ideologia che è prima intima e poi artistica, e che decide di condividere perché gli appartiene profondamente.

Insieme possiamo essere realmente efficaci e coltivare il nostro grande amore per il pianeta

Come ogni tipo di affetto, anche quello nei confronti del nostro pianeta va seminato, nutrito e coltivato, attraverso stimoli, spunti, atmosfere e connessioni profonde. Conoscere l’ambiente in cui ci muoviamo, ci permette di sviluppare strumenti personali per abitarlo con più sicurezza e sentirci un po’ meno in balia degli eventi, oltre che renderci utili quando facciamo qualcosa in gruppo. Per questo anche contro la crisi climatica dobbiamo impegnarci in un’azione condivisa, che ci permetta di interpretare i valori in cui crediamo attraverso la nostra vita e le nostre scelte, dedicandoci ad esse non come fossero temi ideologici ma gesti di amore.

Abbattere un orso non risolve un nostro grande problema, un rapporto totalmente errato con la natura

Non abbiamo la consapevolezza degli spazi naturali, degli habitat animali, della loro fragilità e anche pericolosità; abbiamo dimenticato che la natura bucolica è in realtà, e prima ancora, l’habitat di un animale spesso schivo, ma potenzialmente pericoloso, soprattutto se spaventato. L’episodio dell’orso in Trentino deve farci riflettere sul nostro rapporto con la natura: uccidere un orso non risolverà il problema.

10 film da vedere a Pasqua su tanti poveri innocenti morti in croce come Cristo

Il racconto evangelico della morte di Cristo restituisce il sacrificio che ha segnato maggiormente la nostra cultura. Le storie di vittime innocenti, schiacciate dalla violenza e dagli abusi di potere, sono state però anche molte altre e molto più vicine a noi. Con capolavori come “Giordano Bruno” e “Sacco e Vanzetti” di Giuliano Montaldo, “Silence” di Martin Scorsese, “Garage Olimpo” di Marco Bechis, “Salvador – 26 anni contro” di Manuel Huerga e “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini, il cinema ha saputo sottrarle all’oblio della Storia: ecco 10 film che secondo noi dovresti vedere questa Pasqua.

Riscoprire “Magnolia”, riflesso perfetto della complessità della nostra vita

“Magnolia”, capolavoro del 1999 diretto da Paul Thomas Anderson è un affastellarsi di dettagli microscopici e improbabili che vengono convertiti in nuove unità di misura, iniettati di rilevanza, nel momento in cui un significato ulteriore sembra fare intrusione tra le loro sovrapposizioni accidentali. Dandoci la possibilità di notare queste particelle aleatorie, il regista le trasforma nei nuclei pulsanti di una vera e propria epica a rovescio, in cui l’unico eroismo possibile è quello di chi accetta la sua impotenza rispetto agli urti violenti del caso, liberandoci così dall’ossessione per i disegni a priori, gli algoritmi e i ritratti totalizzanti della realtà.

Come l’allattamento è diventato l’ennesimo strumento per colpevolizzare le donne

A partire dagli anni Ottanta si è verificato un cambio di tendenza nei confronti dell’allattamento artificiale, che ha portato la comunità scientifica a sostenere i benefici del latte materno rendendo l’approccio a quello in formula sempre più restrittivo. Rispetto alle decadi precedenti, si è infatti adottato un atteggiamento che mira a limitare il più possibile le speculazioni capitalistiche e di affermare a livello globale i benefici ormai scientificamente accertati del latte materno. Eppure, la rigidità delle posizioni del sistema sanitario su questo tema, per quanto necessaria da certi punti di vista, rischia di trasformarsi nell’ennesimo strumento per colpevolizzare le donne.

Ingigantiamo ogni difficoltà come fosse un “trauma”, così perdiamo la capacità di affrontare la vita

Oggi ogni cosa viene descritta come “traumatica”, senza alcuna gerarchia, contestualizzazione o capacità di porsi nello stato d’animo o nella situazione dell’altra persona. Ciò che stiamo vivendo, non a caso, viene definito “trauma creep”: il fenomeno per cui il linguaggio clinico, o afferente, finisce per riferirsi a un insieme sempre più ampio di esperienze, ampliando – a dismisura – i possibili significati di un termine. Così, oggi, la parola “trauma” sembra indicare qualsiasi cosa ci infastidisca, in ogni modo, a ogni ora.

