Attraversare gli antichi cammini della Puglia ci fa compiere una rivoluzione intima e personale - THE VISION

L’azione del camminare accompagna gli esseri umani da prima ancora della parola e allo stesso modo li caratterizza, tanto che negli ultimi cento anni abbondanti ha occupato le riflessioni di alcuni grandi pensatori. Camminare, infatti, ci fa entrare in relazione come poche altre attività con l’ambiente che abitiamo, e al tempo stesso con il nostro corpo, rendendoci coscienti della nostra percezione, del suo essere immerso in un paesaggio, anche emotivo. Il cammino è metafora di libertà, ma anche invito e strumento di cambiamento pratico, materiale e tangibile. Pone infatti come condizioni necessarie la leggerezza e il discernimento, costringe a scegliere solo lo stretto necessario da portare con sé, evitando di gravare il corpo e rendendo impossibile l’azione stessa del camminare, che prevede sempre una continuità e una lunghezza spazio-temporale, come certi lunghi romanzi, che giorno dopo giorno ci cambiano, come la contemplazione silenziosa del paesaggio. Il mettersi in cammino presuppone quindi essere presenti a se stessi, errare facendo riferimento solo a se stessi e non allo status definito da ciò che si ha, distanti dal tumulto e dalle norme sociali.

Toppo Pescara, foto di Marco Biscotti

Tra i primi a riconoscerlo è stato il grande e a lungo sottovalutato filosofo statunitense Henry David Thoreau, mettendo in guardia dalle trappole della civiltà industriale in cui oggi siamo immersi, con le ripercussioni che ormai tutti conosciamo. Per Thoreau il cammino era un vero e proprio esercizio spirituale in cui in parallelo all’itinerario fisico nella natura selvaggia, nel bosco, corrispondeva un itinerario interiore, verso la purificazione – dall’educazione, e quindi dalle norme che ci vengono inculcate dalla civiltà, che ci limitano e ci impediscono di scegliere cosa essere. “Ecco dunque questa vasta, selvaggia, vacillante madre di noi tutti, la Natura […]; eppure noi siamo svezzati così presto dal suo seno per essere lasciati alla società, a quella cultura che è esclusivamente un’interazione dell’uomo sull’uomo – una sorta di riproduzione incestuosa in grado di procreare al massimo una nobiltà all’inglese, una civiltà destinata ad avere una rapida estinzione”.

La Puglia, da millenni terra di transito, ha visto il passaggio di innumerevoli viaggiatori e commercianti, portatori di lingue, culture, miti e saperi diversi, che hanno finito per condensarsi nell’identità caleidoscopica di questa regione. A piedi – ma anche in bicicletta o a cavallo – è ancora possibile per esempio seguire, lungo la Via Francigena, le orme degli antichi pellegrini diretti a Gerusalemme. Percorrendo strade di campagna e antichi tratturi, attraversando borghi e città d’arte, costeggiando il mare che guarda a Est, si ha il tempo di scoprire, grazie a un ritmo più lento, la ricchezza simbolica, storica e paesaggistica di questa terra, che passo dopo passo si svela agli occhi dei viaggiatori disposti a scoprirla. Il turismo dei cammini – che esiste da sempre e che a differenza di altre forme di turismo richiede un’intenzione e un impegno significativi – negli ultimi tempi ha visto una vera e propria rinascita, a riprova del fatto che sempre più persone hanno riscoperto il desiderio di affrontare un viaggio sulle proprie gambe, rimettendo il loro corpo al centro dell’esperienza, come contemporanei pellegrini; molte di queste antiche strade, infatti, sono vie di pellegrinaggio.

In Puglia, poi, si intersecano per un tratto la via Francigena e la via Michaelica, anch’essa di età medievale, che attraversava tutta l’Europa da Nord a Sud, collegando Mont Saint-Michel, in Normandia, con il più antico Santuario del Gargano, dedicato dall’età bizantina – nel V secolo d.C. – all’Arcangelo Michele. Era uso comune dei pellegrini che andavano e venivano dalla Terra Santa attraverso la via Traiana fare una deviazione per rendere onore all’antico Santuario di San Michele. La Regione Puglia ha organizzato degli itinerari ad hoc per aiutare i viaggiatori, anche alla prima esperienza, ad affrontare questi percorsi, con tappe di circa una ventina di chilometri al giorno. Nel segmento interessato dalla compresenza di via Francigena e via Michaelica il viaggiatore di oggi, raggiunta Troia si indirizza verso Lucera, a nord, città dalla cultura unica, che fu sede di un insediamento musulmano in seguito alla deportazione – a opera di Federico II – di 20mila persone di fede islamica dalla Sicilia. Dove oggi si vede la cattedrale, per circa settant’anni ci fu una moschea. Da qui, superata San Severo, si arriva al Santuario di Santa Maria di Stignano, dove è possibile chiedere ospitalità per la notte. Salendo per gradi di quota si arriva poi nel cuore del Gargano e al Santuario di San Matteo Apostolo a San Marco in Lamis, alle pendici del Monte Celano, tra i boschi di carpini e frassini. La penultima tappa è San Giovanni Rotondo. L’arrivo a Monte Sant’Angelo è accompagnato da paesaggi mozzafiato e si conclude con l’ingresso nel Sacro Speco, dove la tradizione riportata dall’Apparitio Sancti Michaelis vuole che sia apparso l’arcangelo Michele.

