Come rispondere a un razzista
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Secondo gli ultimi sondaggi, la Lega di Salvini, avendo superato il 30% delle promesse di voto, sarebbe il primo partito in Italia. A sentire alcune società di rilevazione, avrebbe addirittura raggiunto il 33, 34%. Per il commentariat italiano questa sarebbe la dimostrazione della “vicinanza” della retorica di Salvini alla “volontà popolare”. L’attuale successo del leader milanese ha quindi dato il via a un milione di editoriali, che si fanno questa semplice domanda: “Gli italiani che pestano a sangue, o sparano verso persone nere a caso per le nostre strade, sono razzisti o sono vittime di un’invasione?” È una cosa che in effetti mi chiedo sempre anche io quando sento di una persona ammazzata. Di chi è la responsabilità dell’omicidio? Della vittima o di chi ha commesso l’omicidio?

L’opposizione o, come qualcuno preferisce chiamarla, la “sinistra” ha trovato comunque un paio di soluzioni per affrontare il problema del razzismo in Italia.

La prima è quella di attaccare le politiche di Salvini affermando di averle implementate prima, e meglio. “Gli sbarchi sono diminuiti grazie a Minniti,” ha affermato Renzi, “non per Salvini.” Questa la possiamo chiamare la Strategia Fleshlight di Renzi. Se Salvini è la Valentina Nappi dell’immigrazione, Minniti è il suo calco sintetico lavabile in lavastoviglie. E Renzi non ha paura di dire di averlo usato con soddisfazione più volte. Tragicamente nessuno ha spiegato all’ex premier che gli italiani sceglierebbero la versione in carne e ossa dieci volte su dieci. E che la mancanza di empatia non è una skill politica, ma una patologia riconosciuta dal DSM-5.

Matteo Renzi

La seconda soluzione proposta da giornalisti, politici, intellettuali e altre persone che non usano i mezzi pubblici è quella di tornare a “parlare” con quell’elettorato che, a detta loro, una volta era in mano alla sinistra e che ora dialoga solo con Salvini, perché sarebbe lui l’unico in grado di ascoltarlo. Matteo, l’uomo che sussurrava ai razzisti.

“La sinistra ha abbandonato il proprio popolo,” ha affermato di recente Bertinotti. Se cerchiamo le keywords “popolo” e “sinistra” Google ci restituisce 17.200 risultati dal Corriere.it, la cui quasi totalità sono editoriali che lamentano la distanza del Pd dal “Paese Reale”. Un luogo che quasi nessuno conosce, ma che i redattori del quotidiano di Via Solferino devono aver visto bene, dato che hanno scioperato pur di non andarci a lavorare.

Fausto Bertinotti

Quelli convinti che l’unico modo per vedere la sinistra tornare a vincere le elezioni sia insegnarle a “parlare” ai razzisti che postano meme dove gli africani sono scimmie, e che scendono in piazza con le mazze per bloccare i pullman che trasportano i richiedenti asilo, devono essere gli stessi convinti che per fermare gli stupratori dovremmo convincere le ragazze a non indossare le minigonne.

Queste persone innamorate del Paese Reale dovrebbero fare pace con la realtà: a nessuno di questi soggetti frega nulla della sinistra, di essere educati dalla sinistra o di dialogare sulla questione dell’immigrazione con la sinistra. Quello che vogliono lo stanno già ottenendo da Matteo Salvini.

Quando nel 1962 il presidente di un partito fascista inglese invitò Bertrand Russell a un dibattito sui meriti del fascismo, la risposta che ricevette fu micidiale. “Gli universi emotivi che abitiamo sono così distinti e nei modi più profondi opposti,” scrisse via missiva il filosofo, “che nulla di fruttuoso o sincero potrebbe mai emergere da un nostro incontro.”

Bertrand Russell

Nell’inquietante – proprio perché attuale – Riflessioni sulla questione ebraica, Sartre scriveva a proposito dei razzisti: “Se dunque l’antisemita è impermeabile ai ragionamenti e all’esperienza, ciò non vuol dire che la sua convinzione sia forte; ma piuttosto la sua convinzione è forte perché egli ha scelto anzitutto d’essere impermeabile.”

Il filosofo francese tratteggia quindi il profilo perfetto ed eterno del razzista.

