“Lo dico subito: io ho degli amici ebrei”, premette l’ascoltatrice. “Li adoro perché sono l’unica barriera contro gli arabi”. “L’insulto a Lerner non è stato usato per razzismo, ma solo come insulto”. Il conduttore approva: “La tua lettura è di buon senso”. Poi regala agli ascoltatori un consiglio di altrettanto buon senso: “Non insultatelo, ignoratelo: così non ha la visibilità che cerca e gli viene il travaso di bile”.
Sempre parlando di bile, gli umori leghisti si concentrano tutti in una stanzetta di via Bellerio, nello stabile milanese sede della Lega Nord. Ci sono un microfono, un tavolo, qualche sedia di plastica e pannelli alle pareti, che assorbono le parole delle telefonate provenienti da tutta Italia: è Radio Padania Libera, l’emittente ufficiale della Lega.
L’abbiamo ascoltata per un giorno intero per capire i sentimenti del popolo leghista. L’abbiamo fatto nella data più importante nel calendario del partito nel giorno più importante dell’anno: lunedì 16 settembre, il giorno successivo al raduno di Pontida. I suoi sostenitori sono galvanizzati, e tutt’altro che scoraggiati dall’errore politico di Salvini. Parlano di “successo sul sacro pratone”: “Eravamo 70mila, a stare cauti”, festeggia un conduttore.
La giornata di Radio Padania inizia con il programma mattutino Sulla notizia, una rassegna stampa a cura del direttore Giulio Cainarca. La trasmissione (come tutte le altre che seguiranno), ripropone le interviste dei 5 Stelle contrari a ogni tipo di alleanza con il Pd, per poi lasciare spazio alle discussioni. In radio sono tre i temi a dominare la giornata: gli insulti a Gad Lerner (“Ebreo”) urlati da alcune persone a Pontida, la bambina sottratta e poi restituita alla famiglia dai servizi sociali ed esibita sul palco da Salvini per protestare contro il caso Bibbiano, e l’opposizione senza quartiere al nuovo governo.
La linea sul primo punto è che in fondo Lerner “se l’è cercata”. A tracciarla per prima è Loredana: “È un provocatore, la nostra pazienza ha un limite”. “Me lo ricordo quando faceva la trasmissione Milano, Italia, e veniva a fare il vu cumprà nella spiaggia di Fregene. È sempre stato un provocatore”, racconta Carmelo, siciliano che vive a Roma. Non ricorda proprio tutto. Gad Lerner, con la trasmissione Milano, Italia, andata in onda su Rai 3 alla fine degli anni Ottanta, fu uno dei primi giornalisti a raccontare un movimento di protesta ancora embrionale radicato al Nord: la Lega lombarda. Fu anche uno dei primi a ospitare regolarmente nei suoi studi l’allora giovanissimo Umberto Bossi. È solo un altro esempio di amnesia del popolo leghista.
Un altro sofista sostiene che “È inutile gridare all’antisemitismo. Se uno ti dice che sei un cretino, non è che te lo dice in quanto ebreo”. Peccato che in realtà a Lerner abbiano proprio gridato “ebreo”. Un altro pone interrogativi di un certo peso: “Volevo chiedere agli israeliti perché i profughi sbarcano ovunque tranne che in Israele”. Il conduttore consiglia responsabile: “Camminate piano sui sentieri dell’antisemitismo”. Non camminarci proprio, invece, è un consiglio escluso a prescindere.
Durante il programma Onda libera, condotto da Antonio Verna, si collega la senatrice della Lega Stefania Pucciarelli: “Quelle che ho sentito dalle registrazioni non erano neanche offese, diciamo che non era ben visto alla nostra manifestazione. […] Con tutti gli insulti che Gad Lerner manda quotidianamente nei nostri confronti, forse ieri ha sentito sulla propria pelle che cosa vuol dire essere offeso”. La senatrice è presidente della Commissione diritti umani di Palazzo Madama.
