“Tendaberry” esplora il confine in cui futuro e passato si incontrano per creare ciò che siamo

“Tendaberry”, l’esordio della regista e artista visiva Haley Elizabeth Anderson, esplora il confine in cui futuro e passato si incontrano per darci forma, creare ciò che siamo, usando le immagini come se fossero ricordi o proiezioni di pensieri e stati d’animo: momenti che ci aiutano a misurare e dare senso alla nostra vita. Nella storia di Dakota, giovane madre rimasta sola in una città che non sente appartenerle pienamente, mostra il nostro bisogno di sentirci parte di qualcosa anche mentre tutto attorno è ostile.

Contro Meloni, Schlein deve dimostrare all’opposizione la stessa forza avuta in campagna elettorale

Elly Schlein alterna ottimi momenti di piazza a grigiori istituzionali, lecite proteste ma spiegate con mezzi sbagliati e parole desuete. Se poi per “campo largo” si intende “la fiera del ricatto” allora non ci siamo proprio. Schlein non l’hanno vista arrivare, ma al momento vorremmo vederla incazzata, meno formale, più battagliera per le cause che già porta avanti.

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Elly Schlein alterna ottimi momenti di piazza a grigiori istituzionali, lecite proteste ma spiegate con mezzi sbagliati e parole desuete. Se poi per “campo largo” si intende “la fiera del ricatto” allora non ci siamo proprio. Schlein non l’hanno vista arrivare, ma al momento vorremmo vederla incazzata, meno formale, più battagliera per le cause che già porta avanti.

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La Chiesa è a un bivio tra essere contemporanea o tornare indietro. Ma è politico, non teologico.

Il bivio è evidente. La Chiesa può accettare di vivere dentro la contemporaneità, cercando di essere più aperta, oppure tornare indietro, verso una rassicurante idea di autorità che però ha smesso da tempo di parlare al mondo. E sarà una scelta, prima che spirituale, profondamente politica. Una decisione su cosa il cattolicesimo intende essere, oggi: perché domani probabilmente non avrà più questa possibilità di scelta.

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I ventenni non sono pigri o sfaticati: sono solo stanchi di essere sfruttati e precari

Raccontare le nuove generazioni come egoiste o pigre è solo l’ennesimo modo che la classe politica usa per mantenere il proprio status quo.

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In tempi difficili, “National Anthem” è un inno a un’America libera, che può essere ciò che vuole

“National Anthem”, l’esordio al lungometraggio del fotografo e regista Luke Gilford, racconta il nostro profondo bisogno di connessione umana e il significato autentico del sentirsi parte di qualcosa. Attraverso la storia di un rodeo poco convenzionale, animato da persone LGBTQ+, il film non riscrive solo i codici del grande West americano, ma affronta anche le dinamiche che sottendono il processo di fare i conti con la famiglia che si è scelto e quella d’origine.

Gli studenti italiani sono tra i più stressati e depressi d’Europa, ma nessuno li sostiene

Per migliorare la vita dei ragazzi bisogna ripensare la loro partecipazione nella costruzione di un futuro comune valorizzando le loro peculiarità

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La tecnologia doveva farci lavorare 3 ore al giorno e invece siamo ormai tutti schiavi del lavoro

La tecnologia avrebbe dovuto facilitare le mansioni e farci lavorare meno, ma invece ci ha reso tutti schiavi del nostro lavoro.

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Il DL Sicurezza è l’ennesimo passo verso l’autoritarismo. Dobbiamo smetterla di stare in silenzio.

Se i diversi report e denunce di enti internazionali potevano non allarmarci a sufficienza denunciando il deterioramento dello stato di diritto in Italia, l’esecutivo Meloni ha pensato bene di renderne chiaro il senso pratico. Con il “decreto Sicurezza”, il governo italiano ha compiuto un passo che non solo ridefinisce il perimetro del controllo statale sul dissenso e sulla gestione dell’ordine pubblico, ma che solleva interrogativi profondi sulla tenuta dello stato di diritto e sulle garanzie costituzionali, rafforzando in maniera inedita i poteri repressivi dello Stato.

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Parlare ai bambini di temi LGBT+ non è “indottrinamento”, lo è convincerli sia giusto essere omofobi

Ho provato a chiedermi cosa temano i genitori nel lasciare che a scuola si affrontino tematiche LGBTQ+ e non riesco a trovare altre risposte se non quella più banale: l’ignoranza verso certe tematiche ci convince davvero che esporre i nostri figli a questi discorsi possa in qualche modo plagiarli, invece di aiutarli a costruire una società più equa, di cui avremmo bisogno tutti.

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Per “salvare” la famiglia tradizionale Trump vuole bandire il divorzio. Lui si è sposato tre volte.

Molte persone si chiedono perché Trump, sposato tre volte e che ha tradito tutte le sue mogli, sia così popolare tra i cristiani. In realtà tra lui e i fondamentalisti religiosi più che una convergenza ideologica c’è una convergenza di fini. E uno dei temi su cui si trovano d’accordo è l’odio per il divorzio e l’idea che i mariti siano gli unici a rimetterci. Per questo motivo, Trump è il perfetto esecutore del progetto più ambizioso della destra conservatrice: riportare l’unità della famiglia tradizionale, anche a costo di bandire il divorzio, chiudendo gli occhi davanti alla violenza domestica che porta molte coppie a lasciarsi.

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Con l’inflazione, la prima cosa a cui rinunciamo è la salute mentale. Ed è drammatico.

In Italia, prendersi cura della propria salute mentale diventa insostenibile a livello economico davanti all'inflazione e alla mancata crescita dei salari. Tutelare il proprio benessere psicologico non può diventare un optional cui dover rinunciare per contingenze, perché le conseguenze tragiche sono tangibili.

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Trasforma le tue passioni in un lavoro e non smetterai più di lavorare

Uno dei ritornelli più vuoti della cultura motivazionale, ovvero il “trasforma la tua passione in un lavoro e non faticherai un giorno nella vita”, si sta realizzando in chiave inaspettata: “trasforma la tua personalità in un lavoro per lavorare sempre”. Il fatto di aver iniziato a vivere anche ciò che ci piace e che consideriamo un tratto distintivo della nostra identità – hobby, interessi, gusti – come un obbligo è un meccanismo assorbito dal modello fuorviante che per anni ha preteso di definirci soltanto attraverso il nostro job title, oltre che di una società fondata sull’imperativo del funzionamento, dove c’è spazio per l’utilità, ma non per il piacere fine a sé stesso.

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Se pensiamo che l’incubo finirà con Trump è perché stiamo sottovalutando J.D. Vance. E non dobbiamo.

C’è un pensiero, più una consolazione forse, che in questi mesi molte persone provano a ripetersi mentalmente come un mantra: è l’ultimo mandato di Trump, poi andrà meglio. Da un lato è vero ma ciò che annulla l’effetto salvifico del “passerà” è un rischio che non possiamo sottovalutare: J.D. Vance, il vicepresidente Usa, un personaggio pericoloso a livello politico e ideologico.

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La morte degli altri è sempre più irrilevante, come quella di Kenny in South Park. Ed è gravissimo.

Tendiamo a percepire sempre di più la morte degli altri come un evento trascurabile, di poco conto, che non ci tocca davvero e questa inclinazione sta avvicinando la nostra visione della mortalità alla reazione che i protagonisti di “South Park” hanno nei confronti delle continue uccisioni del loro amico Kenny: praticamente nulla.

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“No Other Land” ci impone di avere lo sguardo fisso su ciò che è intollerabile, e di agire

“No Other Land”, film vincitore dell’Oscar al miglior documentario e da oggi disponibile su MUBI, ci chiama a guardare nel cuore dell’ingiustizia, ci fa atterrare nel cuore del nulla, della terra, al suo stato più puro, mostrando come le tragedie che attraversano l’umano non abbiano bisogno di nulla per essere mostrate, se non l’enorme coraggio del dirle, appunto, del raccontarle, a parte di chi ne è testimone.

