La morte di Charlie Kirk è il frutto di una destra che ha fatto della violenza la sua lingua madre

In un contesto in cui le identità politiche si cristallizzano e il dialogo si riduce a performance per i social, ogni evento viene riscritto in chiave propagandistica. E invece di chiedersi come si è arrivati a questo punto, a fare della violenza il primo elemento della politica americana, ci si affretta a strumentalizzare quanto accaduto per marcare ulteriormente le distanze tra le parti. Eppure, proprio la morte di Charlie Kirk, il simbolo di una destra che ha fatto del conflitto la sua lingua madre, dovrebbe spingerci a disinnescare questa dinamica.

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In un contesto in cui le identità politiche si cristallizzano e il dialogo si riduce a performance per i social, ogni evento viene riscritto in chiave propagandistica. E invece di chiedersi come si è arrivati a questo punto, a fare della violenza il primo elemento della politica americana, ci si affretta a strumentalizzare quanto accaduto per marcare ulteriormente le distanze tra le parti. Eppure, proprio la morte di Charlie Kirk, il simbolo di una destra che ha fatto del conflitto la sua lingua madre, dovrebbe spingerci a disinnescare questa dinamica.

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Abbiamo bisogno di rifugi climatici, sì, ma anche di molto di più

Le piogge violente – quasi tropicali – dell’ultimo periodo rischiano di farci già dimenticare il caldo che abbiamo sofferto quest’estate. Per questo, se già l’anno scorso si parlava di individuare dei rifugi climatici, quest’anno sono arrivate le prime vere liste su dove trovarli. Sono validi aiuti per sopportare le ondate di calore emergenziali e sempre di più saranno indispensabili, ma non possiamo pensarli come una soluzione a lungo termine: abbiamo bisogno di politiche ambientali radicali e di più ampi piani di adattamento climatico.

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Dobbiamo smetterla di considerare un fallito chi soffre di un disturbo mentale

Lo stigma e gli stereotipi che ancora circondano la salute mentale hanno radici che affondano nella storia occidentale. Dobbiamo reciderle.

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Se l’ansia di un brutto voto supera la gioia di vivere, il fallimento è di tutta la società

Sono troppe le ragazze e i ragazzi che, di fronte a un fallimento scolastico, finiscono per suicidarsi. Un fenomeno ormai divenuto cronico, che ci obbliga a riflettere sull’intero sistema di valori che oggi trasmettiamo ai bambini e ai ragazzi, e rispetto al quale spesso noi adulti sembriamo incapaci di fare un passo indietro e di metterci in discussione.

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Il nostro ego si è fatto così grande che negli altri vediamo solo quello che già sappiamo

Negli ultimi anni, il tessuto di interazioni che ci consente di entrare in rapporto con gli altri – conoscendo e arricchendo ciò che siamo attraverso le differenze che ci separano da loro – si è sfibrato sempre di più, modificando drasticamente il nostro modo di fare esperienza del mondo e di darci. Al posto della differenza, abbiamo iniziato a coltivare il culto dell’uguaglianza, che ha reso il nostro ego sempre più ingombrante e che ammette l’esistenza soltanto di ciò che ci piace e che è come noi, escludendo tutti gli elementi portatori di dissonanza e alterità, che tendiamo a leggere come una fonte di conflitto e di dolore, perdendone però la forza vitale e trasformativa.

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Con “Megalopolis”, Coppola racconta un’utopia e il suo diventare realtà

“Megalopolis”, l’ultimo film di Francis Ford Coppola, uscito nel 2024 e ora disponibile in esclusiva su MUBI, racconta la nascita, la realizzazione e il diventare realtà di un’utopia. Quello che la pellicola ci chiede, pur non senza aver ricevuto critiche, è di riattivare i circuiti della nostra immaginazione verso il futuro, arrischiandoci anche nel dominio dell’irrealizzabile e dell’utopico, pur di smuoverci dalla quieta e passiva accettazione di ciò che ci sta accadendo attorno.

Serve sostituire gli obiettivi per la felicità. Al posto del PIL, il benessere di persone e ambiente.

Non c’è alcun dibattito che metta in discussione l’idea della crescita economica come unico indicatore di benessere: può cambiare il settore su cui si vuole puntare, ma non l’obiettivo di crescere. E, invece, varrebbe forse la pena provare a ribaltare il concetto con l’idea che la crescita economica non definisca la nostra felicità e che ci siano altre strade per raggiungerla collettivamente.

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Non c’è alcun dibattito che metta in discussione l’idea della crescita economica come unico indicatore di benessere: può cambiare il settore su cui si vuole puntare, ma non l’obiettivo di crescere. E, invece, varrebbe forse la pena provare a ribaltare il concetto con l’idea che la crescita economica non definisca la nostra felicità e che ci siano altre strade per raggiungerla collettivamente.

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Il cinema di Giulio Bertelli interroga il nostro modo di guardare, di misurare tempo e vittoria

Ci sono alcune persone che sembrano avere una predisposizione naturale alla ricerca, all’andare oltre le cose per tentare di scorgere la maglia di corrispondenze segrete che tengono unito il cosmo. Giulio Bertelli sembra proprio una di queste, come dimostra il suo esordio alla regia, “AGON”, con cui apre un varco che ci costringe a guardare in un’altra direzione. Ecco il suo cinema.

Sui social ingigantiamo successi e fallimenti come star delle serie tv, la nostra è una vita falsata

La spettacolarizzazione dell'io e delle sue vicissitudini interiori portata avanti da programmi come "C'è posta per te", riflettono la tendenza letteraria novecentesca introspettiva del flusso di coscienza. Nel momento in cui questa rappresentazione giudicante e semplificata interferisce con quella che è la propria narrazione personale si corre il rischio di confondere la realtà con una soap.

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La spettacolarizzazione dell’io e delle sue vicissitudini interiori portata avanti da programmi come “C’è posta per te”, riflettono la tendenza letteraria novecentesca introspettiva del flusso di coscienza. Nel momento in cui questa rappresentazione giudicante e semplificata interferisce con quella che è la propria narrazione personale si corre il rischio di confondere la realtà con una soap.

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Se ignoriamo la crisi climatica, dobbiamo prepararci ad affrontare la vita un’emergenza alla volta

Un nuovo studio ha evidenziato la correlazione tra eventi meteorologici estremi come ondate di calore, siccità e acquazzoni e l’andamento dei prezzi di 16 prodotti alimentari in 18 Paesi di tutti i continenti, come per esempio l’aumento del costo dell’olio italiano. È un motivo in più per difendere, con il clima, anche la democrazia e l’equità sociale: perché con l’aumentare delle disparità socio-economiche aumentano anche il disagio e le fratture sociali.

