I sentieri pugliesi permettono di mettersi alla prova pedalando tra le meraviglie di questa regione - THE VISION

Il Giro d’Italia, da poco conclusosi con la vittoria dell’Australiano Jay Hindley, è una delle manifestazioni che per qualche irrazionale e atavico motivo ci fanno tuttora entrare in risonanza con la storia del nostro Paese e soprattutto coi suoi luoghi e con i sogni di chi ci ha preceduti. A differenza di altri eventi, la cosa che apprezzo di più, è che nel Giro non entra tanto in gioco il patriottismo legato all’effettiva vincita della maglia rosa, quanto un senso di condivisione, ospitalità e appartenenza senza confini, un raccogliersi sulle strade, simbolo per eccellenza del viaggio e dell’incontro, intorno a uno sforzo e a un impegno commoventi che confluiscono in uno sport che ricuce letteralmente il nostro territorio, l’Italia.

Non so se è perché sono cresciuta in una terra di grandi ciclisti e di importanti produttori di biciclette; non so se è per via delle storie dei nonni e dei bisnonni, che in città dal paese ci potevano andare solo in bicicletta – ed era tanta strada; non so se è perché alla bicicletta ho subito legato il mio senso di libertà, eppure questo oggetto risveglia immediatamente il mio cuore e la mia immaginazione, tanto che se per caso il Giro passa vicino a dove mi trovo mi sembra inconcepibile non andare a vedere sfrecciare quegli atleti, italiani e stranieri, che si fanno velocissime macchie di colore amalgamandosi nel paesaggio, che a differenza dell’ambiente porta in sé la nostra mente e le nostre emozioni. A prescindere dal caldo o dalla pioggia, dalla polvere al fango, dai boschi alle città, dalle campagne alle vette, con le salite e le discese il ciclismo, come diceva Paolo Conte nella sua canzone dedicata al grande Gino Bartali, è persino meglio del cinema, forse perché senza parole ci mette di fronte a uno spettacolo più grande di noi, fatto di spazio e tempo, e di cui sappiamo di essere parte. “E tramonta questo giorno in arancione / e si gonfia di ricordi che non sai / mi piace restar qui sullo stradone / impolverato, se tu vuoi andare, vai”.

Oggi la bicicletta in Europa sta vivendo un vero e proprio Rinascimento, come svolta sostenibile dei trasporti urbani e strumento su cui andare a costruire un’alternativa radicale alla società industriale, peraltro benefica per la nostra salute. Mentre noi ci scannavamo per accaparrarci il bonus monopattino, alcune tra le più grandi e importanti capitali europee, come Parigi e Berlino hanno messo a punto e approvato importanti piani per sostenere e rilanciare gli spostamenti in bicicletta, così come il cicloturismo. Come ha scritto l’antropologo, etnologo e filosofo francese Marc Augè ne Il bello della bicicletta: “Il miracolo del ciclismo fa tornare la città terra d’avventura o, perlomeno, di viaggio”. Anche l’Italia, paradossalmente in ritardo sul trend, si sta muovendo in questa direzione e la Puglia spicca ai primi posti per sensibilità, impegno e attenzione, tanto da aver ricevuto domenica 5 giugno la menzione speciale di Legambiente per la Ciclovia dell’Ofanto, che rappresenta “un buon esempio di sistema di mobilità lenta che contribuisce alla definizione di un brand turistico per l’intero territorio e costituisce un presidio per la protezione della natura e uno strumento di costruzione di una identità della Valle”

Alberobello, foto di Paolo Petrignani

La velocità proposta dalla bicicletta è una velocità intimamente connessa al corpo e alla fisiologia umana, proprio perché dipende da esse. È quindi uno strumento che ci dà la possibilità di sentire e osservare il mondo in maniera diversa, pur rimanendo in contatto con noi stessi, il nostro respiro, il nostro pulsare. La Puglia che si mostra al ciclista, pedalata dopo pedalata, passando sotto l’ombra di querce millenarie, tra ulivi monumentali e respirando gli odori della fitta macchia mediterranea, è una regione composta da suggestioni segrete e inaspettate. Dal Gargano al Salento, la Puglia può essere scoperta e raccontata attraverso un grand tour di duemila chilometri, da percorrere in bicicletta, ma anche a piedi o a cavallo, attraverso antichi sentieri, strade di campagna e a basso traffico. Non occorre essere ciclisti allenati, chiunque può confrontarsi con questo tipo di turismo. Ogni itinerario, infatti, è stato pensato per essere suddivisibile in più tappe, per adattarsi alla possibilità di ciascuno, a viaggi settimanali, week end lunghi o anche escursioni in giornata – e tra una tappa e l’altra è possibile fermarsi a bere e a mangiare, dormire nelle favolose masserie che punteggiano la regione, visitare musei, castelli, borghi e città d’arte, per arricchire il viaggio di cultura, storia e benessere.

