Mettiti in contatto, ascolta, sii paziente. Perché confrontarsi può fermare l’estremismo.
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Tanti dei miei migliori amici pensano che molte delle mie convinzioni più profonde riguardo a questioni importanti siano false, o addirittura insensate. A volte me lo dicono anche in faccia. Come possiamo essere ancora amici? Parte della risposta è che siamo tutti filosofi, e i filosofi imparano presto a gestire posizioni al limite della follia. Io spiego e fornisco argomentazioni a sostegno delle mie affermazioni, loro pazientemente ascoltano e replicano. In questo modo, scambiandoci le nostre ragioni sotto forma di tesi e ragionamenti, ci dimostriamo il nostro rispetto a vicenda, arrivando persino a capirci meglio.

I filosofi sono strani. Questo tipo di civile disaccordo potrebbe sembrare impossibile tra la gente comune. Tuttavia, alcune storie possono darci una speranza e mostrarci come superare anche le barriere più alte.

Un famoso esempio riguarda Ann Atwater e C. P. Ellis, ed è avvenuto nella mia città natale, Durham, nel North Carolina. Viene descritto nel libro di Osha Gray Davidson, The Best of Enemies (1996), da cui sarà tratto un film. Atwater era una madre single, nera e povera a capo di Breakthrough, un’operazione che provava a migliorare la vita nei quartieri afroamericani della città. Ellis era un padre egualmente povero ma bianco, orgoglioso di essere uno degli Exalted Cyclops del Ku Klux Klan locale. Non avrebbero potuto essere più distanti l’uno dall’altro. Inizialmente, Ellis andava ai consigli comunali nei quartieri neri portandosi dietro fucili e scagnozzi; Atwater una volta fu fermata dagli amici mentre minacciava Ellis con un coltello.

Nonostante il loro odio reciproco, quando il tribunale ordinò a Durham di migliorare l’integrazione tra bianchi e neri nelle scuole pubbliche, ad Atwater ed Ellis, nel luglio del 1971, venne chiesto di partecipare a una charrette sull’argomento – una serie di discussioni pubbliche che durarono otto ore al giorno per dieci giorni. In vista di quello che si preannunciava un calvario, si incontrarono e cominciarono facendosi domande, rispondendo con argomentazioni e ascoltandosi l’un l’altro. Atwater chiese a Ellis perché si opponesse all’integrazione; questi rispose che lo faceva perché fondamentalmente voleva che i suoi figli avessero una buona educazione, e che l’integrazione avrebbe rovinato le scuole. A quel punto, forse Atwater è stata tentata di urlargli addosso, chiamarlo razzista e andarsene indignata. Ma non lo fece. Al contrario, lo ascoltò e disse che anche lei voleva una buona educazione per i propri figli, e anche per quelli di Ellis. Poi, lui le chiese perché lavorasse così tanto per migliorare l’edilizia popolare dei neri, e Atwater rispose che voleva che i suoi amici avessero case migliori e vite migliori. Anche lui voleva lo stesso per i suoi amici.

Dopo aver ascoltato l’una le ragioni dell’altro, si resero conto che avevano in comune gli stessi valori di base. Entrambi amavano i loro figli e desideravano vite dignitose per le loro comunità. Come dirà poi Ellis: “Ero convinto che Ann Atwater fosse la donna nera più cattiva che avessi mai visto nella mia vita. Ma poi io e lei ci trovammo a parlare per un’ora o due al giorno. E ho capito che lei stava cercando di aiutare la sua gente esattamente come io stavo cercando di aiutare la mia”. Dopo aver compreso quanto avessero realmente in comune, riuscirono a lavorare insieme per rendere più inclusive e accoglienti le scuole di Durham in modo pacifico. E in gran parte ci riuscirono.

Niente di tutto questo è successo in modo veloce o semplice. Le loro discussioni accese sono durate per dieci giorni nella charrette. Non avrebbero potuto permettersi di lasciare la loro occupazione per così tanto tempo se i loro luoghi di lavoro (inclusa la Duke University, dove Ellis lavorava come operaio) non avessero garantito loro la paga. Erano anche individui eccezionali, che avevano forti inclinazioni al lavoro di gruppo, così come molte virtù personali, incluse l’intelligenza e la pazienza. Eppure, casi simili provano che a volte acerrimi nemici possono diventare grandi amici e stringere un patto in favore delle loro comunità.

