Viggo Mortensen è un’anomalia, un’eccezione

Per convenienza diciamo che Viggo Mortensen è un attore o un regista. Ma forse l’etichetta migliore con cui identificarlo è artista. Mortensen, infatti, è un’anomalia, un’eccezione, ed è un peccato che spesso il discorso intorno a lui e alla sua attività si limiti a – per esempio – “Il Signore degli Anelli”. È una persona da ascoltare, con una sua idea forte e riconoscibile di cinema, che non sembra voler accettare passivamente una divisione in compartimenti stagni tra ciò che le persone si aspettano di vedere e ciò che, invece, è lui a voler raccontare.

“Real” ci chiede cosa resti per sentirci umani in un mondo sempre più virtuale

“Real”, il nuovo documentario della regista romana Adele Tulli, è un’indagine su quanto e come l’accelerazione digitale in cui siamo immersi ogni giorno abbia inevitabilmente alterato e risemantizzato il nostro significato di realtà e di cosa o meno possa essere definito reale. Robot, intelligenza artificiale, smartphone, visori per la realtà virtuale, social network, piattaforme, console di gioco, sono estensioni senza le quali non riusciamo più a stare. Non solo sono diventati delle protesi, ma sembra stiano sempre più soppiantando il nostro corpo.

Con la vittoria di Trump, l’Italia ha solo da perdere ma la destra festeggia fingendo di non saperlo

Donald Trump è stato esplicito durante i suoi recenti comizi su che futuro si aspetta: “Al di fuori di amore e religione, la parola più bella che ci sia è dazio”. Il piano prevede l’indebolimento dell’Europa, ma la destra italiana, che dice che la sua vittoria è una buona notizia “per l’economia italiana e il futuro dei nostri figli”, finge di non saperlo.

“For My Best Family” indaga il modo in cui ciascuno di noi compone il grande organismo dell’umanità

Con “For My Best Family”, il nuovo progetto espositivo di Fondazione Prada, l’artista marocchina Meriem Bennani si focalizza sulla forma che assumono le nostre risposte emotive al mondo, e sul modo in cui ciascuno di noi, più o meno consapevolmente, va a comporre un grande corpo, quello dell’umanità. L’andare a ritmo, a tempo, “respirare insieme” è ciò che più di ogni altra cosa ci fa percepire questa unione, questo essere parte di qualcosa di più grande di noi.

“L’Empire” ci ricorda che nella lotta tra bene e male i vincitori esistono solo nella fantascienza

“L’Empire”, film del regista francese Bruno Dumont, vincitore del premio della giuria all’ultimo Festival internazionale del cinema di Berlino, è una grande parodia del cinema fantascientifico, sebbene non abbia niente di demenziale. Per riassumere l’atmosfera del film, potremmo dire che Dumont ha messo in scena ciò che sarebbe successo se Pier Paolo Pasolini avesse diretto un episodio di “Star Wars”: attori non professionisti, ambientazione rurale, navicelle spaziali e spade laser.

La mente umana affascina e spaventa perché resta un mistero. “Inland Empire”, di Lynch, lo dimostra.

“Inland Empire”, capolavoro del 2006 diretto da David Lynch, con una strepitosa Laura Dern, è un forte percorso emotivo che ci permette di guardare da fuori il nostro disordine interiore. Chi siamo nel sogno? Nelle fantasie? Nei desideri che immaginiamo di realizzare senza confidarli a nessuno? E sono davvero libere queste versioni incorporee di noi stessi? Con questa pellicola, Lynch sembra chiederci di pensare a quanti nostri possibili avatar si contendono la conquista dell’impero della mente.

Con la scusa della prevenzione, il governo Meloni continua a criminalizzare il dissenso

Mentre dilagano i discorsi su decoro, buonsenso e sicurezza, usati come pretesti per mettere a tacere le voci scomode, presentate come una minaccia alla pacifica convivenza che la democrazia garantisce, il governo Meloni continua ad abusare di strumenti repressivi perché incapace di rapportarsi con chi non si allinea. Ma lo stato di una democrazia si vede anche dalla gestione del dissenso.

In “The Substance” il corpo femminile è una prigione, proprio ciò che l’ha reso la società

Tutti noi abbiamo sognato almeno una volta nella vita di essere qualcun altro. O meglio, magari non proprio qualcun altro, ma che alcune caratteristiche apparentemente irraggiungibili che vedevamo in un’altra persona facessero parte di noi, si integrassero nel nostro Io facendoci essere proprio come desideravamo. È su questo filone che si innesta la storia di “The Substance”, film di Coralie Fargeat con Demi Moore e Margaret Qualley.

Per recuperare un ritmo umano, anche in viaggio, dobbiamo riscoprire i borghi italiani

È sempre più chiaro che le grandi promesse emanate dalle città per decenni siano ormai quotidianamente sfatate su più livelli, per questo sempre più persone cercano e visitano i piccoli borghi italiani. Riscoprire questi luoghi arcaici, capaci di riallacciare una connessione profonda con il territorio e le origini della nostra cultura, ci fa stare bene, come se guarisse una ferita. Vivere anche solo per una giorno immersi in un’atmosfera che si sfila dal ritmo incalzante che ci domina, lontana da tutto ciò che ci esaspera degli ambienti antropizzati, ci ristabilisce.

Per il capitalismo siamo ciò che possediamo, ma non ci basta più

In un sistema che si basa sul culto della merce, l’idea che valiamo tanto quando possediamo si sta finalmente incrinando. Se le vecchie regole non sono più valide, ha senso provare a inventarne di nuove guardando a ciò che ci preme davvero, agli aspetti della nostra vita a cui non vogliamo più rinunciare. Per questo, allontanarci da un sistema che incolla la felicità a ricchezza e possesso può essere l’occasione per riscoprire un’introspezione che ci siamo abituati a mettere da parte, considerandola inutile.

Abbiamo vietato la pubblicità di sigarette perché dannose. Ora facciamolo anche con ciò che inquina.

Da quasi 40 anni è vietata la pubblicità, anche indiretta, di tabacco e sigarette, in considerazione dei danni che questi prodotti provocano alla salute. Oggi, di fronte alla crisi climatica e ambientale, dobbiamo estendere lo stesso divieto anche a benzina, diesel e altri servizi e prodotti altamente inquinanti, come le crociere o la carne. È questa la strada verso un futuro sostenibile, che richiede un cambiamento radicale nelle nostre abitudini di consumo e nel nostro stile di vita, ma non si può sperare che questo avvenga spontaneamente.

I no global di destra: animali fantastici e dove trovarli.

La destra sovranista è riuscita vergognosamente ad appropriarsi della battaglia contro la globalizzazione, distorcendone tutti i significati. Per loro, così come per tutti i sovranisti del pianeta, essere contro la globalizzazione vuol dire sostanzialmente “chiudiamoci, abbasso l’immigrazione e viva il Made in Italy”. Non è solo una semplificazione, è proprio un disegno mistificatorio che annulla i principi fondamentali che gli originali no global un tempo portavano avanti.