La legge è uguale per tutti, ma non per le destre se si tratta di loro politici

Non ci sono molte certezze nella vita ma una è granitica: l’abilità delle destre di tutto il mondo nel trasformare la delinquenza in un vantaggio elettorale. Quando un politico di destra o un personaggio vicino commette un reato è come se scattasse un protocollo: la condanna viene introiettata come un martirio e i sovranisti si dispongono a testuggine proteggendo non soltanto il soggetto in questione, ma persino il presunto diritto all’impunità.

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Aver fatto o detto cose sbagliate in passato non ci rende cattivi per sempre. Per fortuna evolviamo.

Sui social, siamo schiacciati e ridotti a ciò che siamo stati. Ma tutti possiamo cambiare. Gli errori del passato non determinano chi siamo oggi.

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Siamo cresciuti incollati al digitale, senza la gioia degli incontri reali. La rivogliamo indietro.

Dopo anni passati a crescere stando incollati agli schermi, ora sentiamo il forte bisogno di recuperare la gioia di relazioni più umane, tornando a incontrarci e conoscerci dal vivo. Siamo infatti arrivati a rimpiangere il rapporto diretto con una realtà che di per sé sarebbe fisicamente vicina, ma che sembra invece allontanarsi sempre di più, dal momento che continuiamo a guardarla attraverso i nostri dispositivi, nonostante il loro impatto sul nostro benessere mentale.

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Un esperimento del ’68 mostrò che le nostre prestazioni dipendono da cosa gli altri pensano su di noi

Il giorno dopo l’omicidio di Martin Luther King, Jane Elliott, educatrice antirazziale in una scuola elementare di Riceville, tenne in classe una lezione sul razzismo, ma presto si accorse di quanto fosse difficile guidare i suoi studenti, tutti bianchi, verso una profonda comprensione di ciò che gli afroamericani pativano. Decise così di condurre l’esperimento Blue eyes/Brown eyes, dividendo i bambini in base al colore degli occhi, elogiando e discriminando i due gruppi, a turno, sulla base di questa piccola differenza tra di loro. I risultati arrivarono subito e ancora oggi dimostrano che la buona riuscita delle nostre attività e come la nostra personalità e identità sociale, dipendano in larga misura dal fatto che gli altri credano o meno in noi e nel nostro potenziale.

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Quando la tecnologia evolve con intelligenza può fare molto più che innovare, può trasformarci

Viviamo in un’epoca in cui il cambiamento è diventato una costante, ma non sempre riusciamo a percepirlo come qualcosa di positivo. Spesso lo subiamo, lo temiamo, lo associamo alla perdita di punti fermi. Eppure, quando la tecnologia evolve con intelligenza e consapevolezza può fare molto più che innovare: può emozionare, ispirare, dare forma nuova al nostro modo di abitare il mondo. Può, in una parola, smuoverci.

Avere successo a tutti i costi è l’inganno più grande della nostra epoca

La nostra società è così ossessionata dal successo da compromettere la propria salute. Oggi siamo tutti affetti da una smania di perfezionismo che spesso ci impedisce di godere dei piccoli risultati che otteniamo; siamo tanto influenzati dai modelli di riferimento irrealistici che impazzano sui social da rischiare di perdere la misura di noi stessi e puntare a obiettivi inverosimili, in una corsa ossessiva che ci toglie serenità ed equilibrio. Miriamo a parole che rischiano di essere vuoti stereotipi, come fama e successo, che nella visione di molti deve produrre guadagni facili e ingenti; ma mentre lo facciamo, perdiamo di vista i nostri bisogni reali e la cura per noi stessi.

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L’ansia di non saper far fronte alle spese e non essere mai sereni economicamente ci sta divorando

Oggi giovani e meno giovani si ritrovano spesso vittime della cosiddetta “money dysmorphia”: si percepiscono come più indigenti di quello che in realtà sono, vivono con ansia costante all’idea di non riuscire a poter far fronte a tutte le spese, sono angosciati perché non raggiungeranno mai il grado di benessere economico desiderato, e ciò può abbatterli profondamente. Il problema, oltre all’evidente crisi economica, è che siamo circondati da persone che ostentano continuamente ricchezza, alzando di molto il livello di benessere che desideriamo.

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Se pensiamo di dover essere solo in un certo modo per essere amati sprecheremo la vita nel farlo

Se crediamo che ci sia un motivo per amare passeremo la vita a cercarlo, facendo di tutto per poterci meritare di essere amati, qualunque cosa significhi. Pensare, anche inconsciamente, di dover essere in un certo modo per soddisfare le condizioni dell’amore, infatti, ci fa sprecare tempo ed energie nel tentativo di riuscirci. Non potremo mai meritarci qualcosa come l’amore ed è proprio nell’accettarlo che possiamo riscoprire la bellezza di amare ed essere amati senza che vi sia una ragione valida.

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La reazione della destra ai deliri di Trump svela l’ipocrisia sovranista del “prima gli italiani”

Se Trump urla “America First”, non possiamo stupirci se dà vita a una guerra commerciale contro tutto il mondo – compresi gli alleati sovranisti, tra cui Meloni e Salvini. Per anni proprio loro hanno considerato dei preziosi alleati quei personaggi che alla prima occasione si sono rivelati i primi nemici, come avviene oggi per i dazi statunitensi che colpiscono anche l’Italia – nonostante al momento siano solo temporaneamente sospesi. È lo smascheramento definitivo del sovranismo: sebbene le destre provino a mantenerne intatti i fili, il piano è ormai saltato.

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Se i giovani soffrono sempre più psicologicamente è anche perché non riconosciamo il loro dolore

Oggi si parla sempre più spesso di quella che appare come una vera e propria “epidemia di depressione”, non solo tra gli adulti, ma ancor di più tra gli adolescenti. Basta letteralmente guardarsi intorno: le persone stanno male. E se è vero che la nostra è l’epoca dell’accelerazione, della povertà di tempo e del bombardamento di stimoli con conseguente riduzione dell’attenzione, è proprio su questo punto che si può indirizzare la riflessione su questo fenomeno, e su come la mancanza di attenzione influenzi le nostre relazioni, anche le più strette.

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Nella lotta per ridurre il nostro impatto ambientale non dobbiamo mirare alla perfezione, ma agire

Contro la crisi climatica non servono cittadini coscienziosi che rinunciano a impegnarsi per senso di impotenza e disillusione, e nemmeno pochi irreprensibili ambientalisti senza macchia, ma folle di persone che fanno il meglio che possono, anche se non sono perfetti. Puntarsi il dito contro al minimo errore rischia solo di trasformare la sostenibilità in una gara, l’ennesima performance che siamo chiamati a mettere in scena, per poi fallire miseramente.

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In una società in cui facciamo fatica a sopravvivere, mettere al mondo dei figli è un’utopia

Oggi, tra contratti precari, affitti alle stelle e stipendi insufficienti, per un giovane poter essere autosufficiente economicamente e magari riuscire a risparmiare qualcosa è un’impresa, figuriamoci essere genitori. Per incentivare le nascite bisogna infatti attivare politiche che creino le condizioni adeguate a far sentire protetto e sostenuto chi sceglie di avere dei figli. Invece, in Italia i neogenitori sono esposti a una precarietà insostenibile e, per chi non ha la fortuna di avere una famiglia benestante alle spalle, l’unica possibilità che rimane è la rinuncia.

