I 10 migliori saggi e documentari del 2020 che devi vedere per capire le lotte della comunità LGBTQ+ - THE VISION

Secondo un report redatto lo scorso maggio dall’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Unione Europea, il 62% delle persone italiane appartenenti alla comunità LGBTQ+ ha paura di tenere per mano il/la partner in luoghi pubblici e solo l’8%, contro la media europea del 33%, crede che il governo combatta efficacemente i pregiudizi relativi all’identità di genere e all’orientamento sessuale. Dall’omicidio di Maria Paola Gaglione perché fidanzata con Ciro, un ragazzo trans, alla più stringente patologizzazione delle persone trans, fino alla criminalizzazione in Paesi come Polonia e Ungheria, il bilancio del 2020 è tutt’altro che positivo in relazione ai diritti della comunità LGBTQ+. Ecco 10 saggi e documentari, tra i migliori usciti quest’anno, per comprenderne la realtà.

Simone Alliva, Caccia all’omo. Viaggio nel paese dell’omofobia, Fandango Libri (saggio)

Nato da un’inchiesta pubblicata sull’Espresso e vincitrice del Diversity Media Award per il miglior articolo sulla stampa periodica, Caccia all’omo è un reportage sulle sempre più numerose violenze omolesbobitransfobiche che avvengono nel nostro Paese, soprattutto da quando la politica ha cavalcato e strumentalizzato l’odio verso la comunità LGBTQ+ per la propria propaganda sovranista. Viaggiando da Nord a Sud Italia, il giornalista Simone Alliva non solo ha raccolto le testimonianze di chi ha subito aggressioni nella società o in famiglia, ma  ha anche mostrato le contraddizioni che esistono all’interno della comunità stessa, in cui vige la medesima cultura patriarcale da cui è oppressa. L’autore si occupa di diritti, politica, educazione e la sua inchiesta evidenzia l’incapacità di una nazione di tutelare davvero tutti i cittadini. 

Welcome to Chechnya

David France, Welcome to Chechnya (documentario)

“Sono dei subumani. Portali via per purificare il nostro sangue, se ce ne è qualcuno”, aveva dichiarato Ramzan Kadyrov, presidente della Repubblica Cecena, in un’intervista a HBO per smentire le accuse di torturare i membri della comunità LGBTQ+. Il documentario di David France racconta proprio le violenze contro le persone gay, lesbiche, bisessuali, trans e queer e segue un gruppo di attivisti della ong Russian LGBT Network che aiuta ragazzi e ragazze a espatriare in Canada o nell’Europa occidentale. In Cecenia, infatti, una volta individuati i membri della comunità LGBTQ+ vengono rapiti, torturati e costretti a fare i nomi di partner o amici. Le sevizie sono filmate e inviate alle famiglie di ognuno, minacciate di subire ulteriori ripercussioni nel caso in cui decidano di non denunciare o uccidere i propri cari, così come chiesto dalla polizia. Gli uomini vengono inviati nei campi di concentramento, dove spariscono nel nulla, mentre le donne riconsegnate alla famiglia, da cui spesso vengono abusate o assassinate. Utilizzando una tecnica digitale per tutelare l’identità dei protagonisti, France unisce interviste agli attivisti, riprese delle torture e registrazioni fatte dai ragazzi stessi negli edifici in cui si nascondono per ricostruire come Kadyrov, al di là delle smentite, abbia cancellato i diritti fondamentali di una parte della popolazione cecena.

Filomena “Filo” Sottile, La mostruositrans, Eris Edizioni (saggio)

In questo pamphlet, l’artista, “punkastorie” e attivista Filomena “Filo” Sottile racconta le esperienze delle persone transgender e le modalità con cui il giudizio altrui e le norme stabilite dai percorsi psicologici e medici di transizione le riducono a definizioni binarie, a cui si è costretti ad aderire per essere inclusi nella società. Utilizzando riferimenti alla mitologia, alla letteratura e alla cultura pop, l’autrice si riappropria del termine “mostro”, troppo spesso utilizzato per screditare le persone trans, e all’accettazione oppone l’affermazione della propria presenza, la propria identità e anche il proprio essere ingombranti. Come riporta nel testo: “Siamo le creature mostre, non vogliamo dirvi che è tutto a posto, né tranquillizzarvi, non abbiamo intenzione di guarire, normalizzarci, redimerci. […] Non vi chiediamo di lasciarci integrare nella vostra società, veniamo a dirvi ‘state in guardia’ e ‘guai a chi ci tocca’”.

