The Vision

Siamo schiavi dell’idea che più siamo impegnati e meno ci rilassiamo, più valiamo come persone

Il busy bragging – la tendenza a vantarsi di essere sempre occupati che ci fa sentire soddisfatti di noi stessi solo se non abbiamo neanche una mezz’ora di tempo libero – è un fenomeno in forte aumento: se la società ci spinge a fare tanto e di farlo in fretta, noi finiamo per convincerci di valere solo se rispondiamo a queste pressioni e fondiamo così la nostra identità sulla capacità di produrre senza sosta e sulla quantità di impegni che riusciamo ad accumulare, fino a restarne sommersi. Questo fenomeno, infatti, in genere si ripercuote pesantemente sull’efficenza del lavoro stesso e sulla nostra salute psicofisica.

I giovani si dimettono in massa perché hanno capito che il lavoro non può essere tutta la loro vita

La malsana convinzione che esista un solo modo di concepire, organizzare e praticare il lavoro sta inasprendo il rapporto fra le due generazioni che a oggi costituiscono domanda e offerta sul mercato. Da un report dell’Associazione Italiana Direzione Personale risulta che le dimissioni volontarie fra i giovani in Italia stanno toccando il 60% delle aziende. Ciò che emerge in modo lampante è lo scarto profondo fra generazioni sempre più distanti, i figli degli anni Sessanta e i millennial o la Gen Z, che chiedono di essere altro al di fuori del lavoro. Questa è la sfida cruciale: ripensare un sistema occupazionale innegabilmente in crisi.

Le lauree umanistiche risolvono problemi complessi quanto le scientifiche ma nessuno lo capisce

L’esperienza di Adriano Olivetti, che assunse nella sua azienda umanisti e intellettuali considerandoli una risorsa fondamentale, è stata la prima e unica in cui si è cercato di superare in ambito aziendale il dualismo fra cultura scientifica e umanistica, valorizzandole come due realtà complementari. Al contrario, la società contemporanea ha sostituito alla visione d’insieme dei saperi una netta differenziazione, tutta a svantaggio dell’apparente improduttività delle discipline umanistiche. Davanti a un contesto tanto impoverito, però, il ruolo del sapere umanistico deve essere centrale quanto quello scientifico.

Attualità

Attualità

La cultura patriarcale, in Italia, è tutt’altro che sconfitta. E mai come oggi serve combatterla.

Secondo il ministro Valditara, in Italia non c’è più il patriarcato dal 1975, anno della riforma del diritto di famiglia. Peccato che delitto d’onore e matrimonio riparatore siano stati aboliti nel 1981, che le donne vengano ancora uccise soprattutto per mano degli uomini e che questi pensino di poter intervenire su questioni che non li riguardano. Invece di mistificare la realtà, il ministro potrebbe evitare tagli all’istituzione che più di tutti dovrebbe amplificare la parità di genere: la scuola.

Atlas

Atlas

“Il Gladiatore II” è la prova che il grande cinema ha finito le idee

Al netto della innegabile spettacolarità che regalano le due ore e mezza di “Il gladiatore II”, della bravura di Paul Mescal, di Pedro Pascal e di Denzel Washington, al netto dei mostri in CGI che rendono tutto molto kitsch, tra squali che arricchiscono la naumachia nel Colosseo e scimmie che sembrano mutanti, non c’è niente in questo film che non provi a rassicurare gli spettatori del fatto che rifugiarsi nel passato va bene. È la prova di un cinema epico a corto di idee.

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