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Per essere davvero innovativa, la tecnologia deve essere flessibile come la vita, adattandosi a noi

La flessibilità non è solo una qualità da apprezzare in una giornata in cui tutto procede in maniera spontanea ma è il principio fondante dell’evoluzione, il motore silenzioso che ha permesso alla vita di sopravvivere, mutare, reinventarsi sempre, anche quando sembrava finita. Quest’anno, in occasione della Design Week di Milano, è proprio questo concetto, declinato su progresso e tecnologia, che informa il concept dell’Audi House of Progress, dal 7 al 13 aprile nello storico cortile del Portrait Milano.

A forza di imparare a sopportare il dolore del mondo, per difenderci, ci stiamo spegnendo

Negli anni recenti per proteggerci dai numerosi rivolgimenti epocali che si sono presentati in serie, impattando sulla nostra emotività, ci siamo trovati a dover alzare la soglia della sopportazione fino a sviluppare una sorta di assuefazione alla catastrofe che ci consente – o meglio, ci illude – di attenuare almeno in parte gli effetti deleteri che avvenimenti come lo scoppio della pandemia, la guerra in Ucraina e il progressivo aggravarsi della crisi climatica hanno sulla nostra psiche. Questa strategia di sopravvivenza, di cui spesso non siamo consapevoli, nasconde però una pericolosità intrinseca: a forza di imparare a tollerare il dolore, infatti, sembra che stiamo progressivamente spegnendo anche tutti gli altri nostri impulsi.

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Negli anni recenti per proteggerci dai numerosi rivolgimenti epocali che si sono presentati in serie, impattando sulla nostra emotività, ci siamo trovati a dover alzare la soglia della sopportazione fino a sviluppare una sorta di assuefazione alla catastrofe che ci consente – o meglio, ci illude – di attenuare almeno in parte gli effetti deleteri che avvenimenti come lo scoppio della pandemia, la guerra in Ucraina e il progressivo aggravarsi della crisi climatica hanno sulla nostra psiche. Questa strategia di sopravvivenza, di cui spesso non siamo consapevoli, nasconde però una pericolosità intrinseca: a forza di imparare a tollerare il dolore, infatti, sembra che stiamo progressivamente spegnendo anche tutti gli altri nostri impulsi.

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Ho gli attacchi d’ansia perché il mondo è sempre più fascista, soffro di “fasciofobia”

Tra guerre, minacce tra Paesi fino a poco tempo fa alleati, conflitti commerciali, il rischio di escalation anche militari e l’ascesa dell’estrema destra in sempre più Paesi, è impossibile non provare ansia di fronte agli avvenimenti di un mondo sempre più fascista e alla deriva, in cui le cattive notizie sono all’ordine del giorno. È una condizione che gli inglesi hanno definito “political anxiety” e che noi potremmo anche chiamare “fasciofobia”.

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Tra guerre, minacce tra Paesi fino a poco tempo fa alleati, conflitti commerciali, il rischio di escalation anche militari e l’ascesa dell’estrema destra in sempre più Paesi, è impossibile non provare ansia di fronte agli avvenimenti di un mondo sempre più fascista e alla deriva, in cui le cattive notizie sono all’ordine del giorno. È una condizione che gli inglesi hanno definito “political anxiety” e che noi potremmo anche chiamare “fasciofobia”.

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La manifestazione per la pace del M5S sventola bandiera russa. Un’ipocrisia indecente.

Domani, il Movimento Cinque Stelle ha chiamato in piazza il suo popolo a Roma per un corteo per la pace. Non ci sarebbe nulla di sbagliato se non fosse che la manifestazione è organizzata da un partito che ha stretto legami con Russia Unita di Putin, e per cui il termine “pace” significa sempre più “resa del popolo invaso”. Un peccato che su un tema così importante si alimenti il desiderio di serenità sventolando bandiera russa.

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Ribellarsi al ruolo della “brava bambina” è salutare, come Pippi Calzelunghe

Sono passati ottant'anni da quando Pippi Calzelunghe è stato pubblicato, prima in Svezia poi in Italia, ma è ancora capace di lanciare un messaggio alle bambine di oggi: in un mondo di regole e pressioni che vi giudicherà sempre sbagliate, soprattutto se femmine – per le vostre parole, i vostri vestiti, la vostra postura, il vostro aspetto – siate sempre più come Pippi.

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Sono passati ottant’anni da quando Pippi Calzelunghe è stato pubblicato, prima in Svezia poi in Italia, ma è ancora capace di lanciare un messaggio alle bambine di oggi: in un mondo di regole e pressioni che vi giudicherà sempre sbagliate, soprattutto se femmine – per le vostre parole, i vostri vestiti, la vostra postura, il vostro aspetto – siate sempre più come Pippi.

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Ciò che stiamo vivendo supera la distopia. Dobbiamo resistere e tornare a essere partigiani.

Non sappiamo in termini pratici che forma prenderà la Resistenza, ma di certo dovrà essere un movimento di massa, possibilmente internazionale. Ogni giorno dovrà essere il nostro 25 aprile, ogni violenza dovrà trovare la nostra risposta indignata e la proposta di un’alternativa. Dobbiamo vigilare sui pilastri democratici del Paese, perché resistere vuol dire non soccombere e ricordare a chi ci governa che siamo una Repubblica antifascista e che, non essendo come loro, non smetteremo mai di essere di nuovo partigiani.

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Il numero dei femminicidi in Italia aumenta costantemente, ma noi restiamo a guardare

In Italia abbiamo un femminicidio ogni 72 ore – e nel 2023 ne stiamo avendo più che nel 2022 –, ma i tentativi concretamente messi in atto per ridimensionare la cultura patriarcale ancora dominante nel nostro Paese non sono sufficienti. Quando un fenomeno ha una portata tanto larga, come in questo caso, è fuori luogo accusare la famiglia dell’assassino di non essere stata in grado di impartire una corretta educazione al figlio. Quello che serve, infatti, è un cambiamento della visione e della mentalità collettiva.

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Non basta essere “positivi”. Dobbiamo trasformare la nostra delusione in un cambiamento politico.

Sappiamo tutti cos’è la delusione, perché sicuramente l’avremo provata almeno una volta. Di fronte alle azioni della politica o al sistema economico in cui siamo immersi, però, questo sentimento smette di acquisire una valenza puramente soggettiva e diventa oggettiva. Invece di essere semplicemente ottimisti e sperare che un giorno andrà meglio, dobbiamo trasformare la delusione e le emozioni che provoca in una forza di cambiamento.

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L’Italia sostiene l’Ungheria anche nella repressione LGBT+, la storia mostra che non ne usciremo bene

Quando l’equilibrio sociale vacilla, non sono solo le dittature a colpire. Anche le democrazie, se svuotate dei loro principi, sono disposte a sacrificare la comunità LGBTQ+. Chi oggi in Italia minimizza la gravità del modello ungherese, sta preparando il terreno per seguirne le orme. La mancata firma dell’Italia contro il divieto del Pride non è stata una dimenticanza. È l’ennesimo atto deliberato di una politica che da anni riscrive la grammatica dei diritti trasformandoli in “provocazioni”.

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Quando l’equilibrio sociale vacilla, non sono solo le dittature a colpire. Anche le democrazie, se svuotate dei loro principi, sono disposte a sacrificare la comunità LGBTQ+. Chi oggi in Italia minimizza la gravità del modello ungherese, sta preparando il terreno per seguirne le orme. La mancata firma dell’Italia contro il divieto del Pride non è stata una dimenticanza. È l’ennesimo atto deliberato di una politica che da anni riscrive la grammatica dei diritti trasformandoli in “provocazioni”.