Franco e Ciccio incarnano la parabola perfetta di quanto talento si può celare in un comico popolare

Oggi, a vent’anni dalla morte di Ciccio Ingrassia e a trentuno da quella di Franco Franchi, possiamo anche concederci il lusso di guardare l’insieme, la grandezza dirompente, fagocitante, a tratti geniale, sicuramente istintiva e popolare amata da un enorme pubblico e che se pochi nel mondo del cinema hanno apprezzato, tutti oggi possiamo riscoprire, anche solo per conoscere un pezzo di storia fondamentale del nostro cinema.

“Un uomo da marciapiede”, con Dustin Hoffman, ha svelato il vero volto dell’American Dream

Diretto da John Schlesinger, Un uomo da marciapiede si basa sull’omonimo romanzo di James Leo Herlihy, pubblicato nel 1965, e il tema portante fu composto da John Barry, autore della colonna sonora de La mia Africa e Balla coi lupi, per dirne due. Il film – mostrando in maniera per certi aspetti neorealista la New York di quegli anni, con le sue enormi disparità economiche, i ghetti etnici (in particolare quello italiano), il mondo dell’arte e la controcultura queer e omosessuale, la prostituzione e l’uso di droghe – ha contirbuito a veicolare i sentimenti confluiti nei movimenti per la liberazione sessuale – esplosi negli anni Sessanta e culminati nel 1968 – e rappresenta il primo passo deciso di un’ondata di prodotti cinematrografici impegnati a trattare tematiche “per adulti” e a scardinare i tabù della cultura perbenista americana.

Il divieto di aborto non mette in pericolo solo chi deve abortire, ma tutte le donne

I divieti di aborto mettono in pericolo tutte le donne, non soltanto quelle che scelgono di abortire. Inoltre, nei Paesi in cui l’aborto è illegale i medici e i ginecologici sono meno preparati e aggiornati. Molti esperti sono convinti che la prossima mossa degli antiabortisti con posizioni più estreme sarà l’attacco alla contraccezione in ogni sua forma.

Avere le mestruazioni non può essere una colpa. Serve una legge sul congedo mestruale.

Pretendere la parità fra i generi non significa negare l’esistenza di qualsiasi differenza biologica individuale, ma smettere di interpretarla in senso svalutativo: un’inversione di paradigma da perseguire anche riconoscendo, a chi soffre di mestruazioni dolorose, il diritto di tutelare la propria salute senza paura, vergogna o inutili sensi di colpa.

Aumentare gli stipendi solo agli insegnanti del Nord servirà solo a svuotare del tutto il Sud

Negli anni, le fantomatiche promesse su un insegnamento “a chilometro zero” si sono infrante davanti allo scoglio insormontabile del dislivello tra alunni del Nord e del Sud e del conseguente vuoto professionale in certe realtà d’Italia. Non basta aumentare lo stipendio solo degli insegnanti del Nord: serve investire nel Meridione.

No, a 40 anni non puoi più considerarti una “giovane promessa”

Secondo i dati di Eurostat l’Italia è il Paese più vecchio dell’Unione Europea. C’è però il paradosso che porta a considerare giovane chiunque non sia anziano, spesso per fini discriminatori. Abbiamo dunque “il giovane scrittore” quarantenne e lo stagista trentenne che è ancora troppo acerbo e con poca esperienza per fare un salto lavorativo. Tra la fobia collettiva della vecchiaia, il paternalismo di chi non vuole cedere il proprio posto e la giustificazione perfetta per affrontare le proprie responsabilità con più leggerezza, finiamo per rimanere ingabbiati nella giovinezza imposta dal linguaggio e dall’atteggiamento comune, che ogni generazione contribuisce a suo modo ad avvallare, senza poter mai diventare davvero adulti.

“Inseparabili” di Cronenberg è una seduta di psicanalisi forzata che scava nelle nostre perversioni

Quello che mi ha sempre affascinato del cinema di Cronenberg è la sua capacità di rendere ogni film una seduta di psicanalisi forzata. Abbandonandosi alle ossessioni personali che lo assillano e mettendole in mostra, infatti, il regista riesce a ribaltare il nostro modo di considerare noi stessi e ad allargare la visione standardizzata a cui siamo abituati. L’ossessione per l’interno dei corpi, per esempio, è qualcosa che condivide con i protagonisti della sua opera del 1988, Inseparabili, i gemelli Elliot e Beverly Mantle, due semidei della ginecologia, entrambi interpretati da Jeremy Irons.

Perché dobbiamo ricordare Rita Atria, che a soli 17 anni svelò a Borsellino i segreti di Cosa Nostra

A pochi giorni dalla morte di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta, la diciassettenne Rita Atria precipita dal settimo piano di casa. Suicidio, dicono. Perché sulle dinamiche della morte di questa giovanissima testimone di giustizia, la “settima vittima” di via D’Amelio, c’è più di un tratto di opacità.

