Questi i migliori film usciti, nonostante tutto, nel 2020 che devi vedere - THE VISION

Il 2020 non è certo un anno che ricorderemo come un anonimo susseguirsi di mesi e stagioni. Tante cose torneranno alla normalità, si spera il prima possibile, altre invece cambieranno per sempre e una di queste credo proprio che sia il modo in cui percepiamo la presenza di altri esseri viventi nello spazio. Non credo di essere l’unica che, da quando esiste il Covid nella nostra vita, vedendo in televisione o su qualsiasi altro supporto scene di assembramenti filmati anche decenni prima di oggi sente un piccolo tuffo al cuore, come a dire “Oh no, spostatevi! E le mascherine?”. Questo senso di pericolo costante che il distanziamento sociale ci impone, seppur in diverse misure, è forse la cosa che più rimarrà impressa nelle nostre menti anche negli anni futuri. Il cinema, i teatri, le sale da concerto, i musei, tutti i luoghi di cultura e di scambio umano, di incontro e di avvicinamento tra persone sono diventati come un triangolo delle Bermuda del contagio, nonostante alcune fasi in cui si è provato ad adattarli alle norme anti-Covid. Tracciare dunque, a fine anno, come siamo abituati a fare sempre, una lista dei migliori film del 2020, non è cosa facile, non solo perché molte pellicole non sono uscite – in primavera, per esempio, sarebbe stato il turno del nuovo lungometraggio di Nanni Moretti – e molte persone coinvolte in un settore lavorativo già in crisi si sono ritrovate in enorme difficoltà, ma anche perché il senso stesso dell’intrattenimento ha assunto nuove sfumature. 

Non più solo svago, riflessione o semplice distrazione: i film, le serie televisive ma anche la tv stessa sono stati nel nostro 2020 un rifugio, una vera e propria compagnia per chi magari ha trascorso mesi da solo e chiuso in casa. Tutto ciò fa sì che in questo momento, nel male e nei danni incalcolabili che ha fatto la pandemia, ci siano stati dei barlumi di speranza legati al modo in cui si tratta la cultura, spesso messa in secondo piano. Non solo oggi forse è un po’ più evidente che il valore di un prodotto audiovisivo, oltre alla sua natura commerciale, non si limita a un’esperienza ludica, ma si sono aperte nuove porte per le possibilità di accesso al mondo del cinema. Negli ultimi anni si è parlato sempre di più di “resilienza”, parola ormai buona per un tatuaggio sul costato o come sottotitolo di Striscia la notizia, per quanto se n’è abusato; ora però siamo arrivati a un punto in cui, in effetti, serve adattarsi, trovare nuove soluzioni e migliorare quelle vecchie. Per questo, lo streaming, per quanto non possa essere minimamente paragonato all’esperienza di una sala cinematografica per molte ragioni, può però costituire un mezzo parallelo e valido alla distribuzione in sala anche per quanto riguarda i nuovi titoli. Ragione per cui, tra i tanti film che hanno preferito rimandare la loro uscita nel 2020, altri abbiamo potuto vederli direttamente on demand – e per fortuna, aggiungerei. 

Uncut Gems

Se il secondo capitolo di Borat è uscito su Amazon Prime, Netflix all’inizio dell’anno ci ha regalato un piccolo gioiello, per usare una metafora pertinente al film, ossia Uncut gems – uscito sulla piattaforma di streaming in Italia il 31 gennaio 2020, dopo un grande successo sia di pubblico che di critica negli Stati Uniti. A partire dalla colonna sonora, con un incredibile comparsa dell’inno generazionale dance di Gigi D’Agostino “L’amour toujours” tornato di nuovo alla ribalta grazie alla pellicola e la partecipazione di uno degli artisti pop più bravi del momento, The Weeknd, fino alle atmosfere newyorkesi sporche e disordinate, il film dei fratelli Safdie con Adam Sandler – prodotto da Martin Scorsese – è un ottimo esempio di cinema americano fatto come si deve. La contrapposizione, sia estetica che narrativa, le pietre preziose e il gioco d’azzardo angosciante fanno da sottofondo a una storia avvincente e ipnotica, divisa tra il luccichio dei gioielli e il mondo sommerso e meschino che li circonda.

