Siamo sempre più soli, abbiamo difficoltà a fare amicizia e ci sentiamo insicuri nell’approcciare persone sconosciute, così tanto da rinunciare in partenza, facendo ulteriormente aumentare la frustrazione e il senso di isolamento. I giovani e giovanissimi, in particolare, hanno poche occasioni e strumenti per superare le barriere che i problemi e i cambiamenti dell’adolescenza spesso pongono. È questo il contesto in cui proliferano i corsi per conquistare partner con presunte tecniche infallibili di rimorchio che consistono in una serie di trucchetti di abbigliamento, atteggiamenti e argomenti “per fare colpo”, infarciti di luoghi comuni e malcelato sessismo, accanto a contenuti dedicati a insegnare “come essere un vero uomo”, improntati sullo stereotipo della mascolinità a base di muscoli e misoginia.
Per certi versi molti di questi corsi possono essere ricondotti alla cosiddetta manosphere – dal nome di un blog creato nel 2009, che si proponeva come “una nuova speranza per la mascolinità” – cioè quell’universo digitale di blog, canali Youtube, forum, thread su Reddit e gruppi Telegram rivolti a un pubblico maschile e dedicati ai rapporti tra generi, alla sessualità e ai problemi degli uomini nel mondo contemporaneo. Di per sé potrebbe anche essere un’iniziativa costruttiva, se non fosse che le ideologie e le istanze pseudo-scientifiche alla base della manosphere sono misogine e violente – riconducono infatti l’origine di tutti i problemi alle donne e in particolare alla loro emancipazione – e le discussioni spesso si riducono a uno sfogo di rabbia e insoddisfazione repressa. Ne fanno parte movimenti e gruppi quali MRA (Men’s Right Activists), Red Pill e Incel (involuntary celibates), MGTOW (Men Going Their Own Way) e altri appartenenti alla sfera dell’alt-right: si tratta di gruppi e orientamenti accomunati dalla rabbia, incanalata contro le donne, oggettificate, ma anche contro gli uomini che con loro stanno bene e instaurano rapporti positivi o che non rientrano entro certi canoni di mascolinità dominante, che sia per orientamento sessuale o per scelte alimentari e di stile di vita, e che sono quindi visti come emblemi della presunta, pericolosa “femminilizzazione della società”.
Nel caso dei corsi di seduzione questo substrato è meno presente e più sottile. La PlayLover Academy, per esempio, ha come obiettivo esplicito quello di aiutare uomini soli e impacciati con le donne a trovare la propria anima gemella grazie alla guida esperta di due guru del rimorchio dei quali sul sito vengono riportate le – forse – ironiche e dettagliatissime bio, nonché la descrizione della donna ideale e lo stile di seduzione: sono i due fondatori Christian Pozza e Steve Maister, di cui apprendiamo informazioni sulla carriera da seduttori che avremmo preferito ignorare – tra bambine baciate all’asilo e “una cameriera russa di ben 10 anni più grande, fidanzata da 5 anni” (sic) conquistata per sfinimento (altrimenti detto stalking). La straripante autostima dei due e la loro non troppo velata misoginia talvolta sul confine con il sessismo benevolo (ma spesso nemmeno) fanno da contorno al prodotto vero e proprio: la presunta strategia di seduzione che chiunque – spendendo fior di quattrini – può apprendere, resa realistica da un lessico finto-tecnico.
La PlayLover Academy è forse il caso più colorito e più comprensibilmente criticato di una variegata serie di blog e corsi, online e in presenza, da quello che promette di insegnare a sedurre qualunque donna in trenta giorni a quello che offre contenuti mirati per tutte le necessità: conquistare una donna già fidanzata, riconquistare la propria ex, o imparare come piacere agli uomini – ma c’è anche chi garantisce un aiuto sincero, affermando di non volere solo il denaro, ma di avere una mission più ampia. Le costanti sono: presunti maestri di seduzione, che riprendono lo stereotipo del guru spirituale, che illustrano la propria parabola personale di seduttori infallibili, spesso una vera e propria rivincita dopo una delusione d’amore; una rappresentazione quanto meno banalizzata dei rapporti interpersonali, di qualsiasi tipo essi siano, e un ritratto monolitico delle donne; nomi evocativi che strizzano l’occhio ai maschi che sentono minacciato il proprio ruolo nei rapporti interpersonali e in generale nella società; e soldi, anche tanti (fino a diverse migliaia di euro), quelli necessari per iscriversi ai programmi e trovare finalmente l’agognata felicità. Alla base c’è la domanda da parte di persone – specialmente uomini giovani – sole e insicure nel rapportarsi alle donne – magari perché convinti di non essere abbastanza “qualcosa” – e quindi portati a lasciarsi persuadere dall’esperto di turno di aver bisogno della sua guida per svoltare e avere finalmente successo.