Ecco altri 20 film che, a nostro modesto parere, dovresti assolutamente vedere

Oltre ai 23 capolavori cinematografici già consigliati, altri secondo noi meritano di essere recuperati. Da “Il tempo dei gitani” di Emir Kusturica a “Festen” di Thomas Vinterberg, passando per “Silkwood” di Mike Nichols, “Hannah e le sue sorelle” di Allen e “Brother” di Takeshi Kitano, ecco altri 20 film che dovresti assolutamente vedere.

La vittoria di Schlein deve essere un punto di svolta, non una bandierina piantata nel nulla

Con la vittoria come segretaria del PD, Elly Schlein dovrà fare lavoro di gruppo e tenere insieme correnti antitetiche all’interno dello stesso partito, oltre che fare opposizione. D’altronde non basta un nome nuovo al comando per trasformare un’intera struttura, soprattutto se questa ha le crepe di decenni di incuria e cecità politica. La sua elezione a segretaria deve essere un punto di partenza, un segnale per la svolta e non una bandierina piantata intorno al vuoto.

Rendere il Partito Democratico realmente progressista è un obbligo. Votare Schlein, pure.

Dopo uno stato di catalessi segnato da immobilismo e disparate analisi della sconfitta, il Partito Democratico sembra essersi accorto che son passati cinque mesi dalle elezioni nazionali che hanno portato la destra al potere. Ormai pensavamo che l’attesa del Congresso fosse essa stessa il Congresso, in un canovaccio kafkiano con un segretario che si dimetteva senza dimettersi, promesse di tabula rasa mantenendo la stessa struttura e le stesse facce e, soprattutto, una passività preoccupante di fronte a un governo già attivo nello spostare le lancette dell’orologio indietro di parecchi anni. Adesso siamo giunti alla fase finale delle primarie del partito. Per qualcuno si tratta di un’autoreferenzialità priva di prospettive, dell’elezione del prossimo ex segretario del PD o dell’ultimo rantolo di una creatura già moribonda. Forse c’è qualcosa di vero, ma la scelta in palio è più importante di quanto si possa immaginare.

Le dating app dovevano aiutarci a conoscere nuova gente. Sono diventate frustranti come un lavoro.

Per raccontare l’impressione sempre più diffusa per cui il dating online si sia trasformato nell’ennesimo elemento con cui la vita moderna può far sentire le persone oberate, nel 2020 la giornalista francese Judith Duportail ha parlato di “dating fatigue”. Il lavoro non si concretizza più nell’interazione, ma nei processi di selezione e auto-presentazione, a cui vengono destinate la maggior parte delle energie.

Ci siamo così adattati al modello commerciale da non saper più distinguere le emozioni vere e false

La sociologa Eva Illouz ha parlato di “capitalismo emotivo”, per spiegare il fenomeno sociale che domina la contemporaneità e che porta la sfera emozionale e quella economica a influenzarsi a vicenda, con le nostre emozioni che seguono sempre di più le logiche del mercato. Il meccanismo sotteso a questa dinamica sociale, che sfugge ormai al nostro controllo, può indurci a una riflessione sull’effettivo benessere che riusciamo a ricavare quando sacrifichiamo ciò che realmente proviamo, in virtù di ciò che dovremmo provare per essere quanto più conformi agli altri e alle loro esigenze, tanto utili al mercato del lavoro quanto “spendibili” sui social.

Il 41 bis serve a tagliare i legami mafiosi ma il carcere non deve mai diventare vendetta

L’articolo 41 bis è una sospensione a norma di legge del trattamento penitenziario ordinario. Se però la carcerazione si trasforma nell’annichilimento del corpo e della mente di chi viene considerato nemico, è innegabile che oltre a perseguire la funzione emergenziale di isolamento di soggetti ritenuti pericolosi ed eversivi il 41 bis ne persegua un’altra essenzialmente punitiva.

Con la Brexit, il Regno Unito pensava di tornare a essere un impero e invece è un disastro

Il 31 gennaio, in occasione del terzo anniversario dalla sua entrata in vigore, il Guardian ha definito la Brexit un “doloroso atto di autolesionismo nazionale”, una definizione che ritrae l’estrema insicurezza economica, abitativa e lavorativa che sta attraversando il Paese, con possibili conseguenze sulla salute mentale della popolazione. Lo scenario attuale non è solo il peggiore che si potesse immaginare, ma anche l’unico possibile nel momento in cui, nel Ventunesimo secolo, la Gran Bretagna si era illusa di poter riconquistare lo splendore economico della propria – idealizzata – epoca coloniale, rigettando qualsiasi forma di europeismo in favore del più completo isolamento: una prospettiva di cui i cittadini, al contrario dell’attuale classe dirigente, sembrano aver compreso l’insensatezza.