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Un nuovo studio ha evidenziato la correlazione tra eventi meteorologici estremi come ondate di calore, siccità e acquazzoni e l’andamento dei prezzi di 16 prodotti alimentari in 18 Paesi di tutti i continenti, come per esempio l’aumento del costo dell’olio italiano. È un motivo in più per difendere, con il clima, anche la democrazia e l’equità sociale: perché con l’aumentare delle disparità socio-economiche aumentano anche il disagio e le fratture sociali.

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L’unica arma contro gli inganni della modernità è sforzarsi di essere veri, ci insegna Moravia

All’interno delle opere moraviane si verifica uno sfasamento costante, uno strappo tra l’azione e il pensiero, tra l’idea e la sua applicazione, tra l’amore e le sue manifestazioni, che la scrittura cerca a suo modo di lambire e ricucire, illuminandone almeno i contorni. Tentare di cogliere, decifrare e ritrarre ciò che di sordido si nasconde nella nostra vita intima e sociale, nel rovescio dei nostri sentimenti e delle nostre imperfette istituzioni, assecondando il massimo sforzo di limpidezza, vuol dire non arrendersi al reale così com’è, ma farne un oggetto di studio e di conoscenza privilegiato. Ecco ciò che Moravia e i suoi libri continuano a mostrarci ancora oggi.

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All’interno delle opere moraviane si verifica uno sfasamento costante, uno strappo tra l’azione e il pensiero, tra l’idea e la sua applicazione, tra l’amore e le sue manifestazioni, che la scrittura cerca a suo modo di lambire e ricucire, illuminandone almeno i contorni. Tentare di cogliere, decifrare e ritrarre ciò che di sordido si nasconde nella nostra vita intima e sociale, nel rovescio dei nostri sentimenti e delle nostre imperfette istituzioni, assecondando il massimo sforzo di limpidezza, vuol dire non arrendersi al reale così com’è, ma farne un oggetto di studio e di conoscenza privilegiato. Ecco ciò che Moravia e i suoi libri continuano a mostrarci ancora oggi.

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Viviamo un feudalesimo digitale. Siamo noi i nuovi serva della gleba.

Nel Medioevo, il servo della gleba incarnava una contraddizione legale: non era uno schiavo, ma neppure un uomo pienamente libero. La sua esistenza era indissolubilmente legata alla terra che coltivava. Oggi la stessa dinamica si ripete sul web: anche se ci pensiamo liberi, tra abbonamenti, dati e tempo dedicato, stiamo diventando i nuovi schiavi delle Big Tech.

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“Pomeriggi di solitudine” ci costringe a confrontarci con ciò che cerchiamo di rimuovere: la morte.

“Pomeriggi di solitudine”, il documentario del cineasta catalano Albert Serra, non racconta la corrida come cronaca o folklore, ma come mito e rito. Al centro del film c’è il giovane torero peruviano Andrés Roca Rey, seguito dentro e fuori dall’arena: durante la vestizione, l’attesa, fino allo scontro col toro. E quello che emerge non è soltanto la rappresentazione di uno spettacolo controverso, ma la messa in scena di una danza con la morte.

Contro il finto intellettualismo da social

La cultura è una delle poche cose al mondo che non si può comprare e pensare di acquisire dal giorno alla notte. Per costruirsela servono senz’altro risorse economiche, ma anche tempo, voglia e fatica. Se però i parvenu ottocenteschi venivano smascherati facilmente, oggi fingere sui social è molto più facile che nel mondo fuori. L’autenticità della cultura ci interessa solo per la durata dell’apparenza sul nostro feed.

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La cultura è una delle poche cose al mondo che non si può comprare e pensare di acquisire dal giorno alla notte. Per costruirsela servono senz’altro risorse economiche, ma anche tempo, voglia e fatica. Se però i parvenu ottocenteschi venivano smascherati facilmente, oggi fingere sui social è molto più facile che nel mondo fuori. L’autenticità della cultura ci interessa solo per la durata dell’apparenza sul nostro feed.

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“VICE is Broke” non è solo un documentario sulla fine di VICE, ma anche su quella dei millennial

“VICE is Broke”, il documentario di Eddie Huang, ex collaboratore della media company, racconta l’ascesa e il declino di una realtà che ha segnato l’era digitale e la cui fine è anche l’emblema di un banale cambiamento generazionale: con il passare degli anni, l’approccio Millennial alla vita era semplicemente passato di moda. Ciò che Huang descrive nel documentario incarna infatti la parabola discendente di una generazione e del suo modo di vedere la vita.

Queste, secondo noi, le migliori serie di agosto 2025

Dal successore di “BoJack Horseman”, la nuova serie più umana ma altrettanto comica “Long Story Short”, alla seconda stagione di “Platonic”, su due amici di lunga data che si rincontrano da adulti, passando per l’inedita rivisitazione di “Alien” e lo spy thriller “Butterfly”, queste secondo noi le migliori serie di agosto 2025.

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Dal successore di “BoJack Horseman”, la nuova serie più umana ma altrettanto comica “Long Story Short”, alla seconda stagione di “Platonic”, su due amici di lunga data che si rincontrano da adulti, passando per l’inedita rivisitazione di “Alien” e lo spy thriller “Butterfly”, queste secondo noi le migliori serie di agosto 2025.

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In “AGON” lo sport si muove nell’intersezione tra corpo e tecnologia

“AGON”, l’esordio alla regia di Giulio Bertelli, al cinema da oggi, esplora la preparazione e poi la gara di tre atlete durante i giochi fittizi di Ludoj 2024 nelle discipline di scherma, tiro a segno e judo. La pellicola lascia che la credibilità del documentario si immerga nella finzione narrativa, plasmando una narrazione in cui la tensione portante è lo scontro con ciò che, pur desiderandolo, non riusciamo del tutto a ottenere, come fosse un magma che si alimenta nell’intersezione tra la fragilità dell’essere umano e l’innovazione dello sport.

La condanna del piacere è lo strumento migliore per controllare l’uomo, ci disse Foucault

Come spiega Foucault, ogni individuo alienato – incapace di riconoscere i propri impulsi – rischia di diventare vittima del potere coercitivo.

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Questi, secondo noi, i migliori film di agosto 2025

Dall’esordio di Giulio Bertelli con “AGON”, che segue i fittizi giochi olimpici di Ludoj, a una rilettura brillante e feroce de “La guerra dei Roses” e una riflessione sulla crisi sanitaria con “L’ultimo turno”, passando per storie sulla disabilità fisica e mentale e sull’innocenza violata, questi secondo noi i migliori film di agosto 2025.

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Le persone credono ai complotti per non accettare la realtà

Una costante nella riflessione di Eco rimane la convinzione che “la psicologia del complotto nasce dal fatto che le spiegazioni più evidenti di molti fatti preoccupanti non ci soddisfano, e spesso non ci soddisfano perché ci fa male accettarle”.