On the Rocks

Le piattaforme di streaming sono state una risorsa davvero preziosa per questo 2020, sebbene non si veda l’ora di poter tornare nei cinema, ma oltre alle classiche Netflix e Amazon Prime ci sono anche quelle più “di nicchia”, come Chili o Mubi, e quelle affiliate ai colossi tecnologici come Apple Tv+. Oltre al bellissimo documentario sui Beastie Boys diretto da Spike Jonze, il canale Apple ha messo a disposizione anche un altro prodotto che nasce da quella cultura indie newyorkese a cavallo tra anni Novanta e primi anni Zero, ossia On the Rocks, l’ultimo film di Sofia Coppola. Una storia tenera e ironica tra padre e figlia – tema emblematico per la regista – che vede Bill Murray e Rashida Jones protagonisti in un percorso sia per le strade di New York che in un dialogo e un confronto generazionale sui sentimenti, il valore del tradimento e il significato della felicità.

Miss Marx

Nel breve periodo in cui tra la prima ondata e la seconda sono state riaperti i cinema, il film in concorso a Venezia di Susanna Nicchiarelli, Miss Marx, è stato una boccata d’aria. La storia della figlia di Karl Marx, Eleanor, attivista socialista e femminista, si intreccia perfettamente con una colonna sonora punk, che scandisce la vita incredibile di questa donna che nonostante sia vissuta quasi duecento anni fa sembra molto più moderna e attuale di quanto in realtà nei fatti non sia. Il racconto delle sue vicissitudini sentimentali è parallelo a quello delle sue battaglie per un’idea di società egualitaria e giusta: Eleanor Marx è stata una donna che ha sofferto per amore, fino al suicidio, ma che è anche stata in grado di portare al mondo alcuni cambiamenti epocali di cui dovremmo tutti e tutte esserle riconoscenti. Miss Marx è un film emozionante, interessante ed educativo, tre elementi che bastano da soli per renderlo un’opera oltre che valida anche necessaria.

Notturno

Non c’è candidatura all’Oscar italiana che non si trascini dietro un bagaglio di polemiche, insoddisfazioni, critiche e quant’altro. Ovviamente, anche Notturno, il documentario di Gianfranco Rosi, non è stato da meno, ma poco importa, dal momento che si tratta di un’opera di grande valore, così come per tutte le altre pellicole di questo regista. Così come in Fuocoammare e in Sacro GRA, Rosi mette in primo piano gli intrecci umani di contesti ostili, disagiati e avversi. In Notturno, infatti, raccoglie la storia di persone che da anni vivono in uno stato di guerra – e quindi tragedia – perenne, ai confini del Medio Oriente, tra Siria, Iraq, Libano e Kurdistan. A differenza del racconto freddo e distaccato di un telegiornale o di un report di qualche associazione umanitaria, la narrazione personale e intima di chi si trova intrappolato in condizioni simili riporta alla terra contesti che siamo abituati a reputare tanto lontani da noi da apparire quasi inesistenti, o comunque intangibili. Gianfranco Rosi ha già vinto molti premi per i suoi documentari e non vedo perché questo non dovrebbe rappresentare bene un’eccellenza italiana. 

Mank

Il ritorno di David Fincher nel 2020 è stato all’insegna del meta-cinema: Mank, il film che racconta la storia dietro la sceneggiatura del film americano per eccellenza, Citizen Kane, è infatti un complesso elogio del cinema classico, che va a destrutturare i suoi principi di base giocando con la tecnica, proprio come fece Orson Welles nel 1941, rivoluzionando per sempre la maniera di fare cinema. Mank è il lungometraggio che tutti gli appassionati devono vedere, anche se il risultato alla fine può risultare per certi versi un po’ manierista: l’analisi sul linguaggio dei media e sulla loro influenza nella realtà descritta da Quarto potere ritorna oggi più forte che mai e la bravura di Fincher sta proprio nel raccontarla in modo quasi totalmente distaccato dal presente, risultando comunque attuale e collegandosi a mille spunti della nostra quotidianità, sempre a contatto con i mass media e lo sviluppo fuori controllo della comunicazione.

Hammamet

Per concludere questa lista credo sia doveroso inserire un altro film che abbiamo potuto vedere in sala per un pelo, ossia l’ultimo di Gianni Amelio, Hammamet. Pierfrancesco Favino è ormai il trasformista per eccellenza del cinema italiano contemporaneo, da Tommaso Buscetta ne Il Traditore di Bellocchio fino a Bettino Craxi nella pellicola di Amelio le sue doti camaleontiche sono ormai diventate Storia – e meme. Questo film, dunque, conferma la bravura dell’attore romano e ripercorre un pezzo delle recenti vicende politiche italiane, attraverso uno dei personaggi più interessanti di sempre, Bettino Craxi: la fuga dal Paese e i fantasmi del passato a dir poco contraddittorio e problematico del Partito Socialista Italiano. Hammamet sfrutta una cornice di finzione, senza nemmeno fare ricorso ai nomi reali dei suoi protagonisti, per tracciare un percorso tra la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra, quella in cui ci troviamo tutt’ora.

