Il collettivo di scrittori Wu Ming, su Twitter, l’ha già definita “fasciomatrioska”. È l’opera di occultamento della matrice fascista delle proprie idee in sigle e campagne che sembrano dedicarsi ad argomenti lontani dalla politica. Il fascismo spaventa, divide, allontana. Meglio trovare altre vie per parlare di sé: organizzare banchetti, farsi vedere. L’animalismo è una delle praterie dove si possono cacciare nuovi simpatizzanti e togliere alla sinistra alcuni dei suoi argomenti storici.
Lo sosteneva anche un ex missino, Adolfo Urso, in seguito viceministro e sottosegretario di vari governi di Silvio Berlusconi (oggi consulente per le aziende italiane in Iran). Anno domini 2010: Charta Minuta, rivista bimestrale del gruppo parlamentare Futuro e Libertà (ex An, per la maggior parte) dedica un numero all’animalismo. Nell’editoriale intitolato “Dalla parte degli animali” Urso scriveva che bisogna sfatare il “luogo comune secondo il quale la protezione e la tutela degli animali siano appannaggio della sinistra… Non esistono temi di destra o di sinistra, ma soluzioni e proposte che si adeguano nello spazio e nel tempo e che danno risposte alle esigenze che maturano”. Il tempo gli ha dato ragione: parlare di “lobby animalista” e difendere gli interessi della caccia è stato tradizionalmente di destra, ma oggi la difesa degli animali è trasversale. Alle urne – stima Repubblica – l’argomento sposta il 5% dell’elettorato.
La massima di Urso è stata scovata da Veganzetta, rivista specializzata in temi vegan e animalisti che ha dedicato un numero all’antispecismo di destra. Con il termine “antispecismo” si intende un movimento politico, filosofico e culturale che si oppone al pregiudizio di superiorità della specie umana su quelle animali. Pregiudizio che è alla base delle sperimentazioni sugli animali, dell’allevamento industriale e di altre attività oscene per l’antispecismo.
Nello speciale di Veganzetta, i curatori Luca Carli e Adriano Fragano sostengono che il fenomeno nuovo sia duplice: da un lato, il governo (Berlusconi all’epoca) che fa dell’animalismo la bandiera di alcuni suoi membri (cioè Maria Vittoria Brambilla, che oggi ha fondato il Partito animalista) e dall’altro “la nascita di gruppi neofascisti che abbinano al tradizionale messaggio ambientalista (derivante dal classico concetto di ‘sangue e suolo’) delle istanze più prettamente animaliste”. Ovvio che il muso di un cagnone abbandonato o di qualche animale costretto in una gabbia avvicina e crea simpatia. Per i più radicali può anche diventare un argomento sufficiente per sostenere un gruppo, a prescindere dal fatto che le altre idee presentate siano anticostituzionali, razziste e violente. Loghi e magliette delle associazioni di volontari fascio-animalisti, peraltro, hanno spesso una veste grafica dal tratto abbastanza littorio.
Ne è un esempio I Lupi danno la Zampa (LdZ), sigla che si trova inserita tra le branche di Lealtà e Azione. Quest’ultima è tra le più attive della destra neofascista lombarda. LdZ nasce nel 2012, presentandosi con lo scopo di “combattere quella ‘nevrosi di massa’ che induce l’uomo moderno, prigioniero del delirio materialista e progressista, a devastare l’ambiente e ad auto-distruggersi”. “Scalda il loro inverno” è la campagna con cui raccolgono coperte per cani e gatti. Un discorso simile viene fatto per le famiglie di italiani (solo loro) poveri, con la onlus CooXazione, che organizza – come LdZ – raccolte di coperte e cibo. LdZ è anche attiva nel cercare nuove famiglie per cuccioli abbandonati e spazi per quelli randagi.
Secondo l’Osservatorio repressione, però, c’è un secondo livello, simbolico, che giustifica l’impegno neofascista nei confronti di animali e ambiente. L’ecologismo non è incompatibile con la destra più estrema: in epoca nazista Walther Darré fu il teorico del difendere “la razza ariana” e il suo territorio. Gli animali dediti a questa missione erano, nell’immaginario nazista, i lupi: Wolf, Lupo, era il nome del cane di Adolf Hitler; “il mio branco di lupi” era la formula con cui il Führer indicava le SS; “tana del lupo” (Wolfsschanze) era uno dei suoi quartieri generali. Il lupo è rimasto un animale simbolo del nazionalismo parafascista, come confermano i movimenti Lupi grigi in Turchia e Lupi di ferro in Lituania.
