“Queer” ci ricorda che il desiderio è una corda sempre tesa

“Queer”, l’ultimo film di Luca Guadagnino ora disponibile su MUBI, esplora la solitudine, l’ossessione erotica, l’alienazione sociale e la dipendenza da sostanze, mostrando un uomo consapevole del suo fallimento e del suo isolamento, ma incapace di rinunciare al desiderio di fuga e di contatto umano. La pellicola, tratta dall’omonimo romanzo di William S. Burroughs, ci ricorda che il desiderio è una corda sempre tesa, un’assenza da cui lasciarsi attraversare e trasformare.

Questi, secondo noi, i migliori film di luglio 2025

Dal documentario sulla prima rockstar del tennis, Ilie Năstase, all’esperimento sociale sul tradimento di “Suspicious Minds”, passando per il ritratto generazionale dei nuovi adolescenti di “Diciannove” e delle finestre sul Medio Oriente aperte da “Shayda” e “Happy Holidays”, ecco, secondo noi, i migliori film di luglio.

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Dal documentario sulla prima rockstar del tennis, Ilie Năstase, all’esperimento sociale sul tradimento di “Suspicious Minds”, passando per il ritratto generazionale dei nuovi adolescenti di “Diciannove” e delle finestre sul Medio Oriente aperte da “Shayda” e “Happy Holidays”, ecco, secondo noi, i migliori film di luglio.

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La verità non esiste. Esistono tante verità diverse. Anche ne “Il dubbio”.

Le storie che non ci dicono tutto sono le uniche che assomigliano davvero alla nostra esistenza. La verità non esiste. Esistono tante verità diverse. “Il dubbio”, il film di John Patrick Shanley con Meryl Streep e Philip Seymour Hoffman, disponibile su Paramount+, ci chiede quanto il proprio pregiudizio, nato dall’esperienza personale e dalle idiosincrasie di ciascuno, influenzi la nostra visione della realtà e degli altri. Perché abbiamo bisogno di sapere, non tanto per condannare o assolvere, ma per smettere di stare in bilico.

“Toxic” mostra come la bilancia sia diventato uno strumento di sottomissione e obbedienza femminile

“Toxic”, esordio alla regia con cui l’autrice lituana Saulė Bliuvaitė ha vinto il Pardo D’Oro al Festival di Locarno 2024, racconta, attraverso la storia di due adolescenti desiderose di cambiare vita, di quanto la nostra cultura abbia reso la bilancia uno strumento di obbedienza femminile. Come se essere magre bastasse di per sé non solo a farci sentire belle, desiderabili, sexy ma soprattutto ad avvicinarci in qualche modo alla realizzazione, forse addirittura alla felicità.

Queste, secondo noi, le migliori serie di luglio 2025

Dal ritorno di uno dei cattivi migliori di sempre, con “Dexter: Resurrection”, al remake contemporaneo di “Matlock”, che è valso a Kathy Bates una nomination agli Emmy, passando per la nuova acclamata opera di Lena Dunham, “Too Much”, ecco, secondo noi, le migliori serie di questo mese.

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Dal ritorno di uno dei cattivi migliori di sempre, con “Dexter: Resurrection”, al remake contemporaneo di “Matlock”, che è valso a Kathy Bates una nomination agli Emmy, passando per la nuova acclamata opera di Lena Dunham, “Too Much”, ecco, secondo noi, le migliori serie di questo mese.

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Questa la nostra selezione di libri letti a luglio 2025

Cosa succede quando la famiglia, invece di essere rifugio e conforto, diventa un carcere invisibile e totalizzante? È da questa domanda che parte il romanzo vincitore del Premio Strega, mentre tra saggi, memoir e fiction, i libri che abbiamo letto questo mese intrecciano anche il lutto alla vita, il cibo alla cultura, la conquista di un’identità con il crollo del muro di Berlino. Ecco quali abbiamo selezionato.

Ciò che oggi ci commuove in “Her” non è la tecnologia ma la parte più fragile dell’umano

“Her”, l’indimenticabile film di Spike Jonze, quando uscì nel 2013 era davvero un film visionario, capace di anticipare anche se per poco il futuro, ma con una storia ben condivisibile nel presente. Dopo poco più di dieci anni, continua a parlarci perché oggi siamo davvero nello scenario che racconta: nella nostalgia senza corpo, nell’assenza piena di segnali, nei rapporti che si reggono su vocali, e che dopo anni di entusiasmo iniziale sembrano averci iniziato ad annoiare. Ciò che ci commuove non è la tecnologia ma la fragilità dell’umano.

Le relazioni sono importanti per essere felici, ma anche sapere quando chiuderle se ci fanno male

La “mobilità relazionale”, definita come la capacità di muoversi attraverso diversi legami e di saper chiudere quelli che non funzionano più, è uno degli indicatori della nostra felicità. Non basta avere rapporti, infatti, serve anche che questi ci rappresentino e siano di qualità.

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Abbiamo passato la vita a essere quello che la società voleva, ora vogliamo essere noi stessi

La nuova macro-tendenza culturale in cui ci stiamo inserendo, ormai insofferenti ai miti proiettivi che hanno sempre stimolato i nostri comportamenti sociali, si esprime in un principio di resistenza ai cambiamenti imposti dall’esterno. Stiamo assistendo, infatti, a un crescente rifiuto dei modelli irraggiungibili che ci sono stati propinati senza sosta per decenni, e a una generale sfiducia nella cultura del sacrificio che ha sempre orientato le nostre vite. Alla grande narrazione dell’ascesa individuale, rivelatasi insostenibile, si sta sostituendo un forte desiderio di abitare i propri confini soggettivi, che rivendica il diritto di non dover per forza fare qualcosa per estenderli o abbandonarli.

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“The Offer”, la serie sulla genesi de “Il Padrino”, racconta il caos geniale dietro la leggenda

“Il Padrino”, film del 1972 di Francis Ford Coppola, è molto più di un racconto sulla mafia: è un affresco epico sulla famiglia, il potere e l’America stessa in quanto terra della migrazione, della corruzione e delle infinite possibilità. Diventato una trilogia cult, la sua genesi e il suo successo sono stati raccontati da “The Offer”, la miniserie originale di Paramount+ che brilla per la sua capacità di intrecciare storia vera, intrattenimento e un’ode appassionata al processo creativo di Coppola, ricordandoci  che ogni capolavoro nasce da un caos irriducibile.

