“The Island” ci invita a smettere di voler essere “qualcuno” e ad ampliare la nostra percezione

Il pregiudizio di credere di essere qualcuno, ovvero dei soggetti separati dal mondo, ci porta a numerosi fraintendimenti della realtà e del modo in cui ne facciamo esperienza. “The Island”, l’ultimo progetto site-specific dell’artista, regista e filosofa tedesca Hito Steyerl negli spazi dell’Osservatorio di Fondazione Prada, ci invita ad abbandonare questa pretesa, lasciandoci dissolvere in una coscienza diffusa.

“The Mastermind” mostra come la vita, spesso, si consumi in illusioni infrante

“The Mastermind”, l’ultimo film di Kelly Reichardt, presentato al Festival di Cannes e disponibile su MUBI, è ambientata in un momento politico liminale, che riflette il senso di incertezza del protagonista, James Blaine Mooney, interpretato da Josh O’Connor: l’ottimismo rivoluzionario degli anni ’60 svanisce mentre l’inizio del disincanto degli anni ’70 comincia a farsi sentire. Un momento che riflette il modo in cui la vita, spesso, si consuma tra illusioni e disillusioni.

25 anni dopo, Iñarritu rilegge il suo capolavoro “Amores perros” perché ha ancora molto da dirci

A 25 anni dall’uscita del suo cult, il regista messicano Alejandro Iñárritu non vuole “celebrare” Amores perros, ma osservarlo alla luce del presente, con un’installazione dedicata al Messico e a tutto il materiale scartato dall’opera. La mostra rende visibile proprio questo: la distanza tra passato e presente, tra ciò che pensavamo di aver visto e ciò che vediamo ora, tra ciò che credevamo di essere e ciò che siamo ora.

Nell’800 bastò capire che lavarsi le mani avrebbe salvato vite. Anche quell’idea fu ostracizzata.

Nell’Ottocento la febbre puerperale uccideva fino al 18% delle partorienti. Ignác Semmelweis, dottore ungherese, scoprì che il contagio veniva dalle mani sporche degli studenti che passavano dalle autopsie alle visite ginecologiche. Così, impose l’obbligo di lavarsi e disinfettarsi le mani, facendo crollare la mortalità delle donne incinte all’1%. Un’intuizione che oggi consideriamo banale ma che all’epoca fu osteggiata per pregiudizi scientifici e politici.

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Nell’Ottocento la febbre puerperale uccideva fino al 18% delle partorienti. Ignác Semmelweis, dottore ungherese, scoprì che il contagio veniva dalle mani sporche degli studenti che passavano dalle autopsie alle visite ginecologiche. Così, impose l’obbligo di lavarsi e disinfettarsi le mani, facendo crollare la mortalità delle donne incinte all’1%. Un’intuizione che oggi consideriamo banale ma che all’epoca fu osteggiata per pregiudizi scientifici e politici.

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In una vita di incognite, sono gli eventi certi, che si ripetono sempre, a renderci ciò che siamo

La nostra vita è composta di infinite variabili, più o meno influenti, ma in mezzo a questo sciame alcuni eventi appaiono come il cristallizzarsi di forze, capaci di prendere forma, e di farci diventare ciò che siamo. Sono eventi che tutti conosciamo e condividiamo, che segnano trasversalmente l’esperienza umana e che si ripetono, nonostante enormi cambiamenti, da sempre, capaci di darci sicurezza e risorse per affrontare il futuro.

“Il pianeta azzurro”, di Franco Piavoli, guarda il mondo come se nascesse sotto i suoi occhi

“Il pianeta azzurro”, documentario del 1982 di Franco Piavoli che sarà proiettato al Cinema Godard di Fondazione Prada sabato 13 dicembre, intreccia paesaggi, volti, gesti quotidiani, animali ed elementi naturali della campagna lombarda in un flusso ininterrotto, dove luce, acqua, vento e vegetazione segnano lo scorrere del tempo. Il film, ora restaurato dalla Cineteca di Milano, è un’esperienza che sembra nascere direttamente dal respiro della terra, come se il mondo avesse trovato finalmente un modo per raccontarsi da solo, senza l’interferenza dell’uomo.

Con la Russia e gli USA sempre più allineati contro l’UE, qui o si fa l’Europa o è finita

Viviamo in un periodo storico in cui si aggiungono costantemente nuovi tasselli a quella che è, a tutti gli effetti, una distopia. Al già difficile periodo per l’Unione europea, ora si aggiunge anche un rafforzamento dell’asse tra Russia e Stati Uniti per indebolirla sempre di più. Per salvarci dobbiamo proteggere la nostra galassia, anche se in piazza c’è qualcuno che quelle dodici stelle le brucia e sui social le vilipende.

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Viviamo in un periodo storico in cui si aggiungono costantemente nuovi tasselli a quella che è, a tutti gli effetti, una distopia. Al già difficile periodo per l’Unione europea, ora si aggiunge anche un rafforzamento dell’asse tra Russia e Stati Uniti per indebolirla sempre di più. Per salvarci dobbiamo proteggere la nostra galassia, anche se in piazza c’è qualcuno che quelle dodici stelle le brucia e sui social le vilipende.

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Sarajevo, anni ‘90. Quando gli italiani pagavano per sparare per divertimento a civili e bambini.

Cittadini occidentali, uomini comuni, professionisti per bene, padri di famiglia negli anni Novanta partivano per Sarajevo per weekend all’insegna di un divertimento sanguinario e perverso. Tra loro, per lo più americani, canadesi e russi, c’erano anche degli italiani che andavano a sparare ai civili per gioco, per il brivido dell’adrenalina. Un orrore che si nutre del potere dei soldi.

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Cittadini occidentali, uomini comuni, professionisti per bene, padri di famiglia negli anni Novanta partivano per Sarajevo per weekend all’insegna di un divertimento sanguinario e perverso. Tra loro, per lo più americani, canadesi e russi, c’erano anche degli italiani che andavano a sparare ai civili per gioco, per il brivido dell’adrenalina. Un orrore che si nutre del potere dei soldi.

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Con “The Island”, Hito Steyerl ci invita a riconoscere che la realtà non è mai monolitica

“The Island”, l’ultimo progetto commissionato da Fondazione Prada all’artista, regista e saggista tedesca Hito Steyerl per gli spazi del suo Osservatorio, è come un invito a riconoscere che la realtà non è mai monolitica, che l’esperienza si stratifica e che la nostra attenzione è l’unico strumento che abbiamo per provare a orientarci nella molteplicità dei mondi possibili.

Condannare il nazismo non è censura, ma democrazia. Anche a una fiera di libri.

Il nazismo è un crimine, non un orientamento politico e la Storia, anche se tendiamo ad annacquarla, non va dimenticata. La polemica che quest’anno coinvolge la fiera dell’editoria “Più Libri Più Liberi” per la presenza di una casa editrice che pubblica opere di teorici del nazismo, con testi razzisti e antisemiti, non dovrebbe nemmeno esistere. Il nazismo, in una democrazia, non può essere normalizzato.

