In Europa più di 100 milioni di persone fanno uso di omeopatia. Secondo omeoimprese più del 20% degli italiani userebbe l’omeopatia almeno una volta l’anno. Un pediatra su tre prescrive abitualmente rimedi omeopatici. Ed è notizia recente quella che 3.000 medicinali omeopatici entreranno dal 2019 dentro il prontuario. Questo risultato è straordinario se pensiamo che stiamo parlando di un metodo di cura inventato agli inizi dell’Ottocento da Samuel Hahnemann, un medico tedesco figlio di un decoratore di porcellane, rimasto sostanzialmente invariato da allora.
Come molti italiani, anche io sono diviso nel mio giudizio sull’omeopatia. Una parte di me crede che si tratti di una pseudo-cura senza alcun valore scientifico che in alcuni casi però potrebbe mettere in pericolo la salute di chi ne fa uso, l’altra pensa sia il modo migliore di osservare come funzioni il darwinismo.
Ma come funziona l’omeopatia? Il concetto di base è lo stesso dei vaccini: ciò che provoca una malattia può essere utilizzato anche per la sua cura. Ma Hahnemann si è convinto che il miglior modo di mettere in pratica questa intuizione fosse con la diluizione.
Il concetto che sta alla base dell’omeopatia in realtà è piuttosto semplice. Prendiamo una tazzina di espresso. Da questa preleviamo una goccia e la diluiamo in 99 gocce d’acqua. Questa diluizione è chiamata 1CH (diluizione centesimale di Hannehman). Se prendiamo una goccia del risultato di questa diluizione e la diluiamo a sua volta in altre 99 gocce otteniamo la 2CH. Quando nelle confezioni in farmacia leggete la scritta “60CH” significa che questo procedimento è stato ripetuto 60 volte. Il problema è che già dopo la dodicesima diluizione non si troverà più nessuna molecola di caffè. Voi berreste una tazzina di espresso che contiene solo acqua?
Solo degli idioti o dei francesi continuerebbero a chiamarlo “caffè”.
Eppure, secondo i criteri omeopatici, più il principio attivo viene diluito e più il risultato sarebbe potente. Quindi più il numero che precede “CH” è alto più il rimedio sarebbe efficace. In commercio si trovano composti che arrivano addirittura a 1000CH. Per la scienza è facile dimostrare quanto questo sia sciocco, ma i medici omeopati hanno una risposta: l’acqua ha una memoria. E si attiva con la “succussione”, una di quelle parole che amano usare i laureati che mettono come professione “Filosofo” su Facebook, ma che significa semplicemente “scuotere”. Per “attivare” questa memoria Hahnemann prendeva il flacone con la diluizione e lo sbatteva 100 volte sopra una Bibbia rilegata in cuoio. Ecco come l’acqua si ricorda il trauma di essere stata toccata dal principio attivo. Yeah, science! Tutto questo sarebbe stato provato quasi 100 anni dopo grazie a uno studio di Jacques Benveniste pubblicato nel 1988 (con la specifica richiesta da parte del direttore della rivista di una ripetizione su basi controllate) su Nature; studio che proprio Nature sbugiarda due mesi dopo con articolo-resoconto intitolato Alta diluizione, un’illusione.
In realtà la scienza in questo caso si rivela superflua, esiste un altro metodo per testare la reale efficacia dei farmaci: le celebrità cadute in disgrazia. Il modo migliore per testare l’efficacia di un qualsiasi farmaco è contare quanti cantanti famosi quando avevi quindici anni ha ucciso. Il giorno che su Twitter leggerò del leader di un gruppo nu-metal morto per un cocktail di alcool e aranciavitaminimum CH1000 sarà il giorno in cui crederò che non contiene solo zucchero.
E qualcuno ci ha già provato a morire di overdose omeopatica. James Randi, storico e popolare divulgatore scientifico americano, all’inizio di ogni speech – anche durante il suo TED – ingurgita un’intera confezione di sonniferi omeopatici. E dopo dieci anni di conference non solo, ovviamente, non è mai morto, ma non si è nemmeno assopito.