Sembrano idee lontanissime a guardare la pagina Facebook de I Lupi danno la Zampa, tutta cuoricini, video di animali divertenti, contenuti informativi che girano – identici – anche su pagine animaliste “tradizionali” – appare del tutto apartitica. “L’apoliticità, la trasversalità usata come sinonimo di universalità del messaggio animalista, vengono sfruttate quindi per rimuovere ogni critica e ogni opposizione nei confronti di gruppi o fazioni di matrice autoritaria”, è il commento degli autori della Veganzetta. “È indubbio che in ambito animalista vi sia una certa ignoranza che, mista a disinformazione e disillusione, impedisce una corretta valutazione delle diverse realtà animaliste presenti sul territorio”.
Può la causa degli animali cancellare le altre idee dell’associazione di cui LdZ fa parte, ossia Lealtà e Azione? I militanti di quest’ultima a novembre vanno a rendere omaggio ai morti di Salò, salutati con il braccio teso del saluto fascista. Parlano di camerati e di “valori” repubblichini. Organizzano manifestazioni insieme a Casa Pound. L’associazione, scrive Saverio Ferrari, direttore dell’Osservatorio sulle nuove destre, si ispira alle idee di Leon Degrelle, leader del movimento fascista belga Rex, comandante di una brigata di SS non tedesche, condannato dal Belgio liberato dai nazisti per alto tradimento e costretto per questo a vivere nella Spagna franchista, nonché grande amico del fondatore del Front National francese Jean-Marie Le Pen.
Ogni volta che Lealtà e Azione e le sue sorelle diventano protagoniste del dibattito pubblico, la reazione del “branco” – come esso stesso si definisce – è la stessa. Le loro manifestazioni? “Niente pestaggi, raid o violenza”, “solo Uomini e Donne che con spirito di sacrificio e abnegazione donano loro stessi per mantenere viva la Memoria di chi cadde per la Patria ed al contempo si mettono in prima fila per aiutare i propri connazionali in difficoltà. A questo punto – prosegue un post di Facebook di Legio Subalpina, con cui LdZ svolge diverse attività – una domanda sorge spontanea: Ma il problema dove sta? Lasciamo a voi l’interrogativo. Quando avrete una risposta saprete dove trovarci, al fianco della nostra gente. Dove siamo sempre stati”.
Il post è una reazione a un articolo di Repubblica Torino che in febbraio aveva pubblicato una mappa delle organizzazioni nere sotto la Mole.
In realtà, per quanto Legio Subalpina lo ignori, il problema c’è. Le attività di propaganda come quelle realizzate da Lealtà e Azione e delle sue “associazioni camerata” sono penalmente perseguibili: l’articolo 293-bis del codice penale, dallo scorso novembre, ha introdotto il reato di propaganda fascista, che “punisce come delitto perseguibile d’ufficio: da un lato, la propaganda attiva e quella che si manifesta anche solo nei diversi passaggi della filiera produttiva (dalla produzione, alla distribuzione, alla diffusione, alla vendita) di immagini, oggettistica, gadgets di ogni tipo che comunque siano chiaramente riferiti all’ideologia fascista o nazifascista o ai relativi partiti; dall’altro – mediante il richiamo alla gestualità, oltre che alla ideologia – comportamenti quali il saluto romano (o nazifascista) fatto in pubblico e l’ostentazione pubblica di simboli (come fasci littori, svastiche ecc.) che a tali partiti o ideologie si riferiscano”. La propaganda online ne è un’aggravante.
LdZ pubblicamente si difende così da chi l’accusa di sostegno ai “valori” fascisti: “Politicizzare ciò che facciamo, boicottare chi ci aiuta o chi aiutiamo, non solo non fermerà la nostra opera di volontariato, nella quale crediamo ed alla quale dedichiamo molte ore del nostro tempo, ma potrebbe nuocere agli animali che, a causa dell’ottusità dei soliti noti, non potranno godere di una ciotola piena o di una cuccia calda”. Siccome c’è in ballo il bene degli animali non si può parlare di politica. L’argomento fa breccia anche su chi, con loro, non ha nulla a che spartire sul piano ideologico, ma che è invece accomunato dalla causa animalista. Per esempio la onlus “Anima Equina”, a cui arriviamo da un repost sulla pagina di LdZ. Susanna Rinaldi, la presidente, non conosceva l’estrazione politica dell’associazione. A dire la verità, il nome le suona poco: non ha mai avuto a che fare con loro direttamente. “A me dello stampo politico non è che importi molto”, dice al telefono. “Dietro le persone non so scavare e sicuramente le bandiere e i colori non li andiamo a guardare. Io guardo il bene degli animali”. Aggiunge, in una puntualizzazione via Messenger, che “gusti e colori davanti alla tutela degli animali, hanno poca importanza. È talmente difficile essere volontari in Italia – e lo è ancora di più stare dalla parte dell’ambiente e degli animali – che sinceramente l’unione fa la forza ed è una delle poche “armi” sane che a noi volontari rimane…”.