Disclosure

Sam Feder, Disclosure (documentario)

Ispirato al documentario Lo schermo velato, in cui l’attivista Vito Russo analizzava la rappresentazione delle persone gay e lesbiche in televisione, Disclosure si concentra sull’identificare e scardinare gli stereotipi attraverso cui la comunità trans è stata ritratta negli anni nelle serie tv e al cinema. Utilizzando riferimenti a circa cinquanta classici cinematografici e interviste a persone trans dell’industria cinematografica, come le attrici Laverne Cox e Candis Cayne, il documentario riflette su come i prodotti d’intrattenimento abbiano contribuito ad alimentare e modellare stereotipi dannosi su cosa significhi essere transgender. Il film sottolinea anche altri punti critici, come la curiosità morbosa nelle interviste a chiedere dettagli intimi sull’avvenuta modifica o meno dei genitali, il continuo casting di persone trans per interpretare solo sex worker, cadaveri o personaggi in fin di vita e il problema delle interpretazioni fatte da attori e attrici cisgender di vite trans in un periodo storico in cui le opportunità lavorative non sono le stesse per tutti. Il risultato evidenzia ancora una volta come una corretta rappresentazione non possa che avvenire includendo maggiormente la comunità ritratta a tutti i livelli di produzione.

A cura di Antonia Caruso, Queer Gaze. Corpi, storie e generi della televisione arcobaleno, Asterisco Edizioni (saggio)

Secondo un recente sondaggio condotto da Diversity Lab per Netflix Italia, il 72% delle persone ha dichiarato che vedere personaggi LGBTQ+ sullo schermo le aiuta a sentirsi più a proprio agio con le persone della comunità che sono loro vicine. La rappresentazione delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer è stata sempre molto stereotipata e solo negli ultimi anni, grazie anche a una maggiore (seppur non sufficiente) inclusione nei posti di lavoro, ha iniziato ad abbandonare i vari cliché su cui era costruita. La raccolta Queer Gaze, curata dall’attivista ed editrice Antonia Caruso, offre un’interessante analisi sia su singole serie sia sulle tematiche utili per comprendere che tipo di storie racconta la tv queer. Grazie al contributo di collaboratori e collaboratrici con diversi background, questa antologia fornisce diversi punti di vista per indagare i legami tra omonormatività e rappresentazioni dei corpi e dei desideri della comunità LGBTQ+.

Franco Buffoni, Silvia è un anagramma, Marcos y Marcos (saggio)

Ancora oggi negli studi di critica letteraria vige il neutro accademico eterosessuale: a causa della cultura patriarcale e della poca considerazione degli studi di genere nel nostro Paese, la biografia di molti degli illustri poeti, scrittori e artisti italiani è sempre rimasta incompleta. Gli omosessuali, infatti, sembrano essere esistiti in letteratura solo a partire dal Novecento, quando personalità come Saba o Pasolini hanno dichiarato più o meno apertamente il proprio orientamento sessuale. Partendo dal caso di Giacomo Leopardi, che dà il titolo al saggio, il poeta Franco Buffoni si chiede però “Per quante generazioni ancora gli studenti italiani dovranno sorbirsi tesi assurde? Il figlio del conte Monaldo restò celibe perché era infelice nell’apparenza fisica? In un tempo in cui il matrimonio era considerato anzitutto un accordo economico tra famiglie?”. Mettere in relazione l’omosessualità con gli altri dati biografici, inserendola nel vaglio delle possibilità al pari dell’eterosessualità, significa prendere di petto la questione dell’omofobia imperante nel mondo accademico. Attraverso lo studio del carteggio del poeta con Antonio Ranieri, Buffoni ipotizza che Leopardi sia rimasto scapolo perché semplicemente attratto dagli uomini e non dalle donne. Dedicando ampio spazio anche a numerosi altri personaggi dell’Ottocento e del Novecento e proponendo un’analisi storica delle leggi contro l’omosessualità i dell’Italia pre-unitaria e post-fascista, il saggio offre un percorso unico per dare giustizia biografica ai poeti classici e offrire una nuova interpretazione dei loro lavori. 

A Secret Love

Chris Bolan, A Secret Love (documentario)

Diretto da Chris Bolan, pronipote di una delle due protagoniste, A Secret Love racconta la relazione di Terry Donahue, campionessa di baseball a cui è ispirato il film Ragazze vincenti, e Pat Henschel, insieme dalla fine degli anni Quaranta. A lungo le due donne hanno mantenuto nascosta la propria relazione alle famiglie, descrivendosi solo “come buone amiche”, sia a causa della paura della violenza della polizia che al bigottismo dei parenti. Il loro coming out è avvenuto solo qualche anno fa. Il documentario di Bolan esplora lo stigma vissuto da alcune coppie anziane nella comunità LGBTQ+, ma il fulcro centrale resta l’amore tra Donahue e Henschel e la loro capacità di non scendere a compromessi con la propria sessualità. A Secret Love evidenzia inoltre un tema che, in quest’anno di pandemia, ha avuto forse un riconoscimento maggiore: la famiglia non è solo quella definita dai legami di sangue, ma quella composta dalle persone di cui ci fidiamo e da cui ci sentiamo protetti. 

