Secondo la storiografia femminista, quella che stiamo oggi vivendo è la quarta ondata del femminismo, dopo la prima a fine dell’Ottocento, la seconda negli anni Settanta e la terza negli anni Novanta. La rifioritura che il movimento sta avendo nell’ultimo periodo si può misurare anche dalla quantità di libri che vengono pubblicati sull’argomento, non solo tradotti, ma anche scritti da autrici italiane. Soprattutto quest’ultimo fenomeno dimostra che in Italia esiste un pubblico desideroso di informarsi e approfondire i temi femministi, che non si accontenta più dei libri importati dagli Stati Uniti. Lo sguardo di questa nuova letteratura femminista tiene insieme i diversi assi di potere, non limitandosi alla mera “questione femminile” – come veniva chiamata un tempo – ma allargandosi anche all’antirazzismo, al classismo, all’omolesbobitransfobia, alla lotta contro l’abilismo. I nuovi libri sul femminismo, comprese le edizioni aggiornate dei classici, riflettono questa visione d’insieme che viene chiamata “intersezionalità”, un termine coniato da Kimberlé Crenshaw nel 1989 per mostrare quanto i diversi tipi di oppressione fossero interdipendenti. Questi sono tra i migliori usciti in Italia nel 2020.
Caroline Criado Perez, Invisibili, Einaudi
Invisibili (Invisible Women: Exposing Data Bias in a World Designed for Men) di Caroline Criado Perez è stato un vero e proprio caso in Gran Bretagna, dove è uscito lo scorso anno facendo molto parlare di sé. In questo corposo saggio l’autrice espone attraverso l’illustrazione dei dati quanto ancora oggi il mondo sia letteralmente a misura d’uomo: dall’urbanistica ai manichini dei crash test, dai dosaggi dei farmaci ai bagni pubblici, è sorprendente scoprire quanto i bisogni femminili siano del tutto ininfluenti per il modo in cui è stata costruita e concepita la nostra società. Invisibili diventa così un manifesto indiretto per un altro modo possibile, in cui anche le esigenze di quella che è la metà della popolazione del Pianeta siano riportate al centro del discorso.
Lorenzo Gasparrini, Perché il femminismo serve anche agli uomini, Eris Edizioni
In meno di sessanta pagine, in Perché il femminismo serve anche agli uomini, il filosofo femminista Lorenzo Gasparrini spiega con chiarezza come il femminismo si rivolga anche ai maschi, sollevando e smontando di volta in volta credenze, luoghi comuni e pregiudizi legati sia al femminismo, sia ai ruoli di genere. Come sostiene la citazione di Emmeline Pankhurst riportata in esergo: “Dobbiamo liberare metà della razza umana, le donne, cosicché esse possano aiutare a liberarsi l’altra metà”.
Porpora Marcasciano, Tra le rose e le viole. La storia e le storie di transessuali e travestiti, Edizioni Alegre
In questo memoir, ripubblicato a distanza di vent’anni, l’attivista e presidente del Mit – Movimento identità trans, Porpora Marcasciano, ripercorre la storia del movimento trans in Italia attraverso le storie di chi l’ha costituito e vissuto. Tra le rose e le viole è molto più che un semplice insieme di biografie, è la testimonianza di una storia di marginalità troppo spesso dimenticata. A quasi quarant’anni dalla legge che consentì la rettificazione di attribuzione di sesso, da questo libro emerge con forza l’importanza del riconoscimento politico e sociale dell’esperienza trans.
Rachele Borghi, Decolonialità e privilegio. Pratiche femministe e critica al sistema-mondo, Meltemi editore
Decolonialità e privilegio, edito nella collana “Culture Radicali”, è un vero e proprio manuale di istruzioni sulla decolonialità, con tanto di kit di montaggio ed esercizi pratici. Borghi, che insegna Geografia alla Sorbona di Parigi, guida lettrici e lettori attraverso gli studi postcoloniali, indispensabili per una conoscenza approfondita delle dinamiche del dominio. Spiegando concetti come razza e privilegio, e richiamandosi agli studi di importanti femministe come bell hooks e Monique Wittig, questo saggio è un ottimo punto di partenza per capire il sistema in cui siamo immersi.
bell hooks, Elogio del margine – Scrivere al buio, Tamu
Ripubblicato in Italia con l’aggiunta di Scrivere al buio (le interviste all’autrice realizzate da Maria Nadotti), Elogio del margine è un classico del pensiero femminista decoloniale e intersezionale. In questa raccolta di saggi, bell hooks (pseudonimo di Gloria Jean Watkins) esplora le declinazioni del concetto di “marginalità” come spazio di resistenza e invenzione creativa, dove le minoranze trovano la radice del proprio riscatto. Attraverso la pratica femminista del “partire da sé”, l’autrice offre la sua esperienza di donna nera in una società razzializzata e sessista, con una scrittura potente e profondamente intima.
