Con i teatri, i cinema e i musei chiusi da mesi, Amadeus vuole il pubblico al Festival di Sanremo. Abbiamo ancora nelle orecchie le parole del noto conduttore che un anno fa, alla vigilia della sua prima conduzione della kermesse canora, elogiava Francesca Sofia Novello in quanto capace di rimanere “un passo indietro” rispetto al proprio uomo, il pilota di MotoGP Valentino Rossi. La gaffe aveva fatto presto il giro del web, scatenando un coro che reputava unanimemente offensivo e sessista quanto detto dal conduttore. Ma a quanto pare Amadeus – di nuovo alla conduzione del Festival – ha deciso di regalarci anche quest’anno le sue perle di impopolarità.
Il conduttore ha infatti manifestato la volontà di avere il pubblico presente in sala. Più precisamente, vorrebbe in platea un pubblico di figuranti composto da coppie di conviventi, che potrebbero tranquillamente sedere l’uno accanto all’altra. La richiesta è parsa inaccettabile ai più. In base a quanto previsto dall’ultimo Dpcm, come sappiamo, in tutti i teatri italiani sono vietati gli spettacoli alla presenza del pubblico. Ma questo sembra non importare ad Amadeus il quale ha precisato che, qualora la sua richiesta non fosse accettata, è pronto ad abbandonare la conduzione del Festival. E sembra che anche Fiorello, che lo affiancherà di nuovo per tutte e cinque le serate, stia meditando di abbandonare per gli stessi motivi.
Le dichiarazioni di Amadeus hanno dato il via a molte polemiche e sono tanti gli artisti che hanno contestato le presa di posizione del conduttore. “Tutti facciamo i conti da mesi con una pandemia che ha barbaramente scannato, umiliato il mondo dello spettacolo, proibendoci di esistere”, queste le parole con cui lo scrittore Stefano Massini – reduce dall’esperienza televisiva con Ricomincio da Raitre, che ha condotto insieme ad Andrea Delogu di fronte a una platea completamente vuota – ha palesato la propria indignazione per quanto detto da Amadeus. Attraverso un post sul suo profilo Facebook, Massini ha fotografato alla perfezione la rabbia e lo scoramento di un’intera categoria, quella dei lavoratori dello spettacolo. Categoria che, da quando ha iniziato a diffondersi il Covid-19, è stata e continua a essere una delle più penalizzate, insieme all’intero settore culturale. Massini ha contestato il fatto che si chieda di fare un’eccezione alla regola per il Festival della canzone italiana: un gesto scorretto non solo per gli artisti ma anche per chi, come i tecnici e gli operatori, si ritrova a casa da mesi senza lavoro. “Qualcuno mi spieghi per quale ragione dovremmo accettare in silenzio che Sanremo, spettacolo dal vivo, rimanga intatto come era”.
A causa della pandemia, il mondo dell’arte e della cultura stanno vivendo una situazione critica e stagnante. Molti film, per i quali era prevista la distribuzione in sala, sono dovuti approdare giocoforza su piattaforme streaming come Netflix e Prime Video. Dal canto loro, i teatri sono stati costretti a rivoluzionare la stagione e a condividere gli spettacoli sui propri siti o attraverso YouTube. Spettacoli ai quali registi, attori e maestranze hanno lavorato per mesi vengono messi in scena senza pubblico, cosa che non succede nemmeno durante le prove generali. Ciò reca un grosso danno al lavoro degli artisti e non solo da un punto di vista economico: per chi si esibisce è fondamentale avvertire l’energia e la reazione del pubblico. La partecipazione, le risate, la commozione, i silenzi, il brusio, gli applausi imprevisti durante lo spettacolo determinano nel bene e nel male la performance e sono materiale fondamentale con cui gli interpreti entrano in relazione e arricchiscono di volta in volta la recita.
