Come mandare l'intero Paese in vacca e fottersene delle conseguenze - THE VISION

Dopo giorni di tribolazioni causate dallo sgambetto del M5S, ieri Mario Draghi ha invitato il Parlamento ad assumersi le proprie responsabilità attraverso un voto di fiducia al Senato. “La politica è una faccenda troppo seria per essere lasciata ai politici”, diceva Charles De Gaulle, eppure era necessario per gli italiani sapere il nome degli artefici di questa crisi di governo e della sua eventuale caduta. Oltre ai grillini, coloro che l’hanno innescata e che al Senato non hanno votato, si sono aggiunti Lega e Forza Italia, che hanno abbandonato l’aula. Il centrodestra di governo aveva diramato un comunicato – scritto in un italiano poco comprensibile – in cui si diceva disponibile a un governo Draghi senza il M5S, anche perché i numeri per una nuova maggioranza c’erano. Pochi minuti dopo, i partiti di Salvini e Berlusconi hanno virato per una soluzione diversa, probabilmente ammaliati dalle sirene del voto. Dunque, a meno di improbabili colpi di scena, gli italiani si ripresenteranno alle urne in autunno. Considerando gli scenari dettati dai sondaggi, con un partito neofascista in testa alla coalizione favorita, la nostra rivoluzione d’ottobre sarà nera.

Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini

I cittadini, ancora frastornati, non si sono resi conto delle conseguenze di questa caduta di governo. Essendo ormai la politica la trasposizione di un reality show dove contano slogan e moti di pancia, c’è chi ha festeggiato la resa di Draghi pensando di essersi liberato di un fardello che impediva agli italiani di votare. Gli stessi italiani che poi alle urne non si presentano, con un astensionismo in perenne crescita, o che votano quei partiti che, fallendo, hanno inevitabilmente lasciato il passo alla tecnocrazia. Bisogna emanciparsi dalla logica del salvatore della Patria e dell’uomo solo al comando, e questo vale anche per Draghi. Era il profilo più autorevole, l’italiano più rispettato all’estero e con le competenze necessarie per gestire una fase delicatissima a livello economico e geopolitico. Eppure non era e non è Gesù Cristo. Il problema è che abbiamo una classe politica composta da un esercito di Barabba e Ponzio Pilato, e la massa ha seguito una tendenza che Freud già teorizzava sul piano psicanalitico nel secolo scorso: “Le folle non hanno mai provato il desiderio della verità. Chiedono solo illusioni, delle quali non possono fare a meno. Danno sempre preferenza al surreale rispetto al reale; l’irreale agisce su di esse con la stessa forza che il reale. Hanno un’evidente tendenza a non distinguere l’uno dall’altro”.

Se il surreale è la chimera di un nuovo governo incline alle facili promesse – e per “nuovo governo” (Lega-Berlusconi-Meloni) si intende lo stesso che dal 2008 al 2011 ha portato l’Italia a un passo dal default – il reale è ciò dovremo gestire da qui a ottobre con un esecutivo-Caronte, con un’ampia probabilità che possa traghettarci verso l’abisso. Ad esempio sono in pochi a sapere che i fondi del PNRR non arrivano automaticamente nelle casse dello Stato, ma esistono diversi parametri da rispettare per poter ottenere le singole rate in seguito alla valutazione della Commissione Europea e degli Stati membri dell’UE. Mai come questa volta, la sempre ripetuta frase “L’Europa ci chiede rigore e riforme” è pertinente. Il governo Draghi è riuscito a ottenere le prime due rate, rientrando nelle condizionalità del PNRR. Per ricevere la terza, pari a 19 miliardi di euro, bisogna raggiungere 55 obiettivi entro la fine dell’anno. Con un governo e con Draghi come garante, chiamato principalmente per far rispettare questi parametri, potevamo essere più tranquilli. Con un Parlamento che si è autodistrutto, senza un governo e i mercati che hanno istantaneamente perso la fiducia nel nostro Paese, la situazione è più che preoccupante.

