The Vision

Siamo schiavi dell’idea che più siamo impegnati e meno ci rilassiamo, più valiamo come persone

Il busy bragging – la tendenza a vantarsi di essere sempre occupati che ci fa sentire soddisfatti di noi stessi solo se non abbiamo neanche una mezz’ora di tempo libero – è un fenomeno in forte aumento: se la società ci spinge a fare tanto e di farlo in fretta, noi finiamo per convincerci di valere solo se rispondiamo a queste pressioni e fondiamo così la nostra identità sulla capacità di produrre senza sosta e sulla quantità di impegni che riusciamo ad accumulare, fino a restarne sommersi. Questo fenomeno, infatti, in genere si ripercuote pesantemente sull’efficenza del lavoro stesso e sulla nostra salute psicofisica.

Le lauree umanistiche risolvono problemi complessi quanto le scientifiche ma nessuno lo capisce

L’esperienza di Adriano Olivetti, che assunse nella sua azienda umanisti e intellettuali considerandoli una risorsa fondamentale, è stata la prima e unica in cui si è cercato di superare in ambito aziendale il dualismo fra cultura scientifica e umanistica, valorizzandole come due realtà complementari. Al contrario, la società contemporanea ha sostituito alla visione d’insieme dei saperi una netta differenziazione, tutta a svantaggio dell’apparente improduttività delle discipline umanistiche. Davanti a un contesto tanto impoverito, però, il ruolo del sapere umanistico deve essere centrale quanto quello scientifico.

I giovani si dimettono in massa perché hanno capito che il lavoro non può essere tutta la loro vita

La malsana convinzione che esista un solo modo di concepire, organizzare e praticare il lavoro sta inasprendo il rapporto fra le due generazioni che a oggi costituiscono domanda e offerta sul mercato. Da un report dell’Associazione Italiana Direzione Personale risulta che le dimissioni volontarie fra i giovani in Italia stanno toccando il 60% delle aziende. Ciò che emerge in modo lampante è lo scarto profondo fra generazioni sempre più distanti, i figli degli anni Sessanta e i millennial o la Gen Z, che chiedono di essere altro al di fuori del lavoro. Questa è la sfida cruciale: ripensare un sistema occupazionale innegabilmente in crisi.

Atlas

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“Tendaberry” esplora il confine in cui futuro e passato si incontrano per creare ciò che siamo

Inizia con una citazione della poetessa americana Premio Pulitzer Mary Oliver Tendaberry, esordio al lungometraggio del 2024 della regista e artista visiva Haley Elizabeth Anderson, tra le giovani figure più interessanti del cinema indipendente americano, visibile dal 25 aprile su MUBI Italia: “Come ti aspettavi che fosse l’amore? Come un giorno d’estate?”. Un’amarezza sospesa fluttua sul fondo nero di questo esergo visivo, che scompare rapido come un’onda per lasciare spazio a Coney Island, luogo-non-luogo di New York, fulcro di questa storia, così come di tantissime altre, una sorta di tripudio emotivo, storico, progettuale, come già ci ha raccontato l’architetto e...

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Abbiamo un serio problema con gli alcolici, e fingiamo di non saperlo

Beviamo troppo. In Italia sono circa 8,7 milioni le persone a esagerare con l’alcol per quantità o frequenza e, tra queste, la fascia di popolazione più in crescita è quella delle giovani donne, in particolare minorenni; i dati degli ultimi anni hanno evidenziato soprattutto il binge drinking, che consiste nel consumare grandi quantità di alcolici e superalcolici fuori pasto nel giro di poco tempo, solitamente nel fine settimana, e che coinvolge fasce consistenti della popolazione italiana tra i 18 e i 34 anni. L’aumento del consumo di alcolici è indice di un disagio inascoltato, una correlazione palese se si pensa...

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