Legalizzare il suicidio assistito non significa disprezzare la vita, ma dare dignità alla morte

Il suicidio assistito oggi, in determinate circostanze, in giurisdizioni che riguardano almeno 300 milioni di persone, è legale, ma non in Italia. Gli oppositori sostengono che permetterlo significhi “scegliere di morire”, ma in realtà, essendo tutti esseri mortali, significa scegliere quando, come e con chi farlo. In una vita in cui poco dipende da noi, dovremmo almeno essere liberi di poter scegliere come andarcene.

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Cercare lavoro non è diventato solo un lavoro, è peggio

In un’epoca in cui ogni cosa sembra aver assunto la fatica di un lavoro, era inevitabile che anche la ricerca stessa di una mansione finisse per essere travolta da questa dinamica. Che cercare lavoro sia un lavoro viene ripetuto da tempo, eppure negli ultimi tempi – tra risposte mancate, annunci fantasma e processi infiniti – questo impegno sembra ormai insostenibile, frustrante e problematico.

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Siamo abituati a seguire piaceri effimeri, ma non significa vivere bene. Ci serve profondità.

La nostra ossessione contemporanea per il “sentirci bene” è fondamentalmente mal orientata. In una cultura che insegue incessantemente picchi di dopamina, rischiamo di staccarci dalla realtà, perdendo di vista ciò che rende la vita davvero significativa. Il piacere conta, ma una vita che valga davvero la pena di essere vissuta ne richiede uno radicato nella verità, non nell’illusione.

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Tra fuga all’estero o mobilità interna, a distruggere le relazioni è anche la precarietà geografica

Quando si parla di legami sentimentali sempre più difficili e delle complicazioni nel progettare un futuro, quasi sempre si cita solo la precarietà economica. Ma anche quella geografica conta: molte relazioni sono a distanza non per scelta, ma per necessità. E spesso si sfaldano.

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Vogliamo intorno solo persone sempre felici, per questo non riusciamo più a creare legami veri

Siamo così terrorizzati dal fatto di non saper gestire non solo le emozioni negative nostre, ma anche quelle degli altri, che abbiamo deciso di barattare il mondo vero con uno a due dimensioni, in cui possiamo scegliere di “scrollare” fin quando non troviamo un’immagine social che ci faccia sentire a nostro agio. Ma vivere filtrando la realtà ci porta a distaccarci sempre di più da chi e da ciò che ci circonda.

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“Love” riflette in modo lancinante e profondo sul bisogno primitivo che abbiamo di sentirci amati

“Love”, il film del regista e scrittore norvegese Dag Johan Haugerud con cui si conclude la sua trilogia sui rapporti umani, è una riflessione dolce, lancinante e profonda sul modo in cui oggi ci avviciniamo agli altri, sul desiderio, sulla vergogna, sulle aspettative, sul corpo, sulla malattia, e su quel bisogno primitivo e modernissimo insieme che abbiamo di sentirci amati.

Non siamo più in grado di mettere in discussione le nostre idee tanto da girarci dall’altro lato

Scegliere di non venire a conoscenza di un’informazione liberamente disponibile – per esempio sull’attualità, sulla propria condizione economica o sanitaria – è un fenomeno diffuso, che ha soprattutto a che fare col sentirci emotivamente sovraccarichi o con il non voler entrare in contatto con idee che mettono in discussione le nostre convinzioni. Così, però, finiamo per vivere chiusi nel nostro mondo, se non addirittura per voltarci dall’altra parte.

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Sui social la psicologia si è ridotta a 5 consigli su come stare meglio. Anche no, grazie.

Sui social sono sempre di più le pagine e i profili che parlano di psicologia, un tema attuale che necessità ancora di superare determinati tabù. Se l’effetto può essere utile, però, spesso si riduce il tutto a un bignamino di frasi fatte o a reel con cinque consigli per superare l’ansia. Il fenomeno si fa poi torbido e intollerabile quando a sfruttare questo trend entrano in gioco individui che non sono nemmeno psicologi e si spacciano come tali, se non addirittura come entità ancora superiori.

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Non è la paura che ci fa desiderare le autocrazie. È la disistima verso noi stessi.

Se c’è un’epidemia dominante negli ultimi tempi è la mancanza di autostima e il senso di impotenza sempre più forte. E questo, purtroppo, ci induce a coltivare il mito dell’uomo forte che ci salverà. Il vuoto di certezze contemporaneo agisce negativamente sul piano dello sviluppo esistenziale di molti di noi, che non riescono ad acquisire fiducia nella propria capacità di incidere sul progresso proprio e degli altri.

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Vorremmo tutti lavorare meno, ma saremmo davvero capaci di smettere completamente?

Negli ultimi tempi qualcosa si è rotto nel nostro rapporto con il lavoro. Eravamo convinti che ci aiutasse a renderci indipendenti e felici e invece ci sta rendendo solo più sfiniti, oltre a permetterci a malapena di sopravvivere. Vorremmo lavorare meno, per tornare a vivere davvero il nostro tempo, le nostre passioni e le nostre relazioni. Ma saremmo davvero capaci di smettere completamente?

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“Suspicious Minds” mostra come l’infedeltà e il sospetto del tradimento siano contagiosi e oppressivi

“Suspicious Minds”, diretto dal regista romano Emiliano Corapi e disponibile su Paramount+, è un film che sembra far parte di un esperimento sociale, dato che attraverso l’osservazione di due coppie – una più giovane e una più adulta – si propone di mostrare come l’infedeltà, ma soprattutto il sospetto del tradimento, possano diventare contagiosi, nocivi e opprimenti, logorando i rapporti che ci legano alle persone che amiamo.

L’identità italiana che propaganda la destra non esiste

La destra continua a trasformare la cittadinanza in un premio e non in un diritto, cristallizzando la propria idea di identità italiana sul moderno sovranismo e sulla paura di integrare realtà esterne. Il problema è che così ci si dimenticano i passaggi storici che naturalmente hanno creato il senso di appartenenza italiano, ovvero un contenitore di culture diverse fatto anche dell’eredità di dominazioni straniere e dell’acquisizione di tradizioni che vengono da lontano, nel tempo e spesso anche da fuori.

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Se gli studenti rifiutano gli esami è perché hanno capito che la scuola italiana li ignora

Tra gli innumerevoli problemi che affliggono la scuola italiana rendendola per lo più “inerte”, spicca il fatto che gli studenti vengano completamente abbandonati a loro stessi. Da professoressa di scuola secondaria, mi accorgo tutti i giorni che molte scuole statali italiane lavorano sempre più come aziende, ben poco disposte a interrogarsi sui reali bisogni degli studenti di oggi. Eppure, se questi ultimi prendono coscienza del trattamento che ricevono e decidono di protestare, l’unica risposta del governo italiano è la punizione.