“The Last of Us” ha sparato in faccia a tutti gli altri film e serie tratte da videogames

“The Last of Us”, la serie tv tratta dall’omonimo videogioco, fa quello che in pochi sono riusciti a fare nel corso del tempo: creare un adattamento che non solo abbia senso, ma sia capace di elevare la storia originale, ampliandola con coraggio. Il suo successo, infatti, come per le storie migliori, non sta tanto in cosa racconta, ma in come lo fa. “The Last of Us”, infatti, è al contempo una storia molto più piccola e più grande del disastro globale in cui esiste: mettendo in scena degli esseri umani che non devono solo sopravvivere ma anche fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni, solleva dubbi etici sulle scelte fatte, o sulla loro assenza.

“Belli e dannati” immortala l’estasi di un’epoca che tende all’epilogo, gli anni ’90

“Belli e dannati” film di Gus Van Sant del 1991 è considerato un cult e un simbolo del cinema grunge perché ha saputo vestire i suoi personaggi di quello che è poi diventato il fascino tipico della dannazione anni Novanta, ma anche perché li ha resi i portavoce di una serie di rivendicazioni politiche che ancora oggi sono al centro del dibattito pubblico, come l’emotività maschile, le relazioni omosessuali, la prostituzione e il disagio giovanile.

Il nostro ego si è fatto così grande che negli altri vediamo solo quello che già sappiamo

Negli ultimi anni, il tessuto di interazioni che ci consente di entrare in rapporto con gli altri – conoscendo e arricchendo ciò che siamo attraverso le differenze che ci separano da loro – si è sfibrato sempre di più, modificando drasticamente il nostro modo di fare esperienza del mondo e di darci. Al posto della differenza, abbiamo iniziato a coltivare il culto dell’uguaglianza, che ha reso il nostro ego sempre più ingombrante e che ammette l’esistenza soltanto di ciò che ci piace e che è come noi, escludendo tutti gli elementi portatori di dissonanza e alterità, che tendiamo a leggere come una fonte di conflitto e di dolore, perdendone però la forza vitale e trasformativa.

Non è accettabile che ancora oggi si parli di adolescenti trans come di fenomeni da baraccone

La discussione sui bloccanti della pubertà per gli adolescenti trans spesso va oltre la letteratura scientifica, arroccandosi su prese di posizione ideologiche che finiscono con l’ignorare le esigenze dei minori in questione. Una narrazione mediatica difficile da contrastare, a cui in Italia rischia di aggiungersi anche il supporto del governo.

Gaspar Noé e il fascino ipnotico dell’estremo

Gaspar Noé ha la capacità di raccontare tutto ciò che sconcerta, disgusta, o possiede un insito potere dissacrante seguendo una cosciente ricerca dell’estremo e rivelando un’ostinazione – o forse una forma di arroganza – che spinge il regista sempre oltre nel sondare i limiti dell’eccesso, tracciando sullo schermo i contorni dei pensieri peggiori che la nostra mente può formulare, ma anche quelli delle nostre più grandi fragilità e paure. Il modo in cui i suoi film ci immergono nella parte irrazionale che abbiamo sempre e solo imparato a soffocare, è un invito a conoscerla davvero, non solo per educarla, ma per provare a viverla a pieno in certe sue manifestazioni, anche se ci spaventano.

Per le sale parto e i reparti nascita i padri sono relegati a fantasmi, così le madri restano sole

L’esclusione degli uomini dai momenti prima, durante e dopo il parte nasce da una cultura che mette al centro della cura e delle responsabilità verso i figli la donna. Questa esclusione viene talvolta subita come un’ingiustizia da parte dei genitori, altre considerata come una prassi a cui adattarsi, altre ancora non rappresenta nemmeno una questione su cui fermarsi a riflettere.

L’acqua contaminata di Fukushima sarà sversata in mare ma i pareri contrari sono ancora tanti

A oltre due anni dalla decisione, il governo giapponese ha annunciato che tra qualche mese, tra primavera ed estate, inizierà lo sversamento in mare di 1,25 milioni di tonnellate di un misto di acqua di falda, acqua marina e acqua usata per raffreddare i reattori di quella che fu la centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Il caso mette in luce un aspetto importante: quello del non-coinvolgimento nei processi decisionali e nella condivisione delle informazioni di tutte le parti in causa e delle popolazioni che sono inevitabilmente coinvolte, ma che spesso finiscono per essere considerate delle comparse irrilevanti.