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In Italia, raggiungere una vita adulta e indipendente è un desiderio sempre più irrealizzabile

Se in Italia sempre più giovani rimandano il passaggio a una vita autonoma sotto ogni punto di vista, il motivo non può essere rintracciato in un’intrinseca tendenza all’inazione. L’immagine del bamboccione compiaciuto della sua condizione di eterno figliolo, tanto in voga fino a qualche anno fa, ormai non è più credibile, perché ci siamo resi conto di vivere in un Paese in cui la totale assenza di prospettive realistiche è una problematica strutturale, talmente cristallizzata da indurre i giovani a sviluppare un diffuso e radicato complesso di inferiorità. Per far fronte a questa situazione ormai radicata, che può solo andare a peggiorare, è necessario un cambiamento repentino che sia attuato dall’alto.

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Se vogliamo lasciare i nostri lavori è anche perché ci sembrano assurdi, frustranti e privi di senso

Sempre più persone stanno lasciando o cambiando lavoro, dopo aver capito che la propria carriera non può essere tutto nella vita. La ragione sta anche nel fatto che molti di noi fanno quelli che l’antropologo americano David Graeber chiama “bullshit jobs”, cioè lavori senza senso: occupazioni sì ben retribuite ma così inutili, superflue o addirittura dannose che anche chi le svolge non riesce a giustificarne l’esistenza, pur sentendosi obbligato a farlo, con conseguenze sulla propria salute mentale.

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“Reinas” mostra come crescere significhi anche lasciare andare alcune parti di noi

“Reinas”, il film scritto e diretto dalla regista peruviana Klaudia Reynicke, è una raccolta di momenti di passaggio della nostra formazione, come quello in cui accettiamo che la fiducia cieca verso i nostri genitori sia una delle molte cose che, volenti o nolenti, dobbiamo imparare a lasciare andare mentre cresciamo. Ciascuno di noi infatti, anche se mosso dalla sincera volontà di fare il meglio per le persone che ama, commette degli errori, ed è costretto a mettersi in discussione quando se ne accorge.

Con MINI, la montagna è il luogo perfetto per riscoprire il nostro grande senso di libertà e passione

La montagna ci offre la possibilità per esprimere il grande amore che proviamo nei confronti dell’ambiente e della natura, del pianeta, imparando a conoscere nuovi orizzonti e mettendoci alla prova, scoprendo qualcosa in più di noi stessi. È proprio questa sensazione di libertà, scoperta e appartenenza che vuole abbracciare MINI.

In Italia 6 milioni di persone consumano cannabis. Occorre normalizzarne l’uso come alcol e nicotina.

La normalizzazione della cannabis è il primo passo fisiologico per arrivare alla sua legalizzazione, andando oltre le politiche illogiche e anacronistiche che ancora regolano il tema delle droghe leggere in Italia. Per superare l'ostruzionismo a cui assistiamo oggi, però, serve soprattutto iniziare a generare una cultura sulla cannabis che non sia legata a pregiudizi e al desiderio del proibito, ma alla realtà scientifica.

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Marzo 2025, in foto

Dalle elezioni in Groenlandia, che hanno visto la vittoria della volontà di essere indipendenti, al terribile terremoto in Myanmar, passando per le proteste in Turchia, in Serbia e in Romania, fino al tour degli unici democratici che stanno facendo una dura opposizione a Donald Trump, Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez, ecco i principali avvenimenti mondiali, in foto, che abbiamo selezionato a marzo 2025.

Siamo tutti bloccati, non riusciamo a muoverci, e pur volendo non sapremmo nemmeno dove andare

Tra pandemia, crisi economica ed energetica, la guerra in Ucraina e il timore che quest’ultima possa sfociare in un Armageddon, è come se stessimo tutti vivendo un disturbo da stress post-traumatico senza che i traumi siano finiti.

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Con i suoi film, Yuri Ancarani ci invita a riflettere sul lavoro e sull’ozio, e sul senso che hanno

Portando in superficie le dinamiche, le prassi, i suoni, i gesti, i rituali della nostra quotidianità, ormai resi invisibili dall’abitudine, e ricollegandoci con una componente fisica del lavoro, i film di Yuri Ancarani – per ciò che mostrano, per ciò che lasciano fuori – si fanno tramite per percepire nuovi modi di abitare il futuro, riflettendo non solo sulle nostre occupazioni ma anche, e soprattutto, sull’ozio.

Queste, secondo noi, le migliori serie di marzo 2025

Dalla satira feroce e divertente sulle contraddizioni di Hollywood di “The Studio” al fenomeno globale di “Adolescence”, che ha permesso a molti genitori di esporre le proprie paure sul mondo digitale, passando per nuovi crime come “Dope Thief”, “The Residence” e “Happy Face”, queste secondo noi le migliori serie di marzo.

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Dalla satira feroce e divertente sulle contraddizioni di Hollywood di “The Studio” al fenomeno globale di “Adolescence”, che ha permesso a molti genitori di esporre le proprie paure sul mondo digitale, passando per nuovi crime come “Dope Thief”, “The Residence” e “Happy Face”, queste secondo noi le migliori serie di marzo.

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Ci piace mostrarci paritari ma abbiamo tutti ancora troppi comportamenti misogini. Anche tra donne.

Ci piace ritrarci come femministi, che lottano per la parità di genere, che sostengono in linea puramente teorica che alle donne andrebbero riconosciuti stessi diritti e stesse possibilità di realizzazione professionale e personale. Ma, in fondo – e talvolta purtroppo senza che ci facciamo troppo caso –, mettiamo in atto una serie di comportamenti vessatori e denigratori nei confronti delle donne, non solo sul web. Non a caso, sui social la misoginia è la forma di intolleranza più diffusa. Anche tra donne stesse.

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Siamo sempre più arrabbiati, sempre più violenti. E anche più divisi.

Il sentimento di rabbia che abbiamo visto crescere a livello sociale a partire dalla pandemia si sta scaricando sempre più di frequente in comportamenti aggressivi o violenti, che le persone manifestano soprattutto durante eventi collettivi come concerti, festival o spettacoli, trovando in essi un palcoscenico in cui esprimere il proprio malessere con gesti lesivi per gli altri. Per non perdere la funzione di collante emotivo proprio di questi momenti, che nascono per fare da amplificatore ai nostri sentimenti positivi, dobbiamo rieducarci all’idea che la qualità delle nostre esperienze sociali dipende necessariamente anche dalla felicità di chi le condivide con noi.

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Questi, secondo noi, i migliori film di marzo 2025

In un periodo in cui anche i prodotti culturali sembrano allinearsi al potere conservatore, molte delle pellicole uscite questo mese – da “Mickey 17” a “Le assaggiatrici” e “Berlino, Estate ‘42” – ci ricordano i pericoli dell’autoritarismo e l’importanza della resistenza. Insieme a loro, film come “A Different Man” e “Dreams” ci spingono a confrontarci con noi stessi, con i nostri sogni e i nostri pregiudizi. Questi, secondo noi, i migliori film usciti a marzo.

Fatichiamo ancora a riconoscere nel sesso qualcosa di fronte a cui donne e uomini sono uguali

Il grosso problema che abbiamo nel concepire il sesso in modo sano e paritario è una questione che riguarda tutti, donne e uomini, e che non è più possibile trascurare a fronte dello scenario a cui stiamo assistendo. Da un lato, infatti, i casi di stupro sono in aumento soprattutto tra i più giovani, un dato che avvalora la tesi della sempre più diffusa correlazione tra sesso e violenza; dall’altro, invece, cresce il numero di ragazzi con gravi problemi di impotenza dalla matrice psicologica. La rielaborazione del modo in cui viviamo la sessualità dev’essere indubbiamente mutuata da una riforma del sistema educativo, ma anche da una riflessione individuale, con cui interrogarci su cosa ognuno di noi può fare concretamente per sradicare gli schemi di pensiero che rischiano di tradursi in episodi di violenza.