Borat 2 – Seguito di film cinema

Sempre a proposito di streaming e sale chiuse, anche il ritorno di Sacha Baron Cohen è stato segnato dal coronavirus, e non solo dal punto di vista della distribuzione. Il seguito di quel capolavoro che fu il mockumentary, con protagonista il giornalista kazako Borat, è infatti uscito online su Amazon Prime a ottobre 2020 e, oltre alla contingenza del suo rilascio esclusivamente digitale, il Covid appare proprio come co-protagonista della film. Lo strocio costume da bagno del comico britannico è stato sostituito da una mascherina chirurgica usata a mo’ di mutanda e il suo viaggio nell’America degli ultimi mesi di Donald Trump è stato anche un viaggio nel Paese in cui il negazionismo, alimentato dall’ormai ex presidente degli Stati Uniti, ha preso forse la forma più pittoresca: la solita “americanata” che Sacha Baron Cohen riesce come sempre a destrutturare con estrema precisione e grande ironia.

Favolacce

Come primo titolo da inserire nella lista dei film migliori del 2020 c’è Favolacce, dei fratelli D’Innocenzo. Programmato per le sale ad aprile, il film con protagonista Elio Germano è poi uscito su varie piattaforme di streaming a maggio. Oltre a essere una pellicola che racconta una storia strana, trasognata, a metà tra il surreale e l’iperrealistico, vista l’ambientazione scelta – il quartiere periferico e popolare di Roma Spinaceto, lo stesso citato da Nanni Moretti nel suo giro in Vespa di Caro diario – è anche quel genere di opera che necessita di essere difesa e preservata. Si può non amare il cinema d’autore, si può trovare anche noioso il modo di raccontare dei due registi, ma in un’epoca in cui l’ignoranza diventa un vanto e la dozzinalità mediocre e omologata viene usata troppo spesso come unico metro di giudizio, il cinema ricercato e complesso è necessario. Dovremmo sempre avere il diritto di vivere in un mondo in cui ha la sua ragion d’essere sia un Blockbuster per tutti come Tolo Tolo – uscito sempre nel 2020, ma quando ancora si poteva andare al cinema – sia il cinema d’essai

Il processo ai Chicago 7

Film passato dalle sale cinematografiche a settembre e poi disponibile subito dopo su Netflix, The trial of the Chicago 7 porta la firma di Aaron Sorkin, uno degli sceneggiatori americani più brillanti degli ultimi anni – autore di pellicole come The Social Network e di serie come West Wing. Il film racconta la storia di un gruppo di attivisti sessantottini americani che si opponevano alla guerra del Vietnam e che vennero processati per cospirazione contro il governo degli Stati Uniti. Un friendly reminder sugli anni delle contestazioni, che troppo spesso vengono ricordati più per la parte più innocua, innocente e pop, un mix di movimenti pacifisti, figli dei fiori e psichedelia, quando invece la base ideologia su cui si fondavano era di ben altra materia. Il personaggio interpretato da Sacha Baron Cohen, l’attivista Abbie Hoffman, è un chiaro esempio di quanto dobbiamo a chi in quel periodo si è battuto per cause che ancora oggi rimangono attuali e irrisolte, una su tutte quella del movimento Black Lives Matter.

The Social Dilemma

Sempre a proposito di documentari, il 2020 è stato anche l’anno di The Social Dilemma, uscito su Netflix e diventato subito molto popolare per via del suo contenuto, ossia niente che chi non fosse un minimo interessato al tema non conoscesse già, ma presentato in modo chiaro, lineare e con molte testimonianze di prima mano. Non è tanto l’atmosfera apocalittica dell’era dei social e della profilazione degli utenti a far sì che questo film sia importante per l’anno che abbiamo vissuto e per quelli che verranno dopo, sono piuttosto le parole di chi ha lavorato nei quartieri generali di Internet a metterci in guardia sui pericoli reali e inquietanti di un mondo sempre più diviso in bolle, dove ciascuno di noi costruisce una percezione della realtà basata su criteri soggettivi e fuorvianti. La polarizzazione delle opinioni, l’arroganza imperante che tocca vette illogiche preoccupanti, l’odio del linguaggio e la dipendenza sia emotiva che fisica dai social è raccontata molto bene in questo documentario, che sicuramente va preso con le pinze, ma che allo stesso tempo stimola punti fondamentali del dibattito contemporaneo. 

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