In una società sempre più interconnessa dobbiamo ibridare umanesimo e innovazione - THE VISION

Ennio Flaiano descriveva se stesso e i suoi amici di Cesaretto – lo storico locale romano in via della Croce, in cui si ritrovano a cena anche i protagonisti di C’eravamo tanto amati – come “un pugno di uomini indecisi su tutto”. È quello di cui venni accusata anche io all’inizio della mia formazione editoriale da un famoso giornalista, dopo aver letto il mio curriculum. “Signorina, lei è un’indecisa, ha un percorso a zig zag”, disse, quasi fosse una macchia di cui vergognarsi e non un arricchimento personale. Era impossibile infatti fare una sintesi – semplice e di rapida comprensione – delle mie esperienze e delle mie abilità, dovevo scegliere il prima possibile a che mondo appartenere e che cosa volevo essere. Ma soprattutto dovevo essere una cosa sola, altrimenti non sarei mai riuscita a fare carriera, quantomeno in Italia, un Paese che di tanto in tanto sembra dimenticarsi di essere stato la culla del Rinascimento, l’epoca per eccellenza della multidisciplinarietà e dell’ibridazione dei talenti. Allora, d’altronde, in Italia, non si parlava certo di intelligenze multiple e men che meno di individui multipotenziali.

La multipotenzialità è la qualità che identifica le persone che hanno più interessi e attività, che portano avanti ad alto livello. Per alcuni aspetti il multipotenziale rappresenta l’opposto dello specialista, ed è forse per questo che nell’epoca del settorialismo, che se da un lato è stato necessario dall’altro rischia di rivelarsi miope, si è sviluppato un certo sospetto intorno a questa caratteristica. Lo sviluppo scientifico, tecnologico e accademico del Novecento, infatti, ha portato a una forma del sapere molto diversa da quella rinascimentale (non a caso i multipotenziali vengono chiamati anche “Renaissance persons”) e successivamente illuminista, in cui le grandi personalità dell’epoca erano al tempo stesso artisti e scienziati, matematici e filosofi, e il cui pensiero, opere e ricerche erano quindi costantemente informati da varie discipline. Per rilanciare il nostro Paese è sempre più necessario riattivare e nutrire questo scambio, questo sconfinamento – pur sempre rispettoso – tra gli ambiti, per arricchire e stratificare il nostro pensiero e la nostra capacità di lettura dei fenomeni che ci circondano e di cui possiamo essere parte attiva. La flessibilità e la capacità di orientarsi in diversi territori, di saper discernere e comprendere vari linguaggi, infatti, ci permette di rispondere rapidamente agli stimoli e di cogliere possibili occasioni, seguendo un nostro ritmo interiore che finisce per riverberarsi all’esterno.

In un mondo sempre più interconnesso è fondamentale coltivare la dimensione dell’incontro e del dialogo, per creare nuovi innesti di competenze ed esplorare i sistemi sempre più complessi nei quali operiamo. Questo ecosistema estremamente sfaccettato ha ispirato il macrotema dell’edizione 2023 del summit TECH.EMOTION – Empower Human Potential – presso Borsa Italiana, in Piazza Affari a Milano, dal 17 al 19 maggio – secondo appuntamento dell’importante summit internazionale che raccoglie un vasto numero di grandi professionisti appartenenti a vari ambiti – dalla finanza all’editoria, dalla tecnologia all’arte, dalla music industry alla politica – con l’obiettivo di creare un momento di condivisione che mescoli innovazione e umanesimo, ricerca e tradizione, visione e creatività, per trovare insieme la strada migliore per realizzare e mettere a frutto le nostre potenzialità e quelle dell’Italia, condividendo esperienze. “Tech.emotion è ciò che ci ispira. Emozioni e innovazione insieme,” mi dice Karin Fischer, Co-Founder & Executive Board Member di Emotion Network, “Il summit è il momento in cui le persone si incontrano e hanno la possibilità di vivere la nostra visione: quella di combinare storie, idee e prospettive che magari non si sarebbero incontrate. Il network è cresciuto in modo spontaneo perché pensiamo che sia un giusto equilibrio, dove noi come società, come persone, cerchiamo e diamo spunti di riflessione, così come la possibilità di conoscersi, di dibattere, e troviamo talenti che partecipino a questa nostra iniziativa. Rivolgendoci e ispirando tutte le generazioni, perché chiunque deve avere la possibilità di investire sulla propria crescita personale. Ne va della nostra vita e del nostro futuro”.

