Nell’ultimo anno la crisi diffusa a livello globale e su più livelli, si è manifestata in tutta la sua forza potenzialmente distruttiva. Oggi si parla sempre più spesso di “permacrisis”, di crisi permanente, a cui per far fronte non è più sufficiente la resilienza, la capacità di adattamento; per superarla, oggi, è necessario ritrovare una posizione attiva, una capacità agente, una ritualità in grado di dar forma a condizioni favorevoli, che secondo il sociologo Francesco Morace – ospite all’incontro “Re-Generate”, organizzato il 9 novembre da Audi in collaborazione con H-FARM – corrisponde alla creatività. “Permacrisis”, secondo il dizionario americano Collins, è la parola che meglio rappresenta il 2022, vocabolo di origine inglese, ma che affonda le sue radici nel greco antico, coniato negli anni Settanta e che indica “un periodo esteso di instabilità e insicurezza” che non lascia tregua.
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L’emergenza sanitaria data dalla pandemia, la scarsità di materie prime, l’inquinamento, la crisi climatica, le cui conseguenze quest’anno abbiamo avuto modo di vedere da vicino, il conflitto in Ucraina e la minaccia nucleare, l’inflazione e l’aumento dei costi dell’energia, l’emergere di forze politiche conservatrici che si fanno promotrici di una drastica riduzione dei diritti civili: tutte queste criticità, alcune delle quali hanno avuto una genesi molto lunga, invece di attenuarsi si sono inasprite – anche a causa dei nostri comportamenti – e non sembrano destinate a risolversi a breve, proprio perché generate da un complesso intrico di co-fattori. Per non essere schiacciati da questo scenario, che nutre paure e lascia poco spazio all’immaginazione, è importante trovare un nostro ruolo attivo, propiziare, ovvero impegnarsi a creare condizioni favorevoli a una rigenerazione.
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Quello che succede nel mondo ha il potere di trasformare la società e il suo linguaggio, per questo è importante riconoscere alcune parole chiave rappresentative per guidare il nostro agire, come una sorta di bussola. Anche per questo le conversazioni che hanno avuto luogo a “Re-Generate” sono spesso partite da analisi etimologiche di alcuni termini, tra cui lo stesso “Audi”, dal verbo latino “audire”, ascoltare. L’ascolto – o ausculto, come diceva il grande architetto veneziano Carlo Scarpa – è una qualità sensoriale fondamentale per porsi nei confronti dell’esistente, che permette di sentire e a volte presagire ciò che accade. La famosa casa automobilistica si ispira proprio a questo termine per immaginare il futuro e adattarsi a esso, passando dall’automobile alla mobilità, termine più ampio che si lega all’idea di servizio e non più di prodotto e che fa riferimento a due paradigmi fondamentali del progresso umano, la transizione ecologica e digitale.
In questo momento di passaggio è fondamentale la collaborazione tra generazioni, a differenza del conflitto tra padri e figli che ha segnato la seconda metà del Novecento. I giovani possono aiutare i più maturi, e viceversa i più maturi possono sostenere e guidare i più giovani, mescolando le competenze di entrambi. Questa è un’opportunità estremamente ricca, se solo si trova il modo di dialogare, di comprendersi e di ascoltarsi a vicenda, unendo teoria e pratica, azione e linguaggio.
La sensibilità emersa a livello aziendale negli ultimi vent’anni è profondamente diversa da quella novecentesca, sottolinea Fabrizio Longo, Direttore Audi Italia. I valori sono cambiati, così il nostro modo di vivere e la società che ne è derivata. Oggi c’è una competenza valoriale composita e molto più ampia, e anche in ambiti estremamente legati alla tecnologia è in atto una rinascita creativa notevole, guidata da una capacità immaginativa che affonda le sue radici nelle discipline umanistiche, in primis nella filosofia. Questo cambio di pelle – che rivede dalla base certi stereotipi – è estremamente entusiasmante, anche se nasce da situazioni di crisi. Le competenze verticali hanno sempre più necessità di un collante e quel collante non può che essere un sentire umanistico, che dia vita a una visione valoriale ad ampio raggio.
Per questo motivo Audi ha sviluppato una filiera in cui l’azienda diventa incubatrice di nuove realtà. Tim Miksche dirige Audi Denkwerkstatt a Berlino, il centro di open innovation dedicato a nuove idee e progetti, nato nel 2016. Coordinando startup, creativi e partner tecnologici Miksche è al centro di un vero e proprio think tank, un gruppo variegato di persone che provano ad immaginare ogni giorno il futuro della mobilità premium, in base alle coordinate della sostenibilità e del rispetto del pianeta. A guidare questo hub è la stabile certezza che la multidisciplinarietà, la creatività e la co-creation abbiano la capacità di trovare nuovi modelli e soluzioni in grado di rispondere ai quesiti sempre più urgenti posti dalla situazione contemporanea.
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Un altro tema fondamentale è quello della tempestività. “Fast” indica un concetto molto diverso da “quick”. “Fast” inquadra una velocità lineare, un’accelerazione, un obiettivo unico, contro cui a volte ci si schianta. “Quick” invece inquadra il Καιρός (kairos) greco, il momento “giusto”, il tempo dell’opportunità. L’azione giusta al momento giusto. Καιρός si riferisce al tempo di mezzo, a un momento “supremo”, di un periodo di tempo indeterminato nel quale qualcosa di speciale accade. Mentre chronos, il tempo lineare, cronologico, è quantitativo, kairos ha una natura qualitativa. Per essere “quick” a volte si deve rallentare, è un movimento di incontro più legato al ritmo tra le cose, al flusso. La velocità non è sempre un valore di per sé. Essere veloci, se il risultato è mediocre, non serve a niente. Essere intelligenti significa capire a che velocità muoversi, come nello sport, o nella musica, saper riconoscere i momenti. È fondamentale la tattica, la strategia, anche se il sistema tende a valutarci rispetto a performance a corto – cortissimo – raggio. Eppure questo rischia di essere un atteggiamento miope e rischioso, è importante mantenere entrambe le prospettive e capire quando privilegiare una a discapito dell’altra, per farlo è fondamentale discernere.
Non a caso kairos è il tempo della medicina, della strategia, della politica, dell’occasione, che bisogna essere pronti a cogliere, delinea una visione del tempo che si concilia con il concetto di efficacia del gesto umano. Il kairos non tollera né ritardi, né esitazioni, ha a che fare col ritmo, il coraggio – inteso come battito cardiaco, e quindi pulsazione dell’agire umano – e con l’intuizione, che mescola pensiero, ricordo, emozione. Questo concetto fondamentale ci arriva dalla cultura greca del VI e del V secolo avanti Cristo, in cui l’azione umana diventa indipendente dalla volontà divina, snodo che nel bene e nel male ha informato potentemente la cultura in cui siamo tuttora immersi e che ancora può offrirci gli strumenti per operare su noi stessi e sulla realtà, curandoci, rigenerandoci.
Questo articolo è stato realizzato da THE VISION in collaborazione con Audi, che insieme a H-FARM, il più grande polo d’innovazione d’Europa, con Re-Generate si fa promotrice di iniziative e incontri legati ai temi dell’innovazione e della digitalizzazione per riflettere, con ospiti d’eccezione provenienti da mondi diversi, sui cambiamenti della tecnologia sulla realtà e sul modo in cui dobbiamo rinnovarci per affrontare le sfide del futuro.