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Il nazismo è un crimine, non un orientamento politico e la Storia, anche se tendiamo ad annacquarla, non va dimenticata. La polemica che quest’anno coinvolge la fiera dell’editoria “Più Libri Più Liberi” per la presenza di una casa editrice che pubblica opere di teorici del nazismo, con testi razzisti e antisemiti, non dovrebbe nemmeno esistere. Il nazismo, in una democrazia, non può essere normalizzato.

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“Il rapimento di Arabella” è il riflesso di una generazione bloccata tra passato e futuro

“Il rapimento di Arabella”, l’ultimo film di Carolina Cavalli con Benedetta Porcaroli, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2025, si muove su un crinale fra surreale e quotidiano, proponendo un viaggio che è allo stesso tempo fuga e ricerca, delusione e tentativo di riscatto. È il riflesso di una generazione bloccata in un mondo che esige prestazioni, successo e realizzazione immediata e allontana ogni possibilità di fare i conti con il fallimento.

Estrema destra ed estrema sinistra, sulla politica estera, sono sostanzialmente la stessa cosa

Sia Potere al Popolo sia Forza Nuova propongono di uscire dalla Nato, hanno come collante l’anti-americanismo e vedono l’Unione Europea come il leviatano della tecnocrazia, dei burocrati, la madre di tutte le nefandezze. Anche sul riarmo europeo le idee sono identiche, così come sull’invio di armi all’Ucraina: contrarietà senza appello. Certo, su altri temi i due partiti sono agli antipodi, ma sulla politica estera c’è una sincronia inaspettata.

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Sia Potere al Popolo sia Forza Nuova propongono di uscire dalla Nato, hanno come collante l’anti-americanismo e vedono l’Unione Europea come il leviatano della tecnocrazia, dei burocrati, la madre di tutte le nefandezze. Anche sul riarmo europeo le idee sono identiche, così come sull’invio di armi all’Ucraina: contrarietà senza appello. Certo, su altri temi i due partiti sono agli antipodi, ma sulla politica estera c’è una sincronia inaspettata.

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L’Occidente non è di certo perfetto, ma disprezzarlo sempre a prescindere non è un buon segnale

L’oikofobia è un atto politico teso a rinnegare la propria “casa” politica, sociale e culturale e a idealizzare le altre. È un fenomeno che oggi sembra emergere prepotentemente contro l’Unione europea, che viene disprezzata da destra e sinistra mentre si guarda a Paesi come la Russia o la Cina che andrebbero criticati per altro. Certo, i suoi difetti sono ben visibili, ma invece di distruggerla potremmo tutti contribuire a migliorarla.

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L’oikofobia è un atto politico teso a rinnegare la propria “casa” politica, sociale e culturale e a idealizzare le altre. È un fenomeno che oggi sembra emergere prepotentemente contro l’Unione europea, che viene disprezzata da destra e sinistra mentre si guarda a Paesi come la Russia o la Cina che andrebbero criticati per altro. Certo, i suoi difetti sono ben visibili, ma invece di distruggerla potremmo tutti contribuire a migliorarla.

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“Die My Love” è il tentativo disperato di tornare a sentire qualcosa

“Die My Love”, l’ultimo film di Lynne Ramsay con Jennifer Lawrence e Robert Pattinson, ora al cinema con MUBI, è una riflessione viscerale e inflessibile sulla maternità e sul tentativo di provare qualcosa quando sembra che tra noi e il mondo ci sia una lontananza incolmabile. È come assistere al vortice di un delirio in cui realtà e allucinazione si mescolano fino a non saper più distinguere l’una dall’altra.

Queste, secondo noi, le migliori serie di novembre 2025

Dall’atteso finale della quinta stagione di “Stranger Things” al nuovo inaspettato successo della surrealtà di “Pluribus”, passando per il ritorno di Kathy Bates nella seconda stagione di “Matlock” e la miniserie “Death by Lightning”, ecco secondo noi le migliori serie di novembre 2025.

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Dall’atteso finale della quinta stagione di “Stranger Things” al nuovo inaspettato successo della surrealtà di “Pluribus”, passando per il ritorno di Kathy Bates nella seconda stagione di “Matlock” e la miniserie “Death by Lightning”, ecco secondo noi le migliori serie di novembre 2025.

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Questa la nostra selezione di libri letti a novembre 2025

Da una controstoria culturale degli anni Novanta in Italia, segnati da una fitta rete di centri sociali che diventano fortini di resistenza culturale e politica, a una riflessione sull’amicizia femminile, passando per biografie sul nuovo sindaco di New York, Zohran Mamdani, e romanzi che attraversano 15 anni di storia degli USA, ecco cosa abbiamo letto a novembre 2025.

In “Aragoste a Manhattan”, tutta l’umanità sfruttata dal capitalismo emerge nel caos di una cucina

“Aragoste a Manhattan”, l’ultimo film del regista messicano Alonso Ruizpalacios, mostra perfettamente come il cibo che esce dalla cucina di molti ristoranti delle grandi città sia il prodotto di un sistema profondamente rotto e malato, un meccanismo che macina e scarta le persone senza la minima esitazione. Ciò con cui lottano i protagonisti – cuochi e camerieri – è trovare un senso di sé, di comunità e di fratellanza nel lavoro, per sopravvivere all’interno dell’inarrestabile macchina del capitalismo globale.

Non possiamo screditare tutto l’attivismo solo perché trasformato in una performance social

Non si può screditare il femminismo o l’attivismo solo perché alcuni li trasformano in una performance a proprio vantaggio. Il problema non è delle cause stesse, ma di un ecosistema digitale che crea personaggi pronti a commercializzare temi sociali, semplificandoli e rendendoli vendibili. A collassare non sono femminismo e attivismo, ma il sistema che ne permette l’appropriazione e la mercificazione.

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Non si può screditare il femminismo o l’attivismo solo perché alcuni li trasformano in una performance a proprio vantaggio. Il problema non è delle cause stesse, ma di un ecosistema digitale che crea personaggi pronti a commercializzare temi sociali, semplificandoli e rendendoli vendibili. A collassare non sono femminismo e attivismo, ma il sistema che ne permette l’appropriazione e la mercificazione.

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Dobbiamo renderci conto che la politica è fatta prima di tutto di idee, non di “avere polso”

I regimi autocratici attecchiscono là dove i cittadini non hanno voglia di “crescere” e partecipare attivamente, perché la democrazia richiede il contributo di tutti. Per vedere lucidamente che la direzione in cui stiamo andando non è così democratica come pensiamo, dobbiamo svegliarci dal torpore in cui ci crogioliamo e comprendere, innanzitutto, che qualsiasi leader è fatto prima di tutto di idee, e solo dopo del “polso” con cui le porta avanti.

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Siamo entrati in una nuova fase storica: il Merdocene.

Oggi viviamo in quello che il giornalista Cory Doctorow ha chiamato il “Merdocene”, una nuova fase storica in cui da un lato viviamo il peggioramento inesorabile delle piattaforme digitali e dall’altro siamo circondati solo da cose di scarsa qualità: beni di consumo, servizi, prodotti artistici, esperienze. Questo processo di merdizzazione conseguito al capitalismo racconta molto delle credenze e dei valori della società.

