Il narcisismo è un disturbo psicologico, e non c’entra coi selfie

Accusare qualcuno di essere un narcisista oggi va di moda. C’è chi addirittura parla di “epidemia narcisistica”, ma il narcisismo in realtà è un termine tecnico della psicologia e usare questa parola a sproposito rischia di confonderci le idee, quando è essenziale che le persone che subiscono le manipolazioni dei narcisisti patologici imparino a riconoscerle per tutelarsi.

Innanzitutto va chiarito che il narcisismo non è affatto un eccesso d’amore verso se stessi come comunemente si crede: è qualcosa di molto più serio e drammatico. Il narcisismo vero e proprio è un disturbo di personalità che si manifesta soprattutto nelle relazioni intime, quelle a più alto coinvolgimento emotivo, e assume forme di grande violenza psicologica. Si parla infatti in questo senso di abuso narcisistico.

I narcisisti si espongono e si mettono in mostra perché non riescono a essere appagati da ciò che sono, per questo amano apparire, parlare e far parlare di sé. La visione grandiosa che hanno di se stessi è una fantasia che si sono costruiti dall’infanzia per sopravvivere. Hanno il terrore maniacale verso la possibilità di essere mediocri e invisibili. Il loro non è amore verso se stessi, ma il sintomo della sua tragica mancanza.

Che il narcisismo sia effettivamente in crescita è tutto da dimostrare: il dibattito tra gli stessi psicologi è ancora aperto e pieno di dati contraddittori. Sembrava fosse in aumento tra i millennials, ma in realtà ci si è resi conto che i criteri con cui le ricerche sono state condotte spesso non erano adeguati. I sondaggi, ad esempio, consideravano anche forme di autostima positiva.

La struttura dei social ormai influenza la nostra vita al punto da alimentare tendenze narcisistiche già presenti – fornendo quello che viene chiamato “approvvigionamento narcisistico” – ma il narcisismo vero e proprio è molto più inquietante del farsi qualche selfie o del raccontare la propria storia d’amore sul web. Il problema di tutta la retorica dell’epidemia narcisistica, infatti, comunque la si pensi, secondo me è che non punta mai abbastanza sullo spiegare come funziona davvero la violenza e l’abuso narcisistico.

Un narcisista è una persona che presenta capacità emotive – soprattutto empatiche – scarse o persino assenti. Durante la crescita il narcisista ha ricevuto potenti traumi emotivi legati al modo in cui è stato trattato dai genitori, che non gli hanno permesso di maturate emotivamente. Il narcisista ha soppresso completamente nel subconscio la cosiddetta ferita narcisistica: non la ricorda neanche, ne ha cancellato la memoria e l’ha rimpiazzata con un’idea grandiosa di sé ma fragilissima, perché estremamente bisognosa di conferme positive esterne.

I bambini molto piccoli (almeno fino ai 2-3 anni) non distinguono chiaramente tra sé e il resto del mondo e non possiedono la capacità di mettersi nei panni degli altri, vivono in una sorta di fusione percettiva nella quale la loro identità è legata intimamente a quella delle figure genitoriali, ad esempio. Solo in un secondo momento iniziano a cogliere le differenze io-tu, io-mondo, ed è così che si sviluppa la capacità empatica. Tutto ciò avviene però a patto che i genitori siano in grado di fornire il supporto emotivo adeguato. Ci sono infatti genitori che, per vari motivi, non hanno la capacità di trasmettere questa consapevolezza ai figli, ad esempio perché sono a loro volta narcisisti.

Il disturbo narcisistico ha un’incidenza che oscilla attorno al 6% della popolazione, mentre sono più diffuse le personalità che presentano solo alcuni tratti narcisistici (si parla di disturbo quando i tratti sono pervasivi e prendono il controllo di tutta la vita della persona). Il disturbo narcisistico riguarda più gli uomini che le donne, ed è più presente nelle società occidentali.

Come dicevamo, il narcisismo si manifesta soprattutto nelle relazioni affettive. La relazione con un narcisista segue uno schema ricorrente, prevedendo tre fasi caratteristiche: il bombardamento d’amore (love bombing), la svalutazione e lo scarto. Il narcisista sottopone le sue vittime sempre allo stesso trattamento, attuando comportamenti stereotipati. Va poi precisato che il narcisista non sceglie a caso le sue prede: predilige persone empatiche, sensibili e inclini al sacrificio. Spesso si indirizza verso persone con grandi talenti o capacità, ma con carenze di autostima, inclini alla dipendenza affettiva (definite co-dipendenti) e quindi facilmente manipolabili.