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Spesso noi donne giudichiamo le altre replicando le stesse critiche che noi stesse abbiamo vissuto

Alcune donne mostrano la tendenza ad assumere, nei rapporti con le altre donne, un comportamento dominante e coercitivo piuttosto che collaborativo. È il fenomeno della “sindrome dell’ape regina”, proprio perché riproduce in un certo senso il comportamento delle api nell’alveare e rivela la predisposizione delle donne a essere molto più severe nei giudizi verso le altre, e non con i maschi, reiterano le stesse critiche che hanno subito.

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Alcune donne mostrano la tendenza ad assumere, nei rapporti con le altre donne, un comportamento dominante e coercitivo piuttosto che collaborativo. È il fenomeno della “sindrome dell’ape regina”, proprio perché riproduce in un certo senso il comportamento delle api nell’alveare e rivela la predisposizione delle donne a essere molto più severe nei giudizi verso le altre, e non con i maschi, reiterano le stesse critiche che hanno subito.

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Perché non aboliamo l’ora di religione e la sostituiamo con l’educazione civica?

È necessario ribadire l’importanza della laicità dello Stato, che dovrebbe valere anche e soprattutto nella scuola pubblica.

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Fotograferemo tutto e saremo incapaci di ricordare ciò che conta davvero, predisse Calvino nel 1970

Calvino, pur scrivendo in un’epoca in cui la fotografia è ancora quella analogica, descrive l'ossessione moderna di immortalare ogni cosa.

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Perché la scuola deve valorizzare altri tipi di intelligenze e non solo quella logico-matematica

Per cambiare la scuola, bisogna passare da una visione dell’insegnamento centrata sul nozionismo a una che metta al centro il singolo alunno.

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“Hot Milk” indaga la dipendenza reciproca, l’amore che imprigiona, la difficoltà di separarsi

“Hot Milk”, film di Rebecca Lenkiewicz tratto dall’omonimo romanzo di Deborah Levy, è un’opera sulla dipendenza reciproca, sull’amore che imprigiona, sulla difficoltà di separarsi. Attraverso il legame morboso tra la giovane protagonista, Sofia, e la madre Rose, che soffre di una malattia misteriosa, la pellicola parla di tutte le relazioni che ci formano e ci deformano, della fatica di diventare adulti quando si è cresciuti accudendo qualcuno e della rabbia che ci portiamo dentro quando non ci sentiamo visti.

“Flow – Un mondo da salvare” apre una porta sulla fine dell’umanità vista dagli animali

“Flow – Un mondo da salvare”, la pellicola vincitrice dell’Oscar al miglior film d’animazione, realizzata dal regista lettone Gints Zilbalodis e disponibile in esclusiva su Paramount+, più che raccontare qualcosa apre una porta per entrare in un altro mondo. Come in un sogno lucido, attraverso la storia di un gatto e di una piena, ci si ritrova dentro una dimensione post-umana, in cui ogni suono sembra amplificato, ogni gesto ha la densità del necessario.

In “Non è un Paese per vecchi” la morte non arriva per chi la merita ma per chiunque sia d’intralcio

“Non è un Paese per vecchi”, film cult del 2007 diretto dai fratelli Coen e disponibile su Paramount+, potrebbe essere definito un neo-western, dal momento che presenta diversi tratti tipici del genere ma ne sovverte altri in modo radicale. La pellicola, tratta dal romanzo omonimo di Cormac McCarthy, mostra una violenza prevaricatrice tale che la morte non arriva per chi se la merita, ma per chiunque sia d’intralcio.

L’obiezione è un’incoscienza. Se non vuoi praticare aborti, puoi fare il dermatologo.

Chi fa obiezione per l’aborto non offre un’alternativa all’IVG, ma sottrae a una donna un diritto che per legge le è garantito. 

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In un mondo che progredisce grazie alla matematica, in Italia continuiamo a snobbarla. Sbagliamo.

La matematica è una delle materie più prestigiose e riconosciute, eppure, in Italia – pur essendo il Paese di alcuni grandi matematici, fisici e scienziati – viene snobbata o tenuta a debita distanza. L’ansia da matematica è un problema globale, anche contagioso, che per essere arginato ha bisogno di un nuovo approccio non solo al suo studio, ma soprattutto al suo insegnamento.

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Gli standard di bellezza maschili esistono. E fanno male agli uomini.

Nel femminismo c’è posto per tutti quanti vogliano dare una mano ad abbattere gli stereotipi di genere. Ma sono gli uomini a doversi impegnare per primi.

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L’abbronzatura estrema è l’ultimo delirio della destra Usa. Ora bruciarsi è un atto di libertà.

Negli Stati Uniti, la destra conservatrice sta alimentando il mito dell’abbronzatura estrema, come se fossimo tornati di colpo negli anni Novanta. È il nuovo “culto del sole”, una questione non tanto estetica quanto etica e politica, perché diretta conseguenza dell’oscurantismo sui rischi per la salute della pelle portato avanti dall’amministrazione Trump: l’ultimo dei deliri antiscientifici dei MAGA.

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Se i nostri lavori sembrano inutili non è solo perché lo sono ma perché ci fanno sentire come automi

L’antropologo David Graeber ha definito i “bullshit jobs” come “una forma di impiego retribuito così completamente inutile, superflua o dannosa che persino chi lo svolge non riesce a giustificarne l’esistenza, pur sentendosi obbligato, per contratto, a fingere che non sia così”. Se oggi sentiamo che i nostri lavori sono inutili, però, non è solo per la loro natura ma anche per le condizioni in cui li svolgiamo – senza autonomia o relazioni significative, come automi.

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L’antropologo David Graeber ha definito i “bullshit jobs” come “una forma di impiego retribuito così completamente inutile, superflua o dannosa che persino chi lo svolge non riesce a giustificarne l’esistenza, pur sentendosi obbligato, per contratto, a fingere che non sia così”. Se oggi sentiamo che i nostri lavori sono inutili, però, non è solo per la loro natura ma anche per le condizioni in cui li svolgiamo – senza autonomia o relazioni significative, come automi.

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Questi 10 capolavori che hanno scritto la storia del cinema da vedere quest’estate

Tra i capolavori che hanno scritto la storia del cinema, da “Il maschio e la femmina” di Jean-Luc Godard a “Porcile” di Pier Paolo Pasolini, passando per “Non desiderare la donna d’altri” di Krzysztof Kieslowski, “Bella di giorno” di Luis Buñuel, “Romanzo popolare” di Mario Monicelli e “Lisbon Story” di Wim Wenders, ecco i 10 titoli che, secondo noi, dovresti vedere quest’estate.

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Tra i capolavori che hanno scritto la storia del cinema, da “Il maschio e la femmina” di Jean-Luc Godard a “Porcile” di Pier Paolo Pasolini, passando per “Non desiderare la donna d’altri” di Krzysztof Kieslowski, “Bella di giorno” di Luis Buñuel, “Romanzo popolare” di Mario Monicelli e “Lisbon Story” di Wim Wenders, ecco i 10 titoli che, secondo noi, dovresti vedere quest’estate.

