Come una delle prime comunità hippie si è trasformata in un centro congressi per ricchi

Monte Verità, il cui nome originario è Monte Monescia, era un delizioso, bucolico luogo di ritrovo per giovani hippie, intellettuali, teosofi, artisti, nudisti e personaggi simili. O almeno, lo è stato fino al tramonto degli anni ‘20, fino a quando cioè un ricco barone decise di fare piazza pulita di tutta quell’ideologia against capitalism per erigere un albergo.

Godless ha reinventato il western per la generazione Netflix

Godless, la splendida serie Netflix di Scott Frank, prodotta, tra gli altri, da Steven Soderbergh, è una serie per modo di dire. Più vicina a un film di sette lunghe ore che alla precedente serialità western. E in questa strana lunghezza, ormai marchio di fabbrica di tanti prodotti Netflix, il far west trova la sua dimensione esatta, la dimensione adatta a raccontarne l’epica e a scoprirne le complesse psicologie.

Breve guida di sopravvivenza all’ansia

Provate a ricordare un momento particolare della vostra vita in cui, per un motivo o per l’altro, vi siete sentiti paralizzati dalle preoccupazioni. Ora provate a estendere questo stato d’animo e questa sensazione all’intero arco di una vita. Forse avete appena capito cosa significhi dover convivere con l’ansia.

La distopia più inquietante sono gli scherzi su YouTube

Fino a qualche anno fa ci sbellicavamo tra Scherzi a parte, candid camera giapponesi e Ashton Kutcher assoldato per prankare vip su MTV: questa forma di“sentimento del contrario”– se vogliamo dargli un’origine pirandelliana forse un po’ troppo nobile– non poteva certo sfuggire alla fagocitazione di internet. Cosa c’è di più vero di un video su YouTube? Cosa c’è di più vero di uno youtuber, sarebbe meglio chiedersi.

I giornalisti italiani non parlano ai ventenni

I quotidiani cartacei hanno perso il 50% dei lettori in dieci anni – aumentando, nel frattempo, appena del 4% su web. Le indagini sulla lettura ci confermano che la percentuale degli italiani che legge un libro oscilla da un decennio intorno al 40%. Non solo molta gente della mia età ha smesso di leggere libri e giornali, ma moltissima gente più giovane di me non ha mai iniziato.

Credere, obbedire, gattini

Il collettivo di scrittori Wu Ming, su Twitter, l’ha già definita “fasciomatrioska”. È l’opera di occultamento della matrice fascista delle proprie idee in sigle e campagne che sembrano dedicarsi ad argomenti lontani dalla politica. Il fascismo spaventa, divide, allontana. Meglio trovare altre vie per parlare di sé: organizzare banchetti, farsi vedere. L’animalismo è una delle praterie dove si possono cacciare nuovi simpatizzanti e togliere alla sinistra alcuni dei suoi argomenti storici.

La Cei vorrebbe usare i soldi delle tue tasse per finanziare le sue scuole

Quello che la CEI, per bocca di suor Alfieri, ci sta proponendo, è di usare i soldi delle tasse di tutti per pagare un biglietto dell’autobus a chi vuole andare sull’autobus privato. Un autobus guidato da un autista che non è selezionato meglio di quello pubblico, né è meglio pagato; ma almeno arriva più in orario? Oggi no, domani – se lo paghiamo tutti un po’ di più – chissà.

Abbiamo il biotestamento, ora avremo una pioggia di obiettori

Le indicazioni del DDL sulle disposizioni anticipate di trattamento sono omissive – non voglio essere intubato, non voglio essere rianimato. L’unica via del medico per obiettare sarebbe quindi quella di praticare una terapia medica con la forza, contro il volere del paziente. Per un atteggiamento del genere sì, andrebbe applicato un articolo di legge: è il 610 del Codice penale, intitolato “violenza privata”.

Gli articoli più belli che abbiamo letto online nel 2017

Leggere un longform non è sempre facile: a volte i caratteri sono troppo piccoli, il telefono si mette a squillare dopo poche righe, oppure a metà del pezzo dobbiamo scendere dalla metro, lasciando la lettura in sospeso per recuperarla chissà quando, tra le schede aperte del browser. Per questo abbiamo selezionato per voi i dieci longform più belli e rappresentativi del 2017.

Cosa non torna dello studio strumentalizzato per dire che gli stranieri stuprano più degli italiani

Lo studio di Demoskopika, divenuto in pochi mesi la bibbia della compagine xenofoba italiana, è un foglio di carta che dice tanto su un’emergenza in atto nel nostro Paese. Quell’emergenza è la violenza sulle donne, una violenza di genere che poco o nulla ha a che fare con la questione migranti. Un’emergenza che è sempre esistita e che non può essere risolta con la facile equazione barconi-stupri. È ora di capirlo.

Vogliamo ancora essere tutte Monica Vitti

Per ogni foto-profilo con una Vitti in bianco e nero sepolta dai suoi meravigliosi capelli, c’è una ragazza che si riconosce in un modello femminile alternativo, fuori dal comune: in sostanza, c’è una Manic Pixie Dream Girl, una giovane donna che si vanta del suo essere lontana dagli stereotipi abbracciandone uno ancora più subdolo, quello della ragazza diversa.

