
Dalle elezioni in Groenlandia, che hanno visto la vittoria della volontà di essere indipendenti, al terribile terremoto in Myanmar, passando per le proteste in Turchia, in Serbia e in Romania, fino al tour degli unici democratici che stanno facendo una dura opposizione a Donald Trump, Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez, ecco i principali avvenimenti mondiali, in foto, che abbiamo selezionato a marzo 2025.
9 marzo – Bucarest, Romania
In Romania, si sono verificate significative proteste a Bucarest in seguito all’annuncio dell’estromissione di Călin Georgescu, politico filorusso di estrema destra, dalle nuove elezioni presidenziali previste per maggio. Georgescu aveva sorprendentemente vinto al voto di novembre 2024, successivamente annullato dalla Corte costituzionale a causa di presunte interferenze russe. Nonostante le proteste dei suoi sostenitori e il ricorso presentato, la Corte ha confermato la sua esclusione dalla prossima tornata elettorale.
11 marzo – Manila, Filippine
L’ex presidente delle Filippine Rodrigo Duterte è stato arrestato e ha lasciato Manila su un aereo diretto all’Aia, poche ore dopo essere stato raggiunto da un mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale per le uccisioni avvenute durante la sua “guerra alla droga”. L’ex leader è accusato dai procuratori della CPI di crimini contro l’umanità per le repressioni antidroga, durante le quali sarebbero state uccise fino a 30.000 persone, la maggior parte uomini delle aree urbane più povere.
11 marzo – Groenlandia
Jens-Frederik Nielsen, leader del partito liberale Demokraatit, ha vinto le elezioni parlamentari in Groenlandia, ottenendo circa il 30% dei voti. Questo risultato rappresenta un notevole incremento rispetto alle precedenti elezioni, dove il partito aveva ottenuto solo il 9,1%. La vittoria di Demokraatit segna un cambiamento significativo nel panorama politico groenlandese, con una chiara preferenza per un percorso graduale verso l’indipendenza dalla Danimarca. Nielsen ha sottolineato l’importanza di costruire una Groenlandia indipendente, affermando: “Non vogliamo essere americani. Non vogliamo essere danesi”.
15 marzo – Belgrado, Serbia
Belgrado ha ospitato la più grande manifestazione di protesta nella storia della Serbia, con centinaia di migliaia di studenti e cittadini scesi in piazza per chiedere maggiore trasparenza e responsabilità da parte del governo, con un crescente malcontento verso il presidente Aleksandar Vučić. La protesta, organizzata dagli studenti sotto lo slogan “15 per 15”, ha visto una partecipazione massiccia nonostante i tentativi delle autorità di ostacolare l’afflusso di manifestanti nella capitale. A fine mese migliaia di studenti hanno poi protestato davanti alla sede dell’emittente filogovernativa Informer TV, accusando il canale di diffondere propaganda contro le manifestazioni studentesche.
18 marzo – Budapest, Ungheria
Il parlamento ungherese ha approvato ad ampia maggioranza un disegno di legge presentato dal partito Fidesz, del primo ministro ungherese Viktor Orbán, per vietare il Budapest Pride, manifestazione che da trent’anni rappresenta la comunità LGBTQ+ nel paese. Il testo emenda la legge sul diritto di riunione, vietando le assemblee che violerebbero le norme della legge sulla tutela dei minori. Secondo Fidesz, il provvedimento è necessario “perché garantisce che sul territorio dell’Ungheria possano essere tenute solo assemblee che tengano conto del diritto dei bambini a un adeguato sviluppo fisico, mentale e morale”.
19 marzo – Istanbul, Turchia
Dopo l’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, con l’accusa di appropriazione indebita, corruzione, frode aggravata, acquisizione illecita di dati personali e manipolazione di appalti pubblici, migliaia di persone hanno protestato per giorni in 55 delle 81 province turche, coprendo così più di due terzi del territorio nazionale. La Turchia ha respinto le dichiarazioni internazionali sull’arresto di Imamoglu e sulla detenzione di quasi 1.900 manifestanti definendole “prevenute”. Erdogan ha liquidato le proteste come uno “spettacolo”.
20 marzo – Tempe, Arizona
Il senatore del Vermont Bernie Sanders e la rappresentante di New York Alexandria Ocasio-Cortez hanno tenuto un comizio presso l’Arizona State University a Tempe, attirando migliaia di sostenitori. L’evento, parte del tour “Fight Oligarchy”, mirava a denunciare l’influenza dei miliardari nelle elezioni e a promuovere riforme per affrontare le disuguaglianze economiche. Il tour continua a mobilitare sostenitori in vari stati, evidenziando le divisioni interne al Partito Democratico. L’evento ha registrato una partecipazione massiccia, con l’arena Mullett dell’ASU al completo e oltre un migliaio di persone rimaste fuori per mancanza di spazio.
24 marzo – Washington, USA
Il direttore della testata statunitense The Atlantic, Jeffrey Goldberg, ha rivelato di essere stato inserito per errore in una chat ristretta sulla piattaforma di messaggistica Signal con cui esponenti dell’amministrazione Trump, tra cui il vicepresidente JD Vance, hanno coordinato un attacco in Yemen contro gli Houthi. Inizialmente, Goldberg ha pensato si trattasse di uno scherzo, ma ha compreso la gravità della situazione quando l’attacco si è effettivamente verificato. L’incidente ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza delle comunicazioni governative e sull’uso di piattaforme non ufficiali per discutere piani militari sensibili.
26 marzo – Brasilia, Brasile
La Corte Suprema del Brasile ha votato a maggioranza affinché l’ex presidente Jair Bolsonaro sia processato per aver cospirato di rovesciare il governo dopo la sua sconfitta alle elezioni del 2022 contro Luiz Inácio Lula da Silva. Tre dei cinque giudici coinvolti hanno votato a favore del processo, nel quale Bolsonaro potrebbe affrontare una condanna a oltre due decenni di prigione. Bolsonaro è accusato di diversi reati, tra cui il tentativo di abolire violentemente lo stato di diritto democratico e l’organizzazione di un colpo di stato.
28 marzo – Mandalay, Myanmar
Un terremoto di magnitudo 7.7 ha colpito il Myanmar, con epicentro vicino a Mandalay. Secondo le autorità locali, il bilancio è di oltre 1.600 morti e più di 3.400 feriti, ma si teme che i numeri reali siano più elevati a causa delle difficoltà nel verificare le informazioni. Le scosse sono state avvertite anche in Thailandia, dove a Bangkok, distante circa 1.000 chilometri dall’epicentro, il crollo di un grattacielo in costruzione ha causato almeno 9 morti, con decine di persone ancora disperse sotto le macerie.