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Abbiamo reso il sesso il ricettacolo di traumi e frustrazioni. Per questo non lo fa più nessuno.

Per molti di noi, il sesso sembra diventato il luogo in cui testare la propria seduttività, col risultato che l’altro non viene né guardato né ascoltato profondamente, ma usato come una sorta di specchio che ci restituisce l’immagine desiderabile che vorremmo passasse di noi. Il sesso assume in questo modo una dimensione prestazionale piuttosto che relazionale, perché l’altro di fatto è come se non ci fosse poiché lo ignoriamo: stiamo più attenti a noi stessi, a quanto performativi appariremo all’altro trascurando, di fatto, i suoi bisogni e i suoi desideri.

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Se siamo infelici è perché sprechiamo troppo tempo a cercare di essere migliori degli altri

Bertrand Russell aveva previsto lo stato di infelicità e insoddisfazione che avrebbe fagocitato l'uomo moderno impedendogli di vivere un benessere duraturo.

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Dexter è uno dei migliori cattivi di sempre. Dopo esser passato per l’inferno, ora è risorto.

“Dexter: Resurrection”, la nuova serie disponibile su Paramount+, resuscita uno dei cattivi migliori di sempre: Dexter Morgan, ematologo forense di giorno e serial killer di notte. Dopo essere stato in coma e aver scampato la morte, Dexter si ritrova ora a New York per rimettere in piedi il rapporto con il figlio, e nessuna città è tanto adatta per nascondersi. I nuovi episodi ci ricordano che la giustizia, fortunatamente, è meno netta di quanto il nostro istinto vorrebbe.

In una società iper-produttiva, le relazioni social, seppur brevi, ci aiutano spesso a non soccombere

Il termine “social snacking”, coniato dalla psicologa Wendi Gardner nel 2005, indica tutte le modalità che ci permettono di sentirci in relazione con l’altro senza per questo impegnarci in legami duraturi. Oggi questo fenomeno sembra avvenire sempre più spesso, anche tramite i social. Anche se a volte ci aiuta a non soccombere, è il problema di una società della performance e dell’iper-produttività che ci chiede di capitalizzare ogni momento della nostra giornata, compromettendo la possibilità di investire grandi quantità di tempo in relazioni che, per durare, richiedono giustamente impegno ed energia.

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Il termine “social snacking”, coniato dalla psicologa Wendi Gardner nel 2005, indica tutte le modalità che ci permettono di sentirci in relazione con l’altro senza per questo impegnarci in legami duraturi. Oggi questo fenomeno sembra avvenire sempre più spesso, anche tramite i social. Anche se a volte ci aiuta a non soccombere, è il problema di una società della performance e dell’iper-produttività che ci chiede di capitalizzare ogni momento della nostra giornata, compromettendo la possibilità di investire grandi quantità di tempo in relazioni che, per durare, richiedono giustamente impegno ed energia.

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Perché la musica napoletana è ancora la più bella del mondo

Dal canto classico napoletano dell'Ottocento, fino a oggi, la musica napoletana continua a influenzare e farsi influenzare da culture e tradizioni diverse, "ruba" per reinventare un successo dopo l'altro e ispirare anche cantanti non napoletani.

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Dal canto classico napoletano dell’Ottocento, fino a oggi, la musica napoletana continua a influenzare e farsi influenzare da culture e tradizioni diverse, “ruba” per reinventare un successo dopo l’altro e ispirare anche cantanti non napoletani.

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Con i “I pugni in tasca”, Marco Bellocchio ha fatto implodere la famiglia borghese su sé stessa

L’esordio folgorante di Marco Bellocchio, “I pugni in tasca”, non è solo un film di rottura, ma una detonazione intima, simbolica, cruda, sovversiva. Mette in scena l’implosione della famiglia borghese come atto radicale e irrimediabile, anticipando l’onda lunga delle contestazioni del ‘68, ma con uno sguardo lucido e disilluso che resta, ancora oggi, di una potenza devastante.

Non solo temiamo di perdere ma anche di vincere, per paura che la vittoria sia breve e una delusione

Mentre cerchiamo di imparare davvero a non stigmatizzare il fallimento, vedendolo come una parte essenziale del percorso umano, è in costante crescita un fenomeno che può sembrare il rovescio della medaglia: la paura di vincere. Ottenere un riconoscimento non può però essere una colpa, se frutto di sacrifici e competenze nel proprio campo. E non vuol dire neanche affossare gli altri. Ai meccanismi di autosabotaggio che ci bloccano dal provare a raggiungere ciò che davvero vorremmo si aggiunge anche il timore delle aspettative, la sensazione che, una volta raggiunto il traguardo, tutto possa sgonfiarsi.

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Mentre cerchiamo di imparare davvero a non stigmatizzare il fallimento, vedendolo come una parte essenziale del percorso umano, è in costante crescita un fenomeno che può sembrare il rovescio della medaglia: la paura di vincere. Ottenere un riconoscimento non può però essere una colpa, se frutto di sacrifici e competenze nel proprio campo. E non vuol dire neanche affossare gli altri. Ai meccanismi di autosabotaggio che ci bloccano dal provare a raggiungere ciò che davvero vorremmo si aggiunge anche il timore delle aspettative, la sensazione che, una volta raggiunto il traguardo, tutto possa sgonfiarsi.

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Assillati dagli impegni, continuiamo a non dare priorità alle amicizie, finendo per perderle

Nella società capitalista, il tempo dedicato all'amicizia, invece che un piacere, è diventato qualcosa di obbligatorio – al pari di altri impegni da portare a termine nel meno tempo possibile –, oppure qualcosa di sacrificabile – perché meno urgente degli obiettivi professionali, meno impattante della famiglia e dell’amore, meno strategico della palestra. Così non perdiamo di vista solo gli altri, ma anche noi stessi.

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Il grande inganno della società è aver fatto in modo che fidarci degli altri sia un gioco a perdere

A causa della presenza pervasiva e martellante di fattori che ci fanno sentire vulnerabili a ogni tipo d’inganno – dal costante aumento delle truffe online, all’idea di fondo che ci sia sempre qualcuno pronto a “rubarci” il lavoro, l’identità, o altro di ciò che possediamo –, stiamo assistendo a un’erosione progressiva della nostra capacità di riporre fiducia nel mondo, con dirette conseguenze sui legami che stringiamo con gli altri. Gli psicologi, nello specifico, parlano di “suckerofobia”, una fobia sociale che ha la sua origine nella sensazione – spesso non veritiera – che qualcuno stia agendo a nostre spese in modo disonesto, portandoci a diffidare di chi ci circonda, e creando così una coltre di sfiducia collettiva sempre più difficile da lacerare.

