Come smentire tutte le false argomentazioni utilizzate dai negazionisti del clima
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L’industria dei combustibili fossili, i lobbisti politici, i magnati dei media e anche privati cittadini hanno passato gli ultimi 30 anni a instillare nell’opinione pubblica dubbi sulla veridicità dei dati sul cambiamento climatico, quando di dubbi non ce ne sono. L’ultima stima indica che le cinque più grandi compagnie statali di petrolio e gas al mondo spendono circa 200 milioni di dollari l’anno in attività di lobbying per controllare, ritardare o bloccare qualsiasi accordo vincolante sul clima.

Eppure, la loro presa sull’opinione pubblica sembra oggi essere in calo. Due recenti sondaggi suggeriscono che oltre il 75% degli statunitensi è convinto che il cambiamento climatico sia causato dall’uomo. Gli scioperi per il clima, le proteste del collettivo Extincion Rebellion e i governi che dichiarano l’emergenza climatica hanno stimolato una maggiora copertura mediatica sui temi che riguardano la sostenibilità, e un numero sempre crescente di fenomeni meteorologici estremi ha contribuito a modificare la percezione che abbiamo del cambiamento climatico. Sembra poi essere emerso un rinnovato ottimismo, che ci spinge a credere che abbiamo davvero una possibilità di uscire da questa crisi.

Ma questa presa di coscienza dell’opinione pubblica ha stimolato un cambiamento anche nelle attività di lobbying, che hanno adottato un approccio più sottile e insidioso ribattezzato “sadismo climatico”. Consiste nel prendere in giro i giovani che vanno alle proteste per il clima e nel ridicolizzare Greta Thunberg, una giovane donna di 16 anni con la sindrome di Asperger che dice semplicemente la verità scientifica.

Di fronte a un momento così cruciale è importante essere in grado di identificare i diversi tipi di negazionismo usati per convincerci a ritardare l’azione sul cambiamento climatico. Questa classificazione vi aiuterà a identificarli.

Negazionismo scientifico

Questo è il tipo di negazionismo che tutti conosciamo: ci vuole convincere che i dati scientifici sul cambiamento climatico non siano esatti. I negazionisti sostengono che il cambiamento climatico farebbe parte soltanto di un ciclo naturale e che i modelli climatici sarebbero inaffidabili o troppo sensibili alle variazioni di CO2. Alcuni dicono persino che la CO2 sarebbe una porzione così piccola dell’atmosfera che non può avere un effetto riscaldante così vasto. Altro pensano che i climatologi alterino i dati per dimostrare che il clima sta cambiando (una cospirazione globale che coinvolgerebbe migliaia di scienziati in più di 100 Paesi).

Tutte queste argomentazioni sono false in quanto c’è un consenso generale tra gli scienziati sulle cause del cambiamento climatico. I modelli che prevedono l’innalzamento della temperatura globale danno gli stessi risultati da circa 30 anni, nonostante le crescenti difficoltà legate alla complessità del fenomeno, e dimostrano che la scienza ha ragione.

Il fatto che oggi l’opinione pubblica sia oggi consapevole di tutto questo rende quasi nullo l’effetto di chi tenta di sminuire la veridicità scientifica del cambiamento climatico. Per questo i negazionisti del climate change sono passati a nuove tattiche. Uno dei principali negazionisti, ad esempio, l’ex Cancelliere dello Scacchiere britannico Nigel Lawson, concorda che sia l’uomo ad aver causato i cambiamenti climatici – nonostante nel 2009 abbia finanziato la scettica Global Warming Policy Foundation. Dice oggi di essere “aperto nei confronti della contestata scienza del riscaldamento globale, ma profondamente preoccupato delle politiche che si invocano per risolverlo”. In altre parole, per lui il cambiamento climatico ora è una questione di soldi e non di scienza.

Nigel Lawson
  1. Negazionismo economico

Diffondere l’idea che risolvere il cambiamento climatico sia troppo costoso è una forma più subdola di negazionismo. Gli economisti dicono in realtà che una lotta efficace contro il riscaldamento del globo ci costerebbe l’1% del Pil globale, forse ancora meno se tenessimo conto anche del risparmio dovuto al miglioramento della salute delle persone e all’espansione di una nuova economia verde. È vero però che, se non agiamo ora, nel 2050 ci costerà il 20% del Pil globale.

Bisogna anche sottolineare che nel 2018 la ricchezza mondiale ha raggiunto gli 86 mila miliardi di dollari, e che ogni anno il Pil del globo aumenta del 3,5%. Quindi, mettere da parte l’1% di questa cifra per combattere il cambiamento climatico farebbe poca differenza e ci farebbe risparmiare un sacco di soldi in futuro. Quello che i negazionisti del clima si dimenticano peraltro di dire è che con le loro menzogne stanno proteggendo l’industria dei combustibili fossili, che riceve negli Stati Uniti 5,2 trilioni di dollari all’anno in incentivi, inclusi sussidi per le spese di fornitura, detrazioni fiscali e costi ambientali – l’equivalente del 6% del Pil mondiale. Il Fondo monetario internazionale stima invece che l’investimento su combustibili fossili efficienti abbasserebbe le emissioni globali di carbonio del 28%, le morti per inquinamento del 46% e aumenterebbe il Pil statunitense del 3,8%.