Love bombing 

Durante questa prima fase il narcisista inonda la preda di attenzioni. Si lancia in grandiosi atti d’amore, regali smisurati, complimenti continui, enormi promesse (che spesso copia-incolla in modo grossolano da quel che vede fare da persone che amano autenticamente).

Questa è la fase dell’idealizzazione: il narcisista ha infatti bisogno di mettere l’altro sul piedistallo. Nella sua fantasia, è onnipotente, superiore a tutti, e tale deve rimanere. È il migliore, il più giusto, il più buono, il più intelligente e per questo merita il miglior trattamento possibile, il miglior status sociale, i migliori individui attorno a lui. Per questo sceglie persone di qualità, talentuose e carismatiche: il narcisista non vede l’altro come un soggetto indipendente, ma come parte di sé. Vuole al suo fianco il meglio, così da assimilare idealmente tutte le qualità del partner e rinforzare la sua fantasia narcisistica.

Lo scopo del bombardamento è quello di agganciare la vittima e di avanzare in fretta: fa rapidamente avances, proposte di convivenza o matrimonio, dice che vuole avere presto figli. Insomma, compie tutta una serie di passi che in una relazione sana richiederebbero molto più tempo e lo fa per arrivare in fretta alla seconda fase, quella in cui può essere maggiormente se stesso.

 

Svalutazione

Nella seconda fase il narcisista si rilassa, la sua maschera inizia a cedere e rivela così parte della sua vera natura. Iniziano a non andargli più bene una serie di cose, diventa polemico, denigratorio, irascibile. Critica il partner e spesso anche i suoi amici, lavorando affinché la sua preda arrivi a tagliare i ponti con loro. Lui è la soluzione a tutto, l’unica cosa di cui il partner ha bisogno.

Iniziano anche le tecniche di manipolazione: la più potente è quella del “rinforzo intermittente”, come dimostrato già dagli studi di Skinner del ’38 sui condizionamenti operanti. I rinforzi positivi della prima fase del love bombing iniziano a diventare caotici e vengono mischiati a quelli negativi, come insulti, critiche e svalutazioni, creando una dipendenza molto forte. Gli esseri umani, infatti, tendono a diventare particolarmente dipendenti dagli stimoli positivi quando questi arrivano senza un pattern, una regolarità. Si viene creare uno stato di attesa e di ansia molto forte che può portare alla paralisi, è il meccanismo che scatta anche col gioco d’azzardo o con la dipendenza dai social o dai videogame.

Se poi si cerca di parlare col narcisista, chiedendogli magari di cambiare o rivedere i suoi atteggiamenti, iniziano i veri problemi. Una persona “sana” – capace di amore ed empatia – cercherebbe di utilizzare i feedback del partner per migliorare. Il narcisista, invece, no. Dato che ogni sua azione e ogni persona della sua vita, incluso il partner, esiste solo ed esclusivamente per rinforzare l’immagine distorta che ha di sé stesso, a quell’immagine il narcisista non può rinunciare. Il narcisista non può cambiare. La sua immagine, e la sua narrazione di quell’immagine, contano più della sua stessa vita, perché nascondono il trauma iniziale, la ferita che lui non vuole assolutamente vedere, figuriamoci guarire. Il narcisista finisce per vivere esclusivamente per salvaguardare la sua fantasia di grandezza e onnipotenza.

In questa fase iniziano i litigi e i ricatti. Il narcisista mette in atto distorsioni logiche, manipolazioni e violenze psicologiche anche molto gravi per ristabilire l’equilibrio di cui ha bisogno, e cioè quello che lo vede e prevede al potere. Se tutto ciò non funziona può diventare anche violento: si parla infatti di furore narcisistico, alludendo alla rabbia che può esplodere nei narcisisti quando vengono colpiti nel vivo. Oppure, il narcisista può recitare la parte della vittima, con scene di disperazione e pianti utili a ripristinare l’ordine di cui necessita. Per punire il partner a volte i narcisisti ricorrono al cosiddetto “trattamento del silenzio” (silent treatment): tacciono o scompaiono fisicamente per un po’, così da ottenere approvvigionamento narcisistico (sentire l’ansia e la sofferenza dell’altro, essere desiderato).