Vogliamo esercitare il nostro potere sugli altri. Per questo siamo sempre più soli.

Che si parli di storie consolidate da tempo o appena intraprese, negarci a una persona a noi cara, che sia un partner, un amico o un parente, sparendo per giorni o settimane, ignorando chiamate e messaggi, bloccandolo su qualunque social e diventando un vero e proprio “fantasma” per l’altra persona sembra essere una consuetudine sempre più consolidata.

“Persona” è così contemporaneo da aver anticipato di 60 anni le tematiche femminili di oggi

Il dramma che Bergman racconta in “Persona”, il suo capolavoro del 1966, è uno dei più radicali e significativi dell’esperienza umana, perché riguarda la difficoltà di ricomprendere nella propria identità personale anche le bassezze, le crudeltà e tutti i pensieri degradanti che attraversano la nostra mente, costringendoci a riconoscerli come qualcosa che ci appartiene, una volta che, avendoli rivelati a qualcun altro, non possiamo più permetterci di negarli.

Se vogliamo lasciare i nostri lavori è anche perché ci sembrano assurdi, frustranti e privi di senso

Sempre più persone stanno lasciando o cambiando lavoro, dopo aver capito che la propria carriera non può essere tutto nella vita. La ragione sta anche nel fatto che molti di noi fanno quelli che l’antropologo americano David Graeber chiama “bullshit jobs”, cioè lavori senza senso: occupazioni sì ben retribuite ma così inutili, superflue o addirittura dannose che anche chi le svolge non riesce a giustificarne l’esistenza, pur sentendosi obbligato a farlo, con conseguenze sulla propria salute mentale.

Che disastro, Bridget Jones! Sì, per le donne.

Siamo tutte un po’ Bridget Jones, frastornate dai compromessi, con l’angoscia del tempo che passa e degli obiettivi raggiunti, con il terrore di essere brutte, di non piacere, e con la paura di non riuscire a intraprendere la carriera che sogniamo; ma dovremmo anche essere tutte consapevoli del fatto che non siamo per forza obbligate a scegliere tra un Daniel Cleaver e un Marc Darcy per dare un senso alla nostra vita.

Per contrastare la crisi climatica dobbiamo costruire ecosistemi virtuosi, imitando la natura

La collaborazione attiva e partecipata che animali e piante mettono in atto all’interno di un ecosistema biologico, agendo su più livelli per far fronte ai continui cambiamenti a cui l’ambiente in cui vivono è sottoposto e li sottopone, offre una prospettiva a cui dovremmo iniziare a guardare per costruire un sistema virtuoso in grado di contrastare la crisi climatica. Per provare a sanare la situazione in cui ci troviamo, infatti, dobbiamo imparare ad adattare il nostro stile di vita, a costruire e ricostruire costantemente le nostre abitudini, proprio come avviene in natura, tenendoci pronti ad abbandonarle quando rischiano di danneggiare chi ci sta attorno.

“Aftersun” mostra i nostri continui tentativi di riconciliare i ricordi con l’assenza di chi amiamo

“Aftersun”, il debutto cinematografico di Charlotte Wells, in un modo contemporaneamente semplice e intenso, si configura come una storia su come i ricordi delle persone che amiamo si evolvono e cambiano forma, in un continuo processo di stratificazione; su quanto impegno impieghiamo nel colmare con l’immaginazione o le supposizioni i dati mancanti; su come finiscano per determinare il modo in cui viviamo il presente.

Ormai etichettiamo ogni comportamento che non condividiamo come “tossico”. Dobbiamo smetterla.

Da quando il linguaggio psicologico è diventato più dominante nel mondo occidentale, siamo sempre più ossessionati dall’idea di dare un senso e trovare una parola per ogni aspetto della nostra emotività. Sui social media, il fenomeno delle persone che attribuiscono diagnosi al comportamento quotidiano, è molto diffuso; con la conseguenza che quando interpretiamo ogni aspetto dei nostri mondi interiori e di quelli altrui come patologico restiamo bloccati in una narrativa limitante.

“Il maratoneta” è una delle più belle performance di Dustin Hoffman. Merita di essere visto.

