Riscoprire “Magnolia”, riflesso perfetto della complessità della nostra vita

“Magnolia”, capolavoro del 1999 diretto da Paul Thomas Anderson è un affastellarsi di dettagli microscopici e improbabili che vengono convertiti in nuove unità di misura, iniettati di rilevanza, nel momento in cui un significato ulteriore sembra fare intrusione tra le loro sovrapposizioni accidentali. Dandoci la possibilità di notare queste particelle aleatorie, il regista le trasforma nei nuclei pulsanti di una vera e propria epica a rovescio, in cui l’unico eroismo possibile è quello di chi accetta la sua impotenza rispetto agli urti violenti del caso, liberandoci così dall’ossessione per i disegni a priori, gli algoritmi e i ritratti totalizzanti della realtà.

Come l’allattamento è diventato l’ennesimo strumento per colpevolizzare le donne

A partire dagli anni Ottanta si è verificato un cambio di tendenza nei confronti dell’allattamento artificiale, che ha portato la comunità scientifica a sostenere i benefici del latte materno rendendo l’approccio a quello in formula sempre più restrittivo. Rispetto alle decadi precedenti, si è infatti adottato un atteggiamento che mira a limitare il più possibile le speculazioni capitalistiche e di affermare a livello globale i benefici ormai scientificamente accertati del latte materno. Eppure, la rigidità delle posizioni del sistema sanitario su questo tema, per quanto necessaria da certi punti di vista, rischia di trasformarsi nell’ennesimo strumento per colpevolizzare le donne.

Ingigantiamo ogni difficoltà come fosse un “trauma”, così perdiamo la capacità di affrontare la vita

Oggi ogni cosa viene descritta come “traumatica”, senza alcuna gerarchia, contestualizzazione o capacità di porsi nello stato d’animo o nella situazione dell’altra persona. Ciò che stiamo vivendo, non a caso, viene definito “trauma creep”: il fenomeno per cui il linguaggio clinico, o afferente, finisce per riferirsi a un insieme sempre più ampio di esperienze, ampliando – a dismisura – i possibili significati di un termine. Così, oggi, la parola “trauma” sembra indicare qualsiasi cosa ci infastidisca, in ogni modo, a ogni ora.

Franco e Ciccio incarnano la parabola perfetta di quanto talento si può celare in un comico popolare

Oggi, a vent’anni dalla morte di Ciccio Ingrassia e a trentuno da quella di Franco Franchi, possiamo anche concederci il lusso di guardare l’insieme, la grandezza dirompente, fagocitante, a tratti geniale, sicuramente istintiva e popolare amata da un enorme pubblico e che se pochi nel mondo del cinema hanno apprezzato, tutti oggi possiamo riscoprire, anche solo per conoscere un pezzo di storia fondamentale del nostro cinema.

“Un uomo da marciapiede”, con Dustin Hoffman, ha svelato il vero volto dell’American Dream

Diretto da John Schlesinger, Un uomo da marciapiede si basa sull’omonimo romanzo di James Leo Herlihy, pubblicato nel 1965, e il tema portante fu composto da John Barry, autore della colonna sonora de La mia Africa e Balla coi lupi, per dirne due. Il film – mostrando in maniera per certi aspetti neorealista la New York di quegli anni, con le sue enormi disparità economiche, i ghetti etnici (in particolare quello italiano), il mondo dell’arte e la controcultura queer e omosessuale, la prostituzione e l’uso di droghe – ha contirbuito a veicolare i sentimenti confluiti nei movimenti per la liberazione sessuale – esplosi negli anni Sessanta e culminati nel 1968 – e rappresenta il primo passo deciso di un’ondata di prodotti cinematrografici impegnati a trattare tematiche “per adulti” e a scardinare i tabù della cultura perbenista americana.

Il divieto di aborto non mette in pericolo solo chi deve abortire, ma tutte le donne

I divieti di aborto mettono in pericolo tutte le donne, non soltanto quelle che scelgono di abortire. Inoltre, nei Paesi in cui l’aborto è illegale i medici e i ginecologici sono meno preparati e aggiornati. Molti esperti sono convinti che la prossima mossa degli antiabortisti con posizioni più estreme sarà l’attacco alla contraccezione in ogni sua forma.

Avere le mestruazioni non può essere una colpa. Serve una legge sul congedo mestruale.

Pretendere la parità fra i generi non significa negare l’esistenza di qualsiasi differenza biologica individuale, ma smettere di interpretarla in senso svalutativo: un’inversione di paradigma da perseguire anche riconoscendo, a chi soffre di mestruazioni dolorose, il diritto di tutelare la propria salute senza paura, vergogna o inutili sensi di colpa.

Aumentare gli stipendi solo agli insegnanti del Nord servirà solo a svuotare del tutto il Sud

Negli anni, le fantomatiche promesse su un insegnamento “a chilometro zero” si sono infrante davanti allo scoglio insormontabile del dislivello tra alunni del Nord e del Sud e del conseguente vuoto professionale in certe realtà d’Italia. Non basta aumentare lo stipendio solo degli insegnanti del Nord: serve investire nel Meridione.

