La seconda stagione di “The Bear” è ancora più potente della prima
In un momento storico in cui la creatività sembra spesso condensarsi nel riciclo, nel rifacimento, nella stasi, è confortante sapere che possono ancora esistere prodotti originali e dirompenti come la seconda stagione di “The Bear”. Oltre a far confluire nei discorsi sul cibo anche l’elaborazione del trauma, il venire a patti con la perdita e il compito ancora più lento e doloroso di espiare una colpa, la serie racconta un atto trasformativo, rivolto a sé stessi e al mondo, partendo dalla possibilità di tutti e tutte di imparare a mettere la cura al centro del proprio agire, di essere persone migliori, per noi e per gli altri.