L’esperimento del governo Meloni di deportazione in Albania è un gioco politico disumano

Questo primo esperimento di deportazione e detenzione in Albania è stata un’operazione fallimentare e inutile. Giuridicamente, il progetto con l’Albania è nato morto, lo si sapeva, eppure lo si è legittimato per puro marketing politico di estrema destra, in barba alle normative e alle sentenze Ue. Un gioco politico disumano in cui le persone migranti sono sempre e comunque il capro espiatorio senza possibilità di appello né di obiezione.

Il nostro cervello è tutto quello che siamo, ma spesso lo diamo per scontato

Il nostro cervello è tutto quello che abbiamo, anzi, è tutto quello che siamo, ma non ce ne prendiamo cura abbastanza. Eppure le malattie neurodegenerative ci riguardano tutti in prima persona, sia da un punto di vista personale, con la possibilità di ammalarsi, che sociale, con il loro sulla collettività e sul sistema sanitario. Serve uno sforzo collettivo per un cambio di paradigma, dall’inquinamento atmosferico all’igiene del sonno.

L’ombra di esercito e polizia sulla scuola ha riflessi sempre più inquietanti

In tempo per l’inizio dell’anno scolastico, il 6 settembre è entrata in vigore la riforma 4+2 dell’istruzione tecnica professionale, che introduce un percorso di quattro anni di scuola superiore seguiti da due anni di ITS Academy, integrati da esperienze a contatto con le aziende. L’obiettivo dichiarato sarebbe quello di facilitare l’ingresso degli studenti nel mondo del lavoro, con la presenza in aula di esperti provenienti dalle aziende. La riforma, però, cela alcuni aspetti preoccupanti, come una collaborazione sempre più stretta tra scuola ed esercito.

“Sbatti il mostro in prima pagina” è ancora la perfetta rappresentazione del vittimismo della destra

Il valore di “Sbatti il mostro in prima pagina” e la sua stupefacente attualità si fondano sui due temi centrali del film che fanno da pilastri narrativi in modo lucido e puntuale: la manipolazione dell’informazione, un fenomeno che oggi vive un periodo particolarmente florido grazie agli effetti collaterali delle nuove forme di comunicazione di massa, e la strategia propagandistica della destra italiana che, ieri come oggi, basa sul vittimismo gran parte della sua identità.

Indagando l’etica robot, “Mars Express” ci interroga su cosa significhi essere umani

Da “2001: Odissea nello spazio” a “Ghost in the Shell”, passando per “Blade Runner” e “Io, robot”, il rapporto tra tecnologia e morale è un tema frequente nella fantascienza e nei prodotti culturali, almeno a partire dalle storie sui robot di Isaac Asimov. Ed è su questo filone che si innesta anche “Mars Express”, sorprendente lungometraggio d’esordio del regista francese Jérémie Périn, che ci interroga su cosa, in fondo, significhi essere umani.

“Iddu” non è un film sulla mafia, ma sul male

È giusto dare eco a chi invece dovrebbe essere ricordato solo in termini negativi? Raccontare un personaggio come Matteo Messina Denaro, soprattutto con un’interpretazione ben riuscita come quella di Elio Germano, è un modo per rafforzare il suo immaginario o demolirlo? Sono questi i quesiti legittimi che alimenta “Iddu – L’ultimo Padrino”, dal momento che qualsiasi interlocuzione dialettica con l’arte presuppone uno scambio tra realtà e finzione che determina il senso stesso della rappresentazione.

Vivere è sempre più insostenibile e vorremmo solo fermarci, come ne “Il mio anno di riposo e oblio”

Nel romanzo “Il mio anno di riposo e oblio”, di Ottessa Moshfegh, la protagonista decide di sottrarsi agli imperativi della società e alle pressioni del mondo imbottendosi di psicofarmaci per dormire. È il manifesto di una generazione che sente che in una società che ti impone di essere produttivo, di spendere e consumare, di stare al passo con i tempi, la ribellione è impedire che ciò accada, in ogni modo.

Come da decenni il multi-level marketing lucra sulle difficoltà e sulla solitudine delle donne

Dopo la seconda guerra mondiale, molte donne che avevano sperimentato un assaggio di indipendenza sia perché i mariti erano al fronte sia perché avevano contribuito allo sforzo bellico lavorando, furono ricacciate nella dimensione domestica. Fu proprio in questo periodo che i Tupperware party e i modelli che li copiarono trionfarono grazie ai mutevoli e spesso contraddittori ruoli sociali ed economici delle donne. Oggi, per non fallire come alcune, le aziende hanno cambiato strategia allineandosi al mito della “self-made woman”, passando dai prodotti per la casa a quelli per il wellness o abbigliamento.

Le nuove generazioni continuano a lottare per il domani ma vengono lasciate costantemente da sole

Gli unici che manifestano per i bisogni collettivi e non privati sembrano essere i giovani, gli stessi che vengono accusati di essere immobili e di non fare abbastanza per cambiare le sorti del pianeta, mentre gli adulti sono sempre più chiusi in loro stessi. Il motivo sta nell’individualismo che prende sempre più piede nella società e che ci fa credere che certe vicende non ci riguardino.

Sembra che per molti la questione israelo-palestinese sia iniziata il 7 ottobre 2023. Non è così.

Sembra che per molti media italiani, il conflitto israelo-palestinese sia iniziato il 7 ottobre del 2023, cancellando decenni di storia. In realtà, Gaza era una prigione a cielo aperto anche prima. Certamente, poi, da quella data il governo di Netanyahu ha eliminato qualsiasi freno, esasperando ancor di più la violenza e il controllo su una popolazione pressoché inerme. I morti e le repressioni, però, non sono purtroppo una novità dell’ultimo anno.

Nonostante l’illusione di essere unici e diversi dagli altri, oggi siamo sempre più tutti uguali

Se per omologazione intendiamo un’aderenza agli usi e ai pensieri di una maggioranza o di un gruppo dominante, è evidente come a livello storico sia aumentata con l’arrivo di mezzi di diffusione sempre più capillari. Tutte le azioni dell’essere umano sembrano determinate dal desiderio di imitare qualcuno che gli appaia felice per poter possedere quella stessa felicità. Con i social questo fenomeno è stato spinto al limite.

“Bestiari, Erbari, Lapidari” è un film imponente, un omaggio ai mondi di animali, piante e minerali

Con “Bestiari, Erbari, Lapidari”, D’Anolfi e Parenti aprono uno spazio di significati possibili davanti allo spettatore, punti di una mappa che possono essere trasformati nei vertici di una figura, un animale, una foglia, o un cristallo. La visione di queste immagini è qualcosa in più delle loro parti, un dialogo tra attitudini e prospettive diverse, per cui a volte è necessario uscire dalla propria coscienza, che spesso si trasforma in trappola.