No, a 40 anni non puoi più considerarti una “giovane promessa”

Secondo i dati di Eurostat l’Italia è il Paese più vecchio dell’Unione Europea. C’è però il paradosso che porta a considerare giovane chiunque non sia anziano, spesso per fini discriminatori. Abbiamo dunque “il giovane scrittore” quarantenne e lo stagista trentenne che è ancora troppo acerbo e con poca esperienza per fare un salto lavorativo. Tra la fobia collettiva della vecchiaia, il paternalismo di chi non vuole cedere il proprio posto e la giustificazione perfetta per affrontare le proprie responsabilità con più leggerezza, finiamo per rimanere ingabbiati nella giovinezza imposta dal linguaggio e dall’atteggiamento comune, che ogni generazione contribuisce a suo modo ad avvallare, senza poter mai diventare davvero adulti.

“Inseparabili” di Cronenberg è una seduta di psicanalisi forzata che scava nelle nostre perversioni

Quello che mi ha sempre affascinato del cinema di Cronenberg è la sua capacità di rendere ogni film una seduta di psicanalisi forzata. Abbandonandosi alle ossessioni personali che lo assillano e mettendole in mostra, infatti, il regista riesce a ribaltare il nostro modo di considerare noi stessi e ad allargare la visione standardizzata a cui siamo abituati. L’ossessione per l’interno dei corpi, per esempio, è qualcosa che condivide con i protagonisti della sua opera del 1988, Inseparabili, i gemelli Elliot e Beverly Mantle, due semidei della ginecologia, entrambi interpretati da Jeremy Irons.

Perché dobbiamo ricordare Rita Atria, che a soli 17 anni svelò a Borsellino i segreti di Cosa Nostra

A pochi giorni dalla morte di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta, la diciassettenne Rita Atria precipita dal settimo piano di casa. Suicidio, dicono. Perché sulle dinamiche della morte di questa giovanissima testimone di giustizia, la “settima vittima” di via D’Amelio, c’è più di un tratto di opacità.

Ecco altri 20 film che, a nostro modesto parere, dovresti assolutamente vedere

Oltre ai 23 capolavori cinematografici già consigliati, altri secondo noi meritano di essere recuperati. Da “Il tempo dei gitani” di Emir Kusturica a “Festen” di Thomas Vinterberg, passando per “Silkwood” di Mike Nichols, “Hannah e le sue sorelle” di Allen e “Brother” di Takeshi Kitano, ecco altri 20 film che dovresti assolutamente vedere.

La vittoria di Schlein deve essere un punto di svolta, non una bandierina piantata nel nulla

Con la vittoria come segretaria del PD, Elly Schlein dovrà fare lavoro di gruppo e tenere insieme correnti antitetiche all’interno dello stesso partito, oltre che fare opposizione. D’altronde non basta un nome nuovo al comando per trasformare un’intera struttura, soprattutto se questa ha le crepe di decenni di incuria e cecità politica. La sua elezione a segretaria deve essere un punto di partenza, un segnale per la svolta e non una bandierina piantata intorno al vuoto.

Rendere il Partito Democratico realmente progressista è un obbligo. Votare Schlein, pure.

Dopo uno stato di catalessi segnato da immobilismo e disparate analisi della sconfitta, il Partito Democratico sembra essersi accorto che son passati cinque mesi dalle elezioni nazionali che hanno portato la destra al potere. Ormai pensavamo che l’attesa del Congresso fosse essa stessa il Congresso, in un canovaccio kafkiano con un segretario che si dimetteva senza dimettersi, promesse di tabula rasa mantenendo la stessa struttura e le stesse facce e, soprattutto, una passività preoccupante di fronte a un governo già attivo nello spostare le lancette dell’orologio indietro di parecchi anni. Adesso siamo giunti alla fase finale delle primarie del partito. Per qualcuno si tratta di un’autoreferenzialità priva di prospettive, dell’elezione del prossimo ex segretario del PD o dell’ultimo rantolo di una creatura già moribonda. Forse c’è qualcosa di vero, ma la scelta in palio è più importante di quanto si possa immaginare.

Abbiamo passato la vita a essere quello che la società voleva, ora vogliamo essere noi stessi

La nuova macro-tendenza culturale in cui ci stiamo inserendo, ormai insofferenti ai miti proiettivi che hanno sempre stimolato i nostri comportamenti sociali, si esprime in un principio di resistenza ai cambiamenti imposti dall’esterno. Stiamo assistendo, infatti, a un crescente rifiuto dei modelli irraggiungibili che ci sono stati propinati senza sosta per decenni, e a una generale sfiducia nella cultura del sacrificio che ha sempre orientato le nostre vite. Alla grande narrazione dell’ascesa individuale, rivelatasi insostenibile, si sta sostituendo un forte desiderio di abitare i propri confini soggettivi, che rivendica il diritto di non dover per forza fare qualcosa per estenderli o abbandonarli.

Le dating app dovevano aiutarci a conoscere nuova gente. Sono diventate frustranti come un lavoro.