Correre è una delle azioni più narrative dell’essere umano, perché è qualcosa che ha un inizio e una fine; porta da un punto di partenza a una meta e, nella sua durata, compie qualcosa dentro di noi. Non stupisce, dunque, che questa pratica abbia ispirato la storia di Babe, protagonista del film del 1976 “Il maratoneta” di John Schlesinger interpretato da Dustin Hoffman, un ragazzo ebreo che a seguito di un incidente imprevisto vede cambiare le sorti della sua vita, intraprendendo un percorso di crescita al termine del quale, dopo aver sondato la sottigliezza della linea che divide il bene e il male, capirà di essere diventato adulto e di poter arrestare la sua corsa.

Nella scuola italiana, la Storia si ferma al 1945 e la gente confonde Mandela con Morgan Freeman

Tra i ricordi legati agli argomenti di Storia che si studiano a scuola, nella memoria di ogni studente ci sono alcune immagini indelebili, tra cui la Mesopotamia, lo scioglilingua Tigri-ed-Eufrate, la “Mezzaluna fertile”; per quanto riguarda gli eventi successivi alla seconda guerra mondiale, invece, le immagini sono molto più sfuocate. L’insegnamento di questa materia nella scuola italiana, infatti, sembra seguire una linea temporale che si interrompe di colpo quando ci si avvicina a sondare i collegamenti con i giorni nostri, per poi ricominciare il percorso da capo senza arrivare mai a trattarli. Al contrario, sarebbe importante che la formazione storica fosse completa e creasse dei ponti con il presente, per offrire agli studenti tutti gli strumenti per riallacciarsi all’attualità.

La ragazza “triste ma sexy” è l’ennesimo stereotipo distorto dai media per compiacere gli uomini

La tristezza femminile continua a essere proposta dai media come cool e sexy, ma la riproduzione di questo schema, invece di rappresentare un movimento di liberazione, reclamando il diritto delle donne di vivere la propria sofferenza come credono, si sta riducendo all’ennesima stereotipizzazione della loro emotività, associata alla fragilità, alla passività e all’incapacità di manifestare la propria rabbia. L’immagine della ragazza abbastanza sofferta da essere interessante, ma mai fino al punto di non apparire perfetta e attraente, infatti, ha molto più a che fare con i fenomeni social e con il compiacimento di un modello manipolabile e gradito agli uomini che con la realtà.

Ecco 23 capolavori cinematografici che, a nostro parere, dovresti vedere quest’anno

Tra i capolavori del cinema di cui, per diverse ragioni, si è persa memoria negli ultimi anni, da “Amores Perros” di Alejandro González Iñárritu a “Paris Texas” di Wim Wenders, passando per “Sulle mie labbra” di Jacques Audiard, “True Romance” di Tony Scott e “Dolls” di Takeshi Kitano, ecco i 23 titoli che, secondo noi, dovresti vedere nel 2023.

Ecco, a nostro modesto parere, le 10 migliori serie del 2022

È stato un anno di riconferme e di successi determinati più dall’algoritmo che da altro, ma, soprattutto, di grandi narrazioni: “Scissione”, “The Bear”, “Pachinko” e “Bad Sisters” sono solo alcune delle migliori nuove serie tv uscite in Italia nel 2022. Queste sono le 10, che a nostro modesto parere, vale la pena guardare, anche a costo di rinunciare alla propria vita sociale. Se ne hai ancora una.

“Piccolo Grande Uomo” è il capolavoro che racconta attraverso la vita di un uomo quella di tutti noi

“Piccolo Grande Uomo”, film del 1970 diretto da Arthur Penn, restituisce tutto il fascino di un racconto epico eppure umano, che riesce a ritrarre una sorta di eroismo inosservato, relegato a quelle che erano per antonomasia le estreme propaggini dell’impero: una dimensione indomita, di nessuno, in cui il singolo faceva e diventava la storia, scegliendo di non appartenerle. Il viaggio del protagonista Jack Crabb – interpretato da un giovane Dustin Hoffman –, infatti, rappresenta la vita di tutti noi, incarnando il coraggio di credere nella propria verità e nei propri valori personali, pur non vedendoli riconosciuti, come ragione che muove l’esistenza.

Il governo Meloni ha un’idea tutta sua di cosa significhi transizione digitale: tornare al calamaio.

