Perché i gay nella tv italiana possono essere solo macchiette?

Ridicoli e superficiali, senza fascino, né intelligenza e dalle vocazioni sempre uguali, i gay rappresentati nel cinema popolare degli anni ’70 e ’80 incarnavano quello che la società dell’epoca, cattolica e democristiana, si aspettava: cliché prevedibili che non turbavano lo spettatore medio, e, anzi, erano perfetti per esorcizzare la paura dell’omosessualità. Tutto questo accadeva quaranta, cinquant’anni fa, ma lo stereotipo della macchietta gay non è affatto tramontato, soprattutto in televisione.

Donne che odiano le donne

Invece di sperare che qualcuno riconosca e difenda i nostri diritti, cerchiamo di operare noi per prime un cambiamento, giorno dopo giorno, senza lasciar perdere, senza distrarci, senza farci aiutare da nessuno: per una volta, senza adattarci. Non siamo vittime, dal momento in cui accettiamo di esserlo, la nostra forza e la nostra libertà svaniscono.

D’Alema, e anche oggi si governa domani

Forse bisognerebbe ripercorrere davvero le contraddizioni e le premonizioni di D’Alema, provando a vederle non solo come un grande magma scomposto, scorso lungo oltre quarant’anni di politica, ma come il riflesso della storia di un Paese, dei suoi brevi anni d’oro e poi del suo pesante, inarrestabile e schizofrenico declino.

Franca Leosini ci insegna a dubitare della nostra innocenza

Non è sufficiente parlare di cronaca nera per fare un prodotto televisivo che raccolga un consenso così trasversale, anzi. Franca Leosini, non ha scelto di creare una generica trasmissione di cronaca nera: c’è un filo conduttore tra tutti i protagonisti delle sue “storie maledette”, ed è l’umanità. L’umanità dell’errore, del pentimento, del senso di colpa.