L’arte dei mostri è l’unica interessante

Molte persone non sembrano riconoscere la differenza tra contenuto dell’opera e vissuto dell’artista – no, in realtà è più sottile di così. Non è che non la riconoscono: chiunque sa riconoscere la differenza, poniamo, tra Adolf Hitler e uno dei suoi mediocri paesaggi. È che non la vogliono riconoscere. Carino quel paesaggio, di chi è? Di Adolf Hitler? Ah, allora è orribile.

La ninfomania non ha niente di sexy

In principio la ninfomania era ritenuta una perversione, poi si guadagnò il titolo di patologia sessuale femminile, per poi perderlo nel 1992, quando l’OMS smise di considerarla tale. Scomparve definitivamente dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV) nel 1995 – o meglio, venne fagocitata all’interno della più ampia categoria dell’ipersessualità, nella quale rientra anche la satiriasi. Ma cosa significa esattamente essere ipersessuali?

Come TV e giornali stanno normalizzando il fascismo

Alcune delle più importanti associazioni internazionali di psicologi hanno rilasciato dei vademecum per spiegare ai giornalisti il modo corretto di raccontare gli attacchi terroristi e le stragi nelle scuole o in altri luoghi pubblici. Raccomandano sempre di non sensazionalizzare la paura procurata, di non rendere i responsabili delle star. Di non usare i loro nomi. Di non mostrare le loro foto. Chiedono di non far girare in modo ossessivo i video che documentano le violenze. E soprattutto di non diffondere un eventuale manifesto. Insomma, di non fare tutto quello che la stampa italiana continua a fare.

È troppo facile fare ironia su Liberi e Uguali

Per quanto possano sembrare ridicoli e incerti i primi passi di Liberi e Uguali, bisogna riconoscere che anche le più recenti storie di successo della sinistra europea sono iniziate così: frammenti di esperienze passate che tornano assieme, trovano leader che a volte sono facce nuove (Tsipras, Iglesias) e altre volte decisamente no (Corbyn), e occupano uno spazio esistente. Perché – e questo va sempre ricordato – uno spazio a sinistra esiste ancora, e se non lo occupa Grasso lo occuperà qualcun altro.

In One Mississippi Tig Notaro sconfigge la morte e Louis C.K.

Il cancro ti ha quasi uccisa e, mentre sai risorgendo da un corpo prostrato dalla malattia, tua madre inciampa, picchia la testa e va in coma irreversibile. Ti chiamano perché c’è da staccare la spina e tu devi tornare al paesino in provincia da cui ti sei liberata dopo un’infanzia a dir poco disfunzionale. Chi potrebbe ridere di tutto questo? Tutti, secondo Tig Notaro.

A un anno dal referendum la vittoria del No è stata un disastro solo per Renzi

Il 4 dicembre del 2016 gli italiani furono chiamati alle urne: ufficialmente per dare il proprio assenso ad alcune “non lievi” riforme costituzionali, in pratica per scegliere tra il Governo Renzi e la Catastrofe. Poi ha vinto il “no”, e questa catastrofe avrebbe dovuto essere arrivata da un pezzo. Qualcuno ha visto qualcosa?

Slavoj Žižek come icona trap della filosofia

Žižek non è pop, è trap: se ne sbatte dei salotti televisivi entro cui ogni tanto vediamo stazionare qualche professore di filosofia, se ne sbatte di quello che conviene dire o scrivere. In questo è come Socrate, un vero filosofo, cioè un rompicoglioni da strapazzo; o, in maniera meno triviale, “un tafano” che importuna tutti, fa sorgere dubbi, ansie, preoccupazioni; e all’imperativo delfico gnōthi seautón (conosci te stesso!), Žižek sostituisce il più congeniale “guarda i Monty Python!”.

Io non voglio vivere nella città più vivibile d’Italia

Ho il sospetto che questa sorta di competizione nazionale annuale per eleggere la provincia reginetta di bellezza tra le 110 concorrenti italiane è la dimostrazione di come dati e numeri, per quanto cristallini e scientificamente esatti, non sempre siano lo specchio fedele di ciò che succede o di ciò che veramente conta, specialmente in una realtà così complessa come quella di una città.

Perché condividiamo articoli senza leggerli

Sempre più spesso leggiamo articoli il cui titolo dice una cosa, mentre il contenuto ne dice un’altra. In quel caso, li condividiamo per il loro titolo  –  dando per scontato che la maggior parte dei nostri contatti non ci cliccherà sopra e non li leggerà davvero – o per il loro effettivo contenuto? O magari anche noi li abbiamo condivisi senza averli letti, perché ci siamo fidati della testata di riferimento. In questo caso la domanda è: nonostante tutto, crediamo che le grandi testate italiane abbiano ancora un certa affidabilità?

Come possiamo sconfiggere l’omofobia quando la comunità LGBT è così divisa?

La comunità LGBT è un dispositivo teorico e retorico che funziona benissimo dall’esterno: ci impacchetta in un insieme ordinato e circoscritto con una mossa utile per i proclami politici e le operazioni di marketing. Ma la parola “comunità” stona decisamente con la natura reale dei rapporti che le persone LGBT intrattengono tra di loro: queste hanno in comune il fatto di essere (o di esser state) discriminate, ma spesso davvero nient’altro.

Manson non era il diavolo: Manson era un razzista

Se c’era una logica nella sua follia era una logica razzista, non satanista. La stessa logica che rende Charles Manson, a mezzo secolo dal funerale degli hippy, una figura ancora attuale. Ed è anche quello che i giornali italiani non dicono: un po’ perché devono concentrarsi sulle coltellate, il sangue, i dialoghi pulp, un po’ perché Satana vende di più.