“Quell’estate con Irène” racconta al meglio l’illusione di immortalità in cui viviamo da giovani

Al centro di “Quell’estate con Irène”, di Carlo Sironi, c’è il desiderio di affidare al racconto cinematografico le memorie personalissime di un Io, di un corpo, e del suo contatto unico con il mondo. Ma la scelta di farlo attraverso la fragilità dei corpi delle sue protagoniste non è un modo per avvicinarsi all’esperienza privata della malattia e della morte, tutt’altro. Il film racconta in modo universale la tensione tipica di un’età in cui si vive immersi in un’impressione fittizia d’immortalità.

In “Vermiglio” c’è la dualità della vita e di ciò che siamo, ieri come oggi

“Vermiglio” di Maura Delpero, vincitore del Gran premio della giuria a Venezia e rappresentante dell’Italia ai prossimi Oscar, è come un affresco enorme, che ha una sua organicità e che allo stesso tempo si trasforma a seconda del punto da cui si osserva. Può essere una storia di provincia e di guerra ma anche di crescita e di famiglia, di desiderio e di infanzia. C’è la dualità della vita e di ciò che siamo – ieri come oggi.

“The Fall” ipnotizza e sconvolge, riflettendo sul potere trasformativo delle storie e del dolore

“The Fall”, film girato da Tarsem Singh Dhandwar nel 2006, mostra l’enorme potere che ha sulla nostra coscienza la narrazione e l’immedesimazione, come la nostra vita a ben vedere sia una storia anch’essa, e come tale un’illusione. La pellicola, che è una metafora tra speranza e disillusione, ci fa capire che l’unico modo per vivere bene è farlo come se si stesse iniziando un gioco, credendo fino in fondo al patto di incredulità che ci tiene al mondo.

Se abbiamo smesso di sperare nel futuro, ripiegandoci nella nostalgia, è perché siamo esausti

Uno dei pochi punti su cui opinionisti e ricercatori in ambito politico e socioculturale ultimamente sembrano essere tutti d’accordo è che la nostalgia sia diventata la cifra del nostro tempo. Un esempio perfetto di collante generazionale: ricordare i tempi passati crea un senso confortante di comunità basata sul “Io c’ero” e il “Te lo ricordi”. Se ci rifuggiamo così tanto nel passato, però, è perché, esausti, abbiamo perso di vista il valore della speranza.

Il love bombing è l’appendice moderna dei più meschini comportamenti umani

Il love bombing consiste in un insieme di azioni, parole, gesti plateali attuati durante il corteggiamento e la primissima fase della relazione. Il love bomber tempesta la donna di complimenti, di attenzioni, di regali. Lei, frastornata, inizia a credere davvero di essere speciale per lui. È un approccio esplicito che spesso viene scambiato con la fortuna di aver trovato la persona perfetta, anche perché il love bomber insiste su un tasto: “Io non sono come gli altri e tu non sei come le altre”.

Lo smart working rivoluziona costi aziendali, mobilità e il nostro benessere. Perché rinunciarci?

È ormai risaputo che i vantaggi dello smart working sono innumerevoli. Se da un lato, infatti, oltre il 60% dei lavoratori si dice disposto a cambiare lavoro pur di non rinunciare allo smart working, per quanto riguarda l’ambiente si stima che due giorni a settimana di lavoro da remoto possano evitare l’emissione di circa 480 kg di CO2 all’anno a persona – con una enorme riduzione di costi anche per le aziende, che spenderebbero potenzialmente circa il 65% in meno.

“Parthenope”, di Sorrentino, ci invita ad attraversare le cose invece di subirle

“Parthenope”, il nuovo film di Paolo Sorrentino, è complesso e complessità, che in questo caso, significa moltitudine. La pellicola, però, è anche una riflessione su Napoli e sui napoletani, e su un certo modo di stare al mondo – di attraversare le cose più che di subirle. Nella sua storia, la giovinezza si mischia alla malinconia e a una saggezza quasi senza tempo, e questa è un’idea profondamente sorrentiniana.

Ci buttiamo sul lavoro per evadere le angosce della vita ma così non facciamo che acuirle

Buttarci sul lavoro ci consente di innescare una sorta di pilota automatico, di concentrarci su un contesto noto e socialmente codificato in cui, anche quando non siamo del tutto a nostro agio, sappiamo bene come muoverci, e di mettere a tacere invece delle fonti di turbamento più profonde connesse con tutti gli altri ambiti della nostra vita. In questi casi, la dipendenza dal lavoro può diventare la risposta a uno stato di disagio e nervosismo generalizzato, che però rischia solo di peggiorare la situazione.

Nei suoi film Paul Schrader ha mostrato le contraddizioni, tensioni e fragilità della mente maschile

I protagonisti dei film di Paul Schrader, come “Lo spacciatore”, “American Gigolo” e “Tuta blu”, sono come meteore, autolesionisti, autodistruttivi, come se il regista usi le sue storie per mettere nero su bianco ciò che sente, ciò che vive, e tenti di fare chiarezza. Pochi infatti come lui sono riusciti a mettere in scena i labirinti e le contraddizioni, nonché le tensioni e le fragilità della mente maschile, mostrandosi quasi come un desiderio ricorsivo e maniacale di autoanalisi, un tentativo per capire il proprio ruolo in un epoca, quella degli anni Settanta e Ottanta, segnata da enormi contraddizioni interne alla società.

I continui assalti a medici e personale sanitario sono il sintomo della nostra inciviltà

Quello che sta succedendo in queste settimane, tra medici insultati o minacciati e personale sanitario picchiato, è il segnale di un degrado sociale non indifferente. Siamo passati dalla retorica degli “angeli ed eroi” di pochi anni fa a costringere i medici a sentirsi fortunati se tornano a casa illesi. È lo specchio della sconfitta di uno Stato alla deriva, in un periodo storico in cui la società è definita dalla cultura dell’odio.

A sinistra gli elettori passano la vita a criticare i propri leader. A destra a venerarli come dèi.

Una delle principali differenze tra destra e sinistra del post 1989 è il legame con il proprio elettorato. I cittadini di sinistra sono i primi a contestare i propri leader politici, addirittura durante i loro stessi comizi o sui social. Il PD è forse l’esempio che calza a pennello. Al limite ci si tappa il naso e viene votato lo stesso. A destra invece sembra esistere un culto della personalità, una questione di tifo o fazioni, che da Berlusconi si è tramandato a Salvini e Meloni.

Essere giovani genitori in una grande città vuol dire essere soli

Gli stereotipi inutilmente diffusi sulla maternità e le sue gioie sono infiniti, ma molti di loro non descrivono la realtà. La gravidanza, il puerperio e i primi anni di crescita dei figli possono essere molto provanti, soprattutto per le madri ma anche per i padri. E uno dei risvolti della genitorialità di cui si parla meno è la solitudine.

La libertà d’espressione e quella di offendere non possono e non devono essere sullo stesso piano

È molto svilente assistere al calpestamento da parte della destra del termine “libertà”, che spesso viene confuso con un lasciapassare per poter fare o dire qualsiasi cosa, soprattutto offese, teorie antiscientifiche e discriminazioni. In una democrazia nessuno vuole mettere un bavaglio alle persone, ma la libertà d’espressione e la libertà di offendere non possono e non devono essere sullo stesso piano.

