Spaesati, alla ricerca di sé e senza futuro: “Il laureato” racconta i giovani da 50 anni ad oggi - THE VISION

Un giovane appena uscito dal college si trova sull’aereo che lo riporta a casa, dove la sua famiglia lo attende per festeggiarlo. Il suo sguardo è cupo, perso: non ha voglia di partecipare ai festeggiamenti, perché il suo pensiero è rivolto al futuro incerto che lo aspetta, dopo una laurea conseguita con abnegazione e fatica. Questo, che potrebbe essere l’inizio della storia vera di qualunque neolaureato nel terzo millennio, è invece l’incipit de Il laureato, film del lontano 1967 per la regia di Mike Nichols e interpretato da un giovane Dustin Hoffman. Il film, che uscì alla vigilia dei moti di contestazione e della rivoluzione sessuale, racconta la storia di Benjamin Braddock, un giovane poco più che ventenne che, finiti gli studi, si prepara ad affrontare la sua vita da adulto. Fin dalle prime sequenze del film, è chiaro che il protagonista si affaccia alla età matura – e alle responsabilità che comporta – senza alcun entusiasmo e, al contrario, mostrandosi timoroso e smarrito. Rientrato a casa, in California, Ben trova parenti e amici che fanno a gara a congratularsi con lui per la sua laurea, ma nessuno che mostri il minimo interesse per il futuro che lo aspetta. Decide allora di allontanarsi da quei festeggiamenti indigesti e, angosciato ed esitante, si imbatte nella conturbante Mrs. Robinson, donna più grande di lui, il cui fare spregiudicato in un primo momento lo infastidisce, ma poi finisce per ammaliarlo e condurlo in una spirale di seduzione e incomunicabilità.

Tratto dall’omonimo romanzo di Charles Webb, Il laureato fu un film rivoluzionario per la sua epoca, che non solo ha prefigurato la condizione dei giovani di oggi ma ha saputo raccontare il desiderio sessuale in una chiave ironica e dissacrante. Con una storia che ancora oggi risulta estremamente attuale – e che non risulterebbe obsoleta nemmeno se il film venisse girato ai giorni nostri – si scaglia contro la morale bigotta dell’epoca, propria di una borghesia che nascondeva pulsioni e desideri considerati esecrabili dietro una maschera di rispettabilità. L’ipocrisia dei rapporti e la menzogna all’interno delle relazioni è una costante del film, che ruota attorno alla storia di questi due protagonisti, Ben e Mrs. Robinson, la quale ha il doppio degli anni del ragazzo ed è sposata a un socio in affari di suo padre. Quando Ben la incontra, all’inizio rimane turbato dalla sua sfrontatezza, ma poi la curiosità ha il sopravvento e tra i due nasce una storia in cui l’unico protagonista è il piacere sessuale, svincolato da qualsiasi implicazione sentimentale. 

Il motivo per cui il protagonista si lascia trascinare in questa relazione è chiaro fin da subito e ha solo a che fare solo con una fascinazione, ma soprattutto con una ricerca di figure di riferimento che lo guidino nel percorso a ostacoli che si prepara ad affrontare, prima di diventare adulto anche lui e trovare la propria dimensione e identità. Ben, infatti,  rappresenta una generazione di giovani neolaureati che, sia ieri che oggi, si ritrovano impauriti e spaesati di fronte a un futuro che pretende troppo da loro, ma che in cambio non garantisce possibilità di riscatto e di affrancamento dalla famiglia d’origine. Il laureato precorre i tempi e prefigura la condizione di tutti quei trentenni accusati spesso di essere dei “bamboccioni”, di voler godere della comodità della vita da figlio di buona famiglia, di non avere la forza d’animo e la maturità per costruirsi una propria indipendenza ma che, in realtà, si ritrovano solo scoraggiati di fronte all’assenza di prospettive, al precariato cui sono condannati e a una stabilità professionale e affettiva che è sempre di più un miraggio e che talvolta li fa rientrare loro malgrado nella categoria dei Neet, persone che non sono impegnate in un percorso di studi o di formazione e che non hanno un contratto di lavoro. Lo sguardo impaurito e vuoto di Ben è pregno di una condizione condivisa dai giovani, a cui non è facile sfuggire: quella di chi sa che faticherà a trovare un lavoro fisso, a comprare una casa senza farsi schiacciare da mutui trentennali, ad avere dei guadagni che possano far fronte al costo della vita in continuo aumento, fino a costruirsi un’indipendenza e pensare magari a metter su famiglia. È un fatto: oggi frotte di ultratrentenni fanno la vita di adolescenti neodiplomati, costretti a gravare sui genitori e lontani dall’affrancamento economico e di conseguenza emotivo.