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Il grosso problema che abbiamo nel concepire il sesso in modo sano e paritario è una questione che riguarda tutti, donne e uomini, e che non è più possibile trascurare a fronte dello scenario a cui stiamo assistendo. Da un lato, infatti, i casi di stupro sono in aumento soprattutto tra i più giovani, un dato che avvalora la tesi della sempre più diffusa correlazione tra sesso e violenza; dall’altro, invece, cresce il numero di ragazzi con gravi problemi di impotenza dalla matrice psicologica. La rielaborazione del modo in cui viviamo la sessualità dev’essere indubbiamente mutuata da una riforma del sistema educativo, ma anche da una riflessione individuale, con cui interrogarci su cosa ognuno di noi può fare concretamente per sradicare gli schemi di pensiero che rischiano di tradursi in episodi di violenza.

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Dopo anni a lamentarsi che “non si può più dire niente”, ora con Trump non si può più davvero farlo

L’amministrazione Trump ha eliminato più di duecento parole dai documenti ufficiali delle agenzie federali americane – legate a temi come la disabilità, le donne, le minoranze e il Golfo del Messico – e vietato di celebrare alcuni eventi come il Pride. Dopo anni di lamentele da parte della destra che “non si può più dire niente”, ora con Trump assistiamo alla vera cancel culture.

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Oggi, col fanatismo, abbiamo totalmente perso il controllo. Come in “Opus”.

Oggi più che mai sembriamo aver perso il controllo: assistiamo a una paralisi della capacità di confronto causata dal tribalismo, dal fanatismo e dalla convinzione che le proprie idee o comunità siano superiori a quelle altrui. “Opus – Venera la tua stella”, l’esordio al lungometraggio del regista e scrittore Mark Anthony Green, ci mostra proprio tutte le contraddizioni del culto contemporaneo delle celebrità, che con i social ha assunto anche nuove e inquietanti derive.

La retorica della solidarietà non serve a nulla in una società che premia solo gli individualisti

Oggi in Italia sembra che siamo troppi per vivere della professione per cui abbiamo studiato, o che davvero ci appassiona e se vogliamo sperare di ottenere questo privilegio, dobbiamo adoperarci per toglierlo a qualcun altro. Siamo ossessionati dall’avere i punteggi più alti, i titoli più prestigiosi, per dimostrarci più capaci o più performanti di tutti, innescando il solito circolo vizioso che fa degli altri dei semplici termini di paragone o degli avversari, mai dei compagni con cui fare squadra. In questo contesto, non solo non abbiamo tempo per coltivare le nostre attitudini o nuovi interessi, ma nemmeno per alimentare quello spirito altruistico e solidale che non è dato aprioristicamente, ma dobbiamo tutti impegnarci a sviluppare e coltivare.

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“Adolescence” ci mostra i doveri nell’educare un figlio e le conseguenze di non saperlo fare oggi

Il successo di “Adolescence” è dovuto al fatto che tocca un tema molto serio su cui l’opinione pubblica non si è ancora fatta un’idea abbastanza chiara, ma ha un vitale bisogno di farsela. Era necessario uno show così crudo per far sì che genitori di grandi e piccoli facessero coming out sulle loro ansie e paure legate al mondo digitale, e che come società ci si iniziasse a porre delle domande su come arginare la radicalizzazione online tra i soggetti più delicati e suggestionabili.

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Continuare a sminuire i giovani non fa che acuire un disagio diffuso che invece di diminuire, cresce

I giovani italiani sono tra gli ultimi posti in Europa in quanto a benessere e salute mentale, lo conferma il “Mind Health Report 2023” condotto da Ipsos su un campione di 30mila 600 persone, che ha rilevato, tra le maggiori cause della loro infelicità, lo stress psicologico, l’incertezza e la precarietà del futuro, ma anche un senso di solitudine sempre più opprimente. Le problematiche concrete che i ragazzi devono affrontare oggi, però, sembrano non scalfire minimamente un altro aspetto che amplifica il loro disagio, ovvero la narrazione che condanna la nuove generazioni e la loro presunta incapacità di maturare e farsi valere, che oltre a essere dannosa è tutt’altro che veritiera.

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I giovani italiani sono tra gli ultimi posti in Europa in quanto a benessere e salute mentale, lo conferma il “Mind Health Report 2023” condotto da Ipsos su un campione di 30mila 600 persone, che ha rilevato, tra le maggiori cause della loro infelicità, lo stress psicologico, l’incertezza e la precarietà del futuro, ma anche un senso di solitudine sempre più opprimente. Le problematiche concrete che i ragazzi devono affrontare oggi, però, sembrano non scalfire minimamente un altro aspetto che amplifica il loro disagio, ovvero la narrazione che condanna la nuove generazioni e la loro presunta incapacità di maturare e farsi valere, che oltre a essere dannosa è tutt’altro che veritiera.

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“The Florida Project” mostra come per molti il sogno americano non esiste e non esisterà mai

“The Florida Project”, pellicola del 2017 di Sean Baker, prima del successo di “Anora”, è un affresco toccante e disturbante dell’America più povera, quella che nessuno vuole vedere. Nella storia di Moonie e di sua madre Halley, che si muovono verso il sogno americano che per loro non esiste e non esisterà mai, c’è una sola domanda che riecheggia continua: dove stiamo andando?

Viviamo in una società che ci vuole onnipotenti a tutti i costi, così abbiamo perso noi stessi

Mostrarsi agli altri così determinati e ambiziosi da ottenere tutto ciò che si vuole è un cliché tanto inflazionato quanto non ancorato alla realtà, dal momento che è evidente quanto, anche per i più volitivi, sia impossibile rendersi immuni al fallimento. Ciò che questa convinzione comunica è il bisogno di aderire al più classico, e nocivo, dei modelli di individuo, degno della massima ammirazione per la società in cui viviamo: quello della persona “realizzata e di successo”. Questo standard, però, convince sempre meno, dato che per sfuggire alla competizione ossessiva a cui siamo sottoposti, sarebbe importante coltivare la capacità di conoscere i propri limiti, invece che l’ansia di doverli superare costantemente.

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Mostrarsi agli altri così determinati e ambiziosi da ottenere tutto ciò che si vuole è un cliché tanto inflazionato quanto non ancorato alla realtà, dal momento che è evidente quanto, anche per i più volitivi, sia impossibile rendersi immuni al fallimento. Ciò che questa convinzione comunica è il bisogno di aderire al più classico, e nocivo, dei modelli di individuo, degno della massima ammirazione per la società in cui viviamo: quello della persona “realizzata e di successo”. Questo standard, però, convince sempre meno, dato che per sfuggire alla competizione ossessiva a cui siamo sottoposti, sarebbe importante coltivare la capacità di conoscere i propri limiti, invece che l’ansia di doverli superare costantemente.

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Questa la nostra selezione di libri letti a marzo 2025

Dal memoir di Caroline Darian, figlia di Gisèle Pelicot, che racconta dall’interno la tragica vicenda francese di abusi, a un’indagine sul futuro dell’India, che cerca di decostruirne i miti e pregiudizi sottolineando come sia lanciata nel diventare una superpotenza, passando per romanzi di formazione sull’identità e il genere, ecco cosa abbiamo letto a marzo 2025.

Il manifesto di Ventotene è la base della democrazia Ue. Rinnegarlo è ignobile.

Il discorso di Giorgia Meloni alla Camera, in cui ha rinnegato il manifesto di Ventotene dichiarando che “Non è la mia Europa”, è un momento inedito e preoccupante per la nostra storia repubblicana. Al di là dei tentativi di riscrittura e strumentalizzazione della Storia da parte della premier, infatti, infangare il manifesto che ha dato il via a un processo di democrazia in Europa e, di conseguenza, in Italia, è ignobile.