Nelle opere di Alberto Mielgo, tra cinema e nuovi linguaggi, l’amore è una società segreta

Alberto Mielgo, regista e direttore artistico spagnolo, vincitore del premio Oscar come miglior corto d’animazione per “The Windshield Wiper” e di due Emmy per “Jibaro”, episodio della terza stagione di “Love, Death & Robots”, nei suoi cortometraggi interseca riflessioni sulla dipendenza dalla tecnologia, sull’amore e sulle solitudini contemporanee per creare opere capaci di parlare dell’attualità, pur durando pochi minuti, con il respiro del cinema.

In “My First Film” è il fallimento il motore della vita. Quello terrorizzante dei nuovi inizi.

“My First Film”, primo lungometraggio della regista e artista Zia Anger, co-prodotto da Mubi e disponibile da oggi, è una riflessione sulla perdita, sulla delusione, sul fallimento. Soprattutto, mostra quanto l’idea di iniziare qualcosa – una relazione, un progetto – nel modo sbagliato per molte persone ha un che di terrorizzante, forse perché non sopportiamo l’eventualità di poter tradire le nostre stesse aspettative.

La mostra di Fondazione Prada fa detonare tutta la potenza espressiva e sovversiva di Pino Pascali

La mostra di Fondazione Prada su Pino Pascali lascia detonare la potenza espressiva e sovversiva di questo artista, capace di fare arte concettuale e al tempo stesso materialissima. Pascali appare così come un demiurgo, capace di fare e disfare, un personaggio abile nel continuare a cambiare maschera, tratti, azione primaria, scopo, una sorta di giullare che al tempo stesso ci smaschera, nelle nostre impettite identità.

L’identità italiana che propaganda la destra non esiste

La destra continua a trasformare la cittadinanza in un premio e non in un diritto, cristallizzando la propria idea di identità italiana sul moderno sovranismo e sulla paura di integrare realtà esterne. Il problema è che così ci si dimenticano i passaggi storici che naturalmente hanno creato il senso di appartenenza italiano, ovvero un contenitore di culture diverse fatto anche dell’eredità di dominazioni straniere e dell’acquisizione di tradizioni che vengono da lontano, nel tempo e spesso anche da fuori.

Rileggere “Quaderno proibito” ci interroga su come ancora educhiamo le donne alla rinuncia di sé

Oggi la gran parte delle donne ha raggiunto consapevolezza sul tema della parità di genere, e molte stanno affrancandosi dalle catene del patriarcato. Ma sembra permanere un sostrato culturale, probabilmente inconscio, causato da secoli di subalternità imposta, che induce alcune donne a continuare a riconoscere nel sacrificio dei propri bisogni. “Quaderno proibito”, il romanzo di Alba de Céspedes del 1952, riesce ancora a dare voce a questi conflitti interiori.

Se non riusciamo ad accorgerci delle disuguaglianze è perché diamo per scontati i nostri privilegi

Nel futuro i nostri successori forse resteranno sbigottiti al pensiero di un periodo storico senza matrimoni tra persone dello stesso sesso allo stesso modo in cui oggi ci sembra fantascienza un’elezione senza donne ai seggi. La storia però la fanno gli esseri umani, quindi dobbiamo essere noi a interrompere il processo che lega in modo malsano il triangolo diritti-disuguaglianze-privilegi. Altrimenti corriamo il rischio di restare intrappolati in un periodo buio, con la complicità di chi non vuole perdere una posizione di vantaggio, nella società.

Il confine tra vittima e martire, nell’immaginario della destra, è sottilissimo. Troppo.

La destra italiana di fronte a qualsiasi problematica sfodera la carta del vittimismo. Esiste proprio una sintomatologia ben precisa: manie di persecuzione, sindrome dell’accerchiamento, tendenza a lamentarsi. Può sembrare un paradosso, visto che molti membri del governo vengono da una storia che affonda le sue radici nel neofascismo, e quindi in un’apparente maschera muscolare e sfrontata. Eppure il “vittimismo del camerata” non è un fenomeno recente.

Il multi level marketing sfrutta le nostre fragilità per venderci l’illusione di svoltare la vita

Precariato, mancanza di equilibrio tra vita privata e lavoro, difficoltà nel dare un senso a ciò che facciamo per guadagnarci da vivere, e al tempo stesso bisogno imposto di ostentare una vita sociale gratificante e ricca di stimoli, oggi dilagano. È in questo contesto che il multi level marketing – un sistema di vendita diretta che ci permette di diventare “imprenditori” di noi stessi – finisce per sfruttare le nostre fragilità e i nostri desideri per venderci false promesse d’indipendenza.

Hirokazu Kore-eda incarna l’universalità del cinema giapponese. “L’innocenza” lo dimostra.

Nel suo ultimo film, “Monster”, in Italia ribattezzato “L’innocenza”, il regista giapponese Hirokazu Kore-eda ritorna al Giappone come spazio narrativo e alla famiglia come esca ideale per il racconto. Divide la storia in tre parti e si affida, di volta in volta, a tre protagonisti differenti. Soprattutto, però, Kore-eda parla di infanzia e di ciò che vuol dire, quando si è poco più che bambini, crescere e trovare la propria strada.

In una vita di incognite, sono gli eventi certi, che si ripetono sempre, a renderci ciò che siamo

La nostra vita è composta di infinite variabili, più o meno influenti, ma in mezzo a questo sciame alcuni eventi appaiono come il cristallizzarsi di forze, capaci di prendere forma, e di farci diventare ciò che siamo. Sono eventi che tutti conosciamo e condividiamo, che segnano trasversalmente l’esperienza umana e che si ripetono, nonostante enormi cambiamenti, da sempre, capaci di darci sicurezza e risorse per affrontare il futuro.

Con “Bianca”, Nanni Moretti ci ricorda che tutti non smetteremo mai di farci del male

“Bianca”, il quarto lungometraggio di Nanni Moretti del 1984, è una fonte inesauribile di battute fulminanti e scene diventate cult, come nella quasi totalità della sua filmografia, ma è anche una commedia che nella sua complessità e per i temi che tratta va oltre il confine di questo genere, intrecciando grottesco, drammatico, poliziesco. Parafrasando le parole del suo protagonista, Michele Apicella, di fronte a un mont blanc, il film ci ricorda che noi tutti, spettatori e personaggi immaginari, non smetteremo mai di farci del male.

Siamo così stanchi che ci siamo inventati il turismo del sonno

In una società in cui stanchezza e carenza di sonno sono sempre più trasversali, era questione di tempo prima che il turismo del lusso proponesse offerte pensate per dormire meglio. Così, tra consulenze con esperti del sonno, attività rilassanti, menù di cuscini, tisane rilassanti e tende oscuranti, il capitalismo che prima ci ha tolto il sonno ora cerca di vendercelo in esclusivi resort isolati.