Per raccontare l’impressione sempre più diffusa per cui il dating online si sia trasformato nell’ennesimo elemento con cui la vita moderna può far sentire le persone oberate, nel 2020 la giornalista francese Judith Duportail ha parlato di “dating fatigue”. Il lavoro non si concretizza più nell’interazione, ma nei processi di selezione e auto-presentazione, a cui vengono destinate la maggior parte delle energie.

Ci siamo così adattati al modello commerciale da non saper più distinguere le emozioni vere e false

La sociologa Eva Illouz ha parlato di “capitalismo emotivo”, per spiegare il fenomeno sociale che domina la contemporaneità e che porta la sfera emozionale e quella economica a influenzarsi a vicenda, con le nostre emozioni che seguono sempre di più le logiche del mercato. Il meccanismo sotteso a questa dinamica sociale, che sfugge ormai al nostro controllo, può indurci a una riflessione sull’effettivo benessere che riusciamo a ricavare quando sacrifichiamo ciò che realmente proviamo, in virtù di ciò che dovremmo provare per essere quanto più conformi agli altri e alle loro esigenze, tanto utili al mercato del lavoro quanto “spendibili” sui social.

Il 41 bis serve a tagliare i legami mafiosi ma il carcere non deve mai diventare vendetta

L’articolo 41 bis è una sospensione a norma di legge del trattamento penitenziario ordinario. Se però la carcerazione si trasforma nell’annichilimento del corpo e della mente di chi viene considerato nemico, è innegabile che oltre a perseguire la funzione emergenziale di isolamento di soggetti ritenuti pericolosi ed eversivi il 41 bis ne persegua un’altra essenzialmente punitiva.

Con la Brexit, il Regno Unito pensava di tornare a essere un impero e invece è un disastro

Il 31 gennaio, in occasione del terzo anniversario dalla sua entrata in vigore, il Guardian ha definito la Brexit un “doloroso atto di autolesionismo nazionale”, una definizione che ritrae l’estrema insicurezza economica, abitativa e lavorativa che sta attraversando il Paese, con possibili conseguenze sulla salute mentale della popolazione. Lo scenario attuale non è solo il peggiore che si potesse immaginare, ma anche l’unico possibile nel momento in cui, nel Ventunesimo secolo, la Gran Bretagna si era illusa di poter riconquistare lo splendore economico della propria – idealizzata – epoca coloniale, rigettando qualsiasi forma di europeismo in favore del più completo isolamento: una prospettiva di cui i cittadini, al contrario dell’attuale classe dirigente, sembrano aver compreso l’insensatezza.

“The Last of Us” ha sparato in faccia a tutti gli altri film e serie tratte da videogames

“The Last of Us”, la serie tv tratta dall’omonimo videogioco, fa quello che in pochi sono riusciti a fare nel corso del tempo: creare un adattamento che non solo abbia senso, ma sia capace di elevare la storia originale, ampliandola con coraggio. Il suo successo, infatti, come per le storie migliori, non sta tanto in cosa racconta, ma in come lo fa. “The Last of Us”, infatti, è al contempo una storia molto più piccola e più grande del disastro globale in cui esiste: mettendo in scena degli esseri umani che non devono solo sopravvivere ma anche fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni, solleva dubbi etici sulle scelte fatte, o sulla loro assenza.

“Belli e dannati” immortala l’estasi di un’epoca che tende all’epilogo, gli anni ’90

“Belli e dannati” film di Gus Van Sant del 1991 è considerato un cult e un simbolo del cinema grunge perché ha saputo vestire i suoi personaggi di quello che è poi diventato il fascino tipico della dannazione anni Novanta, ma anche perché li ha resi i portavoce di una serie di rivendicazioni politiche che ancora oggi sono al centro del dibattito pubblico, come l’emotività maschile, le relazioni omosessuali, la prostituzione e il disagio giovanile.

Il nostro ego si è fatto così grande che negli altri vediamo solo quello che già sappiamo

Negli ultimi anni, il tessuto di interazioni che ci consente di entrare in rapporto con gli altri – conoscendo e arricchendo ciò che siamo attraverso le differenze che ci separano da loro – si è sfibrato sempre di più, modificando drasticamente il nostro modo di fare esperienza del mondo e di darci. Al posto della differenza, abbiamo iniziato a coltivare il culto dell’uguaglianza, che ha reso il nostro ego sempre più ingombrante e che ammette l’esistenza soltanto di ciò che ci piace e che è come noi, escludendo tutti gli elementi portatori di dissonanza e alterità, che tendiamo a leggere come una fonte di conflitto e di dolore, perdendone però la forza vitale e trasformativa.

Non è accettabile che ancora oggi si parli di adolescenti trans come di fenomeni da baraccone

La discussione sui bloccanti della pubertà per gli adolescenti trans spesso va oltre la letteratura scientifica, arroccandosi su prese di posizione ideologiche che finiscono con l’ignorare le esigenze dei minori in questione. Una narrazione mediatica difficile da contrastare, a cui in Italia rischia di aggiungersi anche il supporto del governo.