“L’omeopatia è prendere una medicina che funziona,” dice Randi nel suo TED, “e diluirla al punto tale da farla sparire completamente.”
Purtroppo, di morti non famose, ne abbiamo avuto invece notizia da tutto il mondo. In Italia, di recente, il bambino di 7 anni morto di un’otite e uno di 4 di polmonite. Entrambi curati esclusivamente con rimedi omeopatici. Negli Stati Uniti la CNN ci parla di dieci morti di neonati che potrebbero essere collegabili all’utilizzo di un rimedio omeopatico per i dolori legati alla dentizione. Scientific American, riporta il dolore delle centinaia di famiglie che lo utilizzavano. I bambini perdevano conoscenza, avevano convulsioni o smettevano di respirare. Nei casi più gravi diventavano blu e quindi morivano. La FDA, l’ente governativo americano che regolamenta i farmaci, ha messo sotto indagine l’azienda dopo 370 casi simili e ha costretto il rimedio al ritiro dal mercato. Sempre la FDA, dal novembre 2016, ha costretto tutti i prodotti omeopatici a riportare sull’etichetta la dicitura “non esiste alcuna prove scientifica che questo prodotto funzioni”. E mentre da noi entrano nel prontuario, in Inghilterra escono dai rimedi coperti dal sistema sanitario nazionale per lo stesso motivo: non ci sono prove della loro efficacia.
La risposta, quando l’omeopatia non funziona, è sempre la stessa: l’errore è stato non usare il rimedio omeopatico affiancandolo alle cure tradizionali. “I medicinali omeopatici sono complementari a quelli allopatici”, lo afferma anche il presidente della più grossa azienda produttrice di medicinali omeopatici al mondo.
Quindi se vado in un privè in cui non sarei potuto mai entrare abbracciato a Ryan Gosling e mi porto a casa una tipa è assolutamente merito mio, se ci ritorno la sera dopo da solo e l’unica cosa che tocco è la vacuità dell’esistenza umana, si rafforza il fatto che la sera prima ho avuto successo solo per il mio fascino straordinario.
Cosa?
Questa frase non ha senso, ma, se la ricollochiamo nel contesto omeopatico, per milioni di persone diventa assolutamente logica.
Secondo una ricerca ISTAT, il 73,5% di chi fa uso di rimedi omeopatici li affianca a medicinali tradizionali, contro il 17% che evita in modo assoluto gli allopatici. Qual è la percentuale di chi si ritiene soddisfatto di curarsi con l’omeopatia? Il 73%.
E tutto questo si ripete costantemente. Situazioni che in altri contesti non avremmo problemi a considerare delle gigantesche cazzate improvvisamente sono la “prova scientifica” della bontà delle cure omeopatiche. Un’intera “scienza” che si fonda su “mio zio Peppino e io curiamo così l’influenza da 37 anni e dopo 12 giorni ci passa tutto, quindi funziona”.
Nel 2012 Medbunker ha pure sfidato la presidente della Società italiana di medicina omeopatica: stabilire, con qualsiasi mezzo avesse voluto, in un esperimento pubblico, quali fossero fra 20 granuli i dieci omeopatici e i dieci di zucchero. “Non ha risposto al mio invito”, scrive il noto sito di debunking, “presumo che non abbia modo di dimostrare le sue ragioni”.
Perché, quindi, nel 2017 l’omeopatia ha ancora così successo?
Perché è una forma di “medicina-alternativa” che non viene utilizzata come ultimo rimedio da persone senza altra speranza in casi angoscianti e impossibili, ma perché rappresenta uno status symbol sociale ed economico. Bisogna pagare (all’ora) il “professionista” omeopata per la visita e sostenere da soli i costi di rimedi non coperti dalla mutua. Il mio elettrauto mica se lo può permettere.
