Vogliamo esercitare il nostro potere sugli altri. Per questo siamo sempre più soli. - THE VISION

L’aumento di comportamenti abusanti e controllanti come il ghosting e l’orbiting nelle relazioni di coppia parla chiaro: oggi viviamo spesso i rapporti come giochi di potere, con cui tentiamo più o meno consapevolmente di irrobustire un Io sempre più fragile, finendo, talvolta, per creare il vuoto attorno a noi. Che si parli di storie consolidate da tempo o appena intraprese, negarci a una persona a noi cara, che sia un partner, un amico o un parente, sparendo per giorni o settimane, ignorando chiamate e messaggi, bloccandolo su qualunque social e diventando un vero e proprio “fantasma” per l’altra persona sembra essere una consuetudine sempre più consolidata. Comportamenti del genere sono spesso orientati ad aumentare il nostro potere e controllo sulla persona a cui impediamo di mettersi in contatto con noi: somministrandole il nostro rifiuto e sottraendoci a qualunque tipo di contatto, creando un senso di abbandono e di smarrimento che può portare a diverse reazioni emotive, anche gravi. Chi subisce il ghosting o manipolazioni di questo tipo può provare rabbia perché gli viene negata qualsiasi spiegazione e allo stesso tempo può provare un forte e nella maggior parte dei casi ingiustificato senso di colpa, ripetendosi domande che non trovando risposta diventano sempre più ossessive. Queste domande, in ogni caso, raramente troverebbero una risposta, perché certi comportamenti abusanti non sono innescati da un evento in particolare, ma messi in atto reiteratamente da certe persone per mantenere il dominio sugli altri

Sparire dai radar di una persona cara o mettere in atto qualunque tipo di manipolazione in un rapporto, affettivo o di altra natura, non può essere considerato un atto di puro sadismo: chi mette in atto comportamenti abusanti, il più delle volte, è vittima della propria fragilità, mancanza di autostima e incapacità relazionale e spesso lo fa senza accorgersene, magari nella convinzione di essere dalla parte della ragione. Ma non è solo il o la “carnefice” a manifestare problematiche relazionali e personali, tra tutti gli “attori” invischiati nel rapporto abusante si viene a creare una divisione di ruoli definiti, ma potenzialmente interscambiabili. 

Nel 1968 lo psicologo Stephen Karpman ha teorizzato i giochi di potere all’interno delle relazioni individuando, con la teoria del “Triangolo Drammatico”, tre ruoli principali che solitamente si assumono in queste relazioni: la vittima che subisce la manipolazione, il persecutore che la mette in atto e il soccorritore che accorre in aiuto della vittima. L’immagine che Karpman utilizza è quella appunto di un triangolo rovesciato, con la vittima in basso e gli altri due “attori” in alto. Ma in realtà ogni ruolo può essere temporaneo e mutevole: la vittima, stanca dei soprusi, potrebbe desiderare la vendetta e diventare persecutrice; il persecutore, presa coscienza dei propri errori, può diventare soccorritore o sprofondare nel ruolo di vittima; il soccorritore, stanco di difendere la vittima invano, potrebbe assumere il ruolo del persecutore. Gli scambi di ruolo non sono in grado di risolvere i conflitti e la carenza comunicativa che sta alla base di questo gioco per certi aspetti perverso e morboso, e i suoi protagonisti continuano a essere stretti in questa morsa, che può rivelarsi rischiosa.

La teoria di Karpman si pone come strumento di presa di coscienza delle dinamiche relazionali perverse, instaurate da chi, incapace di costruire relazioni equilibrate, assume atteggiamenti nevrotici, distruttivi e autodistruttivi senza riuscire a venirne fuori – talvolta reiterando le stesse situazioni e schemi per tutta la vita. Tuttora, sono in pochi ad accorgersi in tempo della spirale in cui stanno sprofondando. Basta poi fare un giro sul web per trovare decine di pagine con milioni di follower, in cui sedicenti coach della seduzione invitano costantemente gli utenti che chiedono consiglio ad attuare giochi di potere e comportamenti evitanti, manipolanti e talvolta strategicamente crudeli, che servono soltanto ad alimentare la parte infantile. La cosa paradossale è che purtroppo questi coach spesso hanno anche ragione: se si mettono infatti in atto queste strategie per dominare gli altri, in assenza di altri strumenti più costruttivi, quasi sempre si centra l’obiettivo. Ma la modalità di relazione che si instaura in ogni caso si rivelerà profondamente nociva per entrambe le parti, impedendo la maturazione dei due elementi della coppia che si stringono sempre di più in questa morsa, fra controllo e abuso. Ci si convince così di ottenere l’amore e l’attenzione dell’altro perché ci si è giocati bene le proprie carte, ma in realtà si sta mettendo in atto un meccanismo che attrae persone incapaci di instaurare un rapporto di scambio autentico e che, di conseguenza, si nutrono esclusivamente dell’adrenalina che scaturisce dall’esercitare il potere sugli altri.