“Non ha paura di se stesso: ma legge negli occhi degli altri un’immagine inquietante, che è la sua, e conforma ogni proposito, ogni gesto a quella immagine. Questo modello esterno lo dispensa dal cercare la sua personalità in se stesso; ha scelto di essere completamente al di fuori, di non fare mai ritorno su se stesso, di non essere altro che la paura che fa agli altri.”

Anche per Sartre parlare con i razzisti si rivela perfettamente inutile.

“Essi sanno che i loro discorsi sono vacui, contestabili, ma ci si divertono. È il loro avversario che ha il dovere di usare seriamente le parole, dato che crede alle parole. Amano anzi giocare col discorso perché dando delle ragioni buffonesche gettano il discredito sulla serietà del loro interlocutore.”

Jean-Paul Sartre

Cosa fare, quindi, con gli innumerevoli razzisti che tormentano la nostra esistenza, sia nella vita online che in quella reale? Dobbiamo ignorarli, come ci consigliavano le nostre madri ai tempi della scuola?

No, dobbiamo mettere fine a questo inutile dibattito e comportarci come fanno gli chef quando preparano l’aragosta: accettare la loro incapacità di provare dolore e ucciderli gettandoli nell’acqua bollente. Per fermare questa ondata di odio bisogna distruggere la retorica usata per giustificare il loro razzismo.

Ecco, quindi, come rispondere ad alcune delle più popolari stronzate utilizzate dai razzisti nella vita di tutti giorni.

I terroristi sono tutti musulmani, quindi tutti i musulmani sono terroristi
Un qualsiasi essere umano dotato di pollice opponibile riconoscerebbe l’affermazione come la più classica dei sofismi. Ma tutte le persone che hanno sopravvalutato l’intelligenza della nostra classe giornalistica e politica sono rimaste deluse. Ogni volta che ha luogo un qualsiasi dramma che coinvolge una minoranza etnica e religiosa con una rilevante presenza nel nostro Paese, ci tocca leggere e ascoltare di immediate richieste di “prese di distanza” e “condanna”.

Se una bomba esplode a 8mila km di distanza e viene rivendicata da un’organizzazione islamica, si pretende che ogni musulmano si dissoci e si scusi con gli interessati e con il resto del mondo per quanto avvenuto. È come se io, ogni volta che incontro una donna, mi dovessi scusare per Andrea Scanzi.

Perché hai fatto X per gli immigrati quando non l’hai mai fatto per gli italiani?
Qual è il vostro problema? A chi sta raccogliendo soldi per il cancro al seno scrivete per dar loro degli ipocriti perché non hanno mai organizzato una raccolta per quello alla prostata?

Se la gente solidarizza con i migranti, arrivando a indossare indumenti particolari e scendendo in piazza, e non l’ha mai fatto per i nostri connazionali, è perché non esiste alcun movimento che sostiene che gli italiani sono una massa di criminali che stuprano, rubano e fingono di soffrire in mare.

Se prende fuoco una casa in un quartiere, i pompieri punteranno gli idranti sull’abitazione in fiamme. Se qualcuno arrivasse da loro per dire: “Hey, perché state usando l’acqua solo sulla casa che brucia e non su quelle integre a fianco? Siete degli ipocriti!” verrebbe probabilmente internato o invitato a un talk show del mattino.

Perché gli immigrati ricevono 35 euro al giorno e io no?
Gli immigrati in Italia “vivono nella pacchia.” Prendono 35 euro, vengono sistemati in albergo e alcuni, ho sentito dire, addirittura hanno televisioni che non ricevono i programmi di Barbara D’Urso. In realtà quei 35 euro vengono in gran parte forniti tramite finanziamenti dell’Unione Europea e finiscono in mano alle istituzioni che si occupano di loro: nelle loro tasche arrivano due euro e mezzo di pocket money.

Togliere i 35 euro al giorno per colpire l’immigrazione è come togliere i soldi a un reparto di oncologia per fermare il cancro.

Siamo vittime di razzismo al contrario
Razzismo e pregiudizio sono due cose totalmente diverse.

Il razzismo è il sistema che si mette in moto per sostenere il pregiudizio. Il pregiudizio è un’opinione personale che non porta a conseguenze concrete nella realtà.