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Per guidare il nostro futuro collettivo nella giusta direzione serve superare la mancanza di empatia

Migliorare la qualità del futuro dell’umanità richiede un’azione seria e significativa da parte di governi, imprese e singoli individui. Secondo diversi studi, però, ci è difficile provare empatia verso chi verrà dopo di noi, concentrandoci solo sui problemi attuali e non sulle conseguenze future delle catastrofi imminenti. Dobbiamo smetterla di girarci dall’altra parte e superare questi ostacoli emotivi per costruire un futuro più florido per tutti.

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Migliorare la qualità del futuro dell’umanità richiede un’azione seria e significativa da parte di governi, imprese e singoli individui. Secondo diversi studi, però, ci è difficile provare empatia verso chi verrà dopo di noi, concentrandoci solo sui problemi attuali e non sulle conseguenze future delle catastrofi imminenti. Dobbiamo smetterla di girarci dall’altra parte e superare questi ostacoli emotivi per costruire un futuro più florido per tutti.

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Il mito che basti la volontà o il talento per avere successo è dannoso, soprattutto per gli uomini

La diffusa mancanza di autostima e la gara continua per sentirsi migliori sono in parte responsabili della crisi della mascolinità. Gli uomini sono frustrati perché si sentono dei falliti, e si sentono dei falliti perché nella nostra società è impossibile sentirsi diversamente. Essere arrabbiati – anche se bisognerebbe imparare a gestirsi – è la naturale risposta umana a una società che fa sentire impotenti e inferiori, e che concede un senso di controllo solo a pochissimi.

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La diffusa mancanza di autostima e la gara continua per sentirsi migliori sono in parte responsabili della crisi della mascolinità. Gli uomini sono frustrati perché si sentono dei falliti, e si sentono dei falliti perché nella nostra società è impossibile sentirsi diversamente. Essere arrabbiati – anche se bisognerebbe imparare a gestirsi – è la naturale risposta umana a una società che fa sentire impotenti e inferiori, e che concede un senso di controllo solo a pochissimi.

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“Matlock” denuncia la crisi degli oppioidi col suo volto più drammatico: il riscatto di una madre.

“Matlock”, la nuova serie con Kathy Bates disponibile su Paramount+, recupera le atmosfere del procedural legal classico per renderle più contemporanee e affrontare temi come il lutto, il senso di colpa e la voglia di riscatto. La storia denuncia con molta arguzia le vulnerabilità che comporta invecchiare e la crisi degli oppioidi negli Stati Uniti. Nella nostra società, infatti, le persone anziane e quelle con una dipendenza sembrano accomunate da un’unica cosa: essere invisibili agli occhi degli altri.

Il cinema di Agnès Varda sta dalla parte dei sogni a occhi aperti, dell’utopia

Agnès Varda non è stata solo una regista, è stata capace di essere un luogo, grazie al suo sguardo: una casa piena di oggetti da amare, voci da ascoltare, volti da guardare senza giudizio. Nei suoi film c’è spazio per tutto ciò che siamo in grado di provare: dolore e gioia, rabbia e allegria. MUBI le dedica una rassegna, “Giocare, sempre”, e rivederla è come tornare da una nonna che ti prende per mano e ti insegna, senza spiegazioni noiose, a guardare il mondo con più meraviglia, e con più amore.

Essere single non è più un tabù. Ma le donne riescono a goderselo meglio degli uomini.

Oggi essere single non è più un tabù, ma secondo diversi studi le donne sono molto più felici e soddisfatte di esserlo rispetto agli uomini. Ciò ha a che vedere non solo con il fatto che il lavoro di cura domestico è spesso addossato ancora solo alle ragazze, ma anche con la difficoltà degli uomini di aprirsi e costruire relazioni sociali durature a prescindere da quelle con le proprie compagne.

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Oggi essere single non è più un tabù, ma secondo diversi studi le donne sono molto più felici e soddisfatte di esserlo rispetto agli uomini. Ciò ha a che vedere non solo con il fatto che il lavoro di cura domestico è spesso addossato ancora solo alle ragazze, ma anche con la difficoltà degli uomini di aprirsi e costruire relazioni sociali durature a prescindere da quelle con le proprie compagne.

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Non è facendo un “figlio cerotto” che si salva una relazione in crisi

Ci sono ancora enormi sfere di persuasione e di condizionamenti esterni che portano una coppia a sentirsi in dovere di diventare genitori. Alcune coppie in crisi sono così condizionate alla "genitorialità riparatrice" pur di salvare il rapporto, instaurando un modello di interazione disfunzionale composto da tre figure: la vittima, il persecutore e il salvatore.
Se la genitorialità è un tentativo di ricucire il tessuto di coppia sfilacciato allora rischia di avere conseguenze drammatiche su tutti, in primo luogo sul nuovo nato.

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I giovani hanno smesso di fare sesso per colpa del modello capitalista

Capitalismo e recessione sessuale sono inscindibili. La cultura della mancanza di relazioni è un aspetto dell’alienazione tipica del capitalismo.

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L’intelligenza emotiva è l’antidoto alla società della rabbia e dell’odio

L’intelligenza emotiva non è uno strumento che permette soltanto di raggiungere un benessere psicologico personale, ma collettivo.

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Dobbiamo far sì che i giovani attraversino la loro età con tutto ciò che comporta, senza demonizzarli

È un problema contemporaneo: adolescenti responsabilizzati oltremodo, incapaci di attraversare la loro fase di ribellione, tanto privi di riferimenti tra gli adulti da dover diventare, molto presto, il modello di sé stessi. Si sono ribaltati i ruoli ma questo non è sufficiente ad appianare la conflittualità tra generazioni. Gli adulti che non sanno chi sono tendono a demonizzare gli adolescenti, che dal canto loro diventano adulti prima del tempo, spesso non credendo più in sé stessi.

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“Queer” ci ricorda che il desiderio è una corda sempre tesa

“Queer”, l’ultimo film di Luca Guadagnino ora disponibile su MUBI, esplora la solitudine, l’ossessione erotica, l’alienazione sociale e la dipendenza da sostanze, mostrando un uomo consapevole del suo fallimento e del suo isolamento, ma incapace di rinunciare al desiderio di fuga e di contatto umano. La pellicola, tratta dall’omonimo romanzo di William S. Burroughs, ci ricorda che il desiderio è una corda sempre tesa, un’assenza da cui lasciarsi attraversare e trasformare.

Questi, secondo noi, i migliori film di luglio 2025

Dal documentario sulla prima rockstar del tennis, Ilie Năstase, all’esperimento sociale sul tradimento di “Suspicious Minds”, passando per il ritratto generazionale dei nuovi adolescenti di “Diciannove” e delle finestre sul Medio Oriente aperte da “Shayda” e “Happy Holidays”, ecco, secondo noi, i migliori film di luglio.

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La verità non esiste. Esistono tante verità diverse. Anche ne “Il dubbio”.

