Nel gennaio del 2015, Matteo Salvini e Giorgia Meloni tennero una conferenza stampa congiunta per indicare il loro candidato alla presidenza della Repubblica: Vittorio Feltri. Sei anni dopo, siamo entrati di nuovo nella fase in cui i partiti devono cercare un nome per il Quirinale, e Salvini e Meloni stanno riuscendo nell’impresa di proporre l’unico nome più impresentabile di Feltri: Silvio Berlusconi.
Il leader della Lega da anni ripete che “Berlusconi sarebbe un ottimo Presidente della Repubblica”, e in questi giorni, dopo un incontro con i leader del centrodestra, ha confermato che se il Cavaliere sciogliesse i dubbi l’intera coalizione lo voterebbe. Berlusconi, l’altro giorno, ha dichiarato che “un eroe è chi blocca un treno per Auschwitz, non un porto per il Green Pass”, nel tentativo di apparire come un vecchio statista reso saggio dall’età. Sembrano lontani i tempi in cui faceva battute sui kapò.
Probabilmente è vero che rispetto a Meloni e Salvini Berlusconi ha un’attitudine politica più moderata, figlia del compromesso o della astuzia dettata dal momento. Ma questo soltanto perché Meloni e Salvini in questi anni hanno spinto la loro bussola politica fino ai poli dell’estremismo. Berlusconi è sempre stato più abile: non è fascista, ma ha portato i fascisti al governo, non è razzista con i meridionali ma ha governato per anni con la vecchia Lega secessionista. Adesso sguinzaglia i suoi gregari, Brunetta in primis, per far intendere una distanza dalle derive sovraniste, con l’ipocrisia di chi è la colonna debole di un tavolo retto dai sovranisti per antonomasia. Ma la cosa davvero disturbante dietro l’idea di Berlusconi Presidente della Repubblica non risiede tanto nei giochi dei partiti, con i media già a fare la conta e a ipotizzare i voti mancanti e possibili appoggi dei renziani, quanto nella sua storia come uomo e come politico.
Sarebbe intollerabile avere come Presidente della Repubblica una persona condannata in via definitiva per frode fiscale. Sì, frode fiscale, anche se per la maggior parte degli italiani, essendo quella vicenda avvenuta in concomitanza con il bunga bunga, Berlusconi è stato condannato per le famose “cene eleganti”. Nulla di vero, ovviamente. Su quel versante ci sono ancora dei processi in corso, con condanne già per favoreggiamento della prostituzione a carico di Emilio Fede e Nicole Minetti, che orchestravano le vicende di Arcore tra ragazze, pagamenti e ricatti. La condanna di Berlusconi riguarda invece l’evasione sui diritti tv di Mediaset e gli stratagemmi per non pagare le tasse in Italia, lo stesso Paese che dice di amare e vorrebbe rappresentare al Quirinale. Per raggiunti limiti di età ha potuto evitare l’esecuzione in carcere e accedere alla misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali, svolgendo attività di volontariato presso una casa di riposo di Milano.
Anche volendo tralasciare gli innumerevoli processi in cui si è salvato grazie ad archiviazioni e proscioglimenti per intervenuta prescrizione o perché il reato “non è più previsto dalla legge come reato”, quasi sempre per l’effetto di leggi ad personam, e non in forza di assoluzioni con formula piena, resta l’impronta del Berlusconi politico e del berlusconismo come degrado morale e culturale del Paese.
Berlusconi, eventualmente, sarebbe anche il successore di Sergio Mattarella, fratello di Piersanti Mattarella, ucciso dalla mafia. Berlusconi ha fondato Forza Italia con Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Dell’Utri ha rappresentato il ponte tra l’universo mafioso e l’impero berlusconiano. Negli anni Settanta Berlusconi ospitò nella sua villa di Arcore il boss di Cosa Nostra Vittorio Mangano, ufficialmente come “stalliere”. Fu mandato direttamente da Dell’Utri per proteggere la famiglia del Cavaliere. Poco prima di venire ucciso, il giudice Paolo Borsellino indicò Mangano come una “testa di ponte della mafia nel Nord Italia”.