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Oggi viviamo in quello che il giornalista Cory Doctorow ha chiamato il “Merdocene”, una nuova fase storica in cui da un lato viviamo il peggioramento inesorabile delle piattaforme digitali e dall’altro siamo circondati solo da cose di scarsa qualità: beni di consumo, servizi, prodotti artistici, esperienze. Questo processo di merdizzazione conseguito al capitalismo racconta molto delle credenze e dei valori della società.

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Se ci piacciono così tanto i “comfort show” è perché la nostra vita fa schifo

In tempi di solitudine cronica, ansia, isolamento digitale e iper-competizione, il nostro cervello cerca stimoli gratificanti e un’umanità idealizzata. Nel tentativo di sentirci meglio, proiettiamo le nostre esistenze sugli schermi. Per questo amiamo così tanto i “comfort show”: ci fanno sentire a casa e ci ricordano che la vita potrebbe essere più semplice di così.

“Magic Farm” mostra la nostra difficoltà di osservare e ascoltare senza intervenire a tutti i costi

L’attuale panorama mediatico e culturale è intrinsecamente segnato da una crisi della rappresentazione, dove l’imperativo della produzione incessante di “contenuto” è divenuto il motore di un sistema che pone la quantità e l’impatto narrativo al di sopra della verità e della complessità del reale. “Magic Farm”, l’ultimo film della regista e sceneggiatrice Amalia Ulman, offre un punto di osservazione cruciale su questa dinamica.

Presi, trasformati in russi e poi in soldati. Ecco il destino dei 35mila bambini ucraini rapiti.

Nei centri russi, i bambini ucraini vengono sottoposti a un intenso programma di militarizzazione e indottrinamento: sin dagli otto anni imparano a costruire armi, combattere e usare droni, mentre viene loro vietato parlare ucraino e insegnato che l’Ucraina non esiste più. Sono circa 35mila secondo un recente dossier dell’Università di Yale: un’informazione che in Italia, non se ne parla per non offendere i filorussi.

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Nei centri russi, i bambini ucraini vengono sottoposti a un intenso programma di militarizzazione e indottrinamento: sin dagli otto anni imparano a costruire armi, combattere e usare droni, mentre viene loro vietato parlare ucraino e insegnato che l’Ucraina non esiste più. Sono circa 35mila secondo un recente dossier dell’Università di Yale: un’informazione che in Italia, non se ne parla per non offendere i filorussi.

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Sul clima, le destre mondiali stanno sabotando il nostro futuro

Per anni l’UE è stata la locomotiva verde della transizione ecologica globale. Mentre gli USA oscillavano tra negazionismo e compromessi al ribasso, e la Cina cresceva investendo in carbone e rinnovabili, l’Europa sosteneva una riconversione giusta, sostenibile e socialmente inclusiva. Oggi, però, questa visione rischia di dissolversi.

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Per anni l’UE è stata la locomotiva verde della transizione ecologica globale. Mentre gli USA oscillavano tra negazionismo e compromessi al ribasso, e la Cina cresceva investendo in carbone e rinnovabili, l’Europa sosteneva una riconversione giusta, sostenibile e socialmente inclusiva. Oggi, però, questa visione rischia di dissolversi.

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In “L’arbre de l’authenticité” un albero secolare interroga il passato per decifrare il presente

“L’arbre de l’authenticité”, esordio al lungometraggio del fotografo e artista multidisciplinare congolese Sammy Baloji, combina testimonianze dirette e materiali scientifici per indagare l’eredità del colonialismo e l’origine della crisi ecologica nella Repubblica Democratica del Congo. Attraverso le storie di due scienziati attivi nel centro di ricerca INERA tra il 1910 e il 1950 e la voce di un albero secolare, Baloji interroga il passato per decifrare il presente.

“Sex” è un invito ad accettare le relazioni così come sono: imperfette, complesse, vive

Guardando “Sex”, che compone la trilogia del regista norvegese Dag Johan Haugerud, ci ritroviamo a riflettere su noi stessi, sulle nostre fragilità, sui nostri desideri, e sulle infinite modalità con cui cerchiamo di connetterci agli altri. Il film è un invito a osservare, comprendere e, forse, accettare l’umanità delle relazioni così come sono: imperfette, complesse, incredibilmente vive.

Per troppo tempo abbiamo sottovalutato il nostro potere politico, ora ne stiamo riscoprendo il valore

Per chi è cresciuto nella parte privilegiata del mondo occidentale, considerare la politica un semplice interesse – come lo sport o il cinema – è stato a lungo un lusso. Abbiamo sviluppato la “mean world syndrome”, derivante da una sfiducia nel futuro che ci porta a pensare che il mondo peggiorerà a prescindere dalle nostre azioni. Oggi, però, stiamo finalmente tornando a capire che la politica non è solo un'opzione ma una nostra responsabilità.

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Per chi è cresciuto nella parte privilegiata del mondo occidentale, considerare la politica un semplice interesse – come lo sport o il cinema – è stato a lungo un lusso. Abbiamo sviluppato la “mean world syndrome”, derivante da una sfiducia nel futuro che ci porta a pensare che il mondo peggiorerà a prescindere dalle nostre azioni. Oggi, però, stiamo finalmente tornando a capire che la politica non è solo un’opzione ma una nostra responsabilità.

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La psicologia non si impara sui social. Non basta conoscere due termini per sapersi analizzare.

Da un po’ di tempo la psicologia mordi e fuggi va forte sui social. Sono infatti sempre più numerosi i casi di persone che, sul web, vanno alla ricerca di strategie e consigli rapidi per uscire da situazioni di sofferenza, ansia o stress. Ma questa esigenza di velocità, quando si parla di salute mentale, potrebbe diventare un boomerang, perché non basta conoscere i termini più diffusi per sapersi analizzare.

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Da un po’ di tempo la psicologia mordi e fuggi va forte sui social. Sono infatti sempre più numerosi i casi di persone che, sul web, vanno alla ricerca di strategie e consigli rapidi per uscire da situazioni di sofferenza, ansia o stress. Ma questa esigenza di velocità, quando si parla di salute mentale, potrebbe diventare un boomerang, perché non basta conoscere i termini più diffusi per sapersi analizzare.

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Pretendiamo ancora donne “fatte in serie” e che non siano “troppo fastidiose”, oggi come 50 anni fa

“Troppo rumorose”, “troppo ingombranti”, “troppo disordinate”. Le modalità di espressione femminili sono ancora fortemente stigmatizzate a livello sociale, quasi fossero un difetto di fabbrica. Questo retaggio deriva da una visione standardizzata della “ragazza perbene” che ancora ci influenza, costringendo l’educazione femminile a un ideale di moderazione, perfezionismo e spesso di sottomissione che riproduciamo “in serie”, come accade nel romanzo “La fabbrica delle mogli”, di Ira Levin del 1972.

