Perché bannare CasaPound dai social significa difendere la libertà di parola - THE VISION

Il 9 settembre Facebook ha cancellato da tutte le piattaforme social che controlla le pagine e i profili dei dirigenti delle organizzazioni neo-fasciste conosciute come CasaPound e Forza Nuova. Alla notizia, devo ammetterlo, ho reagito come la maggior parte degli italiani coscienziosi e attenti alla libertà di parola. Una parte di me era contenta di vedere finalmente dei violenti xenofobi, omofobi e propagatori di odio bannati dai più popolari social network. L’altra ha sciabolato tutta la notte.

Ma non tutti l’hanno vista così.

Su Twitter, il social network utilizzato da chi ha sostituito l’avere orgasmi con il correggerti la citazione sbagliata di Friends che hai appena scritto, i dirigenti e i militanti neo-fascisti hanno gridato alla censura. “Un abuso, commesso da una multinazionale privata in spregio alla legge italiana,” scrive il vicepresidente di CasaPound, “Uno sputo in faccia alla democrazia.” Il consigliere comunale di Ostia Marsella si appella addirittura al rispetto della Costituzione.

Luca Marsella

L’appello di Marsella alla libertà mi ha toccato profondamente. Quando a un uomo condannato in primo grado a due mesi di carcere per aver minacciato di “accoltellare e ammazzare come cani” dei liceali minorenni che avevano avuto l’ardire di organizzare una manifestazione a lui sgradita viene impedito di parlare, ci troviamo di fronte a una grave perdita per tutti. Facebook ha cancellato tutti i suoi post. Tutti i suoi ricordi. Tutte le foto con gli amici, come quella in cui abbraccia Roberto Spada, dell’omonimo clan. Sì, quello che tirò la famosa testata al giornalista di Nemo.

Facebook ha inspiegabilmente bloccato anche la pagina di “CasaPound Cimini”.

Come faranno ora i militanti del viterbese a esprimere il loro libero pensiero? Sono persone come me e te, gente che ha un lavoro e decide di massacrare di bottequindici contro uno – un ragazzo di 24 anni che aveva ricondiviso – ironicamente proprio su Facebook – un manifesto satirico su CasaPound.

Cosa diceva di così orribile? “Chi mette il parmigiano sulla pasta al tonno non merita rispetto”, facendo il verso ai classici manifesti col font fascista di CasaPound. Una libera opinione che ha meritato una libera decisione di gruppo di organizzare un libero agguato. Così l’11 febbraio 2017 lo hanno aspettato in quindici davanti a una pizzeria, lo hanno inseguito e preso a pugni e cinghiate. Come ricostruisce l’Espresso, “Il presidente di CasaPound Cimini si sfila la cinta e colpisce Paolo ripetutamente sulla schiena. Alla fine il capobranco mette una mano sulla spalla del ragazzo e lo avverte: ‘Mi dispiace, ma la prossima volta fatti i cazzi tuoi’”.

Ora la pagina Facebook di “CasaPound Cimini” restituisce l’errore “Spiacenti, questo contenuto non è al momento disponibile”. E ora tutte le emozioni e la libertà dei suoi follower e membri andranno perdute nel tempo, come lacrime nella pioggia.

Insomma, è davvero difficile capire perché Facebook abbia deciso di rimuovere profili di personaggi simili dalle sue piattaforme.

In tanti, infatti, sono accorsi in aiuto dei poveri camerati. In primis i liberal di sinistra, i cavalieri bianchi della libertà che devono ricordarti quanto sono sofisticati e superiori a te perché vogliono dare “libertà di parola a tutti, anche alle persone con cui non andiamo d’accordo”. Non riescono a trattenersi. Sono come i tizi che per scelta non possiedono un televisore o i vegani. Non aspettano altro che di raccontartelo. La loro intera esistenza ruota attorno alla possibilità di dire “impedire ai fascisti di parlare è fascista”.