Emma Clit, Bastava chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano, Laterza
Con le dieci storie a fumetti di Bastava chiedere! – caso editoriale in Francia finalmente arrivato anche qui – l’autrice Emma Clit mostra la banalità e la ricorrenza del sessismo nella vita di tutti i giorni. Resa famosa dalla striscia che ha diffuso il concetto di “carico mentale”, Emma illustra soprattutto il peso del lavoro domestico, ancora quasi esclusivamente demandato alle donne. Come ha scritto Michela Murgia nell’introduzione, “Per molte di noi vedersi in questo libro sarà una rivelazione, per altre un dolore, per tutte un’opportunità preziosa: diventare più consapevoli dell’esistenza del dislivello per poterlo affrontare per quello che è, cioè un dato sociale storicizzato e modificabile”.
Stefania Prandi, Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta, Settenove
Sebbene di femminicidio si parli sempre di più, ben poca attenzione viene data a chi resta: sopravvissute, orfani e famiglie, spesso lasciati soli a elaborare la perdita, lo stigma e la colpevolizzazione mediatica nei confronti delle vittime. La giornalista Stefania Prandi raccoglie le loro storie in un libro che è frutto di un lavoro di ricerca durato tre anni, Le conseguenze. Queste testimonianze non servono tanto a dare voce al dolore, ma ad avere più chiare le dinamiche della violenza di genere, a riprova che essa non si esaurisce solo nel momento in cui una donna viene uccisa, ma che fa parte di un ecosistema di violenza e prevaricazione.
Andrea Long Chu, Femmine, NOT Nero Editions
Considerata l’iniziatrice della “seconda ondata dei trans studies” da Sandy Stone e puntualmente attaccata dai conservatori per i suoi scritti, con Femmine, Andrea Long Chu prende le mosse da Valerie Solanas per indagare un tema fondamentale del femminismo: la definizione di donna. Proponendo la teoria radicale e provocatoria che “tutti gli esseri umani sono femmine, anche – specialmente – se non sono donne”, Chu rivendica il soggetto femminile in un percorso che va dalla psicanalisi all’autocoscienza su YouTube.
Silvia Federici, Genere e Capitale. Per una rilettura femminista di Marx, DeriveApprodi
Genere e Capitale raccoglie gli scritti su Marx della femminista Silvia Federici, evidenziando i limiti del filosofo tedesco rispetto al discorso antisessista e antirazzista. Dal famoso saggio del 1974, scritto con Nicole Cox, “Contropiano dalle cucine”, che diede il via al dibattito sul salario per le casalinghe, si arriva ai più recenti lavori sul ruolo della tecnologia, spesso inconciliabile con una prospettiva di liberazione femminile e femminista. Con questo compendio, Federici si conferma ancora una volta una delle pensatrici marxiste più influenti della nostra epoca.
Chadia Arab, Fragole. Le donne invisibili della migrazione stagionale, LUISS Press
In Fragole l’autrice francese di origine marocchina Chadia Arab racconta la migrazione stagionale delle donne dal Marocco al territorio della provincia di Huelva, in Spagna, dove si coltivano e raccolgono fragole e pomodori. Riportando le loro testimonianze, Arab racconta la realtà fatta di sfruttamento e ricatti delle braccianti agricole, che oltre ai soprusi del lavoro irregolare, subiscono violenze e discriminazioni in quanto donne e in quanto migranti. Analizzando i risultati di Aeneas, un progetto lanciato nel 2004 dall’Unione Europea per contrastare l’immigrazione clandestina, l’autrice illustra tutti i limiti del modello di integrazione occidentale, incapace di accogliere le esigenze individuali e le specificità di genere.