Nel discorso di insediamento alla Camera dei deputati, Meloni ha aggiunto tra i suoi temi la transizione digitale, peccato che le sue parole siano in contrasto con i fatti. Secondo l’indice Ue della digitalizzazione dell’economia e della società (Desi) l’Italia è al diciottesimo posto sui ventisette Stati membri e più di metà dei cittadini italiani non dispone di abilità digitali di base. Se durante il governo Draghi abbiamo fatto dei passi avanti scalando sette posti, oggi sembra che la linea dell’esecutivo Meloni sia restia alla transizione digitale, tra tentativi di ostacolare i pagamenti elettronici, spegnimento dello Spid e ritardo nella proroga delle ricette mediche elettroniche. Non bastano grandi discorsi se, nei fatti, manca solo di reintrodurre il calamaio nelle scuole.

Il diritto al dissenso e alla libertà di stampa sono la base di una democrazia. Serve difenderli.

Se da un lato l’avvento delle piattaforme digitali ha contribuito a democratizzare l’accesso alle informazioni, moltiplicando per i giornalisti le possibilità di esprimersi e per gli utenti le opportunità di rimanere aggiornati sugli eventi del mondo, dall’altro lato la quasi totale assenza di filtri ha favorito, anche nei Paesi democratici, la parziale sostituzione dei fatti con le opinioni e la conseguente diffusione di contenuti radicalizzati e discriminatori, quando non vere e proprie fake news. Essendo l’Europa il continente in cui le disparità fra Stati in termini di libertà di stampa appaiono più evidenti, è più che mai necessario che l’UE continui a lavorare su due fronti complementari: la difesa del diritto di critica e del giornalismo indipendente e la lotta alla censura e alla disinformazione.

L’Argentina ha vinto i Mondiali 2022, in Qatar. A perderli sono stati i diritti umani.

L’edizione dei Mondiali di quest’anno, la prima a essere ospitata da un Paese arabo, andrà ricordata, anche per le controversie che l’hanno segnata: le polemiche sulle modalità di assegnazione, la morte dei lavoratori impiegati, la minaccia di un ammonimento ai giocatori per l’esposizione di una fascia a favore dei diritti LGBTQ+ e il caso di presunta corruzione che ha coinvolto il Parlamento europeo.

La nuova Mercoledì non è la paladina degli outsider ma solo l’ennesima celebrazione dell’essere cool

GenZ-baiting, come l’ha definita qualcuno, la serie “Wednesday” mette insieme ogni singolo elemento per produrre il contenuto virale perfetto: c’è l’operazione nostalgia di un format di culto, la famiglia Addams, c’è il giallo, c’è il tema della diversità e degli outsider, c’è un balletto virale perfetto per TikTok, ci sono gli adolescenti problematici che si sentono incompresi. Quello che manca nel nuovo prodotto Netflix, però, è il mordente del personaggio originale di Mercoledì, che si riduce a una rappresentazione bidimensionale, con l’aggiunta di una stranezza posticcia che non ha nulla a che vedere con la diversità, ma è solo un modo laterale di essere comunque cool.

Per difendere la democrazia, gli Stati Ue devono agire uniti e compatti a tutela dei diritti umani

Accanto alla consolidata resistenza portata avanti da alcune minoranze sistematicamente oppresse, l’ultimo anno ha visto, in diversi Stati europei ed extra-europei, l’emergere – o il rafforzarsi – di molteplici movimenti di opposizione, spinti da istanze diverse ma che condividevano la volontà di rivendicare i più basilari diritti umani e civili. Di fronte alla soppressione delle libertà di base che è stata attuata in Ucraina a seguito dell’invasione russa, ma che avviene anche in Polonia, Biellorussia e Ungheria per opera del Governo in carica, l’unica risposta possibile rimane la ferma condanna di ogni abuso: solo questa chiara unità di intenti garantirà all’Europa la forza necessaria per non cedere ai ricatti delle dittature.

Subdola e cinica, la furia della stampa scandalistica è la vera protagonista di “Harry & Meghan”

Mentre la verità è la grande assente nella docuserie “Harry & Meghan”, dove Markle appare come quella vincente, migliore e impeccabile in ogni situazione, senza alcuno spazio per errori e difetti, a essere fortemente protagonista è la furia bestiale, spesso cinica e subdola, della stampa scandalistica, capace di distruggere vite e famiglie intere. Un comportamento adottato non per spirito di servizio pubblico, ma solo per i propri interessi.

La moda è al tempo stesso materia e immagine, strumento che racconta il tempo che viviamo

L’abbigliamento ha rivestito nella storia un ruolo decisivo nella distinzione fra le classi sociali, nella promozione di determinati valori morali e infine nella costruzione e nell’espressione dell’identità personale, come ci ricorda la Masterclass di Basement Café by Lavazza su “La sfida della moda agli stereotipi di genere” con Mariella Milani e Stephanie Glitter.