  1. Negazionisti umanitari

I negazionisti del clima sostengono anche che il cambiamento climatico abbia dei vantaggi. Dicono che estati più lunghe e più calde nelle zone temperate renderanno più produttivi agricoltura e allevamento. Questi vantaggi, però, verrebbero compromessi da estati più asciutte e da un aumento delle ondate di calore in quelle stesse aree. Per esempio, l’ondata di calore “russa” nel 2011 ha ucciso 11mila persone, devastato il raccolto di grano e aumentato il prezzo di diversi alimenti.

Inoltre bisogna considerare che più del 40% della popolazione mondiale vive nelle aree tropicali, dove sia da un punto di vista sanitario che per l’aumento della desertificazione, nessuno vuole che le temperature aumentino.

I negazionisti fanno anche notare che le piante hanno bisogno del carbonio per crescere e, quindi, averne di più agirebbe come una sorta di fertilizzante. Questo è senz’altro vero, e infatti la biosfera terrestre assorbe ogni anno circa un quarto del nostro inquinamento da CO2, mentre un altro quarto delle emissioni viene risucchiato dagli oceani. Tuttavia, la deforestazione e il cambio della destinazione d’uso del terreno ci fanno perdere enormi aree di vegetazione, annullando completamente gli irrisori effetti di fertilizzazione dell’anidride carbonica.

I negazionisti diranno poi che muoiono più persone per il freddo che per il caldo, quindi inverni più miti sarebbero positivi: un’idea profondamente sbagliata. Prima di tutto perché le persone vulnerabili muoiono di freddo a causa di edilizia inadeguata o perché non possono permettersi di riscaldare le loro case, quindi è la società a ucciderle, non il clima. In secondo luogo, negli Stati Uniti per esempio, le morti collegate al caldo sono quattro volte di più rispetto a quelle collegate al freddo: una stima che potrebbe essere al ribasso perché molte morti legate al caldo sono registrate come infarti, ictus o insufficienze respiratorie, tutte malattie aggravate dal caldo eccessivo.

Australia
  1. Negazionisti politici

I negazionisti del clima di ciascun  Paese sostengono che i singoli Stati non possano fare niente perché nemmeno gli altri stanno facendo qualcosa. Ma non tutti sono ugualmente colpevoli: per esempio, il 25% delle emissioni di CO2 nell’atmosfera è prodotto dagli Stati Uniti e un altro 22% dall’Unione europea. L’Africa ne produce soltanto il 5%.

Considerata l’eredità storica dell’inquinamento da gas serra, i Paesi più sviluppati hanno la responsabilità etica di aprire la strada al taglio delle emissioni, anche se alla fine tutti i Paesi dovranno fare qualcosa perché, se vogliamo minimizzare gli effetti dell’emergenza climatica, tutto il mondo dovrà diventare carbon free entro il 2050.

I negazionisti dicono inoltre che ci sarebbero problemi da risolvere “a casa nostra” prima di occuparsi delle questioni globali. Ma tutti beneficeremo delle soluzioni al cambiamento climatico e le vite quotidiane delle persone normali miglioreranno. Passare alle energie rinnovabili e ai veicoli elettrici, per esempio, riduce l’inquinamento dell’aria, migliorando la salute di tutti. Sviluppare un’economia verde porta a benefici economici e crea occupazione, migliorare l’ambiente e piantare alberi ci protegge da eventi climatici estremi e offre più scorte di cibo e acqua.

Alexandria Ocasio-Cortez , presenta il piano Green New Deal a Washington DC
  1. Negazionisti della crisi

Il punto di arrivo del negazionismo climatico è l’idea che non ci sia fretta di cambiare le cose, anche considerate le perplessità sollevate dai quattro punti sopra elencati. I negazionisti sono convinti che il cambiamento climatico non sia così grave come sostengono gli scienziati, e che saremo molto più ricchi in futuro e quindi in grado di risolverlo. Insistono anche sulle emozioni, visto che molte persone non amano il cambiamento in generale e sono convinte di vivere nel migliore dei mondi possibili, specialmente i ricchi e potenti. Ma simili argomentazioni fallaci sono state già usate in passato per impedire la fine della schiavitù, il voto alle donne, il colonialismo, la segregazione razziale, la criminalizzazione dell’omosessualità, lo sfruttamento dei lavoratori, i matrimoni tra persone dello stesso sesso e il divieto di fumo nei luoghi pubblici. La domanda fondamentale che dobbiamo porci è perché permettiamo che le persone che godono di maggiori privilegi e potere ci convincano che possiamo aspettare a salvare il nostro Pianeta dal cambiamento climatico?

Questo articolo è stato tradotto da The Conversation.

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