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“Diciannove” racconta con onestà i desideri, i sogni e le frustrazioni del diventare adulti

“Diciannove”, l’esordio di Giovanni Tortorici prodotto anche da Luca Guadagnino, non cerca di spiegare o di giudicare l’inquietudine dei diciannove anni, ma la mette in scena così com’è: confusa, rabbiosa, fragile, piena di sogni che si scontrano con la provincia e con la paura del futuro. E in questo ritratto sincero e privo di retorica, il film trova la sua forza più grande, restituendo dignità a un’età che è un confine sottile in cui si impara, a volte con fatica, a diventare adulti.

Per non restare una generazione di infelici dobbiamo creare una nuova scala di valori

A differenza della depressione, l'infelicità è tutto merito nostro. Per sconfiggerla, bisognerebbe prima imparare a riconoscerla.

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Ilie Nastase ha reso il tennis fico. È stato il primo grande mattatore di questo sport.

“Nasty”, il documentario Tudor Giurgiu, Cristian Pascariu e Tudor Popescu, disponibile su Paramount+, racconta il leggendario Ilie Năstase, il primo vero sportivo a rendere fico il tennis. Il suo successo ha fatto del tennis qualcosa di più di un match da guardare: l’ha reso uno spettacolo, simile all’arte e alla vita. Quindi imperfetto, indecente, soprattutto indimenticabile.

Questi, secondo noi, i film che devi assolutamente recuperare al Cinema Godard

Il cinema continua da sempre a farsi specchio, anche attraverso il passato, dell’attualità della società, esplorando emozioni profonde e affrontando nodi ancora irrisolti. Fino al 13 luglio il Cinema Godard, nella sede milanese di Fondazione Prada, propone la rassegna #Flashback, che ripercorre alcuni dei film più apprezzati dal pubblico dell’istituzione nell’ultimo anno. Questi i nostri preferiti.

Fare la guerra è un disastro anche per il pianeta

La guerra non è solo una questione etica ma anche ambientale. Il riarmo da solo potrebbe aumentare le emissioni globali di quasi 200 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, equivalente all’impronta carbonica del Pakistan. A livello mondiale, complessivamente le forze armate sono responsabili del 5,5% delle emissioni globali che, sempre per farci un’idea concreta, significa più di tutto il comparto dell’aviazione civile che, a sua volta, è il settore dei trasporti più inquinante.

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La guerra non è solo una questione etica ma anche ambientale. Il riarmo da solo potrebbe aumentare le emissioni globali di quasi 200 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, equivalente all’impronta carbonica del Pakistan. A livello mondiale, complessivamente le forze armate sono responsabili del 5,5% delle emissioni globali che, sempre per farci un’idea concreta, significa più di tutto il comparto dell’aviazione civile che, a sua volta, è il settore dei trasporti più inquinante.

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No Salvini, la castrazione chimica non è una soluzione se poi propagandiamo cultura machista

Introdurre la castrazione chimica, come vorrebbe il ministro Salvini, per arginare il problema della violenza di genere non è una soluzione. Serve agire sull’educazione per scardinare la cultura machista – di cui andiamo molto fieri –, e togliere forza a quei paradigmi culturali che ancora oggi alimentano la disparità tra uomo e donna. Purtroppo, invece, viviamo nell’epoca dei proclami facili, offensivi e incoerenti, che diventano efficaci strumenti di propaganda.

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Osserviamo le vite altrui senza poter migliorare la condizione della nostra. Siamo millennial.

Tutte le dinamiche che caratterizzano la vita di un millennial sono novecentesche, ma con la tecnologia del terzo millennio. Quindi l’imperativo sociale, lo status da raggiungere, resta lo stesso dei nostri genitori: posto fisso, comprare casa, creare una famiglia. Non avendo i mezzi per farlo, c’è un’intera generazione che si sente fuori luogo. Non si riconosce nella realtà che la circonda, c’è un senso di disorientamento e di precarietà di massa, e questo influenza i rapporti tra le persone, quelli che ormai hanno un comune denominatore: la paura.

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I portuali che bloccano le armi per Israele ci ricordano che l’indifferenza è vigliaccheria

Di recente, un carico di circa 14 tonnellate di componenti metallici per collegare le munizioni nei fucili mitragliatori destinate a Israele è stato bloccato nel porto di Marsiglia. Gli operai dello scalo francese si sono rifiutati di caricarlo sulla nave come atto di dissenso contro la repressione violenta ai danni del popolo palestinese. Magari non cambieranno la storia, ma hanno deciso di non essere né complici né indifferenti.

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Di recente, un carico di circa 14 tonnellate di componenti metallici per collegare le munizioni nei fucili mitragliatori destinate a Israele è stato bloccato nel porto di Marsiglia. Gli operai dello scalo francese si sono rifiutati di caricarlo sulla nave come atto di dissenso contro la repressione violenta ai danni del popolo palestinese. Magari non cambieranno la storia, ma hanno deciso di non essere né complici né indifferenti.

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Il mondo è al collasso, ma la vita continua. E noi siamo divisi tra ansia e dissociazione.

L’ipernormalizzazione è stata definita come uno dei tentativi che negli ultimi anni abbiamo messo in atto per di sedare “quella sensazione viscerale di esserci svegliati in una linea temporale alternativa, con la consapevolezza profonda, fisica, che qualcosa non va, ma senza avere la minima idea di come rimettere le cose a posto”. Questo atteggiamento reiterato, apparentemente, sembrerebbe avere in un certo senso modificato il nostro senso di realtà, che risulta come appannato, intorpidito.

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Una colata di pistacchio ci seppellirà

Siamo esposti continuamente al cibo: sui social, in televisione, su Youtube. Questo nuovo modo di introiettare le pietanze degli altri ha comportato un cambiamento negli usi e nei consumi che coinvolge addirittura il turismo. Perché il libero mercato miete vittime anche quando si parla di cibo affabulando le masse, e di questo passo una colata di pistacchio ci seppellirà.

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Questi, secondo noi, i migliori film di giugno 2025

Dal successo francese di “L’amore che non muore”, candidato a 12 César Award, alla ricostruzione italiana dell’emancipazione femminile nel secondo dopoguerra di “Il mio posto è qui”, passando per riflessioni sulle relazioni contemporanee, sulle grandi trasformazioni della vita e su come ci cambia la perdita di un padre, ecco secondo noi i migliori film di questo mese.