Gaspar Noé e il fascino ipnotico dell’estremo

Gaspar Noé ha la capacità di raccontare tutto ciò che sconcerta, disgusta, o possiede un insito potere dissacrante seguendo una cosciente ricerca dell’estremo e rivelando un’ostinazione – o forse una forma di arroganza – che spinge il regista sempre oltre nel sondare i limiti dell’eccesso, tracciando sullo schermo i contorni dei pensieri peggiori che la nostra mente può formulare, ma anche quelli delle nostre più grandi fragilità e paure. Il modo in cui i suoi film ci immergono nella parte irrazionale che abbiamo sempre e solo imparato a soffocare, è un invito a conoscerla davvero, non solo per educarla, ma per provare a viverla a pieno in certe sue manifestazioni, anche se ci spaventano.

Per le sale parto e i reparti nascita i padri sono relegati a fantasmi, così le madri restano sole

L’esclusione degli uomini dai momenti prima, durante e dopo il parte nasce da una cultura che mette al centro della cura e delle responsabilità verso i figli la donna. Questa esclusione viene talvolta subita come un’ingiustizia da parte dei genitori, altre considerata come una prassi a cui adattarsi, altre ancora non rappresenta nemmeno una questione su cui fermarsi a riflettere.

L’acqua contaminata di Fukushima sarà sversata in mare ma i pareri contrari sono ancora tanti

A oltre due anni dalla decisione, il governo giapponese ha annunciato che tra qualche mese, tra primavera ed estate, inizierà lo sversamento in mare di 1,25 milioni di tonnellate di un misto di acqua di falda, acqua marina e acqua usata per raffreddare i reattori di quella che fu la centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Il caso mette in luce un aspetto importante: quello del non-coinvolgimento nei processi decisionali e nella condivisione delle informazioni di tutte le parti in causa e delle popolazioni che sono inevitabilmente coinvolte, ma che spesso finiscono per essere considerate delle comparse irrilevanti.

Vogliamo esercitare il nostro potere sugli altri. Per questo siamo sempre più soli.

Che si parli di storie consolidate da tempo o appena intraprese, negarci a una persona a noi cara, che sia un partner, un amico o un parente, sparendo per giorni o settimane, ignorando chiamate e messaggi, bloccandolo su qualunque social e diventando un vero e proprio “fantasma” per l’altra persona sembra essere una consuetudine sempre più consolidata.

“Persona” è così contemporaneo da aver anticipato di 60 anni le tematiche femminili di oggi

Il dramma che Bergman racconta in “Persona”, il suo capolavoro del 1966, è uno dei più radicali e significativi dell’esperienza umana, perché riguarda la difficoltà di ricomprendere nella propria identità personale anche le bassezze, le crudeltà e tutti i pensieri degradanti che attraversano la nostra mente, costringendoci a riconoscerli come qualcosa che ci appartiene, una volta che, avendoli rivelati a qualcun altro, non possiamo più permetterci di negarli.

Se vogliamo lasciare i nostri lavori è anche perché ci sembrano assurdi, frustranti e privi di senso

Sempre più persone stanno lasciando o cambiando lavoro, dopo aver capito che la propria carriera non può essere tutto nella vita. La ragione sta anche nel fatto che molti di noi fanno quelli che l’antropologo americano David Graeber chiama “bullshit jobs”, cioè lavori senza senso: occupazioni sì ben retribuite ma così inutili, superflue o addirittura dannose che anche chi le svolge non riesce a giustificarne l’esistenza, pur sentendosi obbligato a farlo, con conseguenze sulla propria salute mentale.

Che disastro, Bridget Jones! Sì, per le donne.

Siamo tutte un po’ Bridget Jones, frastornate dai compromessi, con l’angoscia del tempo che passa e degli obiettivi raggiunti, con il terrore di essere brutte, di non piacere, e con la paura di non riuscire a intraprendere la carriera che sogniamo; ma dovremmo anche essere tutte consapevoli del fatto che non siamo per forza obbligate a scegliere tra un Daniel Cleaver e un Marc Darcy per dare un senso alla nostra vita.

Per contrastare la crisi climatica dobbiamo costruire ecosistemi virtuosi, imitando la natura

La collaborazione attiva e partecipata che animali e piante mettono in atto all’interno di un ecosistema biologico, agendo su più livelli per far fronte ai continui cambiamenti a cui l’ambiente in cui vivono è sottoposto e li sottopone, offre una prospettiva a cui dovremmo iniziare a guardare per costruire un sistema virtuoso in grado di contrastare la crisi climatica. Per provare a sanare la situazione in cui ci troviamo, infatti, dobbiamo imparare ad adattare il nostro stile di vita, a costruire e ricostruire costantemente le nostre abitudini, proprio come avviene in natura, tenendoci pronti ad abbandonarle quando rischiano di danneggiare chi ci sta attorno.

“Aftersun” mostra i nostri continui tentativi di riconciliare i ricordi con l’assenza di chi amiamo

“Aftersun”, il debutto cinematografico di Charlotte Wells, in un modo contemporaneamente semplice e intenso, si configura come una storia su come i ricordi delle persone che amiamo si evolvono e cambiano forma, in un continuo processo di stratificazione; su quanto impegno impieghiamo nel colmare con l’immaginazione o le supposizioni i dati mancanti; su come finiscano per determinare il modo in cui viviamo il presente.