Briatore e l’incapacità dei multimilionari di comprendere la vita reale

I multimilionari che parlano dei problemi che non li riguardano, come per esempio tirare la cinghia per arrivare alla fine del mese, sembrano avere una percezione totalmente sfasata del mondo reale, quello fuori dalla propria “gabbia dorata”. Questo avviene anche quando, come Flavio Briatore, ci si sforza di capire i sacrifici di chi ha un portafoglio decisamente meno gonfio e, con un impeto tanto dirompente quanto goffo, ci si lancia in un’arringa sociale che conferma ancora di più la contrapposizione tra i due mondi.

“Habemus Papam” è la metafora perfetta della crisi politica da cui non siamo mai usciti

Anche il cinema di Nanni Moretti, con le dovute differenze rispetto alla tradizione che l’ha preceduto, è un cinema satirico che ha intercettato l’andamento del mondo in cui era immerso. Con “Habemus Papam”, del 2011, più che una profezia su Papa Ratzinger, Moretti realizza una straordinaria metafora della crisi del potere e della responsabilità che ne consegue.

Il nostro Sud sta morendo di sete

Per il governo l’Italia sembra fermarsi a Roma, eppure oggi è emergenza in tutto il Sud, dove la siccità sta incidendo sulla vita delle persone, colpendo le attività produttive e modificando le abitudini quotidiane, dato che se non c’è acqua corrente in casa si è costretti a ricorrere a quella in bottiglia, con ulteriori sprechi e inquinamento. Ma con gli andamenti attuali dobbiamo aspettarci nei prossimi anni un’espansione verso nord dell’area che soffre più cronicamente le siccità estreme, fenomeno che, peraltro, è sempre meno limitato all’estate.

Le concessioni balneari sono scadute. Le spiagge sono di tutti, riappropriamocene.

Secondo Legambiente, in Italia circa il 43% delle coste sabbiose è affidato a stabilimenti balneari, campeggi o altre strutture del genere. È un numero enorme, considerando che la balneazione non è consentita in tutti i luoghi di ciò che resta di costa “libera”. Se una spiaggia è un bene pubblico, come è sancito anche dalle nostre leggi, e le concessioni sono per giunta scadute, la tendenza a privatizzare anche l’aria dovrebbe lasciare il posto al rispetto per ciò che è della comunità.

Un esperimento degli anni ‘60 ci spiega perché, spesso, ci sentiamo impotenti di fronte alla realtà

Nel 1967, lo psicologo e saggista Martin Seligman avviò degli studi sul concetto di “impotenza appresa”, dimostrando come le persone che sviluppano un senso di impotenza pervasivo e duraturo nel tempo siano accomunate dalla percezione che la causa degli eventi che li rendono impotenti sia poco controllabile o gestibile, e che intaccherà tutte le sfere dell’esistenza. Questa percezione ha effettivamente tutte le caratteristiche comuni al senso di impotenza e frustrazione che stiamo sperimentando oggi, e che ci fa credere di non riuscire mai a cambiare il corso della realtà.

Anche gli orologi rotti segnano l’ora giusta due volte al giorno, ma non Salvini

Salvini sembra non essersi accorto della sua caduta e continua a comunicare a un esercito di fedeli ormai convertiti da anni ad altri culti, perseguendo nell’azione che lo contraddistingue dall’inizio della sua avventura politica: essere costantemente, ineluttabilmente dalla parte sbagliata della Storia. Incurante delle ferite elettorali e di un ruolo sempre più marginale nel panorama politico italiano e internazionale.

“Unrelated” ci mette davanti alle possibili scelte che avremmo potuto prendere e non abbiamo preso

La potenza di “Unrelated”, esordio alla regia del 2007 dell’autrice inglese Johanna Hogg, sta nella ricostruzione della protagonista Anna alla ricerca di una casa, intesa come luogo interiore più che fisico. La sua permanenza in un casale in Toscana, ospite di un’amica d’infanzia che sta trascorrendo le vacanze estive in compagnia della famiglia, diventa la metafora di un’impresa che è faticosa per chiunque tenti di compierla: mettere radici, trovando rispecchiamento non solo in un particolare luogo del mondo, ma soprattutto nelle scelte che per mille diversi motivi ci hanno portato ad abitarlo.

Desideriamo solo che il mostro dentro di noi sia accettato e amato, come in “The Elephant Man”

Tutti noi vorremmo poter esistere senza la costante paura di doverci conformare a delle norme violente e parziali che soffocano la nostra identità. Solo spezzando questo incantesimo possiamo percepire quello stato di grazia e profonda stabilità che ci rimanda la storia di “The Elephant Man”, film del 1980 di David Lynch, che ci ricorda come ognuno di noi desideri che il mostro che ci portiamo dentro possa essere accettato e amato, nonostante tutto.

Il basso valore che l’Italia dà alla scuola si vede già dalla vita poco dignitosa dei docenti

Basta guardare le condizioni dei docenti negli altri Paesi europei per capire quanto quelli italiani siano schiacciati da stipendi bassi e disagi vari, come quelle dei precari che si ritrovano a dover insegnare tra due scuole diverse, talvolta addirittura in comuni diversi e distanti tra loro, con lo stress e le ulteriori spese che gli spostamenti comportano, oltre che costretti ad anni e anni di precariato e a spese esorbitanti per partecipare a continui concorsi e corsi di formazione. In Italia, i docenti, sono praticamente l’ultima ruota del carro.

Israele non tutela davvero diritti LGBTQ+ e donne. È solo marketing per giustificare la violenza.

L’operazione di rainbow e pink washing di Israele, che si racconta come l’unico difensore dei diritti LGBTQ+ e della parità di genere in Medio Oriente, è cominciata più di vent’anni fa, quando il governo contattò una delle più famose agenzie pubblicitarie americane, Young and Rubicam, per una consulenza di rebranding. Secondo le stime, “Brand Israel” sarebbe costata intorno ai 200 milioni di dollari. L’obiettivo era quello di rendere l’immagine di Israele all’estero meno legata alla religione e all’esercito e più cool e moderna.

“La ragazza con la pistola”, di Monicelli, non si piange addosso, ma ride guardandosi alle spalle

“La ragazza con la pistola”, film del 1968 di Mario Monicelli con Monica Vitti, è tra le pellicole che meglio mettono in scena non solo l’ironia senza pietà e la comicità tragica dell’universo monicelliano, ma anche la rappresentazione di una fase della storia d’Italia in cui la spinta verso la modernità e il progressismo sembravano voler dare davvero un nuovo volto al nostro paese.

Se mancano giovani per lavorare non è solo per salari e orari da fame, ma perché non ce ne sono più

Se a ogni stagione turistica i ristoratori e gli albergatori si lamentano della scarsità di personale non è solo per gli stipendi irrisori, gli orari infiniti e le posizioni spesso irregolari, ma anche perché in Italia a mancare non è tanto la voglia di lavorare, quanto sempre più proprio i giovani che possono farlo. Se vogliamo evitare il collasso economico e sociale dobbiamo cominciare ad affrontare sul serio la questione della denatalità.