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Dal successo francese di “L’amore che non muore”, candidato a 12 César Award, alla ricostruzione italiana dell’emancipazione femminile nel secondo dopoguerra di “Il mio posto è qui”, passando per riflessioni sulle relazioni contemporanee, sulle grandi trasformazioni della vita e su come ci cambia la perdita di un padre, ecco secondo noi i migliori film di questo mese.

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Anche le donne si sentono rifiutate dagli uomini: le Femcel, corrispettivo femminile degli Incel

Non solo Incel, ma anche Femcel: capire come funzionano queste comunità è fondamentale per riflettere sulla complessità di questi fenomeni sociali e ideologici

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“Il mio posto è qui” mostra che esistere, se il mondo ti vuole invisibile, è un atto rivoluzionario

Siamo stati educati a credere che chi infrange le regole meriti una punizione, anche se ingiuste. “Il mio posto è qui”, film di Daniela Porto e Cristiano Bortone disponibile su Paramount+, racconta la storia di due esclusi: Marta, ragazza madre costretta a un matrimonio riparatore, e Lorenzo, sacrestano omosessuale tollerato solo per utilità. In un paesino calabrese del dopoguerra, entrambi sono condannati per ciò che rappresentano: una minaccia all’ordine costituito. La pellicola è una riflessione profonda su come esistere davvero, quando il mondo ti vuole invisibile, è un atto rivoluzionario.

Essere parte di una community, come quella MINI, significa far parte di una storia più grande

Dal 20 al 22 giugno, a Rieti, Federclub MINI Italia ha organizzato la sesta edizione del Federclub MINI Meeting. I soci dei Club MINI e gli oltre 180 appassionati provenienti da tutta Italia sono tornati a ritrovarsi con le loro auto, insieme alle tante storie che portano con sé. I raduni restano un grande gesto e rito collettivo, una nostalgia attiva. Con la loro colonna sonora, in sottofondo, che si evolve con il nostro sentire.

La Costituzione ci dice che l’Italia ripudia la guerra. In realtà la supporta vendendo armi.

In Italia, ci professiamo orgogliosi della “Costituzione più bella del mondo”, fingendo di non sapere che le parole spesso rimangono solo parole, anche se le stampiamo in bella copia e persino se ci facciamo giurare i neoministri. Nonostante l’articolo 11 della Costituzione dica: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, in realtà supportiamo le guerre continuando a vendere armi per miliardi di euro.

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Avere tante possibilità di scelta non ci rende più liberi, ma paradossalmente più infelici

Il sistema attuale, che ha innalzato il benessere, ha portato al tempo stesso a una maggiore infelicità, o per l’eccesso di scelta o per la sua scarsità

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“Mysterious Skin” ci ricorda che il passato non muore mai

“Mysterious Skin”, capolavoro del 2004 del regista Gregg Araki, è un’opera coraggiosa, disturbante, ma anche profondamente empatica, capace di toccare corde profonde senza mai scivolare nel voyeurismo o nella facile provocazione. Raccontando gli abusi sui bambini e la solitudine dell’adolescenza, ci ricorda che il passato non muore mai, ma vive nel nostro presente in virtù di quanto – o meno – siamo riusciti ad affrontarlo.

La Finlandia ha dato una casa a tutti i senzatetto del Paese, noi aspettiamo li aiuti la Provvidenza

Gli straordinari risultati ottenuti in Finlandia con l'implementazione della politica dell'"Housing first", ribaltando il solito modello di welfare "a scale", che prevede di fornire un alloggio ai senzatetto solo dopo che questi hanno trovato un lavoro sono eccezionali. La dimostrazione che invece di colpevolizzare chi è in difficoltà, basterebbe supportarlo nel ricostruire la propria vita.

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Gli straordinari risultati ottenuti in Finlandia con l’implementazione della politica dell'”Housing first”, ribaltando il solito modello di welfare “a scale”, che prevede di fornire un alloggio ai senzatetto solo dopo che questi hanno trovato un lavoro sono eccezionali. La dimostrazione che invece di colpevolizzare chi è in difficoltà, basterebbe supportarlo nel ricostruire la propria vita.

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Queste, secondo noi, le migliori serie di giugno 2025

Da un cult generazionale come “Twin Peaks” che arriva in streaming su MUBI al ritorno di grandi serie di successo come “The Bear” e “Squid Game”, passando per novità interessanti come “Stick”, ecco, secondo noi, le migliori serie di questo mese.

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Il tuo peggior nemico sei tu stesso, e la tua sindrome dell’impostore

Sentirsi patetici, speciali o incompresi è molto più diffuso di quanto immagini. Quindi no, non sei l'unico a sentirsi un impostore.

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“Happy Together” ci ricorda che spesso l’amore o straripa o si consuma nel silenzio

“Happy Together”, film del 1997 di Wong Kar Wai, tra le voci più influenti del cinema asiatico contemporaneo, è prima di tutto un racconto di sradicamento e di profonda solitudine. A volte, nella pellicola, sembra come se per l’amore non esistessero mai le parole giuste: o straripa, o si consuma nel silenzio. Perché, in fin dei conti, non assomiglia ad altro che alla prima luce primaverile: di colpo, accade.

Dipendenti dalla gratificazione social, abbiamo smesso di batterci per migliorare la nostra realtà

Nella società dello spettacolo io rivendico la mia identità attraverso il consumo: io sono quel che possiedo, quello che posso mostrare agli altri.

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“A Kind of Language” ci mostra che sognare è un atto concreto e che il disegno lo rende collettivo

Per mettere ordine nella nostra mente, diciamo “fissare un’idea”, l’immagine è quella di una farfalla trafitta da uno spillone: immobilizzata, osservabile, reale. Disegnare è questo: fermare l’evanescente, renderlo visibile, comprensibile, condivisibile. È da qui che parte anche il cinema: da una linea su un foglio, da una cornice, da una relazione. La mostra “A Kind of Language”, all’Osservatorio di Fondazione Prada fino all’8 settembre, ci accompagna dentro il cuore del processo creativo dei professionisti del cinema, mostrandoci come prima del film ci sia sempre un gesto fragile: un disegno. E che per dare forma a un sogno non bisogna per forza “saper disegnare”, ma solo avere il coraggio di farlo.

Il 55% degli italiani non ha amici. Siamo diventati la società della solitudine reale.