“Sulle mie labbra” è il film che devi vedere se credi che ci si possa amare a prescindere da tutto

Con “Sulle mie labbra”, Audiard mette in scena una fenomenologia dell’umana comprensione, cercando con precisione scientifica, nei dettagli più sottili, la spinta che ci permette di avvicinarci all’Altro e di scoprire quanto i legami che stringiamo, spesso, ci offrano l’occasione di vedere un punto di forza anche nelle parti di noi che abbiamo sempre percepito come delle inguaribili mancanze.

Carne e latticini emettono tanto metano quanto un continente. È insostenibile, dobbiamo cambiare.

Secondo studi recenti, un terzo di tutte le emissioni di gas serra del Pianeta derivano dalla produzione alimentare, di cui la gran parte è ascrivibile all’industria della carne, seguita dal settore lattiero-caseario, tanto che secondo gli scienziati evitare carne e latticini a tavola è il modo migliore per ridurre l’impatto ambientale nella propria quotidianità.

L’Italia è il Paese G20 in cui dal 2008 i salari sono diminuiti di più, o cambiamo o non c’è futuro

L’Italia è il Paese, tra quelli del G20, in cui i salari sono diminuiti di più in termini reali dal 2008, con una riduzione del 12%. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro, che evidenza come la crisi riduca ulteriormente il potere d’acquisto degli italiani, a causa della combo di inflazione e rallentamento della crescita globale. L’analisi mostra poi come a pagarne le conseguenze siano soprattutto lavoratori a basso reddito, che utilizzano la maggior parte del proprio salario per la spesa in beni e servizi essenziali, che in genere subiscono un aumento di prezzo maggiore rispetto agli altri.

In una società che limita e condanna il piacere, godere è un atto politico

Il problema, in Italia, ma non solo, è che fin dai primi anni di vita le persone vengono educate alla negazione del piacere, oppure a viverlo in maniera distorta e a volte violenta o abusante, e soprattutto perché nelle scuole non è ancora stata introdotta l’educazione sessuale ed emotiva e nella maggior parte dei casi nemmeno all’interno delle famiglie se ne parla. Solo attraverso l’informazione e la normalizzazione di questi argomenti è possibile far sì che ciascuno capisca di avere il diritto di provare piacere, senza pregiudizi, moralismi e rischi di essere vittima di domini non consensuali.

Vogliamo essere tutti belli, a ogni costo. Per questo abbiamo smesso di vivere.

Negli ultimi anni abbiamo cominciato a essere circondati da slogan che ci invitano ad accettarci così come siamo. D’altro canto, però, sui social ci confrontiamo quotidianamente con un canone estetico omologato e, spesso, ottenuto attraverso la chirurgia estetica. Il rischio è che, bombardati di stimoli che fanno focalizzare la nostra attenzione solo sull’aspetto fisico, finiamo in un tunnel di confronti con quelli che diventano i nostri modelli fisici di riferimento e di insoddisfazione.

Ammalarsi per eccellere nello sport non significa darsi una disciplina, ma subire un abuso di potere

La stretta interrelazione fra la capacità di darsi una disciplina e il miglioramento delle prestazioni rappresenta l’aspetto più delicato dello sport, perché può far scattare dei veri e propri meccanismi di dipendenza che portano l’atleta ad annullarsi, a sprofondare nel suo stesso spirito di sacrificio, rendendo quello che è un mezzo per migliorare la condizione fisica una malattia a tutti gli effetti.

Elon Musk può comprarsi tutto quello che vuole, tranne la vita dei suoi dipendenti

Elon Musk con i suoi soldi può permettersi di comprare tutto quello che vuole, tra cui Twitter, ma forse non considera che al mondo ci sono qualità, come la lealtà e la fiducia che non si possono comprare, e altre, come il rispetto e la dignità degli altri, che dovrebbero costituire le fondamenta di ogni rapporto, soprattutto lavorativo.

Tra jet privati, greenwashing e lobby del petrolio, Cop27 è solo bla bla bla mentre la terra brucia

Nonostante la morbosa attenzione ricevuta dai media, le Cop diventano sempre più simili a passerelle per i leader internazionali e trampolini di lancio per progetti di greenwashing. Per dirla con le parole di Greta Thunberg, si tratta di un “bla bla bla” che mira a delegittimare le istanze più radicali dei movimenti ambientalisti attraverso la vuota promessa di riuscire a salvare l’umanità senza dover mettere in discussione i paradigmi che l’hanno portata fin qui.