Non sono poche le donne che denunciano, sono troppe quelle che pur facendolo vengono lasciate sole

Ogni volta che una donna muore per femminicidio, si alza il consueto coro di persone che credono di saperla lunga: “avrebbe dovuto denunciare”. Un coro di ipotesi, di verbi al condizionale, che crolla miseramente ogni volta – e purtroppo accade troppo spesso – che la vittima di femminicidio sia una donna che aveva sporto denuncia, rimanendo comunque sola nelle mani del proprio aguzzino. E allora ci si chiede cosa debba fare una donna vittima di violenza per ricevere aiuto e protezione adeguati.

Il meme sta sostituendo la vita di Berlusconi, cancellando gli aspetti più gravi della sua storia

Berlusconi, nell’ottica della destra, da martire della giustizia è diventato adesso una figura mitologica, un eroe dei nostri tempi. A sinistra, però, dovremmo conferire alla vita di Berlusconi una serietà che non riusciamo ancora a ottenere. Così, la sua condanna per frode fiscale e la sua conoscenza dei contatti di Dell’Utri con Cosa Nostra, stanno venendo cancellate dalla figura di “Silvio il buontempone”. Ma renderlo un meme è un errore.

Taylor Swift è la più amata e la più odiata da tutti. Ed è questa la sua forza.

Tra braccialetti dell’amicizia, organizzazioni militari per accamparsi fuori dagli stadi, biglietti che arrivano a costare migliaia di euro, è evidente che ridurre la carriera di Taylor Swift a un mero fenomeno adolescenziale è fuorviante. C’è qualcosa in lei che ha reso possibile una crescita così esponenziale, ed è molto probabile che tra le cause di questa esplosione mondiale ci sia il fatto che abbia saputo utilizzare così bene non solo le narrazioni a suo favore, ma anche, e soprattutto, quelle a suo sfavore.

Ti voglio bene Elly

Oltre che nei contenuti, Elly Schlein si differenzia da tutti gli altri politici anche nello stile e nel linguaggio: usa parole come “intersezionale”, ha fatto serenamente coming out in tv dicendo “sto con una ragazza e sono felice, finché mi sopporta”, e si fa riprendere mentre si scatena al Pride con una camicia fiorata. La sua sensibilità nell’aver colto il “bisogno di sinistra” nel Paese la rende la figura politica che più di tutte sta contribuendo a costruire una concreta alternativa alle destre.

Giorgia Meloni, fascipop

A differenza di Salvini e Renzi, Giorgia Meloni tenta di combinare la severità risoluta della vecchia politica con un linguaggio nazionalpopolare. Mentre Berlusconi puntava a costruire più che altro un immaginario, che di fatto ha realizzato, lasciandoci in eredità una subcultura difficile da estirpare, Meloni sfrutta a suo vantaggio i simboli di un universo pop, per accaparrarsi simpatia e autorevolezza, dissimulando l’estremismo più nero e autoritario del suo partito.

Dovremmo smetterla di stupirci per le gaffe degli studenti visto il livello della classe dirigente

In un Paese in cui il ministro della Cultura e altri esponenti della classe politica dimostrano di non conoscere alcune nozioni comuni di cultura generale, è inevitabile che i giovani smettano di dare valore alla scuola, all’istruzione e allo studio; non penseranno alla formazione culturale come a uno strumento indispensabile per progredire dal punto di vista sociale, semplicemente perché, in Italia, studiare non ti dà affatto questo tipo di garanzia o sicurezza.

La Francia ha scelto di restare antifascista

Anche se Macron e Jean-Luc Mélenchon si detestano e nonostante le differenze di vedute all’interno della stessa gauche del Nuovo Fronte Popolare, hanno deciso di evitare il peggio creando intorno alle elezioni una sorta di clima da “salviamo la nazione, poi si vedrà”. Ha funzionato. Che le opposizioni italiane prendano appunti.

Oggi consideriamo “sano” essere belli e impermeabili al dolore, come in “Crimes of the future”

L’attualità di “Crimes of the future”, pellicola del 1970 di David Cronenberg, di cui poi verrà ripreso il titolo nel 2022, sta nella descrizione di un’umanità ossessionata dallo stato del proprio corpo, che per essere definito “sano” deve risultare anche bello, vigoroso, apparentemente impermeabile al dolore e al cambiamento. Proprio questa esasperazione dell’ipocondria illude i personaggi di poter in un certo senso dimenticare le condizioni emotive disperate in cui l’umanità si trova, mentre tenta di sopravvivere in un mondo al collasso.

Dobbiamo sviluppare una nuova sensibilità comune verso ciò che significa vivere la montagna

Sempre più spesso capita di sentire accese discussioni tra gli amanti della montagna, e sempre più spesso, come ormai sembra accadere endemicamente in tutti gli ambiti di confronto, la dialettica diventa sempre più tranchant e polarizzata. Ciò che serve è una nuova visione che, basandosi su sensibilizzazione ed educazione, trasformi l’interpretazione di ciò che oggi consideriamo il vivere la montagna in un’ottica nuova e sostenibile. È in questo scenario che si inserisce il progetto Mountain Progress Lab di Audi.

Il terrore degli Stati Uniti per il socialismo condiziona ancora oggi l’intero pianeta

A noi europei probabilmente risulta difficile comprendere fino in fondo la politica statunitense. Altrimenti non ci stupiremmo di fronte a una corsa presidenziale tra un uomo che è, sentenze alla mano, ufficialmente un pregiudicato, e un altro che mostra i segni di intervenute difficoltà mentali. Se l’alternativa democratica resta ancora Biden, invece di puntare su Bernie Sanders o Alexandria Ocasio-Cortez è perché, non avendo smaltito del tutto il maccartismo, resiste un profondo terrore americano per il socialismo.

“Orlando, My Political Biography” è un invito a cambiare e a lasciarsi trasformare dal tempo

“Orlando, My Political Biography”, il primo film dello scrittore e filosofo Paul B. Preciado, riscrive un classico della letteratura mescolando stralci dell’omonimo romanzo di Virginia Woolf alle testimonianze di diversi Orlando attuali, cioè persone trans e non binarie, di diverse esperienze e generazioni. Un invito a lasciarsi sempre trasformare dal tempo, non essendo mai uguali a se stessi, e che ci riguarda tutti, essendo soggetti politici che potrebbero perdere da un momento all’altro ciò che davano per scontato.

Gioventù Nazionale è un orrore fascista, il Fronte della Gioventù peggio. Meloni ne ha fatto parte.

In queste settimane ha fatto clamore l’inchiesta di Fanpage “Gioventù Meloniana”, un affresco del sottobosco giovanile di Fratelli d’Italia, tra inneggiamenti al Duce, saluti romani, antisemitismo e razzismo. In passato, non sarebbe servito nemmeno infiltrarsi: le organizzazioni giovanili dell’MSI – e in parte anche di AN – avevano gli stessi ideali e non li nascondevano, né in piazza né con i media. In queste sono cresciuti esponenti dell’attuale governo.