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Il discorso di Giorgia Meloni alla Camera, in cui ha rinnegato il manifesto di Ventotene dichiarando che “Non è la mia Europa”, è un momento inedito e preoccupante per la nostra storia repubblicana. Al di là dei tentativi di riscrittura e strumentalizzazione della Storia da parte della premier, infatti, infangare il manifesto che ha dato il via a un processo di democrazia in Europa e, di conseguenza, in Italia, è ignobile.

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Un’Europa unita è il miglior modo per garantire libertà e pace, ci disse Spinelli

In occasione delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, il Manifesto di Ventotene va riletto per non dimenticare le radici dell’Europa unita.

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“L’arte della gioia” racconta al meglio la rivoluzione della volontà femminile

“L’arte della gioia”, la serie tratta dal capolavoro del Novecento di Goliarda Sapienza, si colloca senza dubbio in una categoria quasi del tutto inedita nella serialità italiana, ossia quella che mette insieme la bellezza di un prodotto girato e pensato con grande attenzione ma anche comprensibile e affascinante. Modesta è la protagonista di un tempo che ha richiesto alle donne di mettere da parte il loro desiderio per soddisfare quello altrui, provocando scalpore e violenza, ma che lei vuole sovvertire.

L’ossessione per la virilità impedisce a molti uomini di avere amici stretti e intimi, è un peccato

Per molti uomini avere amici stretti e intimi è difficile, perché l’amicizia nasce anche dalla capacità di aprirsi, offrire supporto e saper ascoltare l’altro, ma in una società in cui ai ragazzi viene insegnato a essere indifferenti verso le proprie emozioni e a fare tutto da soli, ciò sembra impossibile. Abbiamo sempre preteso coraggio dagli uomini, ma oggi l’unico tipo di cui avrebbero bisogno è quello di lasciarsi conoscere.

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Per molti uomini avere amici stretti e intimi è difficile, perché l’amicizia nasce anche dalla capacità di aprirsi, offrire supporto e saper ascoltare l’altro, ma in una società in cui ai ragazzi viene insegnato a essere indifferenti verso le proprie emozioni e a fare tutto da soli, ciò sembra impossibile. Abbiamo sempre preteso coraggio dagli uomini, ma oggi l’unico tipo di cui avrebbero bisogno è quello di lasciarsi conoscere.

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La salute mentale è una cosa seria. Autodiagnosticarsi patologie psicologiche, no.

Da quando il lessico psicologico è entrato pienamente a far parte del nostro modo di esprimerci, creando una confusione linguistica derivante dall’uso – e “abuso” – comune di termini come "panico", "depresso", "bipolare", "compulsivo", come esempi, si assiste sempre più spesso a svariati tentativi di autodiagnosi. Invece di affidarci a definizioni vaghe per inquadrare il nostro malessere, con tutti i rischi conseguenti, è necessario rivolgersi ad un professionista che comprenda la vera natura del nostro disagio.

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Da quando il lessico psicologico è entrato pienamente a far parte del nostro modo di esprimerci, creando una confusione linguistica derivante dall’uso – e “abuso” – comune di termini come “panico”, “depresso”, “bipolare”, “compulsivo”, come esempi, si assiste sempre più spesso a svariati tentativi di autodiagnosi. Invece di affidarci a definizioni vaghe per inquadrare il nostro malessere, con tutti i rischi conseguenti, è necessario rivolgersi ad un professionista che comprenda la vera natura del nostro disagio.

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Chi li ha visti?

I dem americani si trovano senza una vera leadership, sono frammentati, e le fratture favoriscono la prepotenza del governo di Trump senza dare segnali di coesione per un obiettivo comune, ovvero lottare contro l’oligarchia degli Usa. Non basta impegnarsi durante una campagna elettorale e tirare fuori i grandi nomi, se poi, finite le presidenziali, all’opposizione ci si assesta su una posizione pilatesca, fiacca, certamente non adeguata ai tempi che corrono. Dove sono finiti Obama, Clinton, Harris e tutti gli altri?

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Dobbiamo rivendicare il valore della mediocrità. Vivere con l’obbligo di primeggiare logora.

Smettere di rifuggire a tutti i costi la mediocrità – il non spiccare per straordinarie doti lavorative, fisiche o intellettive – e vedere tutto come una prestazione in cui dobbiamo mostrarci migliori degli altri – i pari con cui ci sentiamo costantemente in competizione, ossessionati dal terrore di essere, invece, proprio come loro – e provare ad accettare di non essere necessariamente speciali, rinunciando a questa gara, può essere liberatorio. È questo che oggi dovremmo insegnare a bambini e ragazzi, anziché continuare a incoraggiare la competizione ed esaltare il presunto merito, dietro a cui spesso si celano privilegi di pochi. Si potrebbe accettare che l’altro non sia per forza un avversario ma un alleato e capire che essere uguali e pari non è necessariamente un problema, ma può essere un valore e una forza.

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Viviamo una vita insostenibile a 2x, abbiamo perso ogni capacità di divertirci davvero

Viviamo una convulsa, insostenibile vita in 2x, che ci ha abituato alla programmazione ossessiva della nostra esistenza, sottraendo energie al divertimento in sé per cederle a una serie infinita di note sul calendar, prenotazioni online, liste d’attesa, incastri con le schedule giornaliere dei nostri amici che non corrispondono quasi mai alle nostre. Al punto che l’organizzazione al millimetro del quando, quanto e come dovremmo divertirci ha semplicemente soffocato il motore del piacere.

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Lavoriamo troppo e siamo sempre esausti. Il burnout è la sindrome della nostra generazione.

Il burnout, da lavoro o da studionon è un problema personale, ma collettivo. Affrontarlo come se fosse un fatto privato, da risolvere attraverso dei percorsi individuali, può servire sì alla singola persona, ma solleva da ogni responsabilità la comunità e il sistema politico e sociale in cui è immersa.

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Il M5S continua a confondere la “pace” con la resa dell’Ucraina, ed è insopportabile

Il Movimento Cinque Stelle, oltre ad aver rappresentato in Italia i lati peggiori del populismo e dell’incompetenza, è a livello internazionale una testa d’ariete di Putin per sfondare in Europa. Protestassero sotto l’ambasciata russa mettendo sul marciapiede le bandiere della pace e chiedendo il cessate il fuoco in Ucraina. Troppo facile fare i bastian contrari nelle strutture della democrazia, protetti da una propaganda filoputiniana sempre più incessante.

Quanto ancora dobbiamo tollerare il falso mito che la povertà sia inevitabile?

Frasi ricorrenti come “le persone ricche si meritano la loro ricchezza” o “i poveri devono solo lavorare di più” sono poco più che banalità prive di fondamento e scollegate dalla realtà. La verità è che un complesso intreccio di fattori – dalle disuguaglianze sistemiche alle strutture economiche – determina chi è ricco e chi è povero. Ridurre la povertà in modo efficace richiede quindi l’implementazione di una serie di programmi pubblici di crescente complessità.

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Non nasciamo vili o eroi. Lo diventiamo con le nostre scelte, ci disse Sartre.

L’etica che ci ha lasciato Sartre in eredità può diventare uno strumento indispensabile per ragionare su quanto, ora più che mai, siamo chiamati all’impegno, a prendere una posizione chiara e ad affrontare con responsabilità il peso della scelta.

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“BlacKkKlansman”, di Spike Lee, doveva essere un ammonimento, invece oggi è anche peggio

“BlacKkKlansman”, film di Spike Lee uscito nel 2018, doveva essere un ammonimento, ma il popolo statunitense è ricaduto nello stesso gorgo nero del 2016, ancor più folle per la mancanza di freni di Trump all’ultimo mandato e per la presenza di Elon Musk come braccio destro. È come se avessero reso il suprematismo un tratto costituzionale, la stella polare di una politica basata sulla legge del più forte – inteso come più ricco e prepotente.