Le storie che non ci dicono tutto sono le uniche che assomigliano davvero alla nostra esistenza. La verità non esiste. Esistono tante verità diverse. “Il dubbio”, il film di John Patrick Shanley con Meryl Streep e Philip Seymour Hoffman, disponibile su Paramount+, ci chiede quanto il proprio pregiudizio, nato dall’esperienza personale e dalle idiosincrasie di ciascuno, influenzi la nostra visione della realtà e degli altri. Perché abbiamo bisogno di sapere, non tanto per condannare o assolvere, ma per smettere di stare in bilico.

“Toxic” mostra come la bilancia sia diventato uno strumento di sottomissione e obbedienza femminile

“Toxic”, esordio alla regia con cui l’autrice lituana Saulė Bliuvaitė ha vinto il Pardo D’Oro al Festival di Locarno 2024, racconta, attraverso la storia di due adolescenti desiderose di cambiare vita, di quanto la nostra cultura abbia reso la bilancia uno strumento di obbedienza femminile. Come se essere magre bastasse di per sé non solo a farci sentire belle, desiderabili, sexy ma soprattutto ad avvicinarci in qualche modo alla realizzazione, forse addirittura alla felicità.

Queste, secondo noi, le migliori serie di luglio 2025

Dal ritorno di uno dei cattivi migliori di sempre, con “Dexter: Resurrection”, al remake contemporaneo di “Matlock”, che è valso a Kathy Bates una nomination agli Emmy, passando per la nuova acclamata opera di Lena Dunham, “Too Much”, ecco, secondo noi, le migliori serie di questo mese.

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Dal ritorno di uno dei cattivi migliori di sempre, con “Dexter: Resurrection”, al remake contemporaneo di “Matlock”, che è valso a Kathy Bates una nomination agli Emmy, passando per la nuova acclamata opera di Lena Dunham, “Too Much”, ecco, secondo noi, le migliori serie di questo mese.

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Questa la nostra selezione di libri letti a luglio 2025

Cosa succede quando la famiglia, invece di essere rifugio e conforto, diventa un carcere invisibile e totalizzante? È da questa domanda che parte il romanzo vincitore del Premio Strega, mentre tra saggi, memoir e fiction, i libri che abbiamo letto questo mese intrecciano anche il lutto alla vita, il cibo alla cultura, la conquista di un’identità con il crollo del muro di Berlino. Ecco quali abbiamo selezionato.

Ciò che oggi ci commuove in “Her” non è la tecnologia ma la parte più fragile dell’umano

“Her”, l’indimenticabile film di Spike Jonze, quando uscì nel 2013 era davvero un film visionario, capace di anticipare anche se per poco il futuro, ma con una storia ben condivisibile nel presente. Dopo poco più di dieci anni, continua a parlarci perché oggi siamo davvero nello scenario che racconta: nella nostalgia senza corpo, nell’assenza piena di segnali, nei rapporti che si reggono su vocali, e che dopo anni di entusiasmo iniziale sembrano averci iniziato ad annoiare. Ciò che ci commuove non è la tecnologia ma la fragilità dell’umano.

Le relazioni sono importanti per essere felici, ma anche sapere quando chiuderle se ci fanno male

La “mobilità relazionale”, definita come la capacità di muoversi attraverso diversi legami e di saper chiudere quelli che non funzionano più, è uno degli indicatori della nostra felicità. Non basta avere rapporti, infatti, serve anche che questi ci rappresentino e siano di qualità.

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Abbiamo passato la vita a essere quello che la società voleva, ora vogliamo essere noi stessi

La nuova macro-tendenza culturale in cui ci stiamo inserendo, ormai insofferenti ai miti proiettivi che hanno sempre stimolato i nostri comportamenti sociali, si esprime in un principio di resistenza ai cambiamenti imposti dall’esterno. Stiamo assistendo, infatti, a un crescente rifiuto dei modelli irraggiungibili che ci sono stati propinati senza sosta per decenni, e a una generale sfiducia nella cultura del sacrificio che ha sempre orientato le nostre vite. Alla grande narrazione dell’ascesa individuale, rivelatasi insostenibile, si sta sostituendo un forte desiderio di abitare i propri confini soggettivi, che rivendica il diritto di non dover per forza fare qualcosa per estenderli o abbandonarli.

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“The Offer”, la serie sulla genesi de “Il Padrino”, racconta il caos geniale dietro la leggenda

“Il Padrino”, film del 1972 di Francis Ford Coppola, è molto più di un racconto sulla mafia: è un affresco epico sulla famiglia, il potere e l’America stessa in quanto terra della migrazione, della corruzione e delle infinite possibilità. Diventato una trilogia cult, la sua genesi e il suo successo sono stati raccontati da “The Offer”, la miniserie originale di Paramount+ che brilla per la sua capacità di intrecciare storia vera, intrattenimento e un’ode appassionata al processo creativo di Coppola, ricordandoci  che ogni capolavoro nasce da un caos irriducibile.

Legalizzare il suicidio assistito non significa disprezzare la vita, ma dare dignità alla morte

Il suicidio assistito oggi, in determinate circostanze, in giurisdizioni che riguardano almeno 300 milioni di persone, è legale, ma non in Italia. Gli oppositori sostengono che permetterlo significhi “scegliere di morire”, ma in realtà, essendo tutti esseri mortali, significa scegliere quando, come e con chi farlo. In una vita in cui poco dipende da noi, dovremmo almeno essere liberi di poter scegliere come andarcene.

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Cercare lavoro non è diventato solo un lavoro, è peggio

In un’epoca in cui ogni cosa sembra aver assunto la fatica di un lavoro, era inevitabile che anche la ricerca stessa di una mansione finisse per essere travolta da questa dinamica. Che cercare lavoro sia un lavoro viene ripetuto da tempo, eppure negli ultimi tempi – tra risposte mancate, annunci fantasma e processi infiniti – questo impegno sembra ormai insostenibile, frustrante e problematico.

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Siamo abituati a seguire piaceri effimeri, ma non significa vivere bene. Ci serve profondità.

La nostra ossessione contemporanea per il “sentirci bene” è fondamentalmente mal orientata. In una cultura che insegue incessantemente picchi di dopamina, rischiamo di staccarci dalla realtà, perdendo di vista ciò che rende la vita davvero significativa. Il piacere conta, ma una vita che valga davvero la pena di essere vissuta ne richiede uno radicato nella verità, non nell’illusione.

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Tra fuga all’estero o mobilità interna, a distruggere le relazioni è anche la precarietà geografica

Quando si parla di legami sentimentali sempre più difficili e delle complicazioni nel progettare un futuro, quasi sempre si cita solo la precarietà economica. Ma anche quella geografica conta: molte relazioni sono a distanza non per scelta, ma per necessità. E spesso si sfaldano.