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“Troppo rumorose”, “troppo ingombranti”, “troppo disordinate”. Le modalità di espressione femminili sono ancora fortemente stigmatizzate a livello sociale, quasi fossero un difetto di fabbrica. Questo retaggio deriva da una visione standardizzata della “ragazza perbene” che ancora ci influenza, costringendo l’educazione femminile a un ideale di moderazione, perfezionismo e spesso di sottomissione che riproduciamo “in serie”, come accade nel romanzo “La fabbrica delle mogli”, di Ira Levin del 1972.

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Nelle grandi città abbiamo tutto ma sembra di soffocare, vogliamo tornare a una dimensione più umana

Negli ultimi anni sembra essere in crescita il desiderio di fuggire dalle zone urbane, che sempre più spesso si trasforma in realtà. Da tempo le storie di chi abbandona la propria vita in città e decide di ricominciare tutto in un piccolo paese in campagna o in un borgo di montagna popolano giornali, riviste e pagine online. Fenomeno è stato accresciuto dalla pandemia, che ha rivelato durante i periodi di lockdown il lato più difficile della vita nelle città.
Per questo è fondamentale che la valorizzazione di queste realtà passi attraverso investimenti importanti e con una visione a lungo termine, che metta al centro la sostenibilità non solo economica ma anche ambientale.

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Negli ultimi anni sembra essere in crescita il desiderio di fuggire dalle zone urbane, che sempre più spesso si trasforma in realtà. Da tempo le storie di chi abbandona la propria vita in città e decide di ricominciare tutto in un piccolo paese in campagna o in un borgo di montagna popolano giornali, riviste e pagine online. Fenomeno è stato accresciuto dalla pandemia, che ha rivelato durante i periodi di lockdown il lato più difficile della vita nelle città.
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In “Altri cannibali” l’isolamento della provincia lascia spazio a pensieri estremi, oscuri

“Altri cannibali”, film d’esordio di Francesco Sossai, regista del fortunato successo de “Le città di pianura”, racconta la provincia come una soglia, un confine poroso tra ciò che si perde e ciò che rimane. Nella prevedibilità che rassicura e soffoca, propria dei piccoli centri, Fausto e Ivano si incontrano per la prima volta condividendo pensieri estremi, oscuri, al di là di ogni misura umana.

Tutto attorno a noi si consuma, come avesse una data di scadenza. Ormai, anche le relazioni.

Con il progresso tecnologico, gli apparecchi elettronici sono stati creati per non durare entro un certo limite, così da pianificarne il deterioramento. Oggi questa stessa logica viene applicata anche alle relazioni, sia per paura di impegnarsi che perché ogni rapporto viene considerato solo in ottica utilitaristica. La ricerca di un partner o di un amico diventa dunque un percorso a ostacoli sin dal principio.

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Con il progresso tecnologico, gli apparecchi elettronici sono stati creati per non durare entro un certo limite, così da pianificarne il deterioramento. Oggi questa stessa logica viene applicata anche alle relazioni, sia per paura di impegnarsi che perché ogni rapporto viene considerato solo in ottica utilitaristica. La ricerca di un partner o di un amico diventa dunque un percorso a ostacoli sin dal principio.

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Il potere sarà sempre in mano a chi non se lo merita, ci disse Pasolini

Petrolio è il testamento spirituale di Pier Paolo Pasolini, traccia i momenti più oscuri del Novecento italiano immaginando le sue conseguenze nella Storia.

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Petrolio è il testamento spirituale di Pier Paolo Pasolini, traccia i momenti più oscuri del Novecento italiano immaginando le sue conseguenze nella Storia.

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Questi, secondo noi, i migliori film di ottobre 2025

Dal nuovo ambizioso film di Ari Aster, “Eddington”, sul panico sociale e la disinformazione alimentati durante la pandemia, a “Bugonia”, la pellicola di Lanthimos sulle teorie del complotto, passando per “Tre ciotole”, tratto dal romanzo di Michela Murgia, ecco secondo noi i migliori film di questo mese.

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Dal nuovo ambizioso film di Ari Aster, “Eddington”, sul panico sociale e la disinformazione alimentati durante la pandemia, a “Bugonia”, la pellicola di Lanthimos sulle teorie del complotto, passando per “Tre ciotole”, tratto dal romanzo di Michela Murgia, ecco secondo noi i migliori film di questo mese.

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Queste, secondo noi, le migliori serie di ottobre 2025

Dal prequel del capolavoro del maestro dell’horror “IT” fino alle seconde stagioni dell’ormai cult “Nobody Wants This” e “Monster”, passando per il racconto del mostro di Firenze diretto da Stefano Sollima, ecco secondo noi le migliori serie di ottobre 2025.

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Dal prequel del capolavoro del maestro dell’horror “IT” fino alle seconde stagioni dell’ormai cult “Nobody Wants This” e “Monster”, passando per il racconto del mostro di Firenze diretto da Stefano Sollima, ecco secondo noi le migliori serie di ottobre 2025.

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Negli USA molti vogliono fermare “il comunista”. Lo tsunami Zohran Mamdani li spazzerà via.

Zohran Mamdani è la voce che può scuotere davvero la politica americana. Nato in Uganda da genitori indiani e cresciuto nel Queens, è oggi uno dei volti più radicali e coerenti della sinistra USA. La sua possibile vittoria a New York non sarebbe solo una sfida a Trump, ma una scossa necessaria ai Democratici, ormai intrappolati nell’elitarismo e nella paura di cambiare davvero.

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Zohran Mamdani è la voce che può scuotere davvero la politica americana. Nato in Uganda da genitori indiani e cresciuto nel Queens, è oggi uno dei volti più radicali e coerenti della sinistra USA. La sua possibile vittoria a New York non sarebbe solo una sfida a Trump, ma una scossa necessaria ai Democratici, ormai intrappolati nell’elitarismo e nella paura di cambiare davvero.

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L’ideologia trumpiana è tanto solida che basta una serie LGBT+ sull’esercito per metterla in crisi

Per la destra americana, abituata a imporre un modello unico di patriottismo e di mascolinità, la nuova serie “Boots”, che racconta di un adolescente gay che si arruola nei marine, è un affronto. Eppure, la serie non ha nulla di propagandistico: è un racconto duro, a tratti spietato, che mostra la violenza sistemica del non detto.

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Per la destra americana, abituata a imporre un modello unico di patriottismo e di mascolinità, la nuova serie “Boots”, che racconta di un adolescente gay che si arruola nei marine, è un affronto. Eppure, la serie non ha nulla di propagandistico: è un racconto duro, a tratti spietato, che mostra la violenza sistemica del non detto.

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Se abbiamo paura di invecchiare, è per i pregiudizi che la società impone alla nostra vita

Gli standard sociali hanno assoggettato le nostre vite a un rigido scadenziario, che le spezza in “obiettivi” – l’ingresso nel mondo del lavoro, il raggiungimento di un titolo di studio, ma anche l’inizio di una relazione stabile – e che tende a farci sentire sempre in ritardo, fuori tempo massimo, con tutta l’angoscia che ne deriva. Questo ha aumentato la nostra paura della vecchiaia, che oggi viviamo come una forma di esclusione trasversale alle generazioni, perché tocca chiunque non si dimostri pronto alla prossima delle deadline che lo riguardano, con il rischio di venire superato, lasciato indietro e poi dimenticato da chi invece riesce ad attenersi alla tabella di marcia.