Un uomo bianco, mosso da pregiudizio, può rovinare la vita dei simboli del suo odio in Italia. Il contrario non può avvenire. Un uomo nero non può azionare il proprio odio. Per questo il “razzismo al contrario” è la più grande stronzata del mondo.

Allo stesso modo, puoi odiare il tuo capo, e questo non cambierà nulla nella tua vita lavorativa. Ma se il tuo capo ti odia, potrebbe fare in modo di licenziarti. E se pensi che il tuo capo ti stia trattando in modo ingiusto, ti licenzierà ugualmente. È lui a essere in una posizione di potere, non tu. Il tuo pregiudizio nei suoi confronti è irrilevante.

I globalisti vogliono distruggere le nostre tradizioni
Lasciamo stare il termine “globalista”, tanto nessuno capirà mai che cazzo voglia dire, e soffermiamoci sul resto. Esistono persone che credono sul serio che il miglior modo per “difendere l’Italia” (da cosa?) sia quello di chiudere le frontiere, bloccando l’ingresso a tutto ciò che non è tipicamente italiano.

Prendiamo, per esempio, questo tweet di Diego Fusaro

Il noto sofista del mattino di La7 intende difendere “l’italianità” bevendo una birra Ichnusa, accompagnandola a pomodori e ostriche. Una scelta interessante: l’Ichnusa è di proprietà della olandese  Heineken, la birra è stata inventata dagli egizi 4.400 anni fa, le ostriche gli antichi romani hanno cominciato a consumarle dopo averlo visto fare a greci e ai bretoni e i pomodori sono una coltivazione di origine peruviana giunta in Italia nel Settecento; la varietà pachino presente nel piatto, in particolare, è stata creata dalla multinazionale israeliana HaZara Genetics nel 1989. Il caffè italiano da difendere da Starbucks proviene, ovviamente, dall’Etiopia e dal medio-oriente.

Ma, a parte questo, il tweet è corretto.

Abbiamo sempre importato idee e prodotti dall’estero e li abbiamo integrati e trasformati facendoli diventare italiani. Esattamente come ha fatto ogni altro Paese nel mondo. Non esistono popolazioni che potrebbero sopravvivere solo attraverso idee e prodotti autoctoni.

Il sovranismo – alimentare o meno – è dunque una stronzata anti-storica e anti-italiana.

Ironicamente, se questi difensori identitari del “solo italiano” fossero vissuti nel Settecento avrebbero combattuto contro la diffusione del pomodoro in quanto allogeno e oggi non avremmo i piatti che rappresentano l’Italia nel mondo. Sono tradizioni italiane perché non c’erano i sovranisti a impedire che lo diventassero.

L’export agroalimentare vale 40 miliardi di euro l’anno e il settore rappresenta quasi il 14% del nostro Pil. Proviamo a immaginare cosa succederebbe alla nostra economia se nel mondo si diffondessero idee del genere.

Esiste un piano per sostituire la popolazione europea con gli immigrati
Salvini ne è sicuro, esiste un piano, organizzato dalle solite, pallosissime, “élite” che vorrebbero implementare una “sostituzione etnica” del popolo europeo a favore di quello africano e asiatico.

Anche Giorgia Meloni ci crede. Si tratta del cosiddetto “Piano Kalergi”, anche se il leader della Lega fa molta attenzione a non citarlo mai per nome, ma a utilizzare solo il suo impianto retorico principale. Forse per prendersi il merito di aver teorizzato la cosa, o più probabilmente per impedire alle persone di googlarlo e scoprire che si tratta di un complotto inesistente inventato nel 2005 da un neo-nazista austriaco, Gerd Honsik, condannato per aver negato l’Olocausto.

Come? Il leader del primo partito italiano, nonché vice-primo ministro e capo del Viminale, ripete da 3 anni e ha basato la sua intera agenda politica su una bufala creata da UNO CHE NON CREDE CHE 6 MILIONI DI EBREI SIANO MORTI?

Ma avete idea di quanto deve essere stato nazista questo Honsik? Per far dire agli austriaci: “Ok, va bene Haider ed eleggere un governo che sogna di riunire l’impero austro-ungarico, ma Gerd, eh, un po’ meno.” Farsi condannare in Austria per razzismo è come farsi cacciare dall’Oktoberfest perché si è bevuto troppo.