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Vogliamo intorno solo persone sempre felici, per questo non riusciamo più a creare legami veri

Siamo così terrorizzati dal fatto di non saper gestire non solo le emozioni negative nostre, ma anche quelle degli altri, che abbiamo deciso di barattare il mondo vero con uno a due dimensioni, in cui possiamo scegliere di “scrollare” fin quando non troviamo un’immagine social che ci faccia sentire a nostro agio. Ma vivere filtrando la realtà ci porta a distaccarci sempre di più da chi e da ciò che ci circonda.

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“Love” riflette in modo lancinante e profondo sul bisogno primitivo che abbiamo di sentirci amati

“Love”, il film del regista e scrittore norvegese Dag Johan Haugerud con cui si conclude la sua trilogia sui rapporti umani, è una riflessione dolce, lancinante e profonda sul modo in cui oggi ci avviciniamo agli altri, sul desiderio, sulla vergogna, sulle aspettative, sul corpo, sulla malattia, e su quel bisogno primitivo e modernissimo insieme che abbiamo di sentirci amati.

Non siamo più in grado di mettere in discussione le nostre idee tanto da girarci dall’altro lato

Scegliere di non venire a conoscenza di un’informazione liberamente disponibile – per esempio sull’attualità, sulla propria condizione economica o sanitaria – è un fenomeno diffuso, che ha soprattutto a che fare col sentirci emotivamente sovraccarichi o con il non voler entrare in contatto con idee che mettono in discussione le nostre convinzioni. Così, però, finiamo per vivere chiusi nel nostro mondo, se non addirittura per voltarci dall’altra parte.

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Sui social la psicologia si è ridotta a 5 consigli su come stare meglio. Anche no, grazie.

Sui social sono sempre di più le pagine e i profili che parlano di psicologia, un tema attuale che necessità ancora di superare determinati tabù. Se l’effetto può essere utile, però, spesso si riduce il tutto a un bignamino di frasi fatte o a reel con cinque consigli per superare l’ansia. Il fenomeno si fa poi torbido e intollerabile quando a sfruttare questo trend entrano in gioco individui che non sono nemmeno psicologi e si spacciano come tali, se non addirittura come entità ancora superiori.

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Non è la paura che ci fa desiderare le autocrazie. È la disistima verso noi stessi.

Se c’è un’epidemia dominante negli ultimi tempi è la mancanza di autostima e il senso di impotenza sempre più forte. E questo, purtroppo, ci induce a coltivare il mito dell’uomo forte che ci salverà. Il vuoto di certezze contemporaneo agisce negativamente sul piano dello sviluppo esistenziale di molti di noi, che non riescono ad acquisire fiducia nella propria capacità di incidere sul progresso proprio e degli altri.

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Vorremmo tutti lavorare meno, ma saremmo davvero capaci di smettere completamente?

Negli ultimi tempi qualcosa si è rotto nel nostro rapporto con il lavoro. Eravamo convinti che ci aiutasse a renderci indipendenti e felici e invece ci sta rendendo solo più sfiniti, oltre a permetterci a malapena di sopravvivere. Vorremmo lavorare meno, per tornare a vivere davvero il nostro tempo, le nostre passioni e le nostre relazioni. Ma saremmo davvero capaci di smettere completamente?

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“Suspicious Minds” mostra come l’infedeltà e il sospetto del tradimento siano contagiosi e oppressivi

“Suspicious Minds”, diretto dal regista romano Emiliano Corapi e disponibile su Paramount+, è un film che sembra far parte di un esperimento sociale, dato che attraverso l’osservazione di due coppie – una più giovane e una più adulta – si propone di mostrare come l’infedeltà, ma soprattutto il sospetto del tradimento, possano diventare contagiosi, nocivi e opprimenti, logorando i rapporti che ci legano alle persone che amiamo.

L’identità italiana che propaganda la destra non esiste

La destra continua a trasformare la cittadinanza in un premio e non in un diritto, cristallizzando la propria idea di identità italiana sul moderno sovranismo e sulla paura di integrare realtà esterne. Il problema è che così ci si dimenticano i passaggi storici che naturalmente hanno creato il senso di appartenenza italiano, ovvero un contenitore di culture diverse fatto anche dell’eredità di dominazioni straniere e dell’acquisizione di tradizioni che vengono da lontano, nel tempo e spesso anche da fuori.

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Se gli studenti rifiutano gli esami è perché hanno capito che la scuola italiana li ignora

Tra gli innumerevoli problemi che affliggono la scuola italiana rendendola per lo più “inerte”, spicca il fatto che gli studenti vengano completamente abbandonati a loro stessi. Da professoressa di scuola secondaria, mi accorgo tutti i giorni che molte scuole statali italiane lavorano sempre più come aziende, ben poco disposte a interrogarsi sui reali bisogni degli studenti di oggi. Eppure, se questi ultimi prendono coscienza del trattamento che ricevono e decidono di protestare, l’unica risposta del governo italiano è la punizione.

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Abbiamo reso il sesso il ricettacolo di traumi e frustrazioni. Per questo non lo fa più nessuno.

Per molti di noi, il sesso sembra diventato il luogo in cui testare la propria seduttività, col risultato che l’altro non viene né guardato né ascoltato profondamente, ma usato come una sorta di specchio che ci restituisce l’immagine desiderabile che vorremmo passasse di noi. Il sesso assume in questo modo una dimensione prestazionale piuttosto che relazionale, perché l’altro di fatto è come se non ci fosse poiché lo ignoriamo: stiamo più attenti a noi stessi, a quanto performativi appariremo all’altro trascurando, di fatto, i suoi bisogni e i suoi desideri.

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Se siamo infelici è perché sprechiamo troppo tempo a cercare di essere migliori degli altri

Bertrand Russell aveva previsto lo stato di infelicità e insoddisfazione che avrebbe fagocitato l'uomo moderno impedendogli di vivere un benessere duraturo.

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Dexter è uno dei migliori cattivi di sempre. Dopo esser passato per l’inferno, ora è risorto.

“Dexter: Resurrection”, la nuova serie disponibile su Paramount+, resuscita uno dei cattivi migliori di sempre: Dexter Morgan, ematologo forense di giorno e serial killer di notte. Dopo essere stato in coma e aver scampato la morte, Dexter si ritrova ora a New York per rimettere in piedi il rapporto con il figlio, e nessuna città è tanto adatta per nascondersi. I nuovi episodi ci ricordano che la giustizia, fortunatamente, è meno netta di quanto il nostro istinto vorrebbe.

In una società iper-produttiva, le relazioni social, seppur brevi, ci aiutano spesso a non soccombere

Il termine “social snacking”, coniato dalla psicologa Wendi Gardner nel 2005, indica tutte le modalità che ci permettono di sentirci in relazione con l’altro senza per questo impegnarci in legami duraturi. Oggi questo fenomeno sembra avvenire sempre più spesso, anche tramite i social. Anche se a volte ci aiuta a non soccombere, è il problema di una società della performance e dell’iper-produttività che ci chiede di capitalizzare ogni momento della nostra giornata, compromettendo la possibilità di investire grandi quantità di tempo in relazioni che, per durare, richiedono giustamente impegno ed energia.