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Per Marco Travaglio “il giornalismo deve rompere i coglioni ai potenti”. Non a Putin evidentemente.

Non è chiaro se il cambiamento nell’approccio di Marco Travaglio sia coinciso con la fine politica di Berlusconi o con l’arrivo del M5S. Sta di fatto che oggi si fa fatica a distinguere un suo editoriale da un comunicato di Sergey Lavrov. Travaglio stesso ha recentemente spiegato che “il giornalismo deve rompere i coglioni ai potenti”, ma evidentemente vale per tutti tranne Putin.

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L’Italia è ultima in Europa per spesa in istruzione, condannata a una società ingiusta e analfabeta

L’Italia è il Paese europeo che in Europa investe meno in “educazione”. Ogni azione mirata a cambiare veramente il Paese non può che partire da qui.

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Fuggiamo continuamente da noi stessi per distrarci dal mondo, così finiamo per perdere ogni relazione

Siamo diventati ciechi di fronte a ciò che ci circonda, non sappiamo prenderci più cura di noi stessi e delle nostre relazioni intime e proiettiamo le nostre questioni irrisolte sul mondo esterno e distante da noi. Piuttosto che affrontare la realtà, critichiamo duramente ciò che non ci piace del mondo esterno e lontano, illudendoci di poterlo cambiare.

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In “Diagrams”, il diagramma è il luogo dove scienza e arte si incontrano per discutere di verità

Il diagramma non è mai neutro, e proprio per questo è lo strumento perfetto per interrogare il presente. Nel suo linguaggio sintetico, nell’apparente chiarezza del suo disegno, si annidano gli stessi paradossi che oggi abitano le nostre infografiche, i flussi di dati, gli algoritmi. Così “Diagrams”, nella sede veneziana di Fondazione Prada, misura la distanza tra l’intuizione e la conoscenza, tra il segno e il suo uso politico.

La risposta al male nel mondo non è l’individualismo, ci disse Voltaire

La pandemia di COVID ci mette d’accordo con Voltaire, portandoci a pensare che il mondo in cui viviamo non può essere certo il migliore possibile.

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“Orfeo”, tratto da Dino Buzzati, è una riflessione sul ruolo dell’arte di fronte alla perdita

“Orfeo”, film d’esordio di Virgilio Villoresi tratto da “Poema a fumetti” di Dino Buzzati, è un’opera che si distingue nell’orizzonte del cinema italiano per la sua libertà formale e la sua radicale autarchia. Ma “Orfeo” non è solo un esercizio di stile: è anche una riflessione sul ruolo dell’arte di fronte alla perdita.

Con Trump, non c’è differenza tra un dazio e il pizzo, tra un rimprovero e un’intimidazione

Quando Donald Trump, durante il suo discorso alla Knesset, ha chiesto al presidente israeliano Isaac Herzog di graziare Benjamin Netanyahu, definendolo un “brav’uomo”, abbiamo pensato alla mafia. Ha ricordato quelle interviste a Corleone negli anni Ottanta e Novanta in cui i suoi compaesani definivano Totò Riina un brav’uomo. Lo giustificavano, lo proteggevano. Quando poi Trump ha aggiunto la frase “Vi abbiamo dato molte armi e le avete usate bene”, abbiamo percepito la spontaneità propria di quel gergo.

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Quando Donald Trump, durante il suo discorso alla Knesset, ha chiesto al presidente israeliano Isaac Herzog di graziare Benjamin Netanyahu, definendolo un “brav’uomo”, abbiamo pensato alla mafia. Ha ricordato quelle interviste a Corleone negli anni Ottanta e Novanta in cui i suoi compaesani definivano Totò Riina un brav’uomo. Lo giustificavano, lo proteggevano. Quando poi Trump ha aggiunto la frase “Vi abbiamo dato molte armi e le avete usate bene”, abbiamo percepito la spontaneità propria di quel gergo.

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Siamo nell’epoca del capitalismo che ci studia e ci osserva. E i nostri dati glieli offriamo noi.

Il capitalismo della sorveglianza è interessato a estendere il suo potere per raggiungere porzioni di realtà non ancora sottoposte al rendering.

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Viviamo in una gigantesca trappola, in cui l’ossessione per la produttività non fa che abbruttirci

Ormai viviamo dentro una gigantesca trappola: sui social, sempre più influencer ci sponsorizzano la loro “fortuna”. Ciò contribuisce a creare un’invidia sociale diffusa che si riflette in un senso di insoddisfazione accentuato verso la nostra realtà più routinaria, talvolta estremamente faticosa sia sul piano economico che pratico. D’altro canto, siamo ancora schiavi di quell’aforisma secondo cui “Il lavoro nobilita l’uomo”.

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Che altro deve fare Greta Thunberg per vincere il Premio Nobel per la Pace?

Greta Thunberg non è un bluff o una trovata pubblicitaria durata un paio di mesi: è la portavoce di una generazione a cui stiamo sottraendo il futuro, e da sette anni è sempre in prima linea senza sbagliare una causa da seguire, senza chinarsi al potere. La “rompiballe”, come l’ha definita spesso la stampa di destra, un giorno molto probabilmente ritirerà il Nobel per la pace a Oslo.

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Donald Trump si sente l’ultimo degli yuppie. Vuole illudere gli USA di poter rivivere gli anni ‘80.

Parte del successo di Trump deriva dalla sua capacità di instillare negli americani la nostalgia di un ideale perduto, quello dell’America di cinquant'anni fa. Rappresentandosi come l’ultimo yuppie, custode di tutti gli elementi caratteristici di un passato glorioso, il presidente mira a convincere gli americani di poter rivivere la sua età dell’oro, come se fosse anche la loro – e come se, di conseguenza, ciò rappresentasse un bene per tutti.

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Le scuole italiane cadono a pezzi ma Valditara pensa a vietare i cellulari

Sembra che l’unico modo per affrontare il declino della scuola italiana sia ormai controllare ossessivamente il rapporto tra adolescenti e smartphone. Ma, come spesso accade quando si parla di istruzione pubblica, è solo un’arma di distrazione di massa: invece di affrontare la reale carenza di risorse economiche, si sposta l’attenzione altrove – e in modo inefficace.

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Le persone credono ai totalitarismi per sentirsi importanti

Hannah Arendt sosteneva che il punto chiave dei totalitarismi fossero le masse, costituite per la maggior parte da persone che non aderivano a un particolare partito politico e faticavano a recarsi alle urne, gruppi di persone le cui caratteristiche principali erano il suo isolamento e la mancanza di normali relazioni sociali.
L’assenza di contatto diretto e di relazioni interpersonali in grado di instaurare un dialogo aperto è ormai la norma sui social diventati soprattutto luogo di sfogo per la propria rabbia verso lo Stato, le istituzioni e chiunque esprimesse pensieri dissonanti. Frustrazione e reclusione hanno nutrito sentimenti di rabbia e invidia, fino a far emergere e polarizzare le coscienze di tante persone emarginate o escluse, che non avevano legami sociali soddisfacenti ed erano poco considerate dallo Stato, che grazie all’aderenza a questo tipo di sistemi provano la sensazione di poter avere finalmente un posto definito nel mondo e un senso di rivalsa.