Monte Sant’Angelo, foto di Franco Cappellari
Troia, Puglia, foto di Wild Rat Film

Il pellegrinaggio nacque proprio come pratica di devozione ed esercizio spirituale. Attraverso il proprio passo l’essere umano si confronta con il mondo, ne prende misura, e soprattutto capisce il prezzo e il valore di quel fare, che ha sì una possibile e temporanea meta, ma che non produce niente, non identifica niente, ma mescola identità, storie e culture, facendoci capire attraverso il nostro stesso corpo cosa sia l’essenziale. In Anatomia dell’irrequietezza Bruce Chatwin racconta di un suo conoscente che lavorava come addetto commerciale per un’ambasciata in Medio Oriente. Essendo sempre in viaggio, la borsa che si porta con sé diventa casa sua, come scrive Giovanni Fiorentino ne Il valore del silenzio, parafrasando lo psicologo Donald Winnicott, un “oggetto portatile di riferimento identitario”. La borsa in questione fa a sua volta riferimento a una piccola cassetta di sicurezza dove il commesso viaggiatore tiene i suoi pochi oggetti. Dato che non ci stanno tutti nella valigia, ogni dieci anni ripone quelli selezionati in precedenza e ne sceglie altri da portare con sé. Anche se ho letto una sola volta questo libro, la storia della valigia mi è rimasta impressa, perché fa capire molto bene quanto sia fondamentale saper discernere, per non essere sepolti vivi dagli oggetti, dai ricordi e dai simboli.

Monti Dauni, Via Francigena, foto di Wild Rat Film

I pellegrini, giunti a Roma, attraversavano gli Appennini usando diverse vie, tra cui l’Appia e la Prenestina, per raggiungere la Puglia da Nord, toccando importanti luoghi di fede, e per secoli questo vettore viario è stato un luogo di incontro tra culture diverse: quella germanica nord-europea e quella mediterranea latina, tanto che ancora adesso molti viaggiatori ripetono lo stesso itinerario per vivere quella stessa esperienza che ha reso possibile la fusione di tanti elementi diversi in una cultura comune, trovando una sintesi. Non a caso, l’antropologo James Clifford, nel 1992, associava il suono condiviso dalla pronuncia di “root” (radici) e “routes” (strade) per leggere il viaggio come paradigma epistemico della modernità.

Il grande scrittore austriaco Thomas Bernhard – tra i tanti autori che hanno fatto propria la riflessione e il racconto intorno al cammino – in Camminare segna una postura fondamentale del camminante contemporaneo rispetto al mondo. “Mentre io, prima che Karrer impazzisse, camminavo con Oehler solo di mercoledì, ora, dopo che Karrer è impazzito, cammino con Oehler anche di lunedì… ho salvato Oehler dall’orrore… perché non c’è nulla di più orribile del dover camminare da soli di lunedì”. Con il solito tono ironico-grottesco che lo caratterizza, pur nel solipsismo, Bernhard mostra una possibilità – forse l’unica – di vicinanza tra esseri umani, quella data dai corpi, che nonostante il cicaleccio delle menti e delle lingue, si incontrano per muoversi nella stessa direzione, come fosse l’unica cura possibile ai mali sociali che li affliggono. Karrer, infatti, probabilmente è “impazzito” a causa della morte del suo amico Hollensteiner, che a sua volta ha esercitato sino in fondo “l’arte di esistere contro i fatti”, fino ad estinguersi. Il cammino, allora, sembra posizionare chi esiste a lato degli eventi, intraprendendo una sua intima, lenta, silenziosa rivoluzione.


Questo articolo è stato realizzato da THE VISION in collaborazione con Pugliapromozione – Agenzia Regionale del Turismo. Dal Gargano al Salento, la Puglia permette di immergersi nei colori e negli odori del mare e della macchia mediterranea, mentre se ne scoprono l’ampia tradizione enogastronomica e le antiche tradizioni. Continua il viaggio su viaggiareinpuglia.it e su @weareinpuglia.

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