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Il termine “social snacking”, coniato dalla psicologa Wendi Gardner nel 2005, indica tutte le modalità che ci permettono di sentirci in relazione con l’altro senza per questo impegnarci in legami duraturi. Oggi questo fenomeno sembra avvenire sempre più spesso, anche tramite i social. Anche se a volte ci aiuta a non soccombere, è il problema di una società della performance e dell’iper-produttività che ci chiede di capitalizzare ogni momento della nostra giornata, compromettendo la possibilità di investire grandi quantità di tempo in relazioni che, per durare, richiedono giustamente impegno ed energia.

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Perché la musica napoletana è ancora la più bella del mondo

Dal canto classico napoletano dell'Ottocento, fino a oggi, la musica napoletana continua a influenzare e farsi influenzare da culture e tradizioni diverse, "ruba" per reinventare un successo dopo l'altro e ispirare anche cantanti non napoletani.

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Con i “I pugni in tasca”, Marco Bellocchio ha fatto implodere la famiglia borghese su sé stessa

L’esordio folgorante di Marco Bellocchio, “I pugni in tasca”, non è solo un film di rottura, ma una detonazione intima, simbolica, cruda, sovversiva. Mette in scena l’implosione della famiglia borghese come atto radicale e irrimediabile, anticipando l’onda lunga delle contestazioni del ‘68, ma con uno sguardo lucido e disilluso che resta, ancora oggi, di una potenza devastante.

Non solo temiamo di perdere ma anche di vincere, per paura che la vittoria sia breve e una delusione

Mentre cerchiamo di imparare davvero a non stigmatizzare il fallimento, vedendolo come una parte essenziale del percorso umano, è in costante crescita un fenomeno che può sembrare il rovescio della medaglia: la paura di vincere. Ottenere un riconoscimento non può però essere una colpa, se frutto di sacrifici e competenze nel proprio campo. E non vuol dire neanche affossare gli altri. Ai meccanismi di autosabotaggio che ci bloccano dal provare a raggiungere ciò che davvero vorremmo si aggiunge anche il timore delle aspettative, la sensazione che, una volta raggiunto il traguardo, tutto possa sgonfiarsi.

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Assillati dagli impegni, continuiamo a non dare priorità alle amicizie, finendo per perderle

Nella società capitalista, il tempo dedicato all'amicizia, invece che un piacere, è diventato qualcosa di obbligatorio – al pari di altri impegni da portare a termine nel meno tempo possibile –, oppure qualcosa di sacrificabile – perché meno urgente degli obiettivi professionali, meno impattante della famiglia e dell’amore, meno strategico della palestra. Così non perdiamo di vista solo gli altri, ma anche noi stessi.

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Il grande inganno della società è aver fatto in modo che fidarci degli altri sia un gioco a perdere

A causa della presenza pervasiva e martellante di fattori che ci fanno sentire vulnerabili a ogni tipo d’inganno – dal costante aumento delle truffe online, all’idea di fondo che ci sia sempre qualcuno pronto a “rubarci” il lavoro, l’identità, o altro di ciò che possediamo –, stiamo assistendo a un’erosione progressiva della nostra capacità di riporre fiducia nel mondo, con dirette conseguenze sui legami che stringiamo con gli altri. Gli psicologi, nello specifico, parlano di “suckerofobia”, una fobia sociale che ha la sua origine nella sensazione – spesso non veritiera – che qualcuno stia agendo a nostre spese in modo disonesto, portandoci a diffidare di chi ci circonda, e creando così una coltre di sfiducia collettiva sempre più difficile da lacerare.

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“Diciannove” racconta con onestà i desideri, i sogni e le frustrazioni del diventare adulti

“Diciannove”, l’esordio di Giovanni Tortorici prodotto anche da Luca Guadagnino, non cerca di spiegare o di giudicare l’inquietudine dei diciannove anni, ma la mette in scena così com’è: confusa, rabbiosa, fragile, piena di sogni che si scontrano con la provincia e con la paura del futuro. E in questo ritratto sincero e privo di retorica, il film trova la sua forza più grande, restituendo dignità a un’età che è un confine sottile in cui si impara, a volte con fatica, a diventare adulti.

Per non restare una generazione di infelici dobbiamo creare una nuova scala di valori

A differenza della depressione, l'infelicità è tutto merito nostro. Per sconfiggerla, bisognerebbe prima imparare a riconoscerla.

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A differenza della depressione, l’infelicità è tutto merito nostro. Per sconfiggerla, bisognerebbe prima imparare a riconoscerla.

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Ilie Nastase ha reso il tennis fico. È stato il primo grande mattatore di questo sport.

“Nasty”, il documentario Tudor Giurgiu, Cristian Pascariu e Tudor Popescu, disponibile su Paramount+, racconta il leggendario Ilie Năstase, il primo vero sportivo a rendere fico il tennis. Il suo successo ha fatto del tennis qualcosa di più di un match da guardare: l’ha reso uno spettacolo, simile all’arte e alla vita. Quindi imperfetto, indecente, soprattutto indimenticabile.

Questi, secondo noi, i film che devi assolutamente recuperare al Cinema Godard

Il cinema continua da sempre a farsi specchio, anche attraverso il passato, dell’attualità della società, esplorando emozioni profonde e affrontando nodi ancora irrisolti. Fino al 13 luglio il Cinema Godard, nella sede milanese di Fondazione Prada, propone la rassegna #Flashback, che ripercorre alcuni dei film più apprezzati dal pubblico dell’istituzione nell’ultimo anno. Questi i nostri preferiti.

Fare la guerra è un disastro anche per il pianeta

La guerra non è solo una questione etica ma anche ambientale. Il riarmo da solo potrebbe aumentare le emissioni globali di quasi 200 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, equivalente all’impronta carbonica del Pakistan. A livello mondiale, complessivamente le forze armate sono responsabili del 5,5% delle emissioni globali che, sempre per farci un’idea concreta, significa più di tutto il comparto dell’aviazione civile che, a sua volta, è il settore dei trasporti più inquinante.

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No Salvini, la castrazione chimica non è una soluzione se poi propagandiamo cultura machista

Introdurre la castrazione chimica, come vorrebbe il ministro Salvini, per arginare il problema della violenza di genere non è una soluzione. Serve agire sull’educazione per scardinare la cultura machista – di cui andiamo molto fieri –, e togliere forza a quei paradigmi culturali che ancora oggi alimentano la disparità tra uomo e donna. Purtroppo, invece, viviamo nell’epoca dei proclami facili, offensivi e incoerenti, che diventano efficaci strumenti di propaganda.

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Osserviamo le vite altrui senza poter migliorare la condizione della nostra. Siamo millennial.

