Nato ad Amsterdam nel 1631, Baruch Spinoza è riconosciuto come uno dei più grandi pensatori della storia moderna. Attraverso la sua grande seconda opera, il Tractatus theologico-politicus (pubblicato in forma anonima nel 1670), intendeva dimostrare che il pensiero libero e la libertà di espressione fossero le condizioni di base necessarie al fine raggiungere e mantenere la pace sociale e la buona politica. In questa opera, Spinoza ci insegna l’importanza di poter professare liberamente le proprie idee in ambito politico e religioso e che la vera libertà implica rispetto e tolleranza verso le idee altrui, fornendoci quindi un importante strumento per combattere i fanatismi e gli estremismi che ancora oggi imperversano in tutta Europa. Perciò, il pensiero di Spinoza resta di grande attualità, la sua filosofia ha infatti contribuito a gettare le basi per la nascita dell’Illuminismo, che ha definitivamente stabilito che il progresso politico e sociale dipende dalle capacità critiche e razionali degli esseri umani anziché dalla provvidenza divina, affermando quindi una forte fiducia nella conoscenza scientifica che è ancora oggi un pilastro della cultura europea. Inoltre, lo spinozismo ha anche determinato una grande evoluzione per il pensiero occidentale, avendo dimostrato che la ragione umana è in grado di comprendere la realtà che la circonda senza dover presupporre l’esistenza di una divinità sovrannaturale.
Spinoza ebbe un’esistenza molto travagliata e visse in prima persona il peso delle discriminazioni e dell’emarginazione sociale. Figlio di ebrei portoghesi che nel 1590 si rifugiarono in Olanda per sfuggire al tribunale dell’Inquisizione, nel 1656 fu poi scomunicato dalla comunità ebraica di Amsterdam a causa delle sue idee considerate eretiche. Spinoza, infatti, rifiutava con decisione i dogmi dell’ebraismo, affermando ad esempio che la Bibbia non contenesse verità immutabili derivate da Dio, ma fosse una raccolta di insegnamenti morali che gli uomini avevano ideato e tramandato nei secoli, oppure che gli uomini non avessero un’anima immortale. In tempi recenti, diversi studiosi ebraici hanno continuato a discutere l’ipotesi di revocare la scomunica, che fu particolarmente dura anche per gli standard dell’epoca, riconoscendo la grandezza del suo pensiero.
A quel tempo le idee di Spinoza in materia di libertà politica e religiosa erano considerate vere e proprie eresie non solo secondo i canoni della comunità ebraica, ma anche da parte dei cattolici e protestanti poco inclini ad accogliere una concezione laica e non teocratica dello Stato. Egli quindi si trovò emarginato anche dai calvinisti e le Corti d’Olanda, nel 1674, condannarono duramente il Trattato, ritenendolo un’opera blasfema. Tutto ciò costrinse Spinoza a pubblicare la quasi totalità dei suoi scritti clandestinamente, a guadagnarsi da vivere lavorando come molatore di lenti e soprattutto a vivere in povertà e lontano dall’affetto dei propri cari, in quanto la scomunica impediva a ciascun membro della comunità ebraica (inclusa la famiglia di Spinoza) di avere qualsiasi tipo di rapporti con chi la subiva. Le costanti accuse e diffamazioni lo resero inviso a ogni gruppo sociale, e l’astio nei suoi confronti era tale che fu addirittura vittima di attentati e aggressioni, tra cui una da parte di un fondamentalista ebraico che lo accoltellò e per poco non lo uccise. La morte, tuttavia, sopraggiunse pochi anni più tardi, quando nel 1677, a soli 44 anni, la tubercolosi lo stroncò. Eppure, nonostante una vita tormentata, Spinoza è riuscito a trasmetterci un concetto di libertà che ancora oggi rappresenta uno dei valori fondamentali della democrazia in Occidente.
Nella parte finale del suo Trattato, Spinoza si concentra infatti sulla libertà di espressione e di stampa all’interno di uno Stato democratico. Secondo Spinoza, “in un libero Stato a chiunque è lecito pensare ciò che vuole e dire ciò che pensa”, dal momento che ogni individuo è padrone dei suoi pensieri e che pertanto quello di imporre idee contrarie a tali pensieri non può che essere un tentativo fallimentare da parte di uno Stato violento e autoritario. Ovvero, un governo dispotico nega agli uomini la libertà di professare liberamente le proprie idee, mentre un governo moderato si basa proprio sul riconoscimento di tale libertà in quanto diritto naturale di ognuno. Se consideriamo il contesto storico-politico in cui Spinoza ha vissuto, emerge con ancor più chiarezza come le sue idee fossero decisamente moderne e pionieristiche, rendendolo un pensatore “scomodo” e in netta controtendenza rispetto agli standard dell’epoca. In quegli anni, il clima in Olanda era molto teso: a seguito del barbaro linciaggio dei fratelli De Witt del 1672, venne reintrodotta la censura e la cosiddetta “età dell’oro olandese” giunse alla fine.
Non c’è dubbio che le idee di Spinoza in materia di libertà di pensiero e di stampa siano ancora oggi valide e attuali, al contrario di chi invece umilia tali idee rivendicando la presunta libertà di esprimere anacronistiche convinzioni di natura razzista oppure omofoba. È infatti universalmente riconosciuto che uno Stato che nega la libertà di parola è uno Stato violento e dispotico, e che le sue politiche non fanno altro che creare un clima di instabilità e malcontento. Infatti, limitare la libertà di espressione dei cittadini significa di fatto favorire “il volere di coloro che comandano” in maniera intollerante ed estremista. Secondo Spinoza, gli uomini liberi non temono la libertà degli altri di professare idee diverse dalle proprie, ma la incoraggiano e la difendono, in quanto essa è da considerare come uno dei capisaldi della democrazia. Lo stesso Sandro Pertini, a distanza di tre secoli da Spinoza, affermava con convinzione questo tipo di pensiero.