Nel pomeriggio, Sammy Varin, il conduttore di una delle trasmissioni più popolari della radio, Potere al popolo, si concentra su una delle tesi più viscide sull’argomento. Lerner cercava gli insulti per aprire un programma in Rai: “È venuto a fare il buffone. D’altronde aveva paura che la sua trasmissione Rai non partisse e quindi ora partirà”. E ancora: “Lerner tu non ci marci, tu ci marcisci su questa rottura di palle di venire per essere insultato. Lui aspetta solo il cretino che esagera. Così adesso gli dobbiamo chiedere scusa: scusa, scusa che sei un rompicoglioni”.
Un tipo pacato, Sammy Varin. Inizia la sua trasmissione con un comizio di Salvini su un tappeto musicale che richiama la colonna sonora del Gladiatore. Poi manda in onda la canzone di Fabio Lucentini, ideatore di diversi brani-parodia pro Salvini. Uno di quelli che ha avuto più successo, Mattarell, ed è dedicato al Presidente della Repubblica: “Maaa-ttarell / Senza alcuno scrupolo / Maaa-ttarell / Ci hai venduto al diavolo / Contro il sovranismo / il comunismo aiuterai”. Mattarella, con un’intera carriera politica nella Democrazia cristiana si è ritrovato in poche strofe a essere l’alfiere del comunismo in Italia.
Infine Varin scatena gli ascoltatori sull’argomento Bibbiano, ormai cavallo di battaglia della Lega nella sua propaganda contro il Partito democratico. Per Agnese, l’intera vicenda segue uno schema preciso: “Questi (il Pd, ndr) battono il tam tam per nascondere le schifezze di quello che è successo a Bibbiano”. Un altro parla di bambini “annegati nella maglietta rossa della loro propaganda”.
Arriva il momento dell’intervista a Michael Ledda, in arte Maik Led. È un magazziniere 25enne di Bibbiano che ha scritto un brano rap sul caso dei bambini dati in affidamento. Titolo: Angeli e demoni. Svolgimento: “Questo è lo sfogo per quei bimbi senza madri e padri / Qua si gioca con l’innocenza / Senza una sentenza / non si gioca a guardia e ladri […] Adesso basta con questi affidi”. Varin è esaltatissimo: “È un pezzo crudo, potente. Un pezzo che nessuno aveva osato fare”. Perché, suggerisce ammiccante, “anche tra gli artisti c’è una certa deontologia”. Il sottinteso è che sono tutti spaventati dall’attaccare il Pd. Quindi sfida le radio nazionali più blasonate “a programmare Angeli e demoni sulle loro radio”. Il magazziniere con il sogno del rap spiega: “Se prendo qualcosa, firmo un assegno bancario per aiutare questi bambini”. E quando il conduttore lo ringrazia “per il coraggio”, lui replica: “Il coraggio me lo danno le persone che vedo”.
La giornata di Radio Padania prosegue tra autoesaltazioni e autoassoluzioni. Per tutto il giorno i conduttori mandano in onda gli interventi dei leghisti saliti sul palco di Pontida e leggono i sondaggi che danno in veloce recupero il loro leader Matteo Salvini dopo il calo di consensi di agosto. Per l’Ipsos è il secondo uomo politico più gradito dagli italiani, secondo solo a Giuseppe Conte. Swg rileva i consensi per la Lega in aumento dal 33,4% di una settimana fa al 34% del 16 settembre. Il partito allarga il suo divario rispetto a tutti gli altri, che perdono sostegno nonostante l’alleanza di governo. Se il Pd cala di oltre mezzo punto percentuale al 21,5%, il M5S crolla di 1,3 punti fino al 20,5%.