Ormai etichettiamo ogni comportamento che non condividiamo come “tossico”. Dobbiamo smetterla.

Da quando il linguaggio psicologico è diventato più dominante nel mondo occidentale, siamo sempre più ossessionati dall’idea di dare un senso e trovare una parola per ogni aspetto della nostra emotività. Sui social media, il fenomeno delle persone che attribuiscono diagnosi al comportamento quotidiano, è molto diffuso; con la conseguenza che quando interpretiamo ogni aspetto dei nostri mondi interiori e di quelli altrui come patologico restiamo bloccati in una narrativa limitante.

“Il maratoneta” è una delle più belle performance di Dustin Hoffman. Merita di essere visto.

Correre è una delle azioni più narrative dell’essere umano, perché è qualcosa che ha un inizio e una fine; porta da un punto di partenza a una meta e, nella sua durata, compie qualcosa dentro di noi. Non stupisce, dunque, che questa pratica abbia ispirato la storia di Babe, protagonista del film del 1976 “Il maratoneta” di John Schlesinger interpretato da Dustin Hoffman, un ragazzo ebreo che a seguito di un incidente imprevisto vede cambiare le sorti della sua vita, intraprendendo un percorso di crescita al termine del quale, dopo aver sondato la sottigliezza della linea che divide il bene e il male, capirà di essere diventato adulto e di poter arrestare la sua corsa.

Nella scuola italiana, la Storia si ferma al 1945 e la gente confonde Mandela con Morgan Freeman

Tra i ricordi legati agli argomenti di Storia che si studiano a scuola, nella memoria di ogni studente ci sono alcune immagini indelebili, tra cui la Mesopotamia, lo scioglilingua Tigri-ed-Eufrate, la “Mezzaluna fertile”; per quanto riguarda gli eventi successivi alla seconda guerra mondiale, invece, le immagini sono molto più sfuocate. L’insegnamento di questa materia nella scuola italiana, infatti, sembra seguire una linea temporale che si interrompe di colpo quando ci si avvicina a sondare i collegamenti con i giorni nostri, per poi ricominciare il percorso da capo senza arrivare mai a trattarli. Al contrario, sarebbe importante che la formazione storica fosse completa e creasse dei ponti con il presente, per offrire agli studenti tutti gli strumenti per riallacciarsi all’attualità.

La ragazza “triste ma sexy” è l’ennesimo stereotipo distorto dai media per compiacere gli uomini

La tristezza femminile continua a essere proposta dai media come cool e sexy, ma la riproduzione di questo schema, invece di rappresentare un movimento di liberazione, reclamando il diritto delle donne di vivere la propria sofferenza come credono, si sta riducendo all’ennesima stereotipizzazione della loro emotività, associata alla fragilità, alla passività e all’incapacità di manifestare la propria rabbia. L’immagine della ragazza abbastanza sofferta da essere interessante, ma mai fino al punto di non apparire perfetta e attraente, infatti, ha molto più a che fare con i fenomeni social e con il compiacimento di un modello manipolabile e gradito agli uomini che con la realtà.

Ecco 23 capolavori cinematografici che, a nostro parere, dovresti vedere quest’anno

Tra i capolavori del cinema di cui, per diverse ragioni, si è persa memoria negli ultimi anni, da “Amores Perros” di Alejandro González Iñárritu a “Paris Texas” di Wim Wenders, passando per “Sulle mie labbra” di Jacques Audiard, “True Romance” di Tony Scott e “Dolls” di Takeshi Kitano, ecco i 23 titoli che, secondo noi, dovresti vedere nel 2023.

Ecco, a nostro modesto parere, le 10 migliori serie del 2022

È stato un anno di riconferme e di successi determinati più dall’algoritmo che da altro, ma, soprattutto, di grandi narrazioni: “Scissione”, “The Bear”, “Pachinko” e “Bad Sisters” sono solo alcune delle migliori nuove serie tv uscite in Italia nel 2022. Queste sono le 10, che a nostro modesto parere, vale la pena guardare, anche a costo di rinunciare alla propria vita sociale. Se ne hai ancora una.

“Piccolo Grande Uomo” è il capolavoro che racconta attraverso la vita di un uomo quella di tutti noi

“Piccolo Grande Uomo”, film del 1970 diretto da Arthur Penn, restituisce tutto il fascino di un racconto epico eppure umano, che riesce a ritrarre una sorta di eroismo inosservato, relegato a quelle che erano per antonomasia le estreme propaggini dell’impero: una dimensione indomita, di nessuno, in cui il singolo faceva e diventava la storia, scegliendo di non appartenerle. Il viaggio del protagonista Jack Crabb – interpretato da un giovane Dustin Hoffman –, infatti, rappresenta la vita di tutti noi, incarnando il coraggio di credere nella propria verità e nei propri valori personali, pur non vedendoli riconosciuti, come ragione che muove l’esistenza.

Il governo Meloni ha un’idea tutta sua di cosa significhi transizione digitale: tornare al calamaio.