Un’altra delle tecniche di manipolazione e controllo mentale più invadenti usate dai narcisisti è il gaslighting, che prende il nome da un’opera teatrale (Gas Light, del 1938, scritta da Patrik Hamilton e riadattata per il cinema da George Cukor nel 1944) e consiste nel fornire false informazioni con l’intento di far dubitare la vittima della sua memoria e della sua percezione, portandola a mettere in discussione la sua stessa sanità mentale. Il narcisista arriverà a mentire e a negare l’evidenza, o anche a modificare aspetti e dettagli della realtà, per indurre a pensare che sia la percezione dell’altro a essere alterata. Può dar vita a tutta una vita immaginaria – mentendo su cosa fa, su dove lavora e chi frequenta – allo scopo di minare l’equilibrio mentale del partner.

La relazione in questa fase è diventata intollerabile, ma per la vittima del narcisista allontanarsi è ormai è impossibile. I co-dipendenti infatti si attaccano all’immagine creata nella fase del love bombing e vogliono ripristinarla, spesso nella convinzione di essere loro i colpevoli. Ma in realtà quell’immagine è illusoria: era solo la recita iniziale creata ad hoc per intrappolare la preda.

Scarto

Se i tentativi di mantenere il controllo non funzionano il narcisista passa alla fase dello scarto. L’ultima risorsa che ha è annientare il partner, distruggere l’oggetto del desiderio. Spesso lo scarto si traduce in un’azione drastica, messa in atto da un giorno all’altro. Ma è così solo in superficie: il narcisista ci sta lavorando da tempo, perché ha bisogno che il distacco avvenga nel modo più crudele e scioccante possibile. Ad esempio, sceglie un momento in cui la sua vittima è debole – magari malata o appena uscita dall’ospedale, reduce da un lutto o comunque da perdita di qualche tipo – per crearle la sofferenza più grande possibile e potersi liberare di lei senza mettere a rischio in nessun modo la sua fantasia narcisistica.

Va detto, però, che il narcisista in realtà a volte torna sui suoi passi (il termine tecnico è hoovering), oppure fa avanti e indietro. E questo perché qualsiasi reazione il narcisista riesca a ottenere dalla sua ex vittima per lui è una vittoria. Magari manda anche solo messaggio, un “come stai” o un “ti vorrei parlare”, come test per vedere se la vittima è ancora a disposizione. E spesso qui ripete il love bombing, per poi ricominciare il gioco di svalutazione e scarto. Per questo lasciare un narcisista è difficile e per farlo le persone hanno spesso bisogno di un intervento esterno.

Per quanto possa essere devastante, bisogna tenere conto che la fine della relazione con un narcisista in realtà è segno di una personalità integra. Il narcisista lascia quando le sue manipolazioni non hanno più effetto, e lo fa in realtà cambia soltanto scena: individua una nuova preda, ma ripete la rappresentazione nello stesso modo.

È interessante vedere come il narcisismo ci metta di fronte a un fraintendimento: la maggior parte dei problemi nelle relazioni – non solo sentimentali – non sono creati da chi ama solo se stesso ma da persone che non si amano, che non credono al proprio valore e sono del tutto inconsapevoli di questa mancanza. Persone a cui, nel passato, non state fornite attenzioni e affetto e che, per tutta la vita, cercano ossessivamente quello e solo quello, in modo disfunzionale.

Se il cambiamento è di per sé difficile per chiunque, per un narcisista lo è ancora di più, perché qualsiasi modifica dei suoi schemi comportamentali implica un preliminare riconoscimento del problema, ma mettersi in discussione per un narcisista è quasi impossibile e, inoltre, il successo dei narcisisti è frequente, infatti lo hanno spesso nel lavoro e sono molto stimati in società, proprio perché tutte le loro energie vengono indirizzate lì.

I narcisisti che intraprendono un percorso terapeutico – opzione sempre possibile – spesso lo fanno perché sviluppano una depressione o un qualche altro problema indiretto, dato che, per quanto ben alimentata, la fantasia narcisistica prima o poi non può che rivelarsi in tutta la sua inconsistenza.

Segui Jonathan su The Vision | Facebook