“Great Freedom” ci ricorda che l’amore è l’essenza della natura umana, un atto di ribellione

Nel secondo dopoguerra, in Germania, centinaia di migliaia uomini furono condannati secondo il Paragrafo 175 del codice penale per aver avuto rapporti con altri uomini, passando direttamente dai campi di concentramento alle prigioni di Monaco o Berlino. “Great Freedom”, lungometraggio di Sebastian Meise vincitore del premio della giuria nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2021, ce ne ricorda la storia dimenticata.

“Festen”, di Vinterberg, non è fatto per intrattenerci ma per aprirci, in due o più parti

“Festen – Festa in famiglia”, film del 1998 scritto e diretto dal regista danese Thomas Vinterberg, ci trasporta in un mondo che davvero pare uscire dai nostri stessi occhi, come un’estrusione della realtà, facendoci entrare come testimoni nella vita di una grande e ricca famiglia danese. Il film si inserisce in quel filone di film che puntano la camera sui legami distorti delle famiglie, su quanto il nostro stare insieme generi rabbia, odio, invidie, sofferenze, umiliazioni, quasi spontaneamente, come una coltivazione di sentimenti negativi.

Sfruttare il cibo “tradizionale” per dividere ed escludere è l’ennesima strategia populista

Il valore identitario di cui è investita l’alimentazione è talmente forte da surclassare temi ben più pressanti della presunta invasione di kebab, tofu e insetti, come la crisi climatica e la salute. Buona parte di questi prodotti che oggi difendiamo a tutti i costi, infatti, non sono esattamente un toccasana e rappresentano, anzi, un retaggio di un’epoca in cui l’Italia scopriva il benessere economico e lo associava al consumo, prospettiva che sarebbe ora di superare.

La storia dei partigiani è di chi si oppose a rigide visioni ed educazioni. Come dovremmo far oggi.

Il regime fascista esercitò la sua influenza sulle nuove generazioni servendosi soprattutto di due strumenti, le organizzazioni giovanili e la scuola, mettendo in atto un vero e proprio esperimento di pedagogia politica di massa e chiamando i giovani a rifiutare qualsiasi forma di solidarietà con la generazione precedente. Molti, però, si rifiutarono, diventando partigiani e praticando una sana disobbedienza civile che dovremmo riscoprire anche oggi.

Sentirsi una nullità, a volte, è una grande lezione esistenziale. Come in “Ghost Dog” di Jarmusch.

“Ghost Dog”, di Jim Jarmusch, del 1999, ha riscritto il genere del gangster movie nel senso più profondo del termine. Attraverso la storia del protagonista, Ghost Dog appunto, affezionato al libro “Il codice segreto del samurai”, il film ci invita a immedesimarci in una nullità, perché anche se nella nostra cultura è sempre qualcosa di estremamente negativo, in realtà per millenni le filosofie orientali hanno sostenuto che il suo contrario, il sentirsi qualcuno, non sia altro che un fraintendimento, molto doloroso, per sé e gli altri.

L’autonomia differenziata è un suicidio collettivo. Renderà il divario tra Nord e Sud incolmabile.

L’approvazione definitiva dell’autonomia differenziata aumenterà notevolmente il divario tra Nord e Sud fino a renderlo incolmabile. Il regalo di Meloni all’ala leghista del governo è un suicidio collettivo, con cui il Meridione sarà completamente abbandonato, condannandolo a essere l’Italia di serie B.

Meloni, facciamo un gioco? O la va o la spacca. Se il referendum sul premierato non passa, si dimetta.

Questo è un appello, forse una sfida, sicuramente un messaggio su un tema che cambierà il futuro del nostro Paese. Giorgia Meloni, facciamo un gioco? Non c’è nessun agguato, è tutto trasparente. Lei porta avanti il suo progetto di premierato alla Camera e al Senato, che ha definito “la madre di tutte le riforme”, fino ad arrivare al referendum. C’è un unico dettaglio, ovvero la posta in gioco: in caso di sconfitta deve dimettersi.

“Kokomo City” rompe gli stigmi sociali mostrando senza filtri le vite di sex worker trans e nere

“Kokomo City”, il documentario d’esordio della cantautrice e produttrice musicale transgender D. Smith, racconta le storie di quattro donne trans nere, che vivono e lavorano come sex workers a New York e ad Atalanta: Daniella Carter, Koko Da Doll, Liyah Mitchell e Dominique Silver. Queste donne parlano della loro vita senza tabù, mostrando una visione estremamente lucida e consapevole del reale, molto di più di quella di cui per svariati pregiudizi il pubblico si crede portatore.

Sempre più città stanno vietando il fumo all’aperto. Servono però anche strategie a lungo raggio.

Sempre più città stanno vietando il fumo anche all’aperto – presso fermate dei mezzi pubblici, parchi, aree cani, cimiteri, stadi e code per uffici comunali e musei –, un segno di civiltà che contribuisce alla convivenza civile, considerati i danni del fumo passivo, e all’ambiente. L’efficacia di divieti proibizionisti e moralisti, però, è scarsa: servono strategie di lungo raggio che rendano il nostro Paese “smoking free” e permettano alle nuove generazioni di non acquisire questa abitudine.

“La pianista” ci costringe a confrontarci con gli abissi umani che nascono dalla solitudine

“La pianista”, il film del 2001 di Michael Haneke tratto dall’omonimo romanzo, con Isabelle Huppert e Benoît Magimel, racconta il compromesso rapporto con il mondo di Erika, dotata di un incredibile talento come musicista ma incapace di andare oltre, costretta a una vita di alienazione. I suoi desideri e le sue pulsioni represse ci costringono a confrontarci con la brutalità della solitudine senza alcuna via di fuga davanti alla violenza, sia carnale che psicologica.

In “Kinds of Kindness”, di Lanthimos, il limite tra nauseante e attraente è sempre più sottile

“Kinds of Kindness”, il nuovo film di Yorgos Lanthimos con Emma Stone, Willem Dafoe e Jesse Plemons, è un ritorno alle origini per il regista greco, che rende sempre più sottile il limite tra nauseante e attraente. La pellicola fa qualcosa di coraggioso e insolito per il panorama hollywoodiano contemporaneo, mettendo in scena una storia che può risultare respingente, fastidiosa o perturbante, ma anche molto accattivante.

Gli under30 votano a sinistra mentre FdI cresce. Per combattere le destre serve puntare sui giovani.

Il dato più interessante delle elezioni europee riguarda sicuramente il voto dei giovani. Sia gli studenti fuorisede che in generale gli under 30 italiani hanno infatti optato nettamente per i partiti che guardano a sinistra. In Italia, insomma, la Gen Z ha confermato di avere a cuore ambiente, antifascismo, giustizia sociale e inclusività. I discorsi polarizzanti fondati sulla dialettica amico-nemico, sul populismo da sagra e sull’intolleranza verso il diverso non sembrano aver attecchito come nelle generazioni più anziane.