Tuttavia, non bisogna equivocare le parole di Spinoza, né si deve pensare che egli stesse sostenendo un pensiero di tipo individualista. In altri termini, Spinoza non intende dire che ognuno può essere libero di dire e fare ciò che vuole, a prescindere dalle conseguenze dei propri pensieri e delle proprie parole. Uno Stato libero e democratico deve da un lato salvaguardare il diritto di ognuno a professare le proprie idee e dall’altro evitare in ogni modo che vengano diffuse dottrine che incitino all’odio e scatenino le pulsioni peggiori degli uomini. La libertà di espressione e di stampa, all’interno di un autentico Stato democratico, costituisce un bene collettivo che non può e non deve essere minato né da governi autoritari né tantomeno dai suoi stessi cittadini, o da ciò che oggi chiamiamo hate speech e fake news. Infatti, la libertà di pensiero risulta compromessa sia quando un governo reprime il dissenso, sia quando essa viene abusata da uno specifico gruppo di persone: nel primo caso, il pensiero libero e autonomo viene stroncato sul nascere (spesso anche con la violenza), rendendo gli uomini sottomessi al volere del governo centrale; nel secondo caso, invece, avviene una strumentalizzazione del diritto alla libertà di stampa e di pensiero, che in pratica coincide con la sopraffazione di altri esseri umani tramite la limitazione o la negazione della loro stessa libertà. In entrambi i casi, gli uomini sono resi schiavi di pulsioni come l’odio e l’indignazione, che li rendono di fatto incapaci di giudicare razionalmente e liberamente la realtà dei fatti.
Uno Stato libero e democratico, dunque, non può ammettere al suo interno la presenza di elementi antidemocratici e liberticidi. Facendo un parallelo con la situazione odierna, risulta chiaro che non può esserci alcuno spazio all’interno del dibattito politico per chi si oppone ai valori fondanti della stessa democrazia, diffondendo odio e intolleranza e normalizzando idee e movimenti di stampo neofascista. Tali gruppi di persone mettono in atto un distorcimento, se non una vera e propria negazione, della libertà di espressione e di stampa di cui parla Spinoza. Rivendicare la libertà di poter esprimere idee intrise di odio e intolleranza equivale a riconoscere la libertà di parola e di pensiero esclusivamente a chi si riconosce in quelle idee e quelle pulsioni. Sostenere idee razziste, omofobe, misogine e dittatoriali, corrisponde concretamente a negare il diritto di esprimersi liberamente alle categorie discriminate. Pensare ed esprimersi liberamente e senza restrizioni non significa che sia legittimo teorizzare e praticare una negazione di diritti e libertà ed emarginare determinati gruppi sociali, poiché, seguendo questa logica, solo una ristretta cerchia privilegiata di persone godrebbe di un’effettiva libertà di espressione, ponendo invece ogni minoranza in una condizione di subalternità.
La libertà non è un valore esclusivamente individuale, ma collettivo. L’attualità di questo tipo di concezione risulta ancora più chiara se si considerano gli effetti della pandemia sulla nostra vita sociale. Oggi non ha più senso parlare di libertà se non in maniera collettiva. In altre parole, oggi più che mai è evidente che essere liberi non significa poter esercitare la propria volontà individuale senza alcun tipo di restrizione, ma essere in grado di riconoscere l’importanza del bene comune e in alcuni casi metterla davanti al bene individuale (perché ne è strettamente connesso), di essere solidali e non egoisti, di rinunciare al superfluo per consentire a tutti di avere l’essenziale.
Per Spinoza la libertà coincide con la capacità di liberarsi da ogni forma di pregiudizio e dall’ignoranza che ne deriva. Non è libero chi professa senza freni le proprie idee a discapito degli altri, ma chi è in grado di comprendere e giudicare razionalmente la realtà. L’uomo non è il centro dell’universo, né tantomeno il padrone incontrastato della natura. Di conseguenza, una libertà che ammetta soprusi, che agisca contro il bene comune o solo per il bene di pochi, non è vera libertà e non va accettata.
Come ha scritto Gilles Deleuze, per capire fino in fondo ciò che Spinoza voleva dirci dobbiamo ricordarci che, oltre a essere un filosofo, egli era anche un molatore di lenti. In altre parole, le opere di Spinoza sono in tutto e per tutto come le lenti che egli torniva quotidianamente, in quanto entrambe aiutano gli uomini a vederci più chiaro. Pertanto, le idee di Spinoza non vogliono trasmetterci dei semplici precetti e delle regole per la condotta umana; al contrario, esse sono da intendere come una visione del mondo ben precisa, ovvero come un paio di lenti che egli ci fornisce per guardare la realtà in modo oggettivo e libero da pregiudizi. Solo così la filosofia di Spinoza raggiunge il suo scopo: educarci alla libertà di pensiero e a “vederci meglio”, per poterci emancipare dall’ignoranza, dall’odio e dalla paura. Dobbiamo capire che nessuno può considerarsi veramente libero se non tutti sono in grado di godere della stessa libertà.