La pandemia ha acuito la solitudine, dimostrando come sia un fenomeno trasversale. Per contrastarla servono adeguate politiche sociali.

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La pandemia ha acuito la solitudine, dimostrando come sia un fenomeno trasversale. Per contrastarla servono adeguate politiche sociali.

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“Compagni di viaggio” ci ricorda cosa significa essere costretti ad amare nell’ombra

“Compagni di viaggio”, la miniserie con Matt Bomer e Jonathan Bailey disponibile su Paramount+, è un’immersione nel Novecento americano, dagli anni ‘50 dominati dalla paura del comunismo agli anni ‘80 della crisi di AIDS. Attraverso la relazione tra Hawk e Tim, la serie dà voce al silenzio che troppo spesso ha avvolto vite spezzate e storie d’amore vissute nell’ombra a causa del giudizio della società.

Siamo la generazione della nostalgia del futuro perduto

L'irrilevanza politica delle persone nate fra il 1980 e il 1995 racconta una generazione invisibile, costretta a fare i conti con i problemi dei loro padri.

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L’irrilevanza politica delle persone nate fra il 1980 e il 1995 racconta una generazione invisibile, costretta a fare i conti con i problemi dei loro padri.

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Per Musk fare figli è diventata un’ossessione. Vuole salvare il declino della civiltà, quella bianca.

Elon Musk sembra voler salvare la civiltà – quella occidentale, bianca e più che benestante – mettendo al mondo il maggior numero possibile di figli, arrivando anche a selezionare gli embrioni in modo da avere perlopiù maschi. Non è il solo: c’è una schiera di pro-natalisti terrorizzati dal declino demografico, che, strizzando l’occhio ai movimenti religiosi, vogliono salvare l’umanità procreando.

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Il 40% delle persone vuole licenziarsi entro l’anno. Il peso del burnout è sempre più evidente.

La sfida per una crescita diversa passa sì dal digitale e dalla transizione ecologica, ma anche da uno sviluppo socialmente e umanamente sostenibile

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“Typologien” ci mostra l’intimità universale delle forme

Nella sede milanese di Fondazione Prada fino al 14 luglio, “Typologien” appare come un viaggio tipologico che attraversa l’umano, il vegetale, l’animale e l’inorganico, in un allestimento che rivela l’epifania del dettaglio in tutte le sue forme. Un’esperienza sinestetica in cui l’osservazione diventa coscienza e ogni immagine spalanca il paradosso tra oggettività e percezione.

Hai figli? Ne vuoi? Sposata? È ora di finirla con le domande illegali alle donne durante i colloqui.

Se sei donna ci sono altissime probabilità che durante un colloquio di lavoro ti verranno poste domande alle quali non saprai come rispondere perchè non hanno nulla a che fare con la tua formazione, con i tuoi studi o con la tua predisposizione alla posizione per la quale ti stai candidando.

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“Memory” ci mostra quanto le cose che non ricordiamo ci facciano sentire incompleti e inadeguati

“Memory”, film del regista messicano Michel Franco disponibile su Paramount+, è un’operazione di ricostruzione delle anime frammentate – dal trauma, dalla malattia, dalla percezione di inadeguatezza che hanno di sé – dei due protagonisti, Sylvia e Saul, che riescono a trovare, all’interno del loro legame, una compensazione ai ricordi mancanti che li fanno sentire incompleti. Nonostante le proprie “incrinature” interiori, i due riescono a trovare la propria strategia di sopravvivenza non nella pretesa di sentirsi “interi” ma nella possibilità di accettarsi senza doverle per forza ricomporre.

Viviamo in uno stato di nebbia cerebrale. Il mondo ha messo il turbo, a noi si è rotto il cervello.

Negli ultimi anni qualcosa si è accelerato irrimediabilmente nel consumo di notizie e di input che riceviamo dall’apparecchio futurista che teniamo in mano in qualsiasi contesto. È una sorta di opacità quella che sento nel mio cervello rotto che non riesce più a reggere il peso della verità che si mescola alla finzione, delle notizie importanti che si infilano tra cose stupide. È come se il mondo avesse messo il turbo.

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Se non hai mai sofferto di un disturbo mentale non sei “normale”

Per troppe persone le patologie psichiatriche sono motivo di vergogna, ma nuove ricerche dimostrano che tutti noi ne soffriamo almeno una volta nella vita.

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“Amore tossico” ha mostrato il volto vero di una generazione schiacciata dal capitalismo

“Amore tossico”, realizzato nel 1983 da Claudio Caligari, è stato un film avanguardistico, destinato a fare scuola. La pellicola rispondeva prima di tutto alla volontà di abbandonare descrizioni edulcorate e artifici retorici, per rappresentare in modo brutale ma disincantato quel mondo di lacci emostatici, siringhe e comunità di recupero che si stava diffondendo con rapidità in tutta Italia.

La sostenibilità economica del movimento LGBTQ+ è una questione politica. Oggi chi odia ha miliardi.

J.K. Rowling ha istituito un fondo legale per finanziare cause anti-trans e “difendere” il concetto di “sesso biologico”. Il mondo queer non può permettersi di continuare a rincorrere le emergenze senza mai dotarsi di una visione di lungo periodo. Per resistere serve la stessa freddezza operativa, la stessa ambizione. Non basta più parlare di diritti: bisogna difenderli con le stesse armi – legali, mediatiche, politiche – usate da chi quei diritti vuole negarli.

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J.K. Rowling ha istituito un fondo legale per finanziare cause anti-trans e “difendere” il concetto di “sesso biologico”. Il mondo queer non può permettersi di continuare a rincorrere le emergenze senza mai dotarsi di una visione di lungo periodo. Per resistere serve la stessa freddezza operativa, la stessa ambizione. Non basta più parlare di diritti: bisogna difenderli con le stesse armi – legali, mediatiche, politiche – usate da chi quei diritti vuole negarli.

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Insoddisfatti del presente ci convinciamo che pensare positivo basti ad aver successo. Non è così.

Il principio per cui “essere ottimisti” possa bastare, da solo, ad attirare su dì sé una quantità di energie positive sufficiente per trasformare i propri desideri da speranza a traguardo, sostenuto anche dal trend di TikTok chiamato la “Sindrome della ragazza fortunata”, non è altro che l’ennesimo inganno della società capitalista. Il suo meccanismo, infatti, dà per scontato il desiderio di aspirare sempre a qualcosa di più, escludendo a priori la possibilità di trarre una qualche forma di gratificazione dalle risorse di cui già disponiamo e riproducendo le dinamiche strettamente neoliberiste all’origine del nostro malessere e della nostra insoddisfazione per il presente.