Paul B. Preciado, Un appartamento su Urano, Fandango Libri (saggio)

Trasferirsi su Urano. È questo l’obiettivo del filosofo trans spagnolo Paul B. Preciado, per trasformare il pianeta, così lontano dalla Terra, in un luogo accessibile solo a chi vuole combattere le distinzioni binarie imposte nella nostra società. La scelta non è casuale, perché nel 1864 il poeta Karl Heinrich Ulrichs elaborò il concetto di “uranismo” per parlare di “terzo sesso” e rivendicare la dignità di quelli che amano fuori dagli schemi. “Il mio status trans”, afferma Preciado, “è una nuova forma di uranismo. Non sono un uomo. Non sono una donna. Non sono eterosessuale. Non sono omosessuale. Non sono nemmeno bisessuale. Sono un dissidente del sistema sesso-genere”. Un appartamento su Urano raccoglie gli articoli pubblicati su varie testate, in particolare modo quelli scritti su Libération tra il 2013 e il 2018, e si costituisce come una critica a un sistema che non riconosce le identità, ma le crea secondo regole prestabilite. Accanto a questo tema, il saggio indaga la questione catalana, lo zapatismo in Messico, la crisi greca, l’America di Trump, le nuove forme di violenza maschile, le molestie nei confronti dei bambini trans e il ruolo dei musei come motori di una possibile rivoluzione culturale. 

Visible: Out on Television

Ryan White, Visible: Out on Television (documentario)

Simile per tematiche a Disclosure, Visible: Out on Television esplora la rappresentazione dell’intera comunità LGBTQ+ analizzando i prodotti televisivi americani, dai talk show alle serie tv. Composta da cinque episodi, la docuserie segue un ordine temporale progressivo e parte dal 1954, quando ai tempi delle udienze Army-McCarthy l’omosessualità venne definita “una minaccia alla sicurezza nazionale” per arrivare, anche attraverso l’epidemia di AIDS, ai giorni nostri. Dagli estratti di archivio di telegiornali, sitcom, soap opera e reality show emergono lo scherno e l’odio che hanno contribuito ad alimentare le violenze reali nella società e come qualunque orientamento sessuale o identità di genere altre da quello eterosessuale e cisgender siano a lungo state viste come una malattia. Visible: Out on Television fa comprendere quanto la televisione americana – diventata ormai comune anche per noi italiani – sia stata e sia tuttora, nonostante alcuni pionieri, dominata da uomini bianchi etero hanno portato avanti una narrazione distorta delle altre soggettività. Attraverso interviste a personalità come Neil Patrick Harris, Mj Rodriguez, Billy Porter e Jill Soloway, dimostra l’urgenza di una rappresentazione televisiva più equa e inclusiva.

A cura di Noemi Martorano e  Massimo Prearo, Migranti LGBT. Pratiche, politiche e contesti di accoglienza, Edizioni ETS (saggio)

Costruito sul rapporto tra richiedenti asilo, associazioni LGBTQ+ e istituzioni che si occupano di protezione internazionale, Migranti LGBT si focalizza sulla procedura di richiesta d’asilo delle persone che nei Paesi d’origine vengono perseguitate a causa del proprio orientamento sessuale e dell’identità di genere. L’analisi riguarda soprattutto la necessità, per un richiedente, di dover dimostrare di essere davvero un membro della comunità LGBTQ+, come richiesto da parte delle Commissioni territoriali. “In quel contesto (a metà fra l’amministrativo e il giuridico) ci si aspetta, in altri termini, che se una persona è davvero omosessuale o bisessuale questo emerga in maniera “naturale”, spontanea dai suoi discorsi, dal racconto delle sue esperienze passate, dal suo aderire in maniera priva di ombre, di incertezze, di incongruenze a una certa ‘categoria identitaria’”, scrive Olivia Guaraldo, professoressa associata di filosofia politica presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Verona. Quello che la raccolta di saggi evidenzia è quindi come i dispositivi di protezione e il discorso sui diritti internazionali debbano dialogare più spesso con le le rinnovate competenze delle scienze umane, politiche e sociali per un migliore sistema di accoglienza.

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