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L’assenza di contatto diretto e di relazioni interpersonali in grado di instaurare un dialogo aperto è ormai la norma sui social diventati soprattutto luogo di sfogo per la propria rabbia verso lo Stato, le istituzioni e chiunque esprimesse pensieri dissonanti. Frustrazione e reclusione hanno nutrito sentimenti di rabbia e invidia, fino a far emergere e polarizzare le coscienze di tante persone emarginate o escluse, che non avevano legami sociali soddisfacenti ed erano poco considerate dallo Stato, che grazie all’aderenza a questo tipo di sistemi provano la sensazione di poter avere finalmente un posto definito nel mondo e un senso di rivalsa.

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Leone papa fifone

Papa Leone XIV è stato la risposta della Chiesa alle domande che le venivano poste dalle vittime, dalle donne, dai giovani, dagli ultimi. Se questa paura di prendere posizione è la risposta, non ci sarà cautela sufficiente a proteggere l’Istituzione ma la mancanza di coraggio ne consumerà le fondamenta. Quello che occorreva alla Chiesa Cattolica era un leader che sapesse scegliere.

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“My Father and Qaddafi” intreccia l’assenza di un padre ai traumi collettivi della Libia

“My Father and Qaddafi”, della regista libanese Jihan K, è un tentativo di dare forma a un ricordo evanescente del proprio padre ripercorrendo la storia di un Paese, la Libia, attraverso l’improvvisa assenza di uno degli oppositori politici e difensore dei diritti umani che più l’ha segnata. Ricostruire la verità è difficile, anche perché non ne esiste mai solo una, ma è proprio l’imperfezione dell’atto stesso a renderlo autentico.

Con le loro proteste, i giovani stanno dimostrando ovunque che è tempo di un risveglio collettivo

Dal Perù alla Serbia, passando per Nepal, Kenya e Madagascar, fino alle manifestazioni per Gaza in Italia, i giovani stanno travolgendo tutto il mondo con le loro proteste. Stanchi di essere lasciati soli e inascoltati, a causa di politiche irrealistiche e mancanza di opportunità economiche, accusano i governi di ipocrisia e iniziano a pretendere risultati concreti. Finalmente.

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La sinistra deve ripartire dal malcontento nelle piazze. Invece rilancia alleanze senza progetti.

L’Italia ha un problema sia al governo, con un esecutivo sempre più lontano dalla società civile, che all’opposizione, con il centro-sinistra che pensa di risollevarsi con un campo largo che sembra più una disfatta. Il PD, invece di lanciarsi in alleanze senza alcun progetto comune e con visioni di politica estera contrapposte, dovrebbe ripartire dalla forza e dal coraggio che hanno dimostrato scioperi e manifestazioni di questi giorni.

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Il narcisismo è un disturbo psicologico, e non c’entra coi selfie

Il narcisismo è molto più inquietante del farsi qualche selfie o del raccontare la propria storia d'amore sul web.

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Il governo Meloni ha cercato in tutti i modi di sminuire gli scioperi per Gaza. Non ci è riuscito.

Tra la Global Sumud Flotilla, gli scioperi e le manifestazioni a sostegno del popolo palestinese, il vittimometro del governo ha toccato vette altissime. Ormai lo sappiamo, è un tratto distintivo della destra, ma la marea di gente scesa in piazza in tutta Italia rappresenta un segnale inequivocabile di scissione tra il governo e la società civile. L’esecutivo ha tentato in tutti i modi di annacquare le proteste: non ci è riuscito.

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L’indifferenza alle ingiustizie è il male più grande, ci disse Primo Levi

Oggi più che mai, al riemergere di estremismi e razzismo, ricordare e mantenere viva la memoria è un atto di civiltà.

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È solo mostrandoci per ciò che siamo, anche vulnerabili, che possiamo costruire relazioni vere

A forza di recitare un ruolo, finiamo per perderne il controllo: non sappiamo più distinguere quanto di ciò che mostriamo appartenga davvero a noi e quanto invece sia una costruzione sociale che ci siamo cuciti addosso. All’inizio può sembrare una strategia di protezione, per non farsi vedere vulnerabili, ma col tempo si trasforma in una gabbia, perché alimenta ansia da prestazione, paura del giudizio e un senso costante di inadeguatezza.

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I nostri genitori non ci hanno insegnato a diventare adulti

l problema dei giovani d’oggi è che dopo anni sotto l’ala protettrice della famiglia si trovano sperduti in un mondo fatto di responsabilità da cui preferirebbero scappare.

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Affamare un popolo a morte è una precisa scelta politica. A Gaza la storia si ripete.

Nei mesi scorsi in Palestina si sono alternati, in un modo inquietantemente preciso, periodi di assedio totale senza alcun ingresso di cibo e la ripresa delle spedizioni di aiuti, dietro pressione internazionale, il minimo indispensabile per mantenere la Striscia sull’orlo della carestia. Una strategia di controllo coloniale nei confronti di una popolazione assoggettata.

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Nei mesi scorsi in Palestina si sono alternati, in un modo inquietantemente preciso, periodi di assedio totale senza alcun ingresso di cibo e la ripresa delle spedizioni di aiuti, dietro pressione internazionale, il minimo indispensabile per mantenere la Striscia sull’orlo della carestia. Una strategia di controllo coloniale nei confronti di una popolazione assoggettata.

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Questi, secondo noi, i migliori film di settembre 2025

Dal potente e necessario “La voce di Hind Rajab”, costruito attorno alla reale richiesta d’aiuto di una bambina palestinese uccisa da Israele, al nuovo capolavoro di Paul Thomas Anderson, “Una battaglia dopo l’altra”, passando per storie su Carmelo Bene, il dating contemporaneo e i cicchetti veneti, ecco secondo noi i migliori film di questo mese.

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Dobbiamo ripartire da sogni e desideri personali per costruire il futuro e credere in chi siamo

In un momento in cui c’è sempre meno speranza nel futuro, è dai nostri progetti e desideri personali che potremmo ripartire per tornare a credere e costruire cosa vogliamo essere. Perché il domani arriverà lo stesso, anche se non riusciamo a prevederlo. Per questo il Gruppo BCC Iccrea ha lanciato il progetto Generazione BCC, offrendo una serie di strumenti inerenti alla gestione delle finanze e alla pianificazione del futuro per costruire in modo indipendente i propri sogni dal punto di vista finanziario.

“Diario di un ladro”, di Bresson, ci ricorda che vivere nell’accelerazione attuale è insostenibile

In “Diario di un ladro”, cult di Robert Bresson del 1959, i furti non hanno nulla del sensazionalismo poliziesco: sono un rituale, una sorta di danza delle mani, coreografia segreta che trasforma l’atto illegale in un gesto quasi astratto, che mette in crisi il suo esecutore, Michel. Il film, infatti, esamina una verità universale: la nostra umanità è sempre più incompatibile con l’accelerazione neoliberista della modernità.