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In “Mond” la solidarietà tra donne trascende ogni provenienza culturale

“Mond”, lungometraggio della regista kurdo-austriaca Kurdwin Ayub, vuole parlare di una donna privilegiata, bianca, europea, atleta professionista, che va in Medio Oriente pensando di accettare il lavoro dei suoi sogni, per poi scoprire che i suoi problemi non sono altro che bolle di sapone se paragonati a quelli delle donne che vivono lì. La pellicola lascia il pubblico con più domande che risposte, come tutti i film capaci di lasciare un segno.

“Taxi Monamour” è una mappa affettiva che si amplia quando ci concediamo di affidarci agli altri

“Taxi Monamour”, l’ultimo film del regista romano Ciro de Caro, sembra un road movie arrotolato su sé stesso, dato che le due protagoniste viaggiano continuamente, ma senza andare mai oltre lo spazio di un paio di isolati della città in cui vivono. Anna è ai ferri corti con se stessa e con la sua famiglia, mentre Nadia è un’immigrata ucraina costretta a fuggire dal suo Paese a causa della guerra. Sono due anime alla deriva che, nell’altra, riescono a trovare un argine alla solitudine.

In un mondo precario non possiamo più “essere” solo il lavoro. Quindi ora dobbiamo capire chi siamo.

A causa delle trasformazioni del mondo del lavoro, è sempre più difficile che il mestiere di una persona rappresenti una componente stabile della sua identità, anche se nel sentire comune questa percezione resta spesso ancora ben radicata. Il concetto di “posto fisso”, infatti, si inserisce all’interno di una realtà storica profondamente diversa, in cui la ricerca di stabilità sociale ed economica era considerata a un vero e proprio valore. Oggi, al contrario, occorre dare alle nuove generazioni gli strumenti per adattarsi ai cambi di direzione del presente, sfruttando le proprie competenze per evolversi costantemente, e possibilmente facendolo insieme.

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A causa delle trasformazioni del mondo del lavoro, è sempre più difficile che il mestiere di una persona rappresenti una componente stabile della sua identità, anche se nel sentire comune questa percezione resta spesso ancora ben radicata. Il concetto di “posto fisso”, infatti, si inserisce all’interno di una realtà storica profondamente diversa, in cui la ricerca di stabilità sociale ed economica era considerata a un vero e proprio valore. Oggi, al contrario, occorre dare alle nuove generazioni gli strumenti per adattarsi ai cambi di direzione del presente, sfruttando le proprie competenze per evolversi costantemente, e possibilmente facendolo insieme.

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Questo è l’articolo che devi mandare a chi è ancora indeciso se votare al referendum

Al referendum dell’8 e 9 giugno, su lavoro e cittadinanza, non basta andare a votare, serve anche convincere tutti a farlo. Raggiungere il quorum è fondamentale, anche per mandare un messaggio al governo Meloni. Qui spieghiamo i cinque quesiti, anche per convincere i più indecisi a presentarsi alle urne, e perché votare è più importante che mai. La democrazia è partecipazione, serve esserci per noi e per gli altri.

Più descriviamo i giovani come idioti e sfaticati più si sentiranno tali. Anche se non lo sono.

Un esperimento condotto dallo psicologo Robert Rosenthal, negli anni Sessanta, portò alla luce il cosiddetto "effetto golem", una sorta di profezia autoavverante per cui la percezione della fiducia riposta in noi influenza le nostre prestazioni e la motivazione per cui oggi invece di continuare a puntare il dito verso i giovani per la qualunque, sarebbe ora di iniziare a incoraggiarli.

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Un esperimento condotto dallo psicologo Robert Rosenthal, negli anni Sessanta, portò alla luce il cosiddetto “effetto golem”, una sorta di profezia autoavverante per cui la percezione della fiducia riposta in noi influenza le nostre prestazioni e la motivazione per cui oggi invece di continuare a puntare il dito verso i giovani per la qualunque, sarebbe ora di iniziare a incoraggiarli.

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Non basta piangere le nostre figlie, sorelle, madri. Dobbiamo educare i maschi a gestire un rifiuto.

Se la giovane età di Martina Carbonaro, vittima di femminicidio, deve farci riflettere, pur nella sua gravità non può diventare un’arma contro di lei che è una vittima e che non ha nessuna colpa. La violenza non ha accenti né latitudini: succede ad Afragola come a Torino, succede nelle scuole, nelle case, nei telefoni. È sistemica, non episodica. A uccidere Martina è stato anche un sistema che non ha fatto nulla per proteggerla e una politica che non fa nulla per contrastare la violenza, anche in rete, rifiutandosi di educare i ragazzi a gestire i propri sentimenti.

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“One to One: John e Yoko” è un ritratto intimo tra arte, amore e attivismo

Attraverso filmati inediti, registrazioni private e un’attenta ricostruzione degli spazi domestici, da “One to One: John & Yoko”, il documentario diretto da Kevin MacDonald e Sam Rice-Edwards, emerge un ritratto intimo e sfaccettato della coppia. Yoko affronta il dolore della separazione dalla figlia Kyoko, mentre John si misura con le proprie fragilità e con un passato ingombrante. È un manifesto sull’amore, la musica, la rivoluzione.

È ora che il Parlamento si assuma la responsabilità di fare una legge sul fine vita

Da anni, in Italia, accade qualcosa che ha dell’eccezionale: la Corte costituzionale chiede con insistenza al Parlamento di legiferare sul suicidio assistito, ma il Parlamento non risponde. Nel silenzio delle Camere, la Corte ha allora cominciato a tracciare una strada normativa con strumenti che non le competerebbero: sentenza dopo sentenza, ha così definito principi, requisiti, margini operativi. Ha fatto ciò che spetterebbe a un legislatore: scrivere le regole.

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L’Italia è una Repubblica fondata sugli stagisti e che nega ai giovani il diritto a un futuro

Un’intera generazione cresciuta a tirocini e lavoro gratis non potrà mai trovare stabilità economica e lavorativa. Ma ne va del futuro di tutta l'Italia

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È l’ora della cooperazione. Il futuro non si eredita da soli, si costruisce insieme.