Nel discorso di insediamento alla Camera dei deputati, Meloni ha aggiunto tra i suoi temi la transizione digitale, peccato che le sue parole siano in contrasto con i fatti. Secondo l’indice Ue della digitalizzazione dell’economia e della società (Desi) l’Italia è al diciottesimo posto sui ventisette Stati membri e più di metà dei cittadini italiani non dispone di abilità digitali di base. Se durante il governo Draghi abbiamo fatto dei passi avanti scalando sette posti, oggi sembra che la linea dell’esecutivo Meloni sia restia alla transizione digitale, tra tentativi di ostacolare i pagamenti elettronici, spegnimento dello Spid e ritardo nella proroga delle ricette mediche elettroniche. Non bastano grandi discorsi se, nei fatti, manca solo di reintrodurre il calamaio nelle scuole.

Il diritto al dissenso e alla libertà di stampa sono la base di una democrazia. Serve difenderli.

Se da un lato l’avvento delle piattaforme digitali ha contribuito a democratizzare l’accesso alle informazioni, moltiplicando per i giornalisti le possibilità di esprimersi e per gli utenti le opportunità di rimanere aggiornati sugli eventi del mondo, dall’altro lato la quasi totale assenza di filtri ha favorito, anche nei Paesi democratici, la parziale sostituzione dei fatti con le opinioni e la conseguente diffusione di contenuti radicalizzati e discriminatori, quando non vere e proprie fake news. Essendo l’Europa il continente in cui le disparità fra Stati in termini di libertà di stampa appaiono più evidenti, è più che mai necessario che l’UE continui a lavorare su due fronti complementari: la difesa del diritto di critica e del giornalismo indipendente e la lotta alla censura e alla disinformazione.

L’Argentina ha vinto i Mondiali 2022, in Qatar. A perderli sono stati i diritti umani.

L’edizione dei Mondiali di quest’anno, la prima a essere ospitata da un Paese arabo, andrà ricordata, anche per le controversie che l’hanno segnata: le polemiche sulle modalità di assegnazione, la morte dei lavoratori impiegati, la minaccia di un ammonimento ai giocatori per l’esposizione di una fascia a favore dei diritti LGBTQ+ e il caso di presunta corruzione che ha coinvolto il Parlamento europeo.

La nuova Mercoledì non è la paladina degli outsider ma solo l’ennesima celebrazione dell’essere cool

GenZ-baiting, come l’ha definita qualcuno, la serie “Wednesday” mette insieme ogni singolo elemento per produrre il contenuto virale perfetto: c’è l’operazione nostalgia di un format di culto, la famiglia Addams, c’è il giallo, c’è il tema della diversità e degli outsider, c’è un balletto virale perfetto per TikTok, ci sono gli adolescenti problematici che si sentono incompresi. Quello che manca nel nuovo prodotto Netflix, però, è il mordente del personaggio originale di Mercoledì, che si riduce a una rappresentazione bidimensionale, con l’aggiunta di una stranezza posticcia che non ha nulla a che vedere con la diversità, ma è solo un modo laterale di essere comunque cool.

Per difendere la democrazia, gli Stati Ue devono agire uniti e compatti a tutela dei diritti umani

Accanto alla consolidata resistenza portata avanti da alcune minoranze sistematicamente oppresse, l’ultimo anno ha visto, in diversi Stati europei ed extra-europei, l’emergere – o il rafforzarsi – di molteplici movimenti di opposizione, spinti da istanze diverse ma che condividevano la volontà di rivendicare i più basilari diritti umani e civili. Di fronte alla soppressione delle libertà di base che è stata attuata in Ucraina a seguito dell’invasione russa, ma che avviene anche in Polonia, Biellorussia e Ungheria per opera del Governo in carica, l’unica risposta possibile rimane la ferma condanna di ogni abuso: solo questa chiara unità di intenti garantirà all’Europa la forza necessaria per non cedere ai ricatti delle dittature.

Subdola e cinica, la furia della stampa scandalistica è la vera protagonista di “Harry & Meghan”

Mentre la verità è la grande assente nella docuserie “Harry & Meghan”, dove Markle appare come quella vincente, migliore e impeccabile in ogni situazione, senza alcuno spazio per errori e difetti, a essere fortemente protagonista è la furia bestiale, spesso cinica e subdola, della stampa scandalistica, capace di distruggere vite e famiglie intere. Un comportamento adottato non per spirito di servizio pubblico, ma solo per i propri interessi.

La moda è al tempo stesso materia e immagine, strumento che racconta il tempo che viviamo

L’abbigliamento ha rivestito nella storia un ruolo decisivo nella distinzione fra le classi sociali, nella promozione di determinati valori morali e infine nella costruzione e nell’espressione dell’identità personale, come ci ricorda la Masterclass di Basement Café by Lavazza su “La sfida della moda agli stereotipi di genere” con Mariella Milani e Stephanie Glitter.