Il dato principale delle europee è uno: destra e sinistra esistono ancora.

Il dato principale che emerge dalle elezioni europee, nonostante l’alto astensionismo italiano, è che destra e sinistra esistono ancora. Sono due blocchi che negli ultimi tre lustri hanno subito il tentativo di essere ridotti a entità astratte, retaggi ormai superati del Novecento, invece a perdere è stata proprio la post-ideologia del “né di destra né di sinistra”. L’ideologia è tornata a essere un valore preponderante, il tempo dell’adattamento è finito.

“Shakedown” è un viaggio sensoriale nel piacere libero

“Shakedown”, il primo documentario dell’artista e regista americana Leilah Weinraub, racconta ciò che succedeva durante una serie di feste fondate da e per le donne nere di Los Angeles con go-go dance e spogliarelli. Catapultandoci a cavallo tra gli anni Novanta e i primi Duemila, il film è un racconto onesto e complesso sulla libertà e la connessione umana, che non mostra la sessualità semplicemente per amore dello spettacolo, in modo voyeuristico, ma come mezzo per interrogare se stessi.

La nostra Costituzione è stata scritta per evitare governi come quello Meloni, che cerca di sabotarla

Giorgia Meloni è nata politicamente nel MSI e ha sempre definito Almirante il suo punto di riferimento politico. All’interno del suo partito ci sono parecchi elementi che non solo nel MSI erano figure di spicco, ma che tuttora continuano a collezionare cimeli del Ventennio. Può sembrare il prologo di una riflessione che gli elettori di destra minimizzerebbero con la frase: “La sinistra vede fantasmi ovunque”. Forse la lobotomia ha davvero fatto effetto: non ci sembra nemmeno troppo strano che abbiamo un governo neofascista sotto una costituzione antifascista.

“I dannati” ci mostra che spesso non siamo solo vittime o solo carnefici, ma molte cose nel mezzo

“I dannati”, l’ultimo film di Roberto Minervini, con cui ha vinto il premio alla miglior regia all’ultimo festival di Cannes, nella sezione Un Certain Regard, si sviluppa intorno alla fede, religiosa e laica, a quante illusioni è possibile resistere e rialzarsi, cosa ci spinge a mettere in gioco la nostra stessa vita, ricordandoci che non siamo solo vittime o solo carnefici, ma spesso molte forme intermedie tra le due cose.

La Decima Mas la X la faceva sui cadaveri dei partigiani, non per votare

In vista delle elezioni Europee, a destra i candidati sembra stiano facendo una gara sul modo più deprecabile per istruire i propri elettori riguardo il modo di votare sulla scheda. Se la presidente del Consiglio Meloni ha chiesto di scrivere semplicemente Giorgia, come fosse un gioco, la Lega sta cercando di recuperare consensi andando più a destra di Fratelli d’Italia. Così, sia il generale Roberto Vannacci che la sottosegretaria Pina Castiello hanno tirato in ballo la Decima Mas, corpo militare alleato della RSI e dei nazisti che la X la incidevano sui corpi dei partigiani, non sulle schede elettorali.

È fondamentale interrogarci sul nostro rapporto col tempo per dare una direzione al nostro esistere

Il rapporto col tempo, e col modo che abbiamo di viverlo e percepirlo è davvero un punto fondamentale della nostra vita, e della contemporaneità. Per questo è fondamentale interrogarci quotidianamente a riguardo per imprimere una direzione alla nostra esistenza, alle nostre idee. In una realtà che scorre sempre più velocemente, serve allenare la nostra capacità di messa a fuoco. Non si può dire che il terzo summit di Tech.Emotion, “Frames / Fotogrammi: learning for future vision” non ci abbia aiutato a farlo.

“Gasoline Rainbow” racconta quel momento unico dell’adolescenza in cui possiamo essere ancora tutto

“Gasoline Rainbow”, il nuovo film dei Ross Brothers, presentato nella sezione Orizzonti della scorsa Mostra del cinema di Venezia, e disponibile da oggi su MUBI, mostra la libertà di non ragionare secondo ciò che sarebbe potuto essere, ma di ciò che potrebbe essere ancora, propria dell’adolescenza. Imparare a stare nel presente è uno dei mantra del diventare adulti, anche se forse nemmeno a diciassette, diciotto anni, lo si saprebbe davvero fare, perché si vive un tempo che è più che mai presente e futuro nello stesso momento, in continuo divenire.

La Costituzione ci dice che l’Italia ripudia la guerra. In realtà la supporta vendendo armi.

In Italia, ci professiamo orgogliosi della “Costituzione più bella del mondo”, fingendo di non sapere che le parole spesso rimangono solo parole, anche se le stampiamo in bella copia e persino se ci facciamo giurare i neoministri. Nonostante l’articolo 11 della Costituzione dica: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, in realtà supportiamo le guerre continuando a vendere armi per miliardi di euro.

Essere se stessi richiede un prezzo da pagare, ma la libertà è inestimabile. Come in “Rosalie”.

“Rosalie”, il nuovo film della regista e sceneggiatrice francese Stephanie di Giusto, nelle sale dal 30 maggio, affronta molti temi attuali, come i diktat estetici dei social, l’esigenza di trovare un capro espiatorio, l’incapacità di stare in relazione con l’Altro, ma ha a che fare soprattutto con due questioni diventate impellenti: l’amore, nel suo farsi bisogno, nell’esperienza di cosa implichi amare ed essere amati quando si è considerati dei mostri; e la libertà, non solo quella di essere se stessi, ma la libertà di poter creare se stessi in continuazione.

Solo analizzando i punti di cambiamento del passato e del presente possiamo creare un nuovo futuro

Il 2024 sarà un anno cruciale a livello globale: sono trascorsi circa 25 anni dallo scoppio della bolla di Internet, siamo alla vigilia delle prossime elezioni negli Stati Uniti, in Europa, in Inghilterra e in India, continuano i conflitti bellici e crescono quelli sociali, mentre la tecnologia ha raggiunto velocità inedite con conseguenze sulle nostre vite – intime e lavorative – ancora imponderabili. Per questo motivo è necessario fermarsi a ricordare, riconoscere ed esaminare i punti di discontinuità del passato e del presente che hanno fatto sì che il futuro cambiasse, così da costruirlo ancora al meglio.

Dobbiamo inserire l’educazione elettorale a scuola, oggi molti non sanno come funziona la democrazia

In questi anni c’è chi ha tentato di mettere in discussione il suffragio universale, portando avanti proposte su fantomatici esami per poter votare o patentini dell’elettore di vario genere. Ma il diritto di voto in uno Stato democratico è sacro. È però vero che una fetta sostanziosa dell’elettorato vota senza nemmeno sapere cosa sia una democrazia rappresentativa, cosa siano le liste e i collegi plurinominali o tutti gli altri meccanismi necessari per comprendere la funzione stessa del voto. La soluzione però non è restringere la cerchia degli elettori. Serve quindi considerare l’ipotesi di inserire l’Educazione elettorale come materia scolastica.