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Per farcela davvero non serve farcela da soli, aver bisogno degli altri non è da perdenti

Se ciascuna delle crisi che abbiamo attraversato e stiamo attraversando ha una matrice differente, quello che le accomuna è il nostro modo di affrontarle: ognuno per conto suo. La glorificazione dell’indipendenza tipica del presente, infatti, si accompagna alla negazione del nostro naturale bisogno di appartenenza reciproca, riducendolo a una forma di debolezza e spingendoci a pensare che se abbiamo avuto bisogno degli altri per raggiungere i nostri traguardi, questi valgano di meno. Per realizzarci, al contrario, dobbiamo recuperare uno spazio di condivisione.

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La destra ora vuole proteggere “la natura, con l’uomo al centro”. Sì, ma solo se bianco.

Il rapporto destra-ambiente si fonda sulla strumentalizzazione. E quello che interessa alle forze autoritarie, populiste e conservatrici anche oggi, non è certo l’ecologia di per sé, ma il fatto che la difesa dell’ambiente possa essere convertita in uno strumento di propaganda e piegata alla retorica sovranista. La tendenza comunicativa delle destre europee consiste infatti nel sostenere la diplomazia climatica tramite motivazioni nazionaliste, inserendola nell’agenda politica solo quando utile a direzionare i timori dell’elettorato verso i soliti capri espiatori, uno su tutti l’immigrazione.

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In una società in cui fallire è proibito, procrastinare non è un segno di pigrizia ma di ansia

Per superare la procrastinazione, possiamo pensare ai motivi per cui un tale compito è importante, mettendolo in prospettiva, senza focalizzarsi sulle emozioni negative che suscita in noi. E poi dobbiamo imparare a perdonare noi stessi, le nostre mancanze, i nostri errori, i nostri eventuali fallimenti e anche la nostra stessa tentazione a rimandare a causa di tutto questo.

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Il movimento “Make Europe Great Again”, di Elon Musk, è l’incubo finale

Elon Musk è colui che ha scelto l’alcova trumpiana del “Make America Great Again”, ha investito economicamente e come immagine in questa campagna dando foraggio ai suprematisti americani. E con Trump che ha già annunciato i dazi per l’Europa e il pugno duro, la mossa di creare il movimento “Make Europe Great Again” in Ue equivale più o meno a un vegan party organizzato dal proprietario di un mattatoio ovino. Ma i partiti populisti e di estrema destra che lo appoggiano fanno finta di non capirlo.

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Perché l’8 marzo non è la “festa” della donna

La “Giornata internazionale della donna” – questo il suo vero nome – è nata in ambito socialista, dedicata in origine alle battaglie di cui le donne furono protagoniste all’inizio del Novecento. Aveva un potente significato sociale e politico di opposizione al potere: la cultura pop degli ultimi decenni, invece, l’ha completamente disperso. Nel corso degli anni la festa della donna italiana è diventata una stucchevole liturgia a cadenza annuale in cui le donne vengono omaggiate con fiori e cioccolatini.

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La destra si sta infiltrando anche nel solo spazio in cui la sinistra era egemone: il pop.

Ora che la destra conservatrice sta diventando sempre più presente anche nella cultura pop, togliendo ovunque alla sinistra dei possibili spazi per fare controcultura, serve ricordare quanto la resistenza culturale sia stata fondamentale nel corso della storia per bloccare l’ascesa degli estremismi. Perché se le forze conservatrici hanno imparato a normalizzarsi fino a diventare pop, è il contenuto di questi messaggi a non cambiare nella sostanza, restando espressione di un pensiero reazionario, estremo, a tratti fanatico.

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Crollato il ceto medio, la lotta di classe è finita. Hanno vinto i ricchi.

Il capitalismo, e ancor di più il consumismo, hanno fatto leva sull’illusione del possesso come appartenenza identitaria, con il “proletario” che compra lo stesso simbolo di potere del “padrone” - uno smartphone, ad esempio. Così la lotta di classe è finita, anche perché col crollo del ceto medio sembra essersi trasformata in uno scontro generazionale. Bisogna ammetterlo: la lotta di classe c’è stata ma l’hanno vinta i ricchi.

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Con l’AI possiamo fingere che i nostri morti siano ancora vivi, ed è sia consolatorio che spaventoso

Alcune tecnologie ci permettono di creare delle versioni virtuali delle persone che abbiamo perso, aiutandoci a elaborare il lutto, continuando a farci sentire la loro presenza ma anche invitandoci a riflettere sulla nostra mortalità. Per quanto presentino dei rischi, possono essere strumenti per affermare il potenziale dell’IA nel promuovere la missione spirituale della creatività umana e per ricordarci i nostri doveri nei confronti della storia e della memoria.

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Se i giovani vogliono la dittatura è perché li abbiamo convinti di non valere niente

Se le nuove generazioni attendono l’arrivo di un dittatore c’è da preoccuparsi, ma non da stupirsi. La democrazia richiede energie e noi invece i giovani li castriamo ogni giorno, portandoli a pensare di essere inermi di fronte al futuro. Se attendono che sia qualcun altro a fare il lavoro per loro, a salvarli, non è perché sono pigri o svogliati, ma perché li abbiamo convinti di essere orpelli di un sistema che va avanti – male – anche senza di loro.

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Ogni tanto Napoli mi appare come l’amica migliore che ha preferito una manica di stronzi a te

A Napoli, nel rione Sanità o ai Quartieri Spagnoli – che nei primi anni del 2000 apparivano come luoghi esotici e pericolosi – adesso trovi gente alla ricerca dei famosi pasticcini con la crema di latte, o folle che si spingono per vedere i murales. Ovunque ci sono le pizze della tradizione e quelle gourmet. Le strade ingombre di tavolini, tutto sistemato appositamente per i visitatori. A forza di accogliere turisti e di essere raccontata in libri e serie tv, sembra che la città stessa si stia esaurendo. Sarebbe interessante, a questo punto, capire chi l’ha messa sul mercato e a che prezzo. Ogni tanto Napoli mi appare come l’amica bellissima, saggia e divertente con cui hai condiviso tutto, ma che ha preferito farsela con una manica di stronzi piuttosto che con te.

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A Napoli, nel rione Sanità o ai Quartieri Spagnoli – che nei primi anni del 2000 apparivano come luoghi esotici e pericolosi – adesso trovi gente alla ricerca dei famosi pasticcini con la crema di latte, o folle che si spingono per vedere i murales. Ovunque ci sono le pizze della tradizione e quelle gourmet. Le strade ingombre di tavolini, tutto sistemato appositamente per i visitatori. A forza di accogliere turisti e di essere raccontata in libri e serie tv, sembra che la città stessa si stia esaurendo. Sarebbe interessante, a questo punto, capire chi l’ha messa sul mercato e a che prezzo. Ogni tanto Napoli mi appare come l’amica bellissima, saggia e divertente con cui hai condiviso tutto, ma che ha preferito farsela con una manica di stronzi piuttosto che con te.

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Difendiamo i nostri confini, fuori Matteo Salvini dalla politica

Il sostegno di Matteo Salvini alla retorica anti-Ue e a Trump è il riflesso della politica dell’annebbiamento, quella che impedisce a una fetta dell’elettorato di distinguere la realtà dalla finzione. Un ministro della Repubblica che fa gli interessi di chi vuole annientarci non è degno della sua carica. È un’evidenza, non un’illazione. Se arriva addirittura a supportare i dazi contro il nostro Paese significa che il limite della decenza politica è stato ampiamente superato.