Ogni singola ricerca condotta sul mercato italiano dà la medesima risposta: i consumatori principali di prodotti omeopatici sono persone con un’istruzione alta o medio-alta che vivono nel nord Italia. Dirigenti, imprenditori, impiegati, liberi professionisti. E più le regioni sono benestanti, più sale l’utilizzo. Bolzano è la provincia più ricca d’Italia ed è anche la provincia in cui l’omeopatia risulta essere più diffusa. Secondo i rilevamenti ISTAT il 17% dei bolzanini ne fa uso. In Puglia, Basilicata e Calabria non si arriva neppure all’1%.
L’omeopatia è il “Metodo Stamina” delle sciure milanesi che fanno yoga e vanno in vacanza a Ponza. È il tardo capitalismo che preferisce pagare di più per qualcosa che non funziona, piuttosto che curarsi come il sottoproletariato con il medico della mutua. È Steve Jobs che muore di un cancro perfettamente curabile perché auto-convintosi che la “medicina-alternativa” sarebbe bastata. Per loro l’omeopatia funziona perché tutti dicono che non funziona.
Viviamo in un universo in cui esiste la “medicina-alternativa”.
Un giorno qualcuno si è svegliato e ha pensato “Sai che c’è? Sai quella cosa che ha sempre funzionato? Vorrei l’alternativa a quello.” Ma il suffisso “-alternativa” non viene mai utilizzato per tipo la “pasta” o il “profumo”, solo per cose di poca importanza, come la scienza che lavora per mantenere funzionanti tutti i tuoi organi vitali.
Parliamo di lotta alle fake news, discutiamo di combattere la propaganda omicida contro i vaccini, ma possiamo tranquillamente camminare in una qualsiasi città italiana e incontrare dozzine di farmacie in cui abbiamo rinchiuso persone che hanno studiato 5 anni farmacia per vendere le “cure” inventate da un tizio che prendeva a pugni la Bibbia con l’acqua. Le scritte “farmacia omeopatica” mortificano ricercatori, scienziati e chiunque svolga una professione basata su fatti dimostrabili.
Come spiegano i “medici” omeopati tutte le prove schiaccianti contro la loro pratica? Parlando del “grande complotto di Big Pharma” che userebbe soldi, potere e influenza per promuovere solo gli studi negativi nascondendo quelli che proverebbero l’efficacia dell’omeopatia. La questione viene letteralmente vissuta come Davide vs. Golia da molti di loro; Big Pharma agli occhi della “medicina alternativa” è un nemico ideologico disegnato con lo stesso spessore intellettuale di un antagonista di Naruto. Ma è proprio perché parliamo di Big Pharma che questa critica risulta priva di senso.
Considerando che nel bilancio di un’azienda farmaceutica “Ricerca & Sviluppo” risulta essere uno dei reparti che brucia più soldi di tutti, i primi a saltare sopra al carro dell’omeopatia dovrebbero essere proprio le “malvagie” megacorporazioni farmaucetiche che potrebbero così moltiplicare istantaneamente i loro guadagni. Se l’omeopatia funzionasse realmente Pfizer e Bayer starebbero già producendo versioni omeopatiche di Viagra e Aspirina®, o nuovi medicinali a base di acqua e zucchero. Perché non ottimizzare drasticamente i costi operativi subappaltando l’intero reparto di ricerca alla Ferrero?
Altri vanno oltre il complotto e parlano di puro e semplice odio.
Lifegate, la radio che è riuscita a unire lo smooth-jazz alle coppette mestruali, ha intervistato il presidente di una società farmaceutica omeopatica italiana che si è lamentato proprio di questo. Grazie a questo storico documento di giornalismo scopriamo il termine “omeo-fobia”, utilizzato contro chi dimostra “un atteggiamento pregiudiziale nei confronti dell’omeopatia”.
Come possiamo capire se siamo omeofobici? “Quando”, continua il presidente “omeopatico”, “Si ritiene che un medicinale che non contiene, o contiene pochissima quantità di, principio attivo, non possa avere una sua efficacia terapeutica”. Pensate, in questo orribile mondo pieno di persone omeofobiche, ora non puoi più nemmeno produrre un medicinale che non contiene nulla.
Dove andremo a finire?
Di questo passo un giorno potrebbe diventare illegale vendere su eBay delle scatole con un mattone dentro al posto di un Macbook.
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