Non so voi, ma io non ho mai capito questo appunto. A me fa schifo Calcutta e non “vado d’accordo” con i suoi fan, ma non ho mai chiesto la cancellazione delle loro pagine social e penso che protesterei se le chiudessero. Forse perché sono segretamente un liberale, o forse perché non sono mai stato inseguito e preso a cinghiate da tizie avvolte in sciarpe da calcio con scritto MAINSTREAM che mi urlavano “prenditi due tachipirine 500, figlio di puttana”.

Io li capisco. Se permettiamo a Zuckerberg di censurare i fascisti, un giorno bloccheranno anche altre pagine di gente che vuole massacrare di botte gente con opinioni divergenti. Volete veramente vivere in un Paese così?

I veri fascisti sono gli antifascisti.

È la stessa cosa che io penso dei pompieri. Quando vedo un incendio in una foresta io fermo la macchina, scendo, picchietto sulla spalla il tizio con l’idrante in mano e gli dico “i veri piromani sono quelli che spengono gli incendi”. Come liberale voglio che il fuoco bruci ogni fottuto ettaro. Se impediamo ai piromani di esprimersi, dar fuoco alle foreste sarà un’attività concessa solo ai criminali.

Ma poi chi è Zuckerberg per dirci se i fascisti possono o non possono stare sulla sua proprietà privata?

Questa è l’Italia. Il Paese in cui gli eterosessuali ti devono dire che l’omofobia non esiste, dove i bianchi che non hanno mai sperimentato il razzismo sulla loro pelle ti assicurano che l’Italia non è razzista, dove gli uomini decidono cosa le donne debbano fare del loro corpo.

Del resto “se gli antifascisti sono i veri fasci” probabilmente è una posizione liberale costringere una compagnia privata a fare quanto decide lo Stato. Questo non è affatto fascista.

Rimuovere CasaPound e Forza Nuova non solo è una scelta libertaria, ma è l’unica cosa da fare se si vuole difendere la libertà di tutti. Perché non puoi concedere la libertà di parola a chi ha come obiettivo cancellare la tua. Non puoi discutere con chi non accetta la tua esistenza. Non puoi avere un confronto democratico con chi la democrazia la vuole soffocare. Non serve scomodare Karl Popper, basta leggere la nostra Costituzione. Il fascismo non è un’opinione. È un crimine.

Roberto Fiore

Un fatto che comunque risulta irrilevante nella scelta compiuta da Facebook. A marzo 2019 la società ha annunciato la volontà di rimuovere “gruppi d’odio” in tutto il mondo. Sono stati così bannati nei mesi successivi estremisti di ogni colore e religione in Canada, negli Stati Uniti, in Inghilterra e in molti altri Paesi. La scelta è stata fatta in risposta al ruolo che Facebook, suo malgrado, ha avuto nelle stragi. Questo è quello che i difensori della “libertà di parola” degli estremisti non capiscono. Grazie a quella libertà le persone vengono picchiate e aggredite. La gente viene uccisa e massacrata.

Un problema che nessun editorialista del Corriere della Sera ha mai vissuto o vivrà mai, e che quindi non esiste.

La sinistra che difende la libertà dei fascisti mi ricorda i no vax. Pensano di essere immuni al problema perché non si sentono personalmente coinvolti e non rischiano nulla sulla propria pelle, mentre saranno le persone più indifese a rischiare per loro.

Non dovremmo quindi stupirci della scelta di Facebook, ma del fatto che nel 2019 dobbiamo vedere persone che celebrano la marcia su Roma confrontarsi con la società civile sulle reti tv nazionali. È la normalizzazione del fascismo. Ricordate quando Alessandra Mussolini ha risposto stizzita alla vignetta di Jim Carrey su Benito appeso a testa in giù? Gli americani sono rimasti sconvolti all’idea che esistesse una nipote di Mussolini con una vita pubblica e politica. Quello ci dovrebbe stupire. Il fatto che gruppi che celebrano criminali di guerra e traditori della patria facciano ancora parte del discorso pubblico in Italia. Che tutto questo sia normale e protetto.

Ma se lo dici ad alta voce il fascista sei tu.

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