E poi ci sono i musicisti che, con i concerti bloccati da troppo tempo, si ritrovano talvolta a suonare davanti alla webcam nel salotto di casa. E per quanto artisti e lavoratori dello spettacolo stiano dimostrando grande spirito di adattamento a questo nuovo modo di esprimersi, l’amaro in bocca resta. L’essenza di alcune arti in particolare risiede proprio nell’incontro tra artisti e spettatori in un luogo specifico, che sia un teatro, una sala da concerto, un cinema o uno stadio e questo, da un anno a questa parte, è stato inevitabilmente sacrificato, snaturato, talvolta mortificato.
È comprensibile, quindi, che molti artisti si siano schierati contro le dichiarazioni di Amadeus. Come Massini, hanno detto la loro nelle ultime ore anche Albano e Alessandro Borghi. E se il primo sostiene che il Festival andrebbe addirittura rimandato, il secondo ha preso posizione contro la scelta del pubblico coreografico, che svilirebbe il senso stesso dello spettacolo dal vivo. In un post su Twitter, l’attore di Sulla mia pelle ha scritto: “Il pubblico coreografico non esiste. Se esiste, non dovrebbe esistere. Non in questo momento”. Tra le invettive cariche di sarcasmo spicca poi quella di Moni Ovadia, il quale ha dichiarato: “Amadeus è un garbato presentatore, cosa pensa di essere il premio Nobel per la medicina? […]. Ha fatto bene Franceschini: se si chiude, si chiude tutto! Pensavano che con i soldi si poteva fare tutto? Eh no, non è così!”. A questo proposito, qualcuno potrebbe obiettare che, proprio in questo periodo, alcune trasmissioni televisive si stiano svolgendo alla presenza del pubblico.
Programmi come Amici di Maria De Filippi o Uomini e donne, per esempio, accolgono in studio spettatori con indosso la mascherina, separati tra loro da distanziatori in plexiglass. Anche questa scelta, in realtà, è discutibile, dal momento che anche nei cinema e nei teatri – nei mesi estivi – era stato mantenuto il distanziamento, eppure con la seconda ondata questi sono stati comunque chiusi, a prescindere dalle loro dimensioni e dalla loro capacità di pubblico. Ma la questione è un’altra: il Festival consta non di una ma di cinque serate (ciascuna della durata di diverse ore) e, con il pubblico in platea – numeroso per quanto distanziato – si dovrebbe riuscire a creare una vera e propria “bolla” per consentire lo svolgimento della manifestazione in sicurezza. E in ogni caso anche questa decisione andrebbe evitata, se si pensano alle difficoltà nel controllo dei contagi riscontrate al Megasaray Tennis Academy di Antalya, in Turchia. Occasione per cui è stata allestita una “super bolla” per permettere lo svolgimento del torneo, ma che evidentemente non ha funzionato.
Dopo le dichiarazioni di Amadeus, il ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini si è espresso con fermezza, affermando che tutti i teatri meritano di ricevere lo stesso trattamento. Il ministro ha dichiarato: “Il Teatro Ariston di Sanremo è un teatro come tutti gli altri e quindi, come ha chiarito ieri il ministro Roberto Speranza, il pubblico, pagante, gratuito o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e cinema. Speriamo il prima possibile”. Parole che contrastano con ciò che chiede Amadeus, il quale ha detto di voler attendere comunque le decisioni del Cts sul protocollo di sicurezza Fimi. Intanto, anche il mondo della politica sta assumendo una posizione sulla faccenda: se la Lega si dice favorevole alla presenza del pubblico in sala, benché non nel ruolo di figurante, il Partito Democratico ribadisce che le regole valide per i teatri italiani devono valere anche per l’Ariston. E c’è anche chi, come Michele Bordo, ha detto di aver trovato un po’ fuori luogo l’aut aut posto da Amadeus.
Va detto che la scelta di far accedere il pubblico all’Ariston sarebbe oggi incauta. Nella situazione di emergenza che stiamo vivendo, per quante precauzioni possano essere prese, sarebbe meglio limitare il rischