Chi da bambino non è rimasto affascinato dalla civiltà egizia raccontata da Piero e Alberto Angela nelle puntate di Superquark alzi la mano. Il fascino delle antiche civiltà è fortissimo, grazie alle opere incredibili che ci sono state lasciate, all’aura di mistero legata a metodi di scrittura difficilmente decifrabili e in generale a un complesso sistema di simboli, rituali e miti. Negli ultimi 150 anni però il trascendentalismo sembra essersi lentamente ma sempre più esplicitamente legato a posizioni politiche populiste, da cui viene interpretato e strumentalizzato come arma per soddisfare e assopire le coscienze critiche dell’elettorato incline al fascino dei misteri alla Voyager e che spazia dalla filosofia di Trismegisto a Lady Gaga, sospettata di essere discendente di una civiltà aliena. D’altronde, Marx giustamente diceva che la religione era l’oppio dei popoli, in quanto fornisce una risposta immediata e rassicurante a bisogni esistenziali (pur non esclusivamente spirituali), contribuendo a spaccare il popolo attraverso una promessa che lavora sull’individualità del singolo. Ma se prima la destra si legava alla religione cristiana, oggi, sembra sempre più mescolata ai movimenti New Age. Sia in America (dove il New Age è nato e ha preso piede) che ormai anche in Italia, dove anche la Lega gioca alla caccia alle streghe, è la prima a rifarsi alle proprie origini celtiche – riprendendo uno dei simboli tradizionali di questo popolo – e molti dei suoi elettori finiscono per mescolare fede cattolica con inserti esoterici non solo celtici, ma anche induisti, il tutto legato alla meglio con frasi di Osho o Rumi in comic sans.
L’origine della destra. La separazione sociale.
Tutte queste pratiche spirituali creano inevitabilmente dualità a livello sociale, un’umanità inclusa che segue la regola e un’umanità esclusa. Questi gruppi, infatti, sono composti da “rinuncianti”. Un tempo – e ancora oggi in alcuni casi – per risolvere questo problema sociale i loro componenti si ritiravano dal mondo creando – nella migliore delle ipotesi – una comunità a parte, aggregandosi con lo scopo di migliorare la loro capacità di sopravvivenza al di fuori della città, in quello che era un territorio naturale ostile. Queste persone erano tenute unite semplicemente dalla pratica comune e la disciplina.
Se questi moti però non rinunciano, e quindi non escono dal tessuto sociale, ma rimangono nella comunità, creano di conseguenza il presupposto di un’umanità di serie A, illuminata, rappresentata da loro, e di un’umanità di serie B, che non sposa i loro stessi ideali. La maggior parte di queste crea di conseguenza destre sociali. È come se affermassero: siamo per l’umanità che ha queste caratteristiche, che si integra nella nostra struttura, che quindi fa come che la regola vuole che si faccia. Uno dei principi fondanti della destra è infatti questo, mentre la sinistra si fonda storicamente su un’uguaglianza a monte. Le linee di disciplina del gruppo si trasformano a quel punto in linee socio-politiche a tutti gli effetti. Il concetto di opposizione democratica decade e anche quello di eguaglianza: si è uguali soltanto all’interno del gruppo, chiunque ha idee in contrasto è diverso e quindi, per mantenere l’armonia, nella migliore delle ipotesi deve essere escluso, nella peggiore eliminato, finendo per impersonificare il fondamentale ruolo di capro espiatorio, monito per tutti coloro che all’interno del gruppo sviluppano pensieri alternativi alla regola. Com’è noto: “Colpirne uno per educarne cento”. Nella mancanza di dissenso poi regnano naturalmente cameratismo e omertà.
È lo stesso meccanismo alla base delle mafie, dei regimi totalitari e delle sette. Sappiamo tutti che in Italia c’è la mafia e c’è stato un regime, ma non sappiamo che ci sono molte più sette di quante potremmo immaginare, e che spesso all’apparenza non sembrano nemmeno tali, niente cappucci a punta e croci rovesciate, e proprio per questo ancora più subdole e difficili da riconoscere. Le sette sono strumenti di condizionamento e indottrinamento, e il loro potere può essere usato a fine di estorsione di denaro agli “adepti”, ma potenzialmente anche per endorsement politico. Quindi sono fenomeni potenzialmente pericolosi da non sottovalutare. Proprio perché operano un totale appiattimento della coscienza del singolo, obbligandolo ad agire in conformità al loro ordine. Eppure lo Stato italiano sembra non considerare il problema, forse proprio perché fin dalle sue origini ha alla base alcuni dei principali meccanismi settari.
Le sette e la manipolazione mentale
Una delle realtà che per prime hanno iniziato a occuparsi del fenomeno sono il CeSAP (Centro Studi Abusi Psicologici) e la Favis (Associazione Familiari delle vittime delle sette), entrambi denunciano “il clima di criminalizzazione volutamente organizzato ai loro danni dai fautori di una teoria della cospirazione dai connotati grotteschi” e “una micidiale macchina di fake news” azionata nei loro confronti, tanto che il Favis ha dovuto anche spostare la propria piattaforma a causa di un pesante attacco di hackeraggio. Come ha detto David Ermini, Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura: “La libertà di coscienza e di culto previste dalla Costituzione italiana sono antitetiche rispetto alla manipolazione mentale”. Il discorso, in particolare in Italia, è molto complesso da affrontare. Quelle che compiono le sette però sono vere e proprie violenze psicologiche, oltre a diversi gradi di truffa ed estorsione. Sembra però ancora molto difficile riuscire a fare giustizia, anche perché spesso queste sette si difendono dietro la maschera della meditazione e di altre antropotecniche orientali, come ad esempio nel caso della psicosetta Onde Delta, i cui esponenti sono a processo con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo della professione medica. Queste però non sono teorie del complotto, ormai sono noti i frequenti legami tra “esoterismo”, estrema destra e sette, in tutto il mondo.
L’alt-right e la filosofia esoterica.
Per fare l’esempio più attuale. L’alt-right americana ha recuperato i testi di diversi pensatori esoterici e guru fascisti del Ventesimo secolo, nello sforzo di trovare sostegni culturali alle proprie posizioni, che vanno dal mistico allo pseudo-scientifico (vengono infatti spesso tirate in ballo le neuroscienze reinterpretate in modo fantasioso o dottrine sorpassate e accantonate sulla razza e la filologia dei popoli). Attraverso il pensiero di questi intellettuali la destra è riuscita ad appropriarsi anche della filosofia induista, arrivando a sviluppare posizioni simili a quelle del contemporaneo nazionalismo indiano. L’alt-right è solita invocare una sorta di mito simile a quello New Age, che si rifà a una nuova epoca che prenderebbe le mosse dalla natura semidivina degli ariani. Con questa premessa, chi è parte di questo genere di gruppi si sente richiamato alla sacra missione di preservare antiche credenze e conoscenze – oggi come vuole la narrazione retorica andate perdute – sentendosi parte non solo di una battaglia culturale, ma di una vera e propria lotta spirituale. Il “guru” dell’alt-right Greg Johns, capo editor di Counter-Currents Publishing – una delle due maggiori case editrici alt-right – ha scritto a questo proposito, e in particolare in merito a una possibile rinascita di un forte movimento nazionalista bianco, che “i fatti non sono abbastanza, abbiamo bisogno del mito, la storia di chi eravamo, di chi siamo e di chi vogliamo diventare. Dato che praticamente chiunque può capire e apprezzare le storie, ed è questo che sono i miti, storie, che a differenza della scienza e della politica, risuonano in profondità nell’anima, raggiungendo la fonte dell’azione. I miti possono ispirare l’azione collettiva per cambiare il mondo”.
Come scrive lo storico Nicholas Goodrick-Clarke in Black Sun: Aryan Cults, Esoteric Nazism and the Politics of Identity, la mitologia ariana dell’estrema destra si sviluppa durante l’Illuminismo. Partendo da apparenti similitudini tra le lingue europee e indiane, Friedrich Schlegel ipotizzò che un’antica razza superiore dell’India del Nord – gli ariani – si fosse spostata verso Ovest fino a raggiungere l’Europa, dove aveva fondato la grande civiltà occidentale. La narrativa legata a una razza superiore che affondava le sue radici nella lontana India forniva un’origine non biblica, e quindi non semita, alle origini degli europei e così gli antisemiti la strumentalizzarono subito, creando il dualismo tra gli eroici ariani indo-europei e gli umili ebrei.
Il potere della narrazione nei regimi.
Il grande potere e allo stesso tempo la grande pericolosità delle storie, infatti, è proprio quello di arrivare al cuore, e quindi alle emozioni e ai sentimenti, senza il filtro analitico della mente. Che in alcuni contesti può risultare un blocco, ma in altri sarebbe bene tenere attiva, per evitare di essere trascinati senza rendersene conto in derive ideologiche pericolose. È lo stesso motivo per cui molti intellettuali furono convinti sostenitori del regime fascista, nazista o comunista: la voce dei leader può essere come quella delle sirene, arrivando a fare un abile e profondo lavaggio del cervello, creando una realtà distorta – sostenuta in primis da narrazione e linguaggio – dove niente è ciò che sembra. Alcuni di questi pensatori, infatti, rinsavirono improvvisamente, dovendo poi fare i conti per il resto della loro vita e anche dopo la loro morte con l’accusa di aver ceduto a quella voce.
I miti intorno alla patria preistorica degli ariani poi furono sviluppati in particolare da Bal Gangadhar Tilak, considerato tra i padri fondatori dell’India moderna, e combattente per antonomasia per l’indipendenza, secondo solo a Gandhi. Tilak sosteneva che studiando i Veda – i testi sacri induisti – ci fosse modo di credere che 10mila anni fa gli ariani avessero dato vita a una civiltà artica spiritualmente superiore, che era stata sterminata durante l’esodo verso Sud con l’arrivo dell’era glaciale. Per Tilak, la grande forza e superiorità degli ariani, come prova la loro conquista, sterminio o assimilazione delle diverse popolazioni non ariane con cui entrarono in contatto, poteva essere spiegata soltanto dall’alto grado di civilizzazione che avevano raggiunto nella loro patria originaria al Polo Nord. Come in una sorta di Game of Thrones. Questa teoria fu poi ripresa da vari pensatori occidentali di estrema destra, tra cui Julius Evola, la cui impostazione di pensiero si fondava su una teoria della razza in chiave spirituale e che chiamava questa mitica patria indoeuropea Hyperborea. Tra i seguaci di Evola troviamo oggi Aleksandr Dugin, filosofo russo strettamente legato al Cremlino, che ha ulteriormente sviluppato questo mito sostenendo che gli iperborei avessero accesso alla conoscenza divina e avessero lottato contro Atlantide e secondo il quale gli strascichi di questa guerra originaria si possono riconoscere nella spaccatura tra il blocco americano (discendente di Atlantide) e quello sovietico, più l’Iran e l’India, diretti discendenti dell’Hyperborea e portatori delle antiche tradizioni spirituali. Vengono dunque ricreate mitiche origini ad hoc origini a sostegno della supremazia che di volta in volta si vuole sostenere, e non importa se in questo modo fazioni opposte finiscano per affondare le loro radici nella stessa stirpe, il solo fatto che sia ancestrale la rende pura, incontestabile, incorrotta.
La destra e i gruppi di yoga.
Questo meccanismo narrativo viene attuato da diverse correnti di yoga, anche se fuori dall’India non se ne riescono a scorgere ancora eventuali intenti politici. Poco importa all’Occidente che Narendra Modi, il Primo ministro indiano, nonché leader di estrema destra nazionalista con posizioni dispotiche, estremiste ed antidemocratiche, abbia fatto riprecipitare il Paese nel turismo spirituale, l’importante è che si sia fatto promotore dello Yoga Day, e che dichiari di essere un assiduo praticante. Si è diffusa infatti questa idea che lo yoga, e altre pratiche olistiche, siano di per sé buone e giuste. Eppure, più spesso di quanto si potrebbe pensare nella produttiva e razionalista Milano (ma non solo), vengono usate come etichetta dietro la quale viene compiuto un vero e proprio plagio nei confronti di persone – soprattutto donne – in situazione di crisi e fragilità, che in una disperata ricerca di risposte al senso della vita finiscono per avvicinarsi a correnti più spirituali, mettendosi nelle mani di sedicenti guru, il più delle volte improvvisati. Ci si avvicina a questi gruppi quando si è alla ricerca di nuove risposte, in un momento di crisi personale, magari dovuta a una malattia, a un abbandono, a un lutto o alla perdita del lavoro. Questi gruppi condizionano profondamente le persone che ne finiscono col farne parte. Inizialmente propongono eventi aperti o diffondono gratuitamente materiali in modo da avvicinare più facilmente persone scettiche. Una volta coinvolte attuano quello che viene chiamato “love bombing”, un bombardamento di amore indiscriminato, rassicurazione, protezione e sostegno, cose di cui tutti andiamo ghiotti, soprattutto nei momenti di crisi. In contemporanea allontanano dai loro cari la persona e contribuiscono a smantellare sistematicamente le sue ultime certezze e i legami sociali e intimi più importanti (che spesso sono gli unici che potrebbero far ragionare la vittima), etichettandoli come tossici e come ostacoli alla crescita personale, e così la legano in modo sempre più stretto a sé. A quel punto, il leader, una volta operato il distacco, ha modo di diventare il suo unico punto di riferimento. Infine si dice ai membri che non devono avere paura di non essere accettati per quello che sono, che è giusto sia essere buoni che cattivi, che non verranno giudicati, ma se si dissente con le figure ai vertici della gerarchia si viene censurati e poi allontanati in nome del bene comune. Queste sono né più né meno che tecniche di prevaricazione psicologica che riscontrate nell’operato di tutte le sette.
La mia esperienza.
Così è successo a me nel periodo successivo alla nascita di mia figlia, la mia insegnante di yoga prenatale era anche counselor e molte altre cose (e fino a poco tempo fa si dichiarava anche psicologa, dicitura improvvisamente scomparsa), così ho deciso di rivolgermi a lei, professionista con cui avevo già un rapporto, piuttosto che andare da uno psicoterapeuta a caso. La nascita di un figlio, come scrive Daniel N. Stern ne La costellazione materna, comporta un periodo estremamente delicato per la struttura della psiche della donna, che va necessariamente incontro a una ricostruzione massiva dei propri riferimenti e quindi a un profondo cambiamento. La counselor, invece di aiutarmi, al primo incontro, mi disse che avrei dovuto tassativamente lasciare il mio compagno, allontanandomi insieme a mia figlia da lui per diversi mesi, per poi operare il distacco definitivo. Per fortuna ero abbastanza padrona di me stessa per considerare quello che a tutti gli effetti era un ordine con un certo sospetto e per non farmi influenzare da una boutade, ma soprattutto per capire che dietro a un consiglio del genere, dopo una sola seduta, di professionale non c’era nulla. Nel giro di un anno ho scoperto infatti che questa persona aveva dato lo stesso consiglio perentorio a un numero considerevole di donne che le si erano rivolte e che nel tempo avevo conosciuto, frequentando le stesse scuole di yoga.
Nel corso del tempo ho assistito a una serie di comportamenti sempre più strani. Ho ricevuto una minaccia per aver lanciato un piccolo brand di design, dicendo che si sovrapponeva all’attività di una famigliare di questa persona. La persona ha cercato di allontanarmi anche da mia madre, capendo che il nostro legame era molto forte, mentendomi sul suo conto e cercando di attuare una sorta di “alienazione genitoriale”, altra tecnica usata nelle sette. Poi ha cercato di mettere mia madre – con cui era entrata in contatto attraverso di me – contro mio padre, convincendola a lasciarlo. In seguito ha provato a mettere anche me contro di lui, avendolo visto una sola volta da lontano, e senza avere nessun argomento in merito. Facendo anzi leva sul mio affetto nei suoi confronti come punto debole. Seguendo i suoi incontri, e frequentando un suo corso di formazione certificata a livello nazionale e internazionale, mi sono poi accorta che questa persona sosteneva di sapere cose in ambito della medicina tradizionale indiana e della filosofia che non sapeva, diffondendo informazioni sbagliate e facendo errori grossolani. Il climax si è raggiunto quando durante questo stesso percorso giudicò negativamente l’uso delle trasfusioni, invitando a non acconsentire a questa pratica, anche in caso di pericolo vitale, perché è “uno scambio di energia personale non da poco”. Dei più di quaranta partecipanti che hanno assistito, a parte me, nessuno ha manifestato segni di dissenso, per timore reverenziale nei suoi confronti e per paura di essere bocciato all’esame finale. Eppure era un gruppo formato da persone teoricamente nel pieno delle proprie facoltà mentali, molte delle quali laureate in diversi ambiti, dalla giurisprudenza alla psicologia. Quando seppe che la mia bambina di pochi mesi mi aveva tirato inavvertitamente un giocattolo in testa facendomi male, mi disse che i neonati si fanno attori delle azioni che noi vorremmo fare contro noi stessi: in quel momento capii che si stava andando decisamente oltre e le risi in faccia, cogliendola di sorpresa. A una partecipante del gruppo sfuggì che una volta che non c’ero durante la lezione disse che ero una stronza. Della serie: ciò che succede ai retreat resta ai retreat. Alla fine sono stata scomunicata ed allontanata dal gruppo per aver fatto notare che un articolo che aveva condiviso sul gruppo che gestiva su Facebook si scagliava contro il sesso anale come pratica barbara, interpretava in modo scorretto alcuni dati scientifici ed era stato scritto da un’autrice che si dichiarava senza falsi pudori le proprie posizioni omofobe e razziste. La ragione della scomunica, effettuata di nascosto e attraverso altre menzogne, in modo da non poter essere considerata responsabile della sua stessa azione, quando ne chiesi conto fu il mio tentativo di “creare fazioni all’interno del gruppo di sorellanza”. Ma so di altre persone eliminate senza proferir parola. La spiegazione era poi accompagnata a sottili minacce nei confronti di me e mia suocera: “Non dovresti proprio comportarti come lei, è una persona dannosa”. Purtroppo so riconoscere chi mi ama, con tutti i limiti del caso, da chi mi vuole rubare dei soldi. E così anche le ultime catene sono state sciolte.
A Milano.
Per esperienza personale posso dire che almeno a Milano dietro la patina retorica di spiritualismo, tolleranza e crescita personale più spesso di quanto si potrebbe immaginare si nascondono posizioni di estrema destra, endorsement e diffusione di posizioni discutibili, all’interno di gruppi privati su Facebook dai nomi fantasiosi di dee induiste e fasi lunari, in cui vengono consigliate pratiche ginecologiche alternative (causa anche di infezioni) senza aver ricevuto alcuna formazione riconosciuta per tenerle, e in cui viene sistematicamente scoraggiata e stigmatizzata la libertà sessuale in nome della sacralità rappresentata dal corpo della donna. La stessa persona a un altro Teacher Training disse: “Va bene libere, ma mica zoccole”. Il che, se si pensa che le sue dottrine facevano spesso riferimento all’enorme contenitore rappresentato dalla millenaria tradizione tantrica – che ai suoi albori includeva anche orge e atti di cannibalismo – risulta quantomeno contraddittorio. Ma il vero problema è che questo gruppo, col senno di poi, era strutturato come una vera e propria setta.
Queste nuove sette spesso non sono immediatamente riconoscibili, perché si nascondono dietro movimenti new age, meditazione e pratiche yoga, discipline che in sé non hanno nulla di sbagliato o pericoloso e che anzi hanno effetti benefici scientificamente provati su corpo e psiche. In questi gruppi però si mescolano psicologia, psico-magia, mitologia vedica e tantrica, sciamanesimo, yoga, meditazione, tecniche di rilassamento, astrologia, ipnosi, miti celtici, wicca, esercizi base di teatro e chi più ne ha più ne metta, pratiche che possono contribuire se usate in modo sbagliato una fitta nebbia simbolica, creata dal leader per condizionare i partecipanti.
Nei momenti di yoga nidra, alcuni stadi meditativi, e di ipnosi infatti si crea uno stato di labilità delle autodifese, che è in grado di fare emergere alcune strutture preconsce utili per essere rielaborate successivamente dalla coscienza, in quei momenti però si è più vulnerabili a incursioni scorrette. Come scrive il dottor Priorini, psicologo “Migliaia di persone ogni giorno vengono plagiate senza avere il benché minimo sospetto che un ladro è penetrato nella loro anima e li sta derubando della loro libertà interiore”. Questo aiuta a contribuire al condizionamento.
Spesso, inoltre, i partecipanti vengono invitati a spegnere la mente razionale, sospendere il giudizio critico e la capacità di analisi, e ad affidarsi emotivamente, “aprendo il cuore”, c’è quindi una sorta di regressione a una condizione infantile, che di nuovo, rischia di essere sfruttata per il tornaconto del leader. Il consiglio è quindi quello di non fare certo di tutte le erbe un fascio ma di rivolgersi a persone realmente qualificate, che possono provarlo, e se possibile che abbiano una formazione accademica riconosciuta in medicina o in psicologia. Dato che comunque, siano truffatori o no, devono trovarsi a maneggiare la psiche delle persone, che non è meno delicata di un organo.
Estrema destra e psicosette.
Allo stesso modo dell’’alt-right ci sono diversi gruppi di yoga che si rifanno alle tribù che furono assimilate o distrutte dagli ariani in cui cambiano solo le presunte origini mitiche. Queste – che spesso a un’attenta analisi risultano avere la stessa struttura delle sette e operare al loro interno gli stessi metodi – si professano libere e aperte ma si basano inamovibilmente in veri e propri dogmi, giustificando le loro regole, conoscenze e ideologie, in nome della solita origine mitica, che fanno risalire addirittura a molto prima degli ariani. Della serie: la mia origine mitica è più mitica della tua. Per questo consiglio sempre di prendere le dovute distanze quando durante una lezione si sente parlare di origini ancestrali di determinate posizioni delle mani o del corpo. Come se per il solo fatto di essere antiche andassero bene. Vi fareste operare al cuore secondo i metodi della medicina settecentesca? Io no.
Non c’è nessuna fonte riconosciuta che tramandi con chiarezza ciò che professavano questi antichissimi culti a cui si rifanno certe scuole e che si narra vengano tramandati da guru contemporanei con ashram nel Nord nell’India, meglio se alle pendici dell’Himalaya. La pratica, strumentalizzata in questo modo, diventa il primo passo di quello che in fretta può trasformarsi in un vero e proprio lavaggio del cervello, che magari arriva a promettere ai più disperati anche ricchezze materiali e fertilità.
L’individualismo.
Questo mito di una civiltà utopica e pura ci porta a una continua nostalgia di una presunta quanto gloriosa età dell’oro, una sorta di Arcadia, alla cui essenza si cerca di “riconnettersi”. Si ha quindi una fuga dal mondo che ci circonda, un rifiuto del presente, come sempre succede nei periodi di crisi socio-politica. Forse è per questo che in questo periodo storico questi gruppi sono tornati in auge, come nell’America degli anni Settanta e Ottanta. In questi gruppi viene costantemente predicato il ritorno alle origini come salvezza da ogni male del contemporaneo, dimenticandosi che alle origini la società non era certo democratica e che per ottenere un reale cambiamento nel mondo dobbiamo sì partire dal nostro interno ma poi dobbiamo assumerci responsabilità “politiche”. Attraverso il ritorno alle origini, invece della coscienza sociale, si incentiva una visione egoriferita centrata sul bene singolo.
Si parla quindi di fratellanza e uguaglianza, ma in realtà si segue una gerarchia severa, il cui vertice è occupato dal guru-insegnante. Spesso viene usata una narrazione di empowerment e liberazione del femminile come soluzione a tutti i mali portati dalla società patriarcale, che però come abbiamo visto di femminista non ha nulla, sostenendo che la donna deve rientrare in contatto sì con la propria sessualità ma esclusivamente per essere fertile. Anche se si sostiene a gran voce che il sentire personale e un fantomatico autentico sé siano sacri e che ogni donna dovrebbe trovare il coraggio di esprimersi, nella pratica qualsiasi forma di pensiero indipendente o di spirito critico e discernimento viene accusata come troppo “razionale” e quindi bollato come strumento di controllo del patriarcato. È così che di solito viene delegittimata qualsiasi opinione fuori dal coro. Se per caso avete sentito o vissuto alcune in prima persona alcune di queste cose aprite gli occhi, non farsi fregare sarebbe già un passo importante sul fantomatico cammino del risveglio femminile.