Emotion Network, media company italiana che organizza il summit insieme a Corriere della Sera, ha infatti l’obiettivo di produrre “grandi storie per ispirare, formare e intrattenere”. A questo proposito Andrea Scrosati, ex EVP Programming di Sky Italia e dal 2018 in Fremantle e ospite del summit, mi dice: “Una delle cose più straordinarie dell’essere umano è la creatività, la capacità di dar vita a qualcosa di inaspettato, e secondo me è uno degli elementi più interessanti di questa fase di sviluppo tecnologico. Al di là delle AI, negli ultimi vent’anni abbiamo avuto un fortissimo sviluppo legato al mondo dei contenuti grazie agli algoritmi di raccomandazione, che dovevano predire il successo o meno di un prodotto. E per quanto questi strumenti siano effettivamente capaci di interpretare un punto di vista mediano, in realtà gli sfugge esattamente ciò che poi fa la differenza, gli elementi di creatività inaspettata che alla fine sono quelli che determinano il successo. Basti pensare a Netflix con La casa di carta, o Squid Game. Un algoritmo non avrebbe mai predetto che potessero diventare i fenomeni globali che poi si sono rivelati. Questa è esattamente la sintesi della creatività, che si esprime al meglio quando esce dallo schema, quando può essere comunque imprevedibile. Nel campo della creatività artistica l’intelligenza multipla permette di uscire dal prevedibile e di governare l’innovazione, come un elemento di supporto e non tanto una guida”.

Per Scrosati coltivare diversi tipi di intelligenza è fondamentale anche per poter comprendere le diverse realtà in cui si opera: “Ogni Paese poi ha una sua specificità culturale, imprenditoriale, creativa. La formula del successo garantito non esiste. Ma ex post potremmo dire che i prodotti che sono in grado di garantire una profonda connessione empatica avranno sicuramente successo. Non importano i grandi effetti speciali. Pensiamo a Le otto montagne, che ha appena vinto il David di Donatello, tratto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch dal romanzo di Paolo Cognetti, che ha saputo rendere universale una storia molto intima e specifica, perché fin dall’inizio si è diffuso un incalzante passaparola. Secondo al box office in Italia dopo Avatar per cinque settimane e vanta una delle migliori aperture a Londra e negli Stati Uniti di un film non in lingua inglese. Un pubblico vastissimo è riuscito a empatizzare nel modo in cui la storia viene raccontata. Si parla di amicizia, del rapporto con un padre, e lo si fa toccando temi urgenti e condivisi, che ciascuno di noi conosce e in qualche modo ha vissuto. I prodotti culturali che riescono ad avere successo sono quelli che riescono a generare una profonda risposta emotiva, che sia drammatica ma anche romantica o comica. Come diceva giustamente Italo Calvino nelle sue Lezioni americane: la leggerezza non è superficialità”.

“La curiosità in questo ambito è fondamentale. Bisogna leggere, viaggiare, mangiare, muoversi, guardare, ascoltare con curiosità, per nutrire la mente. E poi bisogna continuamente interrogarsi e mettere in discussione i paradigmi. L’evoluzione culturale dell’essere umano è avvenuta proprio perché nel corso dei millenni a un certo punto qualcuno ha osato mettere in dubbio i paradigmi considerati assoluti fino a quel momento, e questo ha reso possibile un cambiamento, un’evoluzione, un miglioramento. Anche attraverso il racconto di nuove storie, o magari delle stesse storie ma raccontate in maniera diversa”.

Per nutrire e sviluppare questa sensibilità è fondamentale riconoscere il valore di un approccio pedagogico inclusivo – senza false retoriche – e attento alle diversità di ciascuno, per costruire una società sicura, solida, felice e realizzata, e coltivare nelle nostre istituzioni scolastiche i vari tipi di intelligenze: verbale, logico-matematica, spaziale, cinestetica, musicale, intrapersonale, naturalistica ed emotiva. Come ama ricordare Alec Ross – Co-Founder di Emotion Network, esperto di politiche tecnologiche e dell’innovazione, autore di I Furiosi Anni Venti e Distinguished Adjunct Professor at Bologna Business School – “il talento è ovunque, ma non le opportunità, ed è questo in primis a dover cambiare per sbloccare la società. Per creare un futuro migliore è necessario investire nella scuola e nella formazione, che in sostanza significa investire nelle persone, farle crescere. Avere accesso alla conoscenza, non significa possederla, ma è un primo passo necessario”. Le attitudini non sono vizi da raddrizzare, come ancora troppo spesso siamo portati a credere influenzati dalla cultura in cui siamo cresciuti, ma il nostro potenziale per il futuro, per crescere e dar forma alle nostre passioni, ai nostri valori e alle nostre ambizioni.