Silvio Berlusconi

L’irresponsabilità dei politici va di pari passo con quella dei cittadini, che però hanno la scusante di non avere le competenze per comprendere fino in fondo quei cavilli amministrativi di cui dovrebbero occuparsi i loro rappresentanti. Eppure li hanno eletti loro, e dunque il grado di responsabilità torna a salire. In un mondo sempre più veloce, che divora contenuti e informazioni, si è arrivati anche alla fast policy, quella politica che non contempla un progetto che non dia frutti nell’immediato e legata a una rateizzazione della stabilità dello Stato. Quindi il surreale di Freud ha fagocitato quelle operazioni burocratiche poco appetibili per il cittadino, ma che dovrebbero interessargli poiché riguardano il suo futuro. La caduta del governo metterà in standby la riforma del fisco che il ministro dell’economia Daniele Franco stava ultimando, basata sulla lotta all’inflazione con un progetto per ridurre il cuneo fiscale e l’Iva su diversi beni di consumo, per prorogare il taglio delle accise sulla benzina e per introdurre nuove misure legate al tanto agognato salario minimo. Si stava lavorando anche per migliorare il Reddito di Cittadinanza, senza comunque abolirlo. Altre misure su cui si erano messi i primi paletti erano i decreti delegati del codice degli appalti e il ddl Concorrenza, riferito alle concessioni balneari e alla questione tassisti, che intanto hanno revocato lo sciopero del 20 e del 21 luglio. Verranno messe in naftalina anche la riforma delle pensioni, la revisione del Superbonus 110% e la riduzione dell’Irpef per i redditi medio-bassi. I partiti che hanno causato la caduta del governo si pavoneggeranno sui social e davanti alle telecamere, e non racconteranno invece i danni inflitti a un Paese che non può permettersi di restare fermo.

Mario Draghi con Ursula von der Leyen

C’è una remota ipotesi che Draghi, pur da dimissionario, possa restare in carica formalmente soltanto per portare a termine i progetti già iniziati. Successe già nel 1994 quando Scalfaro respinse le dimissioni di Ciampi, che rimase a lavorare nell’ombra mentre erano già state indette le elezioni. Draghi però è stato tradito da ben tre partiti della maggioranza, e appare quasi utopica una sua permanenza accanto ai suoi Bruti. In tutto questo, il governo che si insedierà in seguito alle elezioni avrà poco margine per realizzare la legge di bilancio, e con l’attuale legge elettorale non è nemmeno detto che si riesca a creare una maggioranza solida senza alleanze oblique e compromessi di ogni genere. Come in ogni inizio e fine di legislatura, tutti i partiti si lamentano della legge elettorale, ma poi una volta al potere nessuno fa niente per cambiarla, mantenendo quell’instabilità politica che viene usata come tema solo durante le campagne elettorali.

Il governo Draghi, 2021

Le prime conseguenze della caduta di Draghi sono già arrivate. Piazza Affari ha chiuso a -1,16%, e i future sull’indice Mib prevedono per oggi un crollo oltre il 4%. Lo spread è risalito a 211 e i principali partner internazionali hanno mostrato preoccupazione per la situazione italiana. Al contrario, in Russia hanno festeggiato la caduta di Draghi, con tanto di sfottò e minacce. Anche sul fronte del gas la situazione è precaria, dopo gli accordi dell’ormai ex premier con l’Algeria per 4 miliardi di metri cubi di gas e le incertezze sulle trattative future. Il governo si era attivato per arginare la crisi energetica che sta toccando gran parte del pianeta, e un blocco di queste operazioni non può che rappresentare un calo di credibilità agli occhi degli investitori stranieri. Se negli scorsi decenni ridevano di noi per via di Silvio Berlusconi, adesso lo fanno in modo più sardonico considerandoci degli inaffidabili sfascia-governi con la tendenza all’auto-sabotaggio.

Lo stesso discorso di Draghi al Senato nascondeva tra le parole alcune tinte da testamento, per non dire un’estrema unzione, a un Parlamento che non è in grado di reggere il peso delle responsabilità. E la colpa è collettiva. Dal populismo e lo sfascismo  del M5S all’arrivismo del partito-azienda Forza Italia; dalla finta opposizione di FdI, all’incoerenza di una Lega in caduta libera; dai rigurgiti da Prima Repubblica di Di Maio all’inconsistenza di un PD in balia degli eventi, sono tutti responsabili di una legislatura ai limiti della decenza, conclusa con il terzo governicidio e con la consapevolezza di non poter fare affidamento che su una classe dirigente immatura e interessata più ai sondaggi che al bene del Paese. Gli unici due personaggi politici che non hanno interessi elettorali, ovvero Sergio Mattarella e Mario Draghi, sono quelli che maggiormente hanno avvertito il peso della pavidità partitica, e adesso devono barcamenarsi tra scenari poco confortanti per sopperire alle lacune di politici inetti che giocano sulla pelle degli italiani. Nel mentre la folla continua a seguire il surreale freudiano, e il loop di distruzione politica, sociale e culturale non lascia presagire che finirà molto presto.

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