“Sulle mie labbra” è il film che devi vedere se credi che ci si possa amare a prescindere da tutto

Con “Sulle mie labbra”, Audiard mette in scena una fenomenologia dell’umana comprensione, cercando con precisione scientifica, nei dettagli più sottili, la spinta che ci permette di avvicinarci all’Altro e di scoprire quanto i legami che stringiamo, spesso, ci offrano l’occasione di vedere un punto di forza anche nelle parti di noi che abbiamo sempre percepito come delle inguaribili mancanze.

Carne e latticini emettono tanto metano quanto un continente. È insostenibile, dobbiamo cambiare.

Secondo studi recenti, un terzo di tutte le emissioni di gas serra del Pianeta derivano dalla produzione alimentare, di cui la gran parte è ascrivibile all’industria della carne, seguita dal settore lattiero-caseario, tanto che secondo gli scienziati evitare carne e latticini a tavola è il modo migliore per ridurre l’impatto ambientale nella propria quotidianità.

L’Italia è il Paese G20 in cui dal 2008 i salari sono diminuiti di più, o cambiamo o non c’è futuro

L’Italia è il Paese, tra quelli del G20, in cui i salari sono diminuiti di più in termini reali dal 2008, con una riduzione del 12%. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro, che evidenza come la crisi riduca ulteriormente il potere d’acquisto degli italiani, a causa della combo di inflazione e rallentamento della crescita globale. L’analisi mostra poi come a pagarne le conseguenze siano soprattutto lavoratori a basso reddito, che utilizzano la maggior parte del proprio salario per la spesa in beni e servizi essenziali, che in genere subiscono un aumento di prezzo maggiore rispetto agli altri.

In una società che limita e condanna il piacere, godere è un atto politico

Il problema, in Italia, ma non solo, è che fin dai primi anni di vita le persone vengono educate alla negazione del piacere, oppure a viverlo in maniera distorta e a volte violenta o abusante, e soprattutto perché nelle scuole non è ancora stata introdotta l’educazione sessuale ed emotiva e nella maggior parte dei casi nemmeno all’interno delle famiglie se ne parla. Solo attraverso l’informazione e la normalizzazione di questi argomenti è possibile far sì che ciascuno capisca di avere il diritto di provare piacere, senza pregiudizi, moralismi e rischi di essere vittima di domini non consensuali.

Vogliamo essere tutti belli, a ogni costo. Per questo abbiamo smesso di vivere.

Negli ultimi anni abbiamo cominciato a essere circondati da slogan che ci invitano ad accettarci così come siamo. D’altro canto, però, sui social ci confrontiamo quotidianamente con un canone estetico omologato e, spesso, ottenuto attraverso la chirurgia estetica. Il rischio è che, bombardati di stimoli che fanno focalizzare la nostra attenzione solo sull’aspetto fisico, finiamo in un tunnel di confronti con quelli che diventano i nostri modelli fisici di riferimento e di insoddisfazione.

Ammalarsi per eccellere nello sport non significa darsi una disciplina, ma subire un abuso di potere

La stretta interrelazione fra la capacità di darsi una disciplina e il miglioramento delle prestazioni rappresenta l’aspetto più delicato dello sport, perché può far scattare dei veri e propri meccanismi di dipendenza che portano l’atleta ad annullarsi, a sprofondare nel suo stesso spirito di sacrificio, rendendo quello che è un mezzo per migliorare la condizione fisica una malattia a tutti gli effetti.

Elon Musk può comprarsi tutto quello che vuole, tranne la vita dei suoi dipendenti

Elon Musk con i suoi soldi può permettersi di comprare tutto quello che vuole, tra cui Twitter, ma forse non considera che al mondo ci sono qualità, come la lealtà e la fiducia che non si possono comprare, e altre, come il rispetto e la dignità degli altri, che dovrebbero costituire le fondamenta di ogni rapporto, soprattutto lavorativo.

Tra jet privati, greenwashing e lobby del petrolio, Cop27 è solo bla bla bla mentre la terra brucia

Nonostante la morbosa attenzione ricevuta dai media, le Cop diventano sempre più simili a passerelle per i leader internazionali e trampolini di lancio per progetti di greenwashing. Per dirla con le parole di Greta Thunberg, si tratta di un “bla bla bla” che mira a delegittimare le istanze più radicali dei movimenti ambientalisti attraverso la vuota promessa di riuscire a salvare l’umanità senza dover mettere in discussione i paradigmi che l’hanno portata fin qui.

Riciclo è anche nuova bellezza, rinnovamento, come ci mostra “Recycling Beauty” di Fondazione Prada

Nonostante oggi “riciclo” e “riuso” siano termini molto diffusi, soprattutto per limitare gli sprechi, consumare meno risorse e ridurre l’impatto sull’ambiente, la pratica accompagna da sempre la storia dell’umanità. A indagarne l’importanza contemporanea è “Recycling Beauty”, la nuova mostra di Fondazione Prada visitabile fino al 27 febbraio 2023 a Milano, che attraverso una ricerca sulle opere antiche che nel corso dei secoli hanno cambiato significato e sono state reimpiegate in contesti diversi da quelli di origine, ci invita a considerare il passato come una forza capace di incidere sull’oggi, in un continuo confronto tra ciò che siamo stati e cosa possiamo essere.