Tutte le dinamiche che caratterizzano la vita di un millennial sono novecentesche, ma con la tecnologia del terzo millennio. Quindi l’imperativo sociale, lo status da raggiungere, resta lo stesso dei nostri genitori: posto fisso, comprare casa, creare una famiglia. Non avendo i mezzi per farlo, c’è un’intera generazione che si sente fuori luogo. Non si riconosce nella realtà che la circonda, c’è un senso di disorientamento e di precarietà di massa, e questo influenza i rapporti tra le persone, quelli che ormai hanno un comune denominatore: la paura.

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I portuali che bloccano le armi per Israele ci ricordano che l’indifferenza è vigliaccheria

Di recente, un carico di circa 14 tonnellate di componenti metallici per collegare le munizioni nei fucili mitragliatori destinate a Israele è stato bloccato nel porto di Marsiglia. Gli operai dello scalo francese si sono rifiutati di caricarlo sulla nave come atto di dissenso contro la repressione violenta ai danni del popolo palestinese. Magari non cambieranno la storia, ma hanno deciso di non essere né complici né indifferenti.

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Il mondo è al collasso, ma la vita continua. E noi siamo divisi tra ansia e dissociazione.

L’ipernormalizzazione è stata definita come uno dei tentativi che negli ultimi anni abbiamo messo in atto per di sedare “quella sensazione viscerale di esserci svegliati in una linea temporale alternativa, con la consapevolezza profonda, fisica, che qualcosa non va, ma senza avere la minima idea di come rimettere le cose a posto”. Questo atteggiamento reiterato, apparentemente, sembrerebbe avere in un certo senso modificato il nostro senso di realtà, che risulta come appannato, intorpidito.

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Una colata di pistacchio ci seppellirà

Siamo esposti continuamente al cibo: sui social, in televisione, su Youtube. Questo nuovo modo di introiettare le pietanze degli altri ha comportato un cambiamento negli usi e nei consumi che coinvolge addirittura il turismo. Perché il libero mercato miete vittime anche quando si parla di cibo affabulando le masse, e di questo passo una colata di pistacchio ci seppellirà.

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Questi, secondo noi, i migliori film di giugno 2025

Dal successo francese di “L’amore che non muore”, candidato a 12 César Award, alla ricostruzione italiana dell’emancipazione femminile nel secondo dopoguerra di “Il mio posto è qui”, passando per riflessioni sulle relazioni contemporanee, sulle grandi trasformazioni della vita e su come ci cambia la perdita di un padre, ecco secondo noi i migliori film di questo mese.

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Anche le donne si sentono rifiutate dagli uomini: le Femcel, corrispettivo femminile degli Incel

Non solo Incel, ma anche Femcel: capire come funzionano queste comunità è fondamentale per riflettere sulla complessità di questi fenomeni sociali e ideologici

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“Il mio posto è qui” mostra che esistere, se il mondo ti vuole invisibile, è un atto rivoluzionario

Siamo stati educati a credere che chi infrange le regole meriti una punizione, anche se ingiuste. “Il mio posto è qui”, film di Daniela Porto e Cristiano Bortone disponibile su Paramount+, racconta la storia di due esclusi: Marta, ragazza madre costretta a un matrimonio riparatore, e Lorenzo, sacrestano omosessuale tollerato solo per utilità. In un paesino calabrese del dopoguerra, entrambi sono condannati per ciò che rappresentano: una minaccia all’ordine costituito. La pellicola è una riflessione profonda su come esistere davvero, quando il mondo ti vuole invisibile, è un atto rivoluzionario.

Essere parte di una community, come quella MINI, significa far parte di una storia più grande

Dal 20 al 22 giugno, a Rieti, Federclub MINI Italia ha organizzato la sesta edizione del Federclub MINI Meeting. I soci dei Club MINI e gli oltre 180 appassionati provenienti da tutta Italia sono tornati a ritrovarsi con le loro auto, insieme alle tante storie che portano con sé. I raduni restano un grande gesto e rito collettivo, una nostalgia attiva. Con la loro colonna sonora, in sottofondo, che si evolve con il nostro sentire.

La Costituzione ci dice che l’Italia ripudia la guerra. In realtà la supporta vendendo armi.

In Italia, ci professiamo orgogliosi della “Costituzione più bella del mondo”, fingendo di non sapere che le parole spesso rimangono solo parole, anche se le stampiamo in bella copia e persino se ci facciamo giurare i neoministri. Nonostante l’articolo 11 della Costituzione dica: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, in realtà supportiamo le guerre continuando a vendere armi per miliardi di euro.

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Avere tante possibilità di scelta non ci rende più liberi, ma paradossalmente più infelici

Il sistema attuale, che ha innalzato il benessere, ha portato al tempo stesso a una maggiore infelicità, o per l’eccesso di scelta o per la sua scarsità

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“Mysterious Skin” ci ricorda che il passato non muore mai

“Mysterious Skin”, capolavoro del 2004 del regista Gregg Araki, è un’opera coraggiosa, disturbante, ma anche profondamente empatica, capace di toccare corde profonde senza mai scivolare nel voyeurismo o nella facile provocazione. Raccontando gli abusi sui bambini e la solitudine dell’adolescenza, ci ricorda che il passato non muore mai, ma vive nel nostro presente in virtù di quanto – o meno – siamo riusciti ad affrontarlo.

La Finlandia ha dato una casa a tutti i senzatetto del Paese, noi aspettiamo li aiuti la Provvidenza

Gli straordinari risultati ottenuti in Finlandia con l'implementazione della politica dell'"Housing first", ribaltando il solito modello di welfare "a scale", che prevede di fornire un alloggio ai senzatetto solo dopo che questi hanno trovato un lavoro sono eccezionali. La dimostrazione che invece di colpevolizzare chi è in difficoltà, basterebbe supportarlo nel ricostruire la propria vita.

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Queste, secondo noi, le migliori serie di giugno 2025

Da un cult generazionale come “Twin Peaks” che arriva in streaming su MUBI al ritorno di grandi serie di successo come “The Bear” e “Squid Game”, passando per novità interessanti come “Stick”, ecco, secondo noi, le migliori serie di questo mese.

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Il tuo peggior nemico sei tu stesso, e la tua sindrome dell’impostore

Sentirsi patetici, speciali o incompresi è molto più diffuso di quanto immagini. Quindi no, non sei l'unico a sentirsi un impostore.

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“Happy Together” ci ricorda che spesso l’amore o straripa o si consuma nel silenzio

“Happy Together”, film del 1997 di Wong Kar Wai, tra le voci più influenti del cinema asiatico contemporaneo, è prima di tutto un racconto di sradicamento e di profonda solitudine. A volte, nella pellicola, sembra come se per l’amore non esistessero mai le parole giuste: o straripa, o si consuma nel silenzio. Perché, in fin dei conti, non assomiglia ad altro che alla prima luce primaverile: di colpo, accade.