Perché la destra e la sinistra non riescono a fare la stessa cosa oggi? È certo vero che gli estremisti di entrambe le fazioni spesso si nascondo nelle loro stesse casse di risonanza, restando ognuno nel proprio quartiere, isolato e  omogeneo. Raramente si ascoltano l’un l’altro e anche quando questo accade, il livello della retorica su internet è infimo. I troll fanno solo ricorso a slogan, meme e battute e quando si degnano di fornire argomentazioni, queste spesso giustificano semplicemente quello che fa comodo alle loro sensazioni, sigillando una sorta di alleanza tribale.

Il diffondersi di pessime argomentazioni è innegabile, ma non inevitabile. Rari ma significativi esempi come quello di Atwater ed Ellis ci mostrano che possiamo usare strumenti filosofici per ridurre la polarizzazione politica.

Il primo passo è quello di mettersi in contatto. I filosofi vanno alle conferenze per trovare critici che possano aiutarli a migliorare le loro teorie. Allo stesso modo, Atwater ed Ellis organizzarono incontri tra di loro per capire come lavorare insieme. Tutti noi dovremmo riconoscere il valore dell’ascolto attento e tollerante dei nostri avversari; dobbiamo prenderci la briga di andare a parlare con quegli avversari, anche se questo significa lasciare i nostri comodi quartieri o siti web preferiti.

Per seconda cosa, dobbiamo fare delle domande. Dai tempi di Socrate, i filosofi sono famosi più per le loro domande che per le loro risposte. E se Atwater ed Ellis non si fossero fatti delle domande a vicenda, non avrebbero mai imparato che entrambi si preoccupavano soprattutto per i loro figli e di come alleviare la frustrazione della povertà. Ponendo le giuste domande nel giusto modo, possiamo scoprire valori condivisi o almeno evitare di fraintendere i nostri avversari.

Terzo, dobbiamo essere pazienti. I filosofi tengono corsi per mesi su un singolo argomento. In modo simile, Atwater ed Ellis hanno speso dieci giorni in una charrette pubblica prima di arrivare a capirsi e ad apprezzarsi l’un l’altro. Hanno permesso anche ad altri membri della comunità di parlare quanto volevano, proprio come i bravi professori includono prospettive conflittuali e coinvolgono tutti gli studenti nella conversazione. Oggi, dovremmo rallentare un po’ e combattere la tendenza a escludere visioni diverse dalla nostra, interrompere l’altro oppure rimbeccare con battute e slogan che umiliano l’avversario.

Quarta cosa, dobbiamo fornire argomentazioni. I filosofi di solito riconoscono di dovere a qualcuno le loro affermazioni. Allo stesso modo, Atwater ed Ellis non si limitarono a pronunciare le loro posizioni, ma si riferirono a bisogni concreti dei loro figli e delle loro comunità per spiegare perché la pensassero in un certo modo. Sulle questioni più controverse, nessuna opinione è sufficientemente ovvia da non richiedere prove e ragioni, che vanno presentate sotto forma di argomentazioni.

Nessuno di questi passi è facile o veloce, ma libri e corsi online di ragionamento – specialmente di filosofia – sono disponibili per insegnarci come comprendere e sviluppare argomentazioni. Possiamo anche imparare con la pratica, mettendoci in contatto con le persone, facendo domande, mostrando pazienza e fornendo argomentazioni nella nostra vita quotidiana.

Non possiamo metterci in contatto con tutti. Persino le migliori argomentazioni cadono di fronte a chi non le vuole ascoltare. Ma non dovremmo giungere frettolosamente alla conclusione generalizzata che le argomentazioni falliscono sempre. Le persone moderate spesso sono aperte a ragionare con entrambi i fronti. E così i fin troppo rari esemplari che ammettono che (come la maggior parte di noi) non sanno che posizione assumere riguardo questioni morali e politiche complesse.

Due lezioni emergono. La prima è che, come fecero Atwater ed Ellis, per quanto possa essere difficile, non dobbiamo rinunciare a discutere con gli estremisti. La seconda è che è più facile discutere con i moderati, quindi spesso ha senso, come prima cosa, cercare di ragionare con loro, fare pratica su un pubblico più ricettivo per aiutarci a migliorare le nostre argomentazioni e capacità retoriche. Queste lezioni ci aiuteranno a fare la nostra parte per ridurre la polarizzazione che inficia la nostra società e la nostra vita.

Questo pezzo è stato tradotto da Aeon.

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