La Spagna ha compreso che la sinistra, per essere tale, deve essere davvero progressista. Noi no.

Guardando alla Spagna e alle azioni messe in atto prima da Zapatero e poi da Sanchez insieme al Psoe, sarebbe davvero il caso che il PD prendesse spunto dalla loro evoluzione politica per colmare parecchie delle nostre lacune. Tra salario minimo, riduzione dell’IVA su pannolini e assorbenti, diritti LGBTQ+, aumento dei contratti a tempo indeterminato e "contributo di solidarietà” da parte dei più ricchi, in Spagna la sinistra sta facendo davvero la sinistra, e non si comporta come da noi come un suo sbiadito palliativo.

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Questa la nostra selezione di libri letti a settembre 2025

Da un saggio che analizza la nuova creator economy al memoir dell’artista statunitense David Wojnarowicz, tra fotografia e AIDS, passando per riflessioni sull’accostamento della fisica quantistica alle filosofie orientali, su come indagare la vita sottomarina ci aiuti a capire cosa significhi “vivere” e sull’Italia oltre l’immagine dell’overtourism, ecco cosa abbiamo letto a settembre 2025.

L’ascensore sociale è rotto. Se nasci povero, in Italia, resti povero.

Se il successo va conquistato, è anche vero che tutti dovrebbero avere la possibilità di farlo. Altrimenti non si tratta di conquiste, ma di privilegi.

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La vita normale e felice dei soldati israeliani mentre a Gaza si muore è la nuova banalità del male

La vita dei militari e dei riservisti israeliani va avanti, mentre il mondo comincia finalmente ad aprire gli occhi sulle atrocità commesse dall’IDF nei territori palestinesi. Mentre la conta dei morti a Gaza aumenta, loro vanno in vacanza, girano il mondo e postano foto sorridenti sui social. Osservandoli fare festa mentre si pensa già a come trasformare la Palestina in un resort, il concetto di “banalità del male” raggiunge una nuova vetta.

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Prima di Cucchi abbiamo avuto Aldrovandi e tanti altri. Non dobbiamo dimenticarli.

Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva. Sono tra i casi più noti di persone morte nelle mani dello Stato. Ma in realtà sono molti di più.

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Se le piazze sono piene è perché la responsabilità non è solo di Israele ma anche di chi lo supporta

Chi oggi manifesta per la Palestina lo fa non solo contro la distruzione sistematica di un popolo, ma anche contro il silenzio e la complicità. I sporadici episodi di violenza a Milano hanno dato al governo l’alibi perfetto per trasformare una protesta storica in un diversivo securitario, perché l’esecutivo non poteva riconoscere la potenza delle città piene. Ha paura perché sta capendo che la verità, fuori dal palazzo, non si può più controllare.

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“Testa o croce?” riscrive il western per farne specchio del mondo in cui viviamo

“Testa o croce?”, l’ultimo film dei registi italo-americani Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, presentato al Festival di Cannes di quest’anno, è un cinema che ha idee e che non ha paura di sperimentare con le regole. Il film, infatti, riscrive e innova il genere western, facendone specchio del mondo in cui viviamo: un mondo in cui solo l’amore può redimerci.

Nella scuola italiana, la Storia si ferma al 1945 e la gente confonde Mandela con Morgan Freeman

Tra i ricordi legati agli argomenti di Storia che si studiano a scuola, nella memoria di ogni studente ci sono alcune immagini indelebili, tra cui la Mesopotamia, lo scioglilingua Tigri-ed-Eufrate, la “Mezzaluna fertile”; per quanto riguarda gli eventi successivi alla seconda guerra mondiale, invece, le immagini sono molto più sfuocate. L’insegnamento di questa materia nella scuola italiana, infatti, sembra seguire una linea temporale che si interrompe di colpo quando ci si avvicina a sondare i collegamenti con i giorni nostri, per poi ricominciare il percorso da capo senza arrivare mai a trattarli. Al contrario, sarebbe importante che la formazione storica fosse completa e creasse dei ponti con il presente, per offrire agli studenti tutti gli strumenti per riallacciarsi all’attualità.

Nella scuola italiana, la Storia si ferma al 1945 e la gente confonde Mandela con Morgan Freeman

Tra i ricordi legati agli argomenti di Storia che si studiano a scuola, nella memoria di ogni studente ci sono alcune immagini indelebili, tra cui la Mesopotamia, lo scioglilingua Tigri-ed-Eufrate, la “Mezzaluna fertile”; per quanto riguarda gli eventi successivi alla seconda guerra mondiale, invece, le immagini sono molto più sfuocate. L’insegnamento di questa materia nella scuola italiana, infatti, sembra seguire una linea temporale che si interrompe di colpo quando ci si avvicina a sondare i collegamenti con i giorni nostri, per poi ricominciare il percorso da capo senza arrivare mai a trattarli. Al contrario, sarebbe importante che la formazione storica fosse completa e creasse dei ponti con il presente, per offrire agli studenti tutti gli strumenti per riallacciarsi all’attualità.

“Amores perros” è un cult, ancora intatto. Ora Iñárritu ne fa un’esperienza sensoriale.

“Amores perros” è stato un film generazionale, eppure a rivederlo oggi appare intatto, presente, primitivo nel suo mostrarci le passioni ataviche che muovo l’umano. Ora, nella sede milanese di Fondazione Prada, il regista Alejandro Iñárritu rielabora il suo cult affrontandone i temi universali di amore, tradimento e violenza attraverso oltre 300 chilometri di pellicola abbandonati prima del montaggio finale e che oggi trasformano il cinema in esperienza sensoriale.

Oggi per i giovani pensare alla pensione è un ossimoro. Per questo serve un fondo integrativo.

Oggi, costruire un futuro migliore significa anche saper investire su se stessi in modo diverso. Non basta più affidarsi alle vecchie certezze perché quello scenario purtroppo oggi non esiste più. Al suo posto c’è un’Italia fatta di giovani che inseguono progetti, carriere ibride, sogni di mobilità, stabilità e libertà. Come propone il progetto Generazione BCC di Gruppo BCC Iccrea, la previdenza integrativa si inserisce esattamente qui: come strumento che accompagna queste vite future.

Se l’odio è di sinistra, chi alimenta l’omofobia di cui è morto il 14enne Paolo Mendico?

In un Paese in cui i crimini d’odio non hanno ancora una legge che li definisca, e dove la fragilità adolescenziale viene sistematicamente ignorata se non colpevolizzata, la retorica del governo che lamenta “un clima d’odio per colpa della sinistra” è insostenibile. Non si tratta solo di parole: sono linee guida per chi cerca una gerarchia morale in cui rifugiarsi. D’altronde, il suicidio di un ragazzo di 14 anni per omofobia è ciò che misura la distanza tra ciò che la destra dice di voler combattere e ciò che invece alimenta.