In un mondo attraversato da crisi, polarizzazione e instabilità, serve nutrire lo scambio costante tra persone, idee, tecnologie e relazioni, creando ecosistemi capaci di garantire tenuta nei momenti di maggiore difficoltà e, al tempo stesso, di generare slancio verso nuove possibilità. Come ci ricorda l’ultima edizione del Tech.Emotion Summit, il tempo delle soluzioni isolate è finito. È l’ora della convergenza, della cooperazione, dell’intelligenza collettiva.

Queste, secondo noi, le migliori serie di maggio 2025

Dal ritorno di grandi successi come “Nine Perfect Strangers” a nuove storie sulle dinamiche familiari come “Sorelle sbagliate”, passando per la mafia londinese di “MobLand” e le tensioni tra amici di “The Four Seasons”, ecco, secondo noi, le migliori serie di questo mese.

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Come in guerra fredda io e altri filosofi sfidammo la Cortina di ferro contrabbandando libri e idee

Nel 1986 la mia tranquilla vita da dottoranda in filosofia fu interrotta da un viaggio in Cecoslovacchia, come si chiamava allora, dove mi ritrovai su un taxi lanciato ad alta velocità, tra galline che scappavano, all’inseguimento di un autobus, prima che raggiungesse il confine. Fu il mio piccolo contributo a una storia più ampia di imprese filosofiche che ebbero luogo durante la guerra fredda e che portarono molti filosofi di Oxford, come me, a contrabbandare idee, libri e materiali oltre la Cortina di ferro.

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La nostra società è a misura di coppia, la vita da single è insostenibile

Se l’ammontare delle spese nascoste che i single si sobbarcano non ci scandalizza forse è perché la vita da single è ancora, in un certo senso, percepita come una fase transitoria, un accidente dell’esistenza che ci si augura lasci presto spazio a un lieto fine romantico. Ma siccome i dati dicono chiaramente che le persone sole costituiscono una quota sempre più rilevante della popolazione, se lo Stato non le sostiene non può pensare di crescere.

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Insieme a MINI, il padel si trasforma in un rituale urbano, un manifesto culturale e sentimentale

Il padel è ormai diventato lo sport del momento, anche perché ha saputo intercettare il nostro desiderio di leggerezza e adattabilità, anche all’interno del contesto urbano, trasformandosi in una sorta di rifugio pop per tutti, dove ci si diverte e si creano relazioni e complicità. MINI lo ha capito subito e ha deciso di realizzare un circuito che unisce sport, mobilità elettrica e intrattenimento: la MINI Padel League. Perché oggi, l’auto non è solo un mezzo, ma è parte integrante del nostro stile di vita, proprio come lo sport.

Questi, secondo noi, i migliori film di maggio 2025

Dall’esordio di Alissa Jung con “Paternal Leave”, in cui dirige il compagno Luca Marinelli, alla nuova pellicola di Wes Anderson, “La trama fenicia”, passando per storie sulla famiglia, la crescita e la periferia, questi secondo noi i migliori film di maggio 2025.

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Dire che le donne sono “esseri superiori” è molto più maschilista di quanto credi

Noi donne non siamo superiori a nessuno, non siamo migliori, abbiamo limiti e talenti, come tutti e soprattutto come persone, non come categoria.

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“L’Odio” dopo 30 anni è più attuale che mai

L’odio focalizza il suo racconto sull’altra parte della barricata, mettendo al centro non il "quartiere difficile” ma l’identità di chi ne fa parte.

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Perché dobbiamo superare l’ideale di amore romantico

La relazione di coppia dovrebbe basarsi sulla solidarietà, sull’aiuto mutuo, sul piacere, sull’amicizia e sul cameratismo, cioè sull’idea di lavorare in squadra.

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“Belve” è l’unico format tv dove si fanno ancora domande vere. Per questo ha successo.

"Belve" restituisce al pubblico la dimensione animalesca e istintiva di chi spesso vive dietro una patina di intoccabilità o perfezione. Senza miti né trattamenti di favore, Francesca Fagnani mette tutti e soprattutto tutte sullo stesso piano, che non è certo un piano confortevole, ma è reale, fuori dalla narrazione femminile scontata e pietista di cui siamo saturi.

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È finito il mito dell’eroe solitario, l’innovazione deve partire da un gesto corale

È arrivato il momento di smettere di correre forsennatamente in solitaria. Il Tech.Emotion Summit, organizzato da Emotion Network il 28 e il 29 maggio, porta alla Triennale di Milano una visione diversa: più ampia, più umana, più corale. L’innovazione si compone come una grande sinfonia, tra tecnologia e cultura, AI e sostenibilità, impresa e creatività, in cui ogni voce fa la sua parte. Perché solo insieme è possibile dar forma a un ecosistema capace di generare un impatto reale.

“Salò”, di Pasolini, mostra quanto il potere possa essere immorale, perverso e sfrenato come oggi

“Salò o le 120 giornate di Sodoma”, il film di Pier Paolo Pasolini ispirato al romanzo del Marchese de Sade, ci ricorda come il potere sia la più alta forma di anarchia perché fa praticamente ciò che vuole. Una riflessione che di questi tempi, in cui il potere illimitato è tornato a generare onnipotenza e perversione, senza alcuna etica, è più attuale e importante che mai.

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Non possiamo passare le giornate solo a lavorare, nella vita c’è molto di più

Negli ultimi anni abbiamo cambiato modo di vedere e immaginare il lavoro. Ora dobbiamo andare oltre, lavorando meno: c'è molto di più nella vita.

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Tra Ozempic, gymbro e fissa per le proteine, la battaglia per la body positivity ha fallito

Se volessimo concederci uno slancio di ottimismo potremmo dire che la body positivity ha trionfato e che oggi non ci sentiamo più a disagio coi nostri corpi. In realtà, oltre qualunque campagna marketing, gli ultimi sviluppi sociali, tra Ozempic e gymbro ossessionati dal testosterone e dalle proteine, ci dimostrano il contrario, Buttare via qualsiasi declinazione di body positivity è ipocrita, ma lo è altrettanto credere che basti mettere una modella plus size in uno spot pubblicitario o includere la categoria “curvy” nei concorsi di bellezza per fare sì che l’ossessione per determinati canoni estetici duri a morire sia stata archiviata.

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Escludere i fascisti dalla società civile non è solo giusto ma dovuto

La democrazia ha dei confini precisi e il fascismo, in tutte le sue sfaccettature e dietro ogni possibile maschera, deve restarne fuori.

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Siamo diventati una generazione che non dorme mai. L’insonnia è un problema sempre più diffuso.

Dobbiamo rivedere un modello di sviluppo che non considera il nostro benessere psicofisico, riconquistando il tempo per riflettere, sognare e dormire.

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