“Figli di un dio minore” mostra come l’ascolto sia la chiave per amare anche chi è diverso da noi

“Figli di un dio minore”, film del 1986 diretto da Randa Haine, ci mostra come in un mondo dominato dal logos e dall’imporsi della voce più grossa, chi non riesce a esprimersi adeguatamente viene ingiustamente schiacciato, e che il problema non è del singolo, ma della stessa cultura che sostiene e nutre certi rapporti di forza.

“Triangle of Sadness” critica i ricchi ma svela il nostro compiacimento per le disgrazie altrui

In “Triangle of Sadness” non c’è spazio per un abbattimento delle gerarchie orientato all’uguaglianza, ma soltanto per un desiderio di sopraffazione che lascia poco spazio agli scrupoli. La soddisfazione compiaciuta che deriva dall’osservare la morale mercenaria che accomuna tutti i personaggi svela infatti l’altra faccia della nostra Schadenfreude, che non è legata soltanto un sentimento di rivalsa, ma a una profonda forma di invidia che ci assale tutte le volte in cui sospettiamo che qualcuno possa condurre un’esistenza più desiderabile della nostra.

Letta aveva promesso un’opposizione dura e intransigente. Ma dove? Il PD è evanescente.

Mentre stiamo già assaggiando il boccone amaro della destra al potere, tra occhiolini agli evasori, esseri umani paragonati a merce, nostalgici del Fascismo dichiarati nei ruoli di comando e decreti da stato di polizia, si sono perse le tracce dei principali sconfitti alle elezioni. A più di quaranta giorni dal 25 settembre, il Partito Democratico sembra non essersi accorto di tutto ciò che è successo da quel giorno in avanti ed esiste soltanto come simulacro di se stesso.

“La timidezza delle chiome” racconta la disabilità intellettiva in una chiave unica e universale

“La timidezza delle chiome”, opera prima di Valentina Bertani, porta sul grande schermo uno stralcio di vita di Benji e Joshua, due ragazzi con disabilità cognitiva, senza mai sfociare nell’abilismo. Il racconto riesce a mettere in scena una fotografia singolare attraverso una forma di narrazione caratterizzata dalla neutralità di giudizio e da un limpido realismo.

I corsi per diventare seduttori spopolano perché non siamo più capaci di interagire con gli altri

Siamo sempre più soli, abbiamo difficoltà a fare amicizia e ci sentiamo insicuri nell’approcciare persone sconosciute, così tanto da rinunciare in partenza. È questo il contesto in cui proliferano i corsi per conquistare partner con presunte tecniche infallibili di rimorchio che consistono in una serie di trucchetti di abbigliamento, atteggiamenti e argomenti “per fare colpo”, infarciti di luoghi comuni e malcelato sessismo.

Senza soluzioni per i problemi reali, il governo punta su “difendere i confini”. Da cosa non si sa.

Da giorni il porto di Catania è diventato il teatro dell’ignominia, nonché secondo il governo il centro del mondo. Ma non lo è e non dovrebbe esserlo, visto che ancora i cittadini italiani aspettano risposte concrete sui problemi che quotidianamente e tangibilmente li affliggono, e che non sono certo collegati allo sbarco di persone in estrema difficoltà.

Solo superando la nostra stessa idea di progresso, e quindi evolvendo, potremo rigenerare il pianeta

Davanti agli effetti del cambiamento climatico è inevitabile interrogarsi sui valori che descrivono la traiettoria della cultura a cui apparteniamo. Il significato che diamo alla parola “progresso”, per esempio, non può più limitarsi all’idea di una cieca corsa in avanti, ma deve diventare un avanzamento consapevole, un’evoluzione orientata alla cura del nostro pianeta, che contribuisca a “rigenerarlo”. È questo l’impegno che anima il progetto Re-Generate curato da Audi, un format di eventi il cui prossimo appuntamento si terrà il 9 novembre, per parlare di come tecnologia e innovazione possano aiutarci a creare un futuro più sostenibile e responsabile.

Come il “people pleasing”, l’ossessione di piacere agli altri a tutti i costi, ci rovina la vita

Con people pleasing si intende l’ossessione di piacere agli altri, che porta ad annullare la propria natura per ottenere approvazione ed evitare un possibile rifiuto. Dovremmo comprendere che la gioia che riceviamo dal soddisfare i nostri bisogni sarà sempre maggiore di quella che proviamo se accontentiamo gli altri sacrificando noi stessi.

I treni sono il mezzo del futuro ma in Italia non lo abbiamo ancora capito

Mentre nel resto d’Europa aumentano le iniziative per incentivare l’utilizzo dei treni, soprattutto nelle medie distanze, in Italia il settore resta poco sviluppato e molto problematico, nonostante il suo impatto ambientale sia solo lo 0,4% di quello proveniente dal settore dei trasporti. All’aumento dei costi non è infatti conseguito un incremento della qualità del servizio. Eppure, i treni sono il mezzo del futuro: bisogna puntarvi per migliorare la qualità della vita e ridurre radicalmente le emissioni inquinanti.