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In un Paese in cui i crimini d’odio non hanno ancora una legge che li definisca, e dove la fragilità adolescenziale viene sistematicamente ignorata se non colpevolizzata, la retorica del governo che lamenta “un clima d’odio per colpa della sinistra” è insostenibile. Non si tratta solo di parole: sono linee guida per chi cerca una gerarchia morale in cui rifugiarsi. D’altronde, il suicidio di un ragazzo di 14 anni per omofobia è ciò che misura la distanza tra ciò che la destra dice di voler combattere e ciò che invece alimenta.

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Patriottismo e valori tradizionali: ecco “Intervision 2025”, la risposta russa all’Eurovision.

Il prossimo 20 settembre, la Russia lancerà ufficialmente “Intervision 2025”, un festival musicale che propaganderà la visione del mondo di Vladimir Putin. Dietro lo slogan apparentemente innocuo “Musica nel cuore del tuo Paese” si cela un progetto geopolitico che cerca di ridisegnare la mappa delle alleanze internazionali attraverso la cultura pop, sostituendo l’inclusività e la libertà creativa dell’Eurovision con un’estetica disciplinata, patriottica e conforme ai “valori tradizionali”.

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Il fascismo ormai è normalizzato, sembra un’opinione come un’altra. Non è così, nemmeno con Kirk.

Accettando l’idea distorta di onestà intellettuale e libertà di espressione che molti avallano per giustificare le posizioni di estremisti come Charlie Kirk si è normalizzato il fatto che chi porta avanti istanze fasciste venga considerato come un interlocutore legittimo nel dibattito pubblico, riducendo il fascismo stesso a un insieme di opinioni come qualsiasi altro. La frase attribuita senza riscontri all’antifascista Ernesto Rossi, “Se un fascista dice che piove, e fuori piove, io gli do ragione”, che molti oggi ripetono non prova nulla. La pioggia è pioggia, ma opinioni fasciste restano tali.

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Mangiare sano costa sempre di più. Così stare bene e in salute diventa lusso per ricchi.

L’accesso a cibo e stile di vita sani dovrebbe essere un diritto, ma la disparità socio-economica lo mina alla base, esponendo a rischi per la salute le fasce già più svantaggiate della popolazione. Oggi, infatti, mangiare sano, con il costo che ha, sembra diventato un lusso per pochi.

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La scuola dovrebbe renderci persone consapevoli. Ma in Italia crea cittadini sottomessi e frustrati.

Invece che tramandare nozioni, sarebbe fondamentale far capire la potenza che possono rivelare quelle stesse informazioni se inserite in un contesto attivo.

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Risparmiare non deve significare rinunciare a vivere, ma dare priorità a ciò che conta

In un contesto socio-economico sempre più fragile e complesso, saper gestire le proprie entrate e spese significa difendere il nostro potere d’acquisto, evitare di vivere sempre in emergenza e costruire, passo dopo passo, le basi per finanziare i nostri sogni. Il progetto “Generazione BCC” del Gruppo BCC Iccrea punta a offrire strumenti finanziari utili per comprendere come risparmiare non significhi rinunciare a vivere, ma saper dare priorità a ciò che conta davvero.

Come il modello di single moderna ha dato vita all’ennesimo stereotipo di genere

La storia della single vincente, oltre a essere un modello per poche finisce per produrre l’ennesimo cliché piuttosto che dar vita a nuovi immaginari.

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Con i suoi film, Shinji Sômai ha raccontato l’adolescenza come il luogo in cui impariamo a resistere

Con i suoi film, il regista giapponese Shinji Sômai ha saputo raccontare l’essenza stessa della giovinezza con una sincerità e una forza che ancora oggi ci lasciano senza fiato. Che si tratti di ragazzi in fuga dalla Yakuza, di adolescenti intrappolati in una scuola durante un uragano o di una bambina alle prese con il divorzio, le sue pellicole hanno saputo trasformare le esperienze più personali in metafore universali della crescita.

La morte di Charlie Kirk è il frutto di una destra che ha fatto della violenza la sua lingua madre

In un contesto in cui le identità politiche si cristallizzano e il dialogo si riduce a performance per i social, ogni evento viene riscritto in chiave propagandistica. E invece di chiedersi come si è arrivati a questo punto, a fare della violenza il primo elemento della politica americana, ci si affretta a strumentalizzare quanto accaduto per marcare ulteriormente le distanze tra le parti. Eppure, proprio la morte di Charlie Kirk, il simbolo di una destra che ha fatto del conflitto la sua lingua madre, dovrebbe spingerci a disinnescare questa dinamica.

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Abbiamo bisogno di rifugi climatici, sì, ma anche di molto di più

Le piogge violente – quasi tropicali – dell’ultimo periodo rischiano di farci già dimenticare il caldo che abbiamo sofferto quest’estate. Per questo, se già l’anno scorso si parlava di individuare dei rifugi climatici, quest’anno sono arrivate le prime vere liste su dove trovarli. Sono validi aiuti per sopportare le ondate di calore emergenziali e sempre di più saranno indispensabili, ma non possiamo pensarli come una soluzione a lungo termine: abbiamo bisogno di politiche ambientali radicali e di più ampi piani di adattamento climatico.

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Dobbiamo smetterla di considerare un fallito chi soffre di un disturbo mentale

Lo stigma e gli stereotipi che ancora circondano la salute mentale hanno radici che affondano nella storia occidentale. Dobbiamo reciderle.

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Se l’ansia di un brutto voto supera la gioia di vivere, il fallimento è di tutta la società

Sono troppe le ragazze e i ragazzi che, di fronte a un fallimento scolastico, finiscono per suicidarsi. Un fenomeno ormai divenuto cronico, che ci obbliga a riflettere sull’intero sistema di valori che oggi trasmettiamo ai bambini e ai ragazzi, e rispetto al quale spesso noi adulti sembriamo incapaci di fare un passo indietro e di metterci in discussione.

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Il nostro ego si è fatto così grande che negli altri vediamo solo quello che già sappiamo

Negli ultimi anni, il tessuto di interazioni che ci consente di entrare in rapporto con gli altri – conoscendo e arricchendo ciò che siamo attraverso le differenze che ci separano da loro – si è sfibrato sempre di più, modificando drasticamente il nostro modo di fare esperienza del mondo e di darci. Al posto della differenza, abbiamo iniziato a coltivare il culto dell’uguaglianza, che ha reso il nostro ego sempre più ingombrante e che ammette l’esistenza soltanto di ciò che ci piace e che è come noi, escludendo tutti gli elementi portatori di dissonanza e alterità, che tendiamo a leggere come una fonte di conflitto e di dolore, perdendone però la forza vitale e trasformativa.

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Con “Megalopolis”, Coppola racconta un’utopia e il suo diventare realtà

“Megalopolis”, l’ultimo film di Francis Ford Coppola, uscito nel 2024 e ora disponibile in esclusiva su MUBI, racconta la nascita, la realizzazione e il diventare realtà di un’utopia. Quello che la pellicola ci chiede, pur non senza aver ricevuto critiche, è di riattivare i circuiti della nostra immaginazione verso il futuro, arrischiandoci anche nel dominio dell’irrealizzabile e dell’utopico, pur di smuoverci dalla quieta e passiva accettazione di ciò che ci sta accadendo attorno.