Il senso di alienazione del protagonista de Il laureato, che desidera astrarsi da ciò che lo circonda, si accompagna a una curiosità esitante per il mondo degli adulti ancora sconosciuto, che lo attrae e gli appare come una possibilità di accesso a nuove consapevolezze. Come molti giovani spaesati finiscono per fare, Ben cerca sé stesso nella relazione sessuale con Mrs. Robinson, nell’esperienza proibita e senza implicazioni sentimentali che lei gli propone, e nell’adrenalina che ne deriva. Al di là del piacere sessuale, però, Ben è alla ricerca di una persona adulta che lo ascolti, che parli con lui, che lo metta a parte della propria vita affettiva ma anche delle proprie angosce, tanto da chiedere più di una volta a Mrs. Robinson di lasciare perdere il sesso e di passare del tempo chiacchierando. Nel film emerge dunque un’altra condizione sempre attuale, che è l’incomunicabilità tra due generazioni molto distanti tra loro – quella di Ben da una parte, quella della signora Robinson dall’altra – e la loro incapacità di costruire relazioni autentiche senza che emergano conflitti e tensioni. Da un lato ci sono i ventenni, con il loro bisogno di essere iniziati alla vita – non solo al sesso – e di essere guidati da qualcuno che abbia più esperienza; dall’altra ci sono i cinquantenni, intrappolati in una routine che spesso non hanno scelto, annoiati e desiderosi di cambiare vita, spesso anche incapaci di crescere, di lasciare ai propri figli un terreno fertile per costruirsi la propria indipendenza. Forse invidiosi, per un’età ormai lontana che non tornerà più, si mostrano menefreghisti rispetto alle angosce delle nuove generazioni e sono incapaci di costituire un modello solido per loro. Ne Il laureato, il conflitto generazionale è ben rappresentato e scaturisce dalle pulsioni – di natura diversa e inconciliabili tra loro – dei due tormentati protagonisti. 

Mrs. Robinson è un personaggio iconico del cinema statunitense, la cui trasgressione e il fare libertino fecero quasi scandalo in un’epoca prodromica alla rivoluzione sessuale. Donna dal fascino e dall’erotismo sfrontato, Mrs. Robinson ha rappresentato e rappresenta ancora oggi il simbolo dell’amore libero e della rivoluzione femminista, mettendo il proprio piacere e non quello dell’uomo al centro della sua vita. Lontanissima dallo stereotipo della donna docile e servizievole, che mette a tacere i propri impulsi per essere una moglie e una madre perfetta, la signora Robinson ribalta gli schemi della relazione tradizionale tra donna e uomo, si macchia di adulterio e oggettifica Ben, curandosi solo di appagare il proprio desiderio.

Negli anni Sessanta, la morale occidentale era ancora conservatrice e permeata da un’arretratezza e da una chiusura mentale che stigmatizzava il sesso extraconiugale e lo considerava colpevole, oltre a non vedere di buon occhio le relazioni con tanta differenza d’età, specialmente quando era la donna più grande dell’uomo. I moti del Sessantotto, che avviarono la trasformazione di alcuni strati della morale comune, furono rispecchiati e prefigurati dal personaggio di Mrs. Robinson e dalla sua libera e orgogliosa ricerca del piacere sessuale fine a sé stesso e dell’appagamento del desiderio. 

La scelta di non nascondere la propria natura conturbante e maliziosa, dietro una maschera di ipocrisia e perbenismo, ne Il laureato fa da contraltare alla rappresentazione di una borghesia bigotta e giudicante, tanto attenta alle apparenze quanto repressiva rispetto a qualsiasi pulsione. La stessa che condanna Ben per la scelta di diventare l’amante di una donna adulta e sposata e che lo ostacolerà nella sua ricerca di un sentimento puro incarnato dalla figlia di Mrs. Robinson, Elaine. Fin quando nell’ultima iconica sequenza del film, quando sembra che l’amore tra i due giovani stia per trionfare, il loro sguardo perso richiama l’angoscia e la cupezza del Ben che, all’inizio del film, rientrava in California dopo aver finito il college. Ben ed Elaine si guardano e sorridono, ma presto il loro sorriso si piega in una smorfia di paura e smarrimento, al pensiero di un domani che continua a promettere poco e a chiedere troppo in cambio. 

Il laureato, la cui colonna sonora scritta da Simon e Garfunkel ha fatto la storia del cinema, è un film da riscoprire non solo perché ha saputo raccontare un’epoca e anticipare ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, in seguito alla contestazioni, ma perché ci mostra quanto, nel mezzo secolo che ci separa dalla sua uscita, non siamo stati capaci di andare avanti ma abbiamo continuato a fare passi indietro, abbandonando le nuove generazioni a un futuro che intimorisce per la sua assoluta precarietà.

Segui Giulia su The Vision