Gli ultimi anni della nostra vita trascorsi a parlare di Ong e sbarchi e immigrazione. Le riforme messe in atto dal nuovo governo. Il costante martellamento sull’emergenza immigrati su stampa e tv. Viene tutto da questo tizio.

Ma lo stanno facendo per salvarci. 

Del resto dobbiamo impedire l’ingresso dei migranti nel nostro Paese, a meno di non volerci ritrovare in Italia persone come Steve Jobs.

Gli immigrati vengono qui per rubarci il lavoro ed essere mantenuti
Ho sempre trovato molto affascinante questa argomentazione. Secondo quelli che la sostengono, gli immigrati avrebbero la capacità, nello stesso istante, di non fare nulla tutto il giorno – vivendo quindi da mantenuti – e di portarci via il lavoro. Immaginate quanto deve essere terrificante l’esistenza degli individui convinti che gli africani li stiano opprimendo in due dimensioni parallele. Siamo arrivati al razzismo quantistico.

Tanto tutto quello che fanno è sbagliato. Non possono quasi mai lavorare, perché sono in attesa di sapere se la loro richiesta di asilo sarà approvata. Se qualcuno ci prova, allora la Lega si lagna che gli italiani sono discriminati. Se se ne vanno, come hanno fatto i migranti della Diciotti, allora sono degli ingrati. È come – ma sto azzardando, lo so – se ai razzisti non fregasse concretamente nulla delle loro vite, se non per proiettare un’infinita e ipocrita lamentatio da strumentalizzare per opportunismo politico.

Salvini ha portato il razzismo
Pensare che con un governo del Pd il razzismo non ci sarebbe, o che durante i precedenti mandati non ci sia stato, è ridicolo. Salvini ha liquefatto l’odio degli italiani e lo ha usato per lubrificare il loro pregiudizio. Non ha creato nulla di nuovo, ha solo fatto il tagliando alla macchina.

Il razzismo è anche di sinistra. E non sto parlando del figlio del consigliere del Pd che ha lanciato l’uovo all’atleta nera, ma di quel paternalismo tipicamente di sinistra che vede nel diverso qualcosa da correggere attraverso una tollerante assimilazione.

Un razzista di destra non vede un africano come un uomo, ma come un nero africano. Un razzista di sinistra vuole distruggere quella parte africana per salvare e conservare solo l’uomo. Sono due approcci diversi che arrivano a un’unica conclusione: l’annientamento.

Siamo sotto la dittatura del pensiero unico
Ogni volta che un razzista finisce nei guai per aver detto qualcosa di razzista, utilizza l’esilarante spauracchio del “pensiero unico”. Cerchiamo di seguire la logica che vi sta dietro, per quanto sia possibile.

Un idiota esprime la propria idea liberamente. Una o più persone reagiscono a quell’idea. Questa libera espressione si trasforma in censura.

No, non è possibile. Non c’è alcuna logica. Il diritto di poter dire quello che si vuole senza subire le conseguenze di quello che si è detto semplicemente non esiste e non ne ha mai goduto nessuno nella storia dell’uomo. Forse giusto qualche monarca, ma poi le loro teste sono rotolate per i vicoli di Parigi.

Ma è questa idea di essere “osteggiati” che, paradossalmente, li incoraggia a continuare e li convince di essere nella ragione. Di essere, soprattutto, vittime. L’esplosione di questa paranoia la ritroviamo nella strategia social di Salvini, costruita su un costante torrente di immagini, articoli e screenshot atti a dimostrare la spassosa idea che il vice Primo Ministro sia un uomo solo contro tutti e contro i “poteri forti”. C’è una chiara e protratta volontà di raccogliere tutto il materiale possibile per sostenere questa narrativa, fino a raggiungere livelli di crescente ilarità. Matteo che litiga con Nina Zilli, Gemitaiz e Ghali, Matteo contro i commenti su Facebook, Matteo che si scontra con le innumerevoli scritte sui muri e, il mio preferito, Matteo oppresso dai fogli di carta.