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Oggi eccellere a lavoro o negli studi è diventato un obbligo ma la smania di successo ci distrugge

Già Shakespeare, nel Seicento, aveva provato ad avvisarci dei rischi e dei pericoli dell'ambizione con la tragedia di Macbeth. Oggi a società delle performance ha reso questa smania di potere e apparenza il leitmotiv delle nostre giornate e la nostra condanna, uscire da questo circolo vizioso è possibile attraverso la coltivazione delle proprie passioni.

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Già Shakespeare, nel Seicento, aveva provato ad avvisarci dei rischi e dei pericoli dell’ambizione con la tragedia di Macbeth. Oggi a società delle performance ha reso questa smania di potere e apparenza il leitmotiv delle nostre giornate e la nostra condanna, uscire da questo circolo vizioso è possibile attraverso la coltivazione delle proprie passioni.

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Le disgrazie non arrivano sole: con Trump, anche i filoputiniani nostrani si sentono legittimati.

In questi giorni il mondo sembra girare al contrario. È come se la nostra linea temporale avesse sbandato per avvicinarsi pericolosamente a un’altra, quella di qualche ucronia dove ci si saluta ancora con il saluto fascista, i popoli invasi sono i colpevoli e i carnefici non devono più giustificare alcuna azione: la compiono e basta. Approfittando di questo clima di “tanto vale tutto”, sono riemersi in Italia i filoputiniani. Non che prima fossero scomparsi.

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In questi giorni il mondo sembra girare al contrario. È come se la nostra linea temporale avesse sbandato per avvicinarsi pericolosamente a un’altra, quella di qualche ucronia dove ci si saluta ancora con il saluto fascista, i popoli invasi sono i colpevoli e i carnefici non devono più giustificare alcuna azione: la compiono e basta. Approfittando di questo clima di “tanto vale tutto”, sono riemersi in Italia i filoputiniani. Non che prima fossero scomparsi.

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Daniela Santanchè, “insostenibile”

Santanchè e Meloni provengono dallo stesso humus, da un ambiente antidemocratico che non ha mai abbandonato le sue radici. Solo che Meloni è stata più furba nel nascondere quei tratti identitari che invece Santanchè ha sempre mostrato spudoratamente, senza vergogna alcuna. Sta di fatto che attualmente sono entrambe al governo, e l’Italia è sempre di più barzelletta dell’Europa.

In “Mother Vera” il viaggio per la redenzione passa per la forza e le debolezze dell’essere comunità

“Mother Vera”, il documentario di Cécile Embleton e Alys Tomlinson, è la storia reale di una donna che, per cercare redenzione dal proprio passato, segnato anche dall’eroina, trascorre vent’anni in un monastero ortodosso alle porte di Minsk. La sua esperienza ci spinge a riconoscere l’antichissimo potere curativo della comunità, a chiederci come abbiamo fatto a perderlo in maniera apparentemente tanto stolta e irrimediabile.

Ci sentiamo persi, succubi degli eventi, scoraggiati: è la crisi dei 25 anni e non finisce più

Il fenomeno, chiamato globalmente "quarterlife crisis", descrive l’impressione di sentirsi persi, in balia degli eventi, all’interno di una società poco propensa a incoraggiare non solo i giovani, ma anche quelli che a tutti gli effetti entrano nel mondo degli adulti, demoralizzandoli sin dal principio.

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Il fenomeno, chiamato globalmente “quarterlife crisis”, descrive l’impressione di sentirsi persi, in balia degli eventi, all’interno di una società poco propensa a incoraggiare non solo i giovani, ma anche quelli che a tutti gli effetti entrano nel mondo degli adulti, demoralizzandoli sin dal principio.

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Febbraio 2025

Dalle decisioni inquietanti dell’amministrazione Trump ai nuovi negoziati sulla pace in Ucraina, passando per le elezioni in Germania, le prime proteste contro Elon Musk, lo scandalo su Milei e le criptovalute in Argentina ed eventi più leggeri come Sanremo, questo appena trascorso è stato un mese a dir poco intenso. Ecco, in foto, i principali avvenimenti che abbiamo selezionato a febbraio 2025.

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Dalle decisioni inquietanti dell’amministrazione Trump ai nuovi negoziati sulla pace in Ucraina, passando per le elezioni in Germania, le prime proteste contro Elon Musk, lo scandalo su Milei e le criptovalute in Argentina ed eventi più leggeri come Sanremo, questo appena trascorso è stato un mese a dir poco intenso. Ecco, in foto, i principali avvenimenti che abbiamo selezionato a febbraio 2025.

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La cattiveria non è diventata il motore del mondo. Lo è sempre stata.

Non potendo affidarci a un mondo utopico privo di male, è bene impegnarsi a non commetterlo nella quotidianità. Questo tipo di attenzione non impedirà mai a certe frange della crudeltà di manifestarsi, ma sicuramente le ridurrà.

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“Grand Theft Hamlet” mescola la violenza di Shakespeare a GTA per un documentario straordinario

“Grand Theft Hamlet”, il documentario di Pinny Grylls e Sam Crane con Mark Oosterveen, prova l’incredibile impresa di mettere in scena l’Amleto di Shakespeare all’interno del mondo violento e anarchico di GTA, tra i videogiochi più famosi. Il risultato è involontariamente esilarante, caotico e imprevedibile, ma anche estremamente originale e capace di toccare tematiche molto personali e attuali.

Questi, secondo noi, i migliori film di febbraio 2025

Da “The Brutalist” a “The Girl With The Needle”, passando per il dissidente e necessario “Il seme del fico sacro”, molti dei film di questo mese raccontano storie di estrema attualità, pur partendo dal passato. Insieme a nuove scoperte come “Strange Darling” e “A Real Pain”, ecco secondo noi i migliori film usciti questo mese.

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Da “The Brutalist” a “The Girl With The Needle”, passando per il dissidente e necessario “Il seme del fico sacro”, molti dei film di questo mese raccontano storie di estrema attualità, pur partendo dal passato. Insieme a nuove scoperte come “Strange Darling” e “A Real Pain”, ecco secondo noi i migliori film usciti questo mese.

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Volere non è potere. E no, non tutto dipende dalla nostra volontà.

Nell'era in cui le distanze si sono accorciate e tutto, anche ciò che prima era un limite, come il proprio fisico, è modificabile è facile cascare nella retorica per cui "Volere è potere" e che la buona volontà basti a far tutto. Purtroppo non è così e numerosi studi testimoniano invece i risvolti negativi di questo ragionamento, sia in termini di benessere personale che sociale.

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Nell’era in cui le distanze si sono accorciate e tutto, anche ciò che prima era un limite, come il proprio fisico, è modificabile è facile cascare nella retorica per cui “Volere è potere” e che la buona volontà basti a far tutto. Purtroppo non è così e numerosi studi testimoniano invece i risvolti negativi di questo ragionamento, sia in termini di benessere personale che sociale.

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Queste, secondo noi, le migliori serie di febbraio 2025

Dall’adattamento originale e pieno di vitalità del capolavoro del Novecento “L’arte della gioia” al ritorno di storie che hanno già ottenuto un grande successo di pubblico e critica come “The White Lotus”, “Yellowjackets” e “Abbott Elementary”, ecco secondo noi le migliori serie di questo febbraio.

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Che altri disastri deve fare questo governo per essere contestato dagli italiani?

Nell’ultimo mese l’esecutivo è stato protagonista di flop di ogni tipo, che dovrebbero irritare persino un elettore di destra. Eppure la contestazione scarseggia. Proviamo immedesimarci in un cittadino che alle scorse elezioni nazionali ha dato il suo voto a Giorgia Meloni. Possiamo essere un turista delle urne, uno di quelli che prima o poi “li vota tutti”, o un destrorso duro e puro. Ecco cosa penseremmo.

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