Nel mentre l’attività imprenditoriale di Berlusconi esplose con Fininvest e l’avvento della tv commerciale, resa possibile grazie a escamotage legali e l’aiuto della politica. La discesa in campo del 1994 fu soltanto la conseguenza di una carriera piena di ombre a cui mancava solo la certificazione politica. Berlusconi prima modificò il DNA degli italiani attraverso il vuoto ideologico delle sue televisioni, poi li usò come teste d’ariete per sfondare in politica e ottenere i loro consensi. Una volta raggiunto il potere, fece del Parlamento il suo secondo ufficio tra compravendita di senatori, leggi ad hoc per scongiurare condanne e scene imbarazzanti, come quando fu stabilito per votazione che Ruby era la nipote del presidente egiziano Mubarak. Il tutto a scapito del Paese, che adesso dimentica che l’ultimo governo targato centrodestra, con Berlusconi premier, la Lega nell’esecutivo e Meloni addirittura ministra, portò l’Italia a un passo dal default economico.
Lo spread schizzato alle stelle, i leader europei che ridevano delle dichiarazioni di Berlusconi in diretta internazionale, il rischio concreto di finire come la Grecia furono gli elementi che portarono alla caduta del suo ultimo governo e all’arrivo delle lacrime e sangue di Mario Monti. Se oggi Salvini tuona contro la legge Fornero e l’austerità montiana, è anche merito dello stesso Berlusconi che ora immagina al Quirinale. Tra l’altro, anche Giorgia Meloni votò la legge Fornero. La verità è che per anni si sono sprecate le analisi sul Berlusconi “mascalzone”, sui binari paralleli alla sua attività politica, mettendo in secondo piano i disastri perpetrati come presidente del Consiglio. Un ruolo che ha ricoperto a lungo, avendo vinto le elezioni tre volte. Quindi sono sacrosante le riflessioni sul berlusconismo come fenomeno deleterio a livello antropologico, una condanna a livello internazionale quando le associazioni sul nostro conto erano maccheroni-pizza-mafia-Berlusconi. Ma a questo va di pari passo un’incapacità gestionale della cosa pubblica, proprio perché resa privata, una faccenda personale del Cavaliere che per un ventennio ha trattato l’Italia come fosse la sua azienda, riuscendoci.
Lui stesso ha usato tutti i mezzi a sua disposizione per sviare l’attenzione dalla scarsa azione politica dei suoi governi. Il primo metodo, mutuato dal maccartismo, è stato quello di creare il fantasma del comunismo. Tutti i nemici erano dei comunisti, dalla magistratura rossa agli avversari politici. È riuscito a far passare come comunista persino Marco Travaglio, ovvero un liberale di destra.
L’altra operazione è invece legata alla figura del martire, del perseguitato dalla giustizia. Tutt’ora quando deve presentarsi a un processo Berlusconi appare come un ottantacinquenne vecchio e malato; ma quando si ipotizza una sua candidatura al Quirinale torna a sfoggiare il sorriso da eterno giovane davanti alle telecamere.
Adesso Berlusconi sa che il principale avversario per la corsa al Quirinale è Mario Draghi. Dichiara dunque che lo vede meglio come premier. A livello di strategia comunicativa è sempre stato un passo avanti a tutti. Purtroppo.
Con un curriculum del genere, tra vicende giudiziarie, una condanna per frode fiscale, vicinanze a soggetti legati ad ambienti mafiosi e disastri politici, Berlusconi dovrebbe essere l’ultimo della lista come nome per ricoprire quel ruolo. Passare da Mattarella a Berlusconi sarebbe uno degli smacchi più gravi della nostra storia repubblicana. Un’ipotesi in grado di farci quasi rimpiangere l’ipotesi Feltri, che avrebbe fatto un discorso di fine anno agli italiani ringraziando tutti i cittadini, “anche i froci, i negri e i terroni”.