La figura del guru della seduzione meriterebbe approfondimenti e riflessioni, ma per il momento possiamo dire che si tratta di uno degli ingredienti funzionali alla vendita di corsi dai contenuti molto spesso problematici, sintomo di un fenomeno reale a cui bisognerebbe fare attenzione: il fatto che facciamo sempre più fatica a entrare in relazione in modo spontaneo con l’altro. La pandemia ha intensificato questa tendenza, attraverso il distanziamento sociale che a poco a poco è diventato la nuova normalità, tanto che per molti la fine dei lockdown e delle restrizioni ha portato ansia sociale e ulteriori difficoltà; in tanti hanno preferito mantenere questo nuovo stile di vita, più solitario e ritirato. Di per sé, questo non è per forza un problema; anzi, può aver rappresentato la liberazione da una socialità imposta, ma non necessariamente desiderata. Come diceva Aristotele, però, siamo animali sociali e abbiamo bisogno del contatto con i nostri simili.
Avendo perso la possibilità di sviluppare le proprie competenze sociali in una fase fondamentale per lo sviluppo della personalità e dell’intelligenza emotiva, gli adolescenti, oggi, possono incontrare grosse difficoltà nel relazionarsi con i propri coetanei con cui instaurare i primi contatti sentimentali e sessuali, cosa già di per sé non facile, specialmente per chi ha un carattere timido o ha delle insicurezze. Ecco che seguire il “guru” di turno – da quello del rimorchio a quello del trading online, passando per la crescita personale, la dieta e gli integratori – può diventare una tentazione, per imparare ad affrontare in qualche modo la vita adulta, per sentirsi parte di un gruppo, per essere all’altezza delle richieste della società, per non sentirsi dei falliti, per raggiungere il successo in poche semplici mosse.
Meno contatti si hanno, meno si è capaci di interagire e più l’altro sembrerà qualcosa di incomprensibile e potenzialmente pericoloso, specialmente dopo un eventuale rifiuto. Se questa condizione si innesta su un substrato culturale misogino, in cui manca un’adeguata educazione, ecco che si può venire convinti dal presunto esperto di turno che con le adeguate istruzioni in merito ad atteggiamenti da tenere, argomenti di conversazione, indumenti da indossare e tagli di capelli da scegliere si possano conquistare tutte le ragazze che si vuole, come fossero oggetti o moneta di scambio, perché in fin dei conti le donne – a quanto pare un blocco di esemplari privi di personalità, caratteristiche e preferenze – “sono fatte così”. È un orizzonte rassicurante: non è che non piaci, semplicemente non conosci le mosse giuste; basta sapere cosa vogliono le donne per essere in grado di sedurle, con tecniche che spesso somigliano pericolosamente alla manipolazione.
Anche l’immagine dell’aspirante seduttore, comunque, da questi corsi non ne esce bene: l’idea di fondo, più o meno esplicitata, è che se non conquisti una ragazza sei uno sfigato, perché il tuo valore si misura dalle tue capacità seduttive, ma invece di guardarti dentro per analizzare le tue insicurezze e i tuoi insuccessi – ed eventualmente rivolgerti alla psicoanalisi e alla psicoterapia – devi imparare i trucchi per manovrare le donne a tuo piacimento. Ed è così che se fallisci anche dopo aver seguito uno di questi corsi, le probabilità che ti senta ancora peggio, più insicuro e più solo, aumentano esponenzialmente.
Quello che servirebbe, però, non è la via più semplice (e anche sostanzialmente inutile, per quanto allettante), ma un cambiamento culturale e sociale che passi attraverso un’educazione paritaria, anche in casa – con il problema, però, che per educare alla parità attraverso l’esempio serve una struttura sociale di supporto alla famiglia e al lavoro che a oggi manca – l’educazione all’affettività e poi alla sessualità nelle scuole, oggi carente, e un piano nazionale per introdurre lo psicologo di base, perché la salute mentale dovrebbe essere una priorità di tutti i governi. In parallelo, lo Stato e le autorità locali dovrebbero promuovere la socialità e le interconnessioni, anche con spazi di aggregazione che, ad eccezione degli oratori cattolici, sono sempre troppo pochi e poco efficaci. In ogni caso, se non si ha la consapevolezza di quali siano i propri problemi comunicativi e relazionali, e se non c’è la possibilità di affrontarli con dei professionisti, la solitudine non si può combattere frequentando un corso di rimorchio. Qualcuno che ne trae beneficio, però, c’è: chi si arricchisce sulle insicurezze altrui.