Siamo a una promessa elettorale saltata di distanza dal leggere su Twitter di un complotto contro Salvini, orchestrato tramite le scritte nei cessi degli autogrill sull’autostrada Roma-Civitavecchia.

È connotato comune ai  sociopatici e ai manipolatori quello di dipingersi come le vere vittime vessate. Questo è necessario per allentare la loro coscienza, allontanare eventuali sensi di colpa e giustificare il loro abuso e la loro condotta respingente.

Se ti piacciono così tanto gli immigrati, perché non li ospiti a casa tua?
Ho voluto tenerlo per ultimo perché credo rappresenti il massimo capolavoro dell’intellighenzia razzista italiana. Qualcosa di così profondamente idiota e privo di qualsiasi logica a sostegno e, allo stesso tempo, così popolare e convincente è un traguardo da celebrare. Ed è giusto celebrarlo come un successo italiano. Fateci caso: la retorica dell’estrema destra è uguale in tutto il mondo. Tutte le cose discusse in questo pezzo si possono sentire in Inghilterra, nella Francia dei Le Pen e negli Stati Uniti di Steve Bannon.

Tutte, tranne questa.

Sovranisti, ecco qualcosa di 100% italiano che potete mangiare.

Dire che se sei favorevole ad accogliere i migranti allora dovresti ospitarli a casa tua è come dire che se sei contrario agli incendi allora dovresti spegnerli tu personalmente, oppure lasciarli bruciare.

Dire che se non vuoi vedere la gente morire in mare allora dovresti dormire con loro nel tuo letto è come dire che se sei contro il cancro allora dovresti guarirlo tu personalmente, o lasciare la gente morire.

Nessuno dice queste cose perché nessuno vuole essere additato per strada da gruppi di bambini sghignazzanti.

Eppure un tizio ci ha costruito un intero articolo. Ha dovuto prima recuperare i numeri di telefono di 100 persone, poi chiamarle tutti, una per una, registrare la conversazioni e poi sbobinarle, trascrivendo ciò che gli era stato detto. Un lavoro di giorni, se non settimane. Che qualcuno ha poi dovuto impaginare e correggere. Qualcuno ha scattato delle foto. Qualcun altro ha perso la recita del proprio unico figlio per lavorarci. Ora un bambino crescerà pensando che il padre non lo ama abbastanza e passerà il resto della propria vita ad auto-distruggersi. Tutto questo per dimostrare che “4 persone su 100” non vorrebbero estranei nella propria casa.

Ogni volta che utilizzano quella frase i loro occhi si illuminano. Sembra una di quelle scene da film biopic in cui, per mostrare i ragionamenti geniali del protagonista, gli vengono fatte fluttuare attorno equazioni e formule matematiche. Secondo me è così che si sentono.

L’ipocrisia esisterebbe se qualcuno avesse mai detto: “Gli italiani non hanno più onore. Una popolazione normale ospiterebbe a casa propria i migranti invece di rinchiuderli nei centri di accoglienza.” Ecco, se dici una cosa del genere e poi tu, in prima persona, non ti offri di farlo, allora sei un ipocrita. Il problema è che questa fantasia erotica non è letteralmente mai successa. Sapete invece di cosa, ironicamente, abbondano esempi ipocriti? Di fascisti che usano “l’ospitare a casa tua” come attacco retorico.

Esempio: la versione CasaPound di uno di quei membri da boyband che aspettano tre anni dopo lo scioglimento del gruppo per fare coming-out, con oltre 600mila fan su Facebook, un giorno scrive su Twitter: “Domani mi presento davanti casa di qualche radical chic. Se non mi fanno entrare, dandomi vitto e alloggio, li denuncio per istigazione all’odio razziale”.

A questo tweet io ho risposto: “Domani mi presento davanti casa di qualche fascista. Se non ospitano almeno 1.7 sfollati di Genova, li denuncio come anti-italiani.”

Ecco come funziona l’ipocrisia: se accusi qualcuno di non fare qualcosa che tu stesso non fai, sei un ipocrita. E non importa se quello che suggerisci è illogico, sei costretto comunque a farlo. L’hai scelto tu.

E lui, come ha risposto?

Ha cancellato il suo tweet.

Ecco un dialogo che possiamo intrattenere con i razzisti. Guardarli mentre si cancellano da Internet.

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