La manipolazione attraverso il ghosting ha subito un notevole incremento non solo da quando molte relazioni si instaurano sui social, ma soprattutto durante il periodo della pandemia. Secondo un sondaggio effettuato da Cosmo US, circa l’80% delle persone intervistate ha affermato di aver subito più ghosting durante il lockdown. Sull’aumento di questo fenomeno si è espresso lo psicologo e psicoterapeuta dell’Istituto italiano di sessuologia scientifica Michele Spaccarotella, dichiarando che: “Quando si vuole interrompere una frequentazione o una relazione, solitamente bisogna chiarire e spiegare all’altra o altro i propri comportamenti e le proprie motivazioni. Alcune persone potrebbero aver visto questo passaggio come troppo pesante ed oneroso da sopportare, ricorrendo alla via più semplice. Il ghosting permette infatti di non doversi mettere alla prova, di non ‘spendere energie’. […] Tale atteggiamento può nascondere una forte immaturità affettiva ed uno stile di attaccamento evitante, oltre che una non trascurabile modalità passivo-aggressiva”. Un gesto alla base del quale ci sarebbe quindi una totale immaturità emotiva e l’incapacità di assumersi la responsabilità delle proprie azioni ed emozioni.

È necessaria una presa di coscienza immediata dei danni che i nostri comportamenti abusanti sortiscono non solo sugli altri e su noi stessi: come spiega la teoria del triangolo drammatico, infatti, ogni carnefice può diventare presto vittima e viceversa. Tutti possiamo, prima o poi, sviluppare il bisogno malsano di esercitare il potere su chi ci circonda, o di capire quanto le nostre azioni siano in grado di suscitare reazioni emotive negli altri. Ma individuare le debolezze altrui e infierire su di esse, per quanto non sia un processo innescato per puro bisogno di fare del male, è un gesto che non ci qualifica come persone di valore: tutti infatti possono riuscire a farlo. La persona che manipoliamo, e che quindi facciamo soffrire, potrà anche attaccarsi morbosamente a noi, potrà anche pensarci insistentemente, ma non ci ripagherà mai con amore, affetto e ammirazione autentica. Quando qualcuno infierisce sui nostri punti deboli, possiamo provare un mix di attaccamento e rabbia nei suoi confronti; ma se manteniamo la lucidità, sviluppiamo nella migliore delle ipotesi una compassione che non ha nulla a che fare con l’amore. Solo i rapporti che ci permettono di essere noi stessi, con le nostre debolezze, ci fanno venire voglia di amare; le relazioni che si giocano sul piano della recita e del braccio di ferro potranno anche generare passione, desiderio e legami morbosi – e se è questo che cerchiamo, allora forse può anche andar bene così – ma non porteranno mai al benessere e alla serenità. Esercitare il controllo e il potere genera dipendenza: non si sta mai bene, non si è mai appagati, si insegue quella droga volendone sempre di più. Nessuno è felice in una relazione in cui deve fingere di essere ciò che non è.

Teorizzando i comportamenti abusanti come armi di seduzione infallibili – complice il fatto che molte relazioni oggi nascano e crescano attraverso contatti social, che ci permettono di apparire, sparire, nasconderci e riapparire con più facilità – stiamo creando una cattiva scienza delle relazioni, che alimenta la nostra distanza dagli altri e l’incapacità di vivere i sentimenti in modo sano. Bisogna uscire da questa spirale rinunciando all’appagamento momentaneo della presa di potere sull’altro – di cui finiamo per pagare lo scotto – smettendo di seguire i consigli approssimativi dei sedicenti esperti di seduzione e comprendendo che nessuna relazione autentica può giocarsi sul terreno del controllo e della lotta per la supremazia.

Segui Giulia su The Vision