Ignaro allo stesso modo delle idee di LdZ il gruppo Io non ho paura del lupo, finito a sua volta in un repost sul wall Facebook dell’associazione legata a Lealtà e Azione. “Sinceramente è la prima volta che sentiamo il nome I Lupi danno la zampa e stiamo vedendo ora che a quanto pare si occupano di cinofilia. Noi ci occupiamo di tutt’altro”, ci rispondono via Facebook. “Il nostro video che hanno condiviso ha oltre 1500 condivisioni e oltre 150.000 views ed è stato riportato un po’ ovunque trattando un tema caldo in questo periodo come il ritorno del lupo sulle alpi. Ad ogni modo posso confermarti che non abbiamo niente a che fare con questa associazione”. Non importa nemmeno che ci sia una piena sintonia di intenti, l’importante è inserirsi nel discorso pubblico ecologista e animalista e accreditarsi come un attore neutro, soprattutto via social.
Il 15 dicembre, LdZ pubblica le foto dei suoi banchetti dentro Arcaplanet, famoso negozio di animali. Su twitter inizia una raffica di messaggi indirizzati all’account ufficiale dell’azienda con hashtag . La risposta non è esattamente impeccabile.
ArcaPlanet ospita banchetti dei Lupi. Assoc.branca di movimento neofascista.Questa la loro risposta @Wu_Ming_Foundt pic.twitter.com/UqAp8qFTHo
— Sibilla Teramana (@AnnaRomanelli65) December 15, 2017
La frequenza di messaggi aumenta fino a quando Arcaplanet non ribadisce via tweet che:
#Arcaplanet ama gli animali, è contro ogni ideologia fascista e nazista. Distanza da qualunque ideologia politica estremista. Nessuna propaganda nei nostri store né raccolta fondi. Più severi controlli per selezionare solo associazioni con regolare statuto pro benessere animale.
— Arcaplanet (@Arcaplanet) December 15, 2017
A quel punto, le critiche arrivano da destra:
#naziskin OSPITI DI #arcaplanet A SUA INSAPUTA
LA FAMOSA CATENA DI PRODOTTI PER ANIMALI OSPITA GLI ESTREMISTI MASCHERATI SOTTO LA SIGLA “I LUPI DANNO LA ZAMPA”… POI PRENDONO LE DISTANZE: “NON SAPEVAMO CHI FOSSERO”https://t.co/tTe8fsB20A #BoicottaArcaPlanet pic.twitter.com/QJlxArANKQ— Destra di Popolo (@destradipopolo) December 16, 2017
Allo scoppio di questa polemica, LdZ ha scritto un comunicato stampa, che ribadisce nuovamente l’apartitismo dell’associazione. Le associazioni con cui c’è una collaborazione più stretta – e non il semplice post su Facebook – sembrano però essere più consapevoli delle idee di LdZ. E sembrano condividerle, in alcuni casi. Abbiamo chiesto via Whatsapp a “Il Bosco Sacro”, associazione che organizza raccolte di coperte per animali con Legio Subalpina e LdZ, una spiegazione rispetto alla loro relazione con Lealtà e Azione e il neofascismo. Il messaggio ha le spunte blu, segno che è stato letto, ma la risposta non è arrivata. “Zampa Verde” (non ha risposto alle nostre domande su Facebook), associazione animalista con sede a Catanzaro e fuori dal network direttamente ricollegabile a Lealtà e Azione, ha avuto come responsabili (almeno fino al 2015) due ragazzi, Simone Grisolia e Raffaele Arabia: entrambi erano atleti della palestra Pro Fighting. Quando la palestra ha aperto, a darne notizia è stato il sito Azionetradizionale.com, portale dal quale ci si può tesserare a Raido, formazione politica ispirata – come Lealtà e Azione – a Degrelle.
Grisolia su Facebook ha scelto come immagine di copertina la commemorazione del “camerata” Sergio Ramelli, ragazzo del Fronte della Gioventù ucciso da due studenti di sinistra a cui oggi sono intitolate sedi di Forza Nuova. Il motto “Il nostro ordine contro il vostro caos, il nostro amore contro il vostro odio!”, riprende il claim del partito fondato da Roberto Fiore Ordine contro il caos.
Arabia ha tra le suo foto di Facebook il logo di Identità Tradizionale, associazione ispirata – come Lealtà e Azione – alle idee del Corneliu Codreanu, leader del Movimento legionario romeno, simpatizzante di fascisti e nazisti. Partecipa ai gruppi della Fiamma Tricolore e di Stefano Delle Chiaie, uno dei padri del pensiero neofascista italiana. Lui e i suoi amici di Facebook si apostrofano l’un l’altro “camerata”.
Dio, Patria, Famiglia e gattini.