Partendo da Lecce, dopo solo 12 km si raggiunge l’antico borgo fortificato di Acaya, con il suo castello del 1500 e poi l’oasi le Cesine, Riserva Naturale dello Stato. Lungo l’itinerario si possono vedere le pajare, costruzioni tipiche dell’agro salentino, realizzate con la tecnica del muro a secco. Un tempo venivano utilizzate dai contadini come giaciglio in cui trovare riposo o riparo dai temporali improvvisi. Per alcuni chilometri si ha il lusso di pedalare tra fitti alberi, prima di arrivare a ridosso delle spiagge di san Foca e di Torre dell’Orso, due delle località turistiche più apprezzate del Salento, grazie alla loro acqua cristallina. Tra queste due è possibile ammirare da vicino la Grotta della poesia e le antiche rovine di Roca Vecchia, antica città dell’età del bronzo, così come i faraglioni di Sant’Andrea. Lasciata la vista sul mare si prosegue in direzione Borgagne, piccolo paese tipicamente salentino, e pochi chilometri più a sud si costeggiano i due laghi Alimini prima di terminare l’itinerario davanti ai bastioni a picco sul mare di Otranto, la cosiddetta “Porta d’Oriente”. Tra una tappa e l’altra, poi, ci si può rifocillare mangiando ciceri e tria. Pasta e ceci alla salentina, la Tria infatti è la pasta fresca fatta a mano con farina di semola, in parte lessata in parte fritta.

Acaya, foto di Roberto-Rocca
Le Cesine, Puglia

Un altro splendido itinerario, da percorrere a passo più lento, parte dall’interno, da Maglie, per andare verso la costa e immergersi nei vari caratteri del Salento attraverso Muro leccese, Giurdignano e Otranto. Si passa poi per Punta Palascia, il punto più orientale d’Italia, dove si può contemplare l’alba prima che in qualsiasi altro angolo del Paese. Percorrendo la brulla costa adriatica, si arriva poi alla piccola baia di porto Badisco, dove approdò Enea in fuga da Troia e, infine, a santa Maria di Leuca – Finibus Terrae – la spartiacque dei due mari, lo Ionio e l’Adriatico. L’itinerario, da qui, risale dal versante ionico, spingendosi alla scoperta del nucleo medioevale di Castrignano e del mausoleo Centopietre a Patù. Dopo un’immersione tra i filari di ulivi, si torna, per pochi chilometri, a rimettere gli occhi sul mare e su una delle città storiche del Mediterraneo, Gallipoli. Concludendo l’anello si passa per spettacolo barocco di Nardò e l’arte di Galatina e si arriva poi con il ritorno a Maglie.

Il filosofo austriaco Ivan Illich, nel 1973 pubblicò un breve saggio su Le Monde interamente dedicato a una delle più grandi invenzioni umane: la bicicletta, in relazione a quella che tra i primi definì “crisi energetica” – espressione che l’allora direttore del giornale lo invitò a rivedere, dato che il testo sarebbe uscito in prima pagina e non sarebbe stata gradita. Secondo Illich, infatti, le macchine – che per funzionare hanno bisogno di consumare altri materiali e quindi risorse – una volta conclusosi il Colonialismo, avevano finito col sostituire gli schiavi. In una società che opta per un elevato consumo di energia, quindi, le relazioni sociali – determinarne dalla tecnocrazia – sarebbero per forza di cose degradanti, a prescindere dalla loro etichetta politica.

Una politica di bassi consumi di energia invece avrebbe permesso un’ampia scelta di stili di vita e di culture diverse, ovvero più parità e diritti. Per ottenere rapporti sociali caratterizzati dall’equità, secondo lui, si sarebbe dovuto per prima cosa porre un tetto ai nostri consumi energetici, ed è impossibile non riconoscere oggi la validità di queste parole. Che infatti furono riprese più recentemente anche dal filosofo francese Serge Latouche, nel suo famoso breve saggio Limite, pubblicato in Italia nel 2012. A dieci anni di distanza, le critiche mosse da importanti quotidiani a questo testo, accusato di sostenere “la mistica del come eravamo” e di voler “combattere il progressismo Illuminista” tradiscono tutta la loro miopia. Nel 2020 31 comuni italiani hanno realizzato un totale di 224 km di piste ciclabili in più e nel 2021 abbiamo comprato il 17% in più di biciclette. Per Clean Cities però su 36 città europee le 4 città italiane analizzate – Milano, Torino, Roma e Napoli – per quanto riguarda lo spazio dedicato esclusivamente a pedoni e biciclette si trovano nella metà più bassa della classifica. Spesso poi le ciclabili non sono sicure, 

Il geografo e speleologo Luigi Vittorio Bertarelli – tra i soci fondatori del Touring Club Ciclistico Italiano, che nel XX secolo diventerà il Touring Club Italiano – nel suo Insoliti viaggi scrisse: “La bicicletta è una scuola per formare il carattere, per insegnarci gradatamente a bastare a noi stessi”, che sembra una parafrasi più raffinata del famoso detto: “Hai voluto la bicicletta? Adesso pedala!”. In queste poche parole, che suonano come una bonaria provocazione, è celato l’enorme potenziale evolutivo di questo strumento, che al pari dei grandi testi classici, ci aiuta a capire chi siamo e a decidere dove vogliamo andare e in che modo, ed è per questo che il grande scrittore di fantascienza Herbert George Wells disse: “Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta, penso che per la razza umana ci sia ancora speranza”.


Questo articolo è stato realizzato da THE VISION in collaborazione con Pugliapromozione – Agenzia Regionale del Turismo. Dal Gargano al Salento, la Puglia permette di immergersi nei colori e negli odori del mare e della macchia mediterranea, mentre se ne scoprono l’ampia tradizione enogastronomica e le antiche tradizioni. Continua il viaggio su viaggiareinpuglia.it e su @weareinpuglia.

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