Un’altra cosa fondamentale, poi, è trovare modelli ed esempi che possano essere d’ispirazione, e proprio questo è uno dei valori fondamentali di Emotion Network, che attraverso i summit Tech.Emotion vuole creare un ambiente in cui tutti i tipi di intelligenza – compresa quella artificiale – possano riunirsi e contaminarsi, collaborando per dar vita a nuove opportunità e occasioni, attraverso tre giorni di keynote speech, tavole rotonde, fireside chat, interviste e momenti dedicati al networking. Tra gli interventi di quest’anno ci saranno Ann Kaplan, il cui motto è “Qualsiasi cosa tu faccia, qualsiasi cosa tu sia, siane padrona”. Fondatrice di iFinance, azienda che fornisce ai consumatori piccoli prestiti non garantiti ai terminali POS e online. Grazie ad AI e Machine Learning Kaplan è riuscita a implementare già da tempi non sospetti i suoi algoritmi predittivi, per poi vendere l’azienda nel 2022. Oltre ad aver studiato ad altissimi livelli Business Administration, Kaplan ha un Masters of Science e ha inoltre ottenuto un dottorato in Teologia spirituale. Al momento possiede una compagnia di assicurazioni, diverse proprietà immobiliari e ha una sua personale linea di abbigliamento, oltre ad aver pubblicato sette libri ed essere una motivatrice. Sempre per quanto riguarda l’industria dei pagamenti, ci sarà poi anche Pieter van der Does, leader mondiale del settore, con più di 16 anni di esperienza, precedentemente CCO at Bibit e poi cofondatore di Adyen nel 2006, nata come start up e oggi compagnia quotata 80 miliardi, principale player dei pagamenti digitali in Europa.

Come dimostrano le storie degli ospiti del summit e i loro notevoli risultati, al giorno d’oggi è fondamentale riconoscere il valore umano anche delle discipline apparentemente più fredde, dure e scientifiche, in Italia ancora troppo poco attrattive, nonostante la nostra grande eredità in questo campo. Le idee sono importanti ma bisogna sapere e capire come poterle trasformare in realtà, cosa che richiede competenze molto diverse. In questo senso può essere d’esempio l’esperienza della giovane Vittoria Zanetti, co-fondatrice insieme a Matteo Pichi di Poke House, capace di far dialogare diverse culture intorno a un unico piatto, dando vita a una realtà che partendo da un cibo straniero, molto amato in Italia, si è diffusa anche oltre i confini (con 130 punti vendita in sette Paesi diversi), sostenuta da capitali italiani. È fondamentale mescolare le materie umanistiche, nostro punto di forza, come la filosofia, la storia, la letteratura, la poesia, alla matematica, e quindi all’economia, all’ingegneria, all’informatica, alla tecnologia, senza assurdi timori nei confronti di un’altra intelligenza sempre più diffusa, quella artificiale. Per realizzare qualsiasi tipo di attività è fondamentale conoscere e frequentare anche ambiti che apparentemente, anche a causa di pregiudizi culturali, siamo portati a credere “senza cuore”, ma che sono necessari a dar vita a realtà concrete e imprenditoriali, tradizionali o visionarie che siano.