Tutti si danno appuntamento ai prossimi eventi che segnano il ritorno alla stagione “movimentista” ed extra governativa. Il più importante è quello del 27 ottobre, con le elezioni in Umbria. La Lega proverà a conquistare per la prima volta la guida della regione con la sua candidata Donatella Tesei (mentre Pd e M5S devono ancora decidere se allearsi e per quale nome). “Preghiamo Dio che Donatella diventi la nuova presidente”, si augura Fabio da Perugia, che poi fa un appello a chi non vota Lega: “Venite in Umbria, a vedere in che condizioni è. Mi chiedo come fanno i 5 stelle ad andare a braccetto con quelli del Pd, protagonisti degli scandali concorsopoli e rimborsopoli”.
Una settimana prima della tornata elettorale, Salvini darà lo sprint finale, e forse decisivo, alla campagna con l’appuntamento del 19 ottobre a Roma. Già per quella data vorrebbe presentarsi con qualche testo di legge o proposta di referendum per sobillare il suo popolo. È probabile che punti a chiedere una consultazione popolare per mantenere in vita i suoi decreti sicurezza contro l’immigrazione.
Il nocciolo della comunicazione leghista devono rimanere i migranti. Anche a Radio Padania. Per tutto il giorno. Agnese è categorica: “Ho visto questi poveri disgraziati che passavano dalla Libia e arrivano con le catenine d’oro, belli pimpanti. Ma lì, in Libia, non ci sono i compro oro?”. Il conduttore Sammy Varin, rimanendo serio, approva: “Grazie, ce lo chiediamo un po’ tutti perché arrivano con le catene d’oro”. Un altro continua: “O in Libia non ci sono i campi di concentramento, oppure non gli interessano per nulla all’Onu”. Un’ascoltatrice si lamenta dei “42 euro dati agli immigrati ogni giorno”, 7 in più dei canonici 35 della propaganda sovranista. Il conduttore Pierluigi Pellegrin è rapido nel correggerla: “Non li danno al sedicente profugo, ma alle cooperative rosse e cattoliche e a tanti albergatori”.
È con queste frasi che si fa la storia leghista. In questa radio, nata nel 1977 come Radio Varese e poi acquistata dal partito nel 1990, si è seduto dietro al microfono per ben 14 anni Matteo Salvini, nella veste di direttore (dal 1999 al 2013). L’allora europarlamentare conduceva anche Mai dire Italia, un programma in cui il saluto dei militanti che telefonavano non era “buongiorno”, ma “buona Padania”. In quegli anni Salvini si fece notare per le sue battaglie contro la Nazionale di calcio. Per la semifinale dei Mondiali del 2006 ammise di tifare Germania anziché Italia. Ai successivi campionati del 2010, in occasione del debutto italiano, autorizzò il radiocronista della partita a esultare per i gol degli avversari paraguayani, provocando le ire del ct Marcello Lippi.
“Salvini era molto attento a ricevere fondi per pagare giornalisti o collaboratori”, ricorda Francesco Belsito, l’ex tesoriere della Lega condannato per appropriazione indebita nello scandalo dei fondi del partito. Radio Padania è sempre caduta in piedi: grazie a quei fondi e a provvedimenti favorevoli voluti dai governi di centrodestra (tra cui quello del 2003 sulle agevolazioni alle radio comunitarie). Solo nel periodo dal 2008 al 2013 i fondi pubblici versati a Radio Padania hanno superato i 4 milioni di euro. L’ultimo regalo è arrivato nel 2017, quando la radio è passata sul web e ha licenziato tutti i giornalisti in organico, subito assunti dalla Regione Lombardia, allora presieduta dal leghista Roberto Maroni. Dopo le polemiche sulla legittimità di questi contributi, hanno rifiutato ulteriori finanziamenti. Dopo averla ascoltata per un giorno intero, dopo aver sentito le inesattezze, le accuse, le allusioni e le invettive, è chiaro che la Lega, Matteo Salvini e soprattutto il salvinismo sono tutt’altro che scomparsi. Il partito è più in fibrillazione che mai, pronto a tornare e a riprendersi la scena politica con i “pieni poteri” sognati dal delirio di onnipotenza del suo leader.