“I fondi alternativi che investono nell’economia reale, come il private equity e il venture capital, hanno un altissimo valore sociale perché grazie al loro supporto finanziario le aziende sono messe nelle condizioni di esplorare nuovi mercati e prodotti. E questo genera posti di lavoro in primis ma consente anche di migliorare l’offerta ai clienti, si crea quindi un meccanismo virtuoso che immette valore nella società. Oggi i fondi di investimento alternativi si stanno sostituendo al ruolo che avevano le banche nello scorso decennio e saranno sempre più motore dell’economia reale”, mi dice Paolo Gualdani, CEO, Co-Founder & General Partner di Milano Investment Partners Sgr, che ha investito molto nel deep-tech, in particolare in aziende early-stage del mercato statunitense, ma non solo – in particolare in velivoli a energia solare e start-up aerospaziali. “L’incredibile accelerazione in campo tecnologico che stiamo vivendo e la velocità con cui avviene la cosiddetta ‘rivoluzione digitale’, non ha precedenti,” continua Gualandi. “Siamo in una fase delicata in cui le intelligenze artificiali ci stanno mettendo davanti a domande difficili, alle quali non eravamo preparati proprio per la velocità con cui si sono evoluti questi strumenti. È il momento però di ricordarci che è l’uomo a dover dare gli strumenti e la direzione affinché la tecnologia sia alleata e non distruttiva. Nel corso della storia, ogni grande rivoluzione – pensiamo al telefono, al cellulare poi o alla televisione – ha avuto detrattori e sostenitori, ha destato preoccupazioni e spesso si sono disegnati scenari catastrofici, ma poi l’uomo ha saputo adattarsi al cambiamento e gestirlo. Quello che stiamo vivendo oggi potrebbe avere conseguenze importanti non solo sull’economia ma anche sulla persona, […] ma è ormai chiaro che il progresso tecnologico in atto non può essere fermato per paura, bensì deve essere guidato dallo stimolo a trovare una sua ulteriore evoluzione in chiave positiva”. Gualandi fa anche parte del board dell’organizzazione no profit RFK (Robert F. Kennedy Human Rights), che promuove programmi educativi e diffonde la sensibilità verso i diritti umani, rifacendosi alla visione di Robert Kennedy, di un mondo più giusto ed equo. “L’Italia è una fucina di talenti, vanta i migliori atenei in Europa e la formazione dei giovani studenti ha un altissimo livello nel mondo. Eppure, ancora oggi vediamo una cospicua fuga di talenti che dopo il percorso accademico scelgono altri Paesi per svolgere le loro ricerche o per trovare migliori opportunità di lavoro. Per contrastare questo esodo e incentivare le brillanti menti italiane a restare, serve agire di concerto tra pubblico e privato con maggiori sostegni, anche economici. La scuola può avere un ruolo centrale nella costruzione del futuro, moltissime startup – anche Facebook – si sono formate tra i banchi scolastici. Le grandi idee nascono dove si stimola il pensiero critico, il confronto e si instilla il seme della curiosità, ma crescono e prosperano laddove si è anche capaci di coltivarle. In questo senso la scuola ha bisogno di ampliare i propri orizzonti portando i giovani nelle aziende, stando al passo con i repentini cambiamenti che la tecnologia richiede e offrendo concrete opportunità,” conclude.

Altri esempi di come sia possibile far convergere diverse competenze e attitudini sono le storie di Eric Quidenus-Wahlforss, ex fondatore nel 2007 di SoundCloud, la piattaforma audio aperta più grande del mondo, e oggi fondatore e CEO di Dance, un servizio di abbonamento e-bike che ambisce ad avere un impatto positivo sulla salute delle persone, la sostenibilità e la qualità della vita nelle città, attraverso un movimento globale e una community di ciclisti appassionati. E sempre per restare in tema di industria musicale quella di Massimo Ciociola, fondatore e CEO di Musixmatch, Music Data company leader mondiale del settore, con sedi a Bologna, Londra e San Francisco, che si occupa di ottenere le migliori trascrizioni e meta data da qualsiasi formato audio e che conta più di 70 milioni di utenti in tutto il mondo e accordi con le più grandi piattaforme di distribuzione globale, per potenziare al massimo la fruizione musicale. Secondo Ciociola, l’innovazione parte sempre dal basso e soprattutto bisognerebbe imparare fin dalla scuola dell’obbligo ad avvicinarsi alla computer science e fare coding – tra le misure promosse dal PNSD – Piano Nazionale Scuola Digitale – che stimola il pensiero computazionale, ma anche le abilità di problem solving e il lavoro di squadra

“Oggi abbiamo raggiunto un livello di complessità sociale inedita,” mi dice Mattia Mor, Co-Founder e CEO di Emotion Network, “per questo è fondamentale l’unione di diversi tipi di intelligenze capaci di guidare la società verso il futuro, nella maniera più intuitiva possibile, per ottenere uno sviluppo armonico di tutte le parti. Per noi è fondamentale ispirare le persone, attraverso grandi storie e contenuti, per spingerle a credere nei loro sogni, coltivando le loro ambizioni, l’intraprendenza e le emozioni generate dal fare. Noi italiani dobbiamo smetterla di aver paura di pensare in grande, perché come mi piace sempre ricordare ‘Una grande ambizione e una piccola ambizione hanno lo stesso prezzo, quindi meglio averne una grande’!”.


Il secondo summit di Tech.Emotion, appuntamento internazionale dedicato alla valorizzazione del potenziale dell’Italia, è organizzato da Emotion Newtork – la media company fondata a Milano da Mattia Mor, Karin Fischer, Gianluca D’Agostino, Massimo Redaelli, Alec Ross, Claude Finckenberg e Thomas Schneider, con Milano Investment Partners Founding Partner della società – insieme al Corriere della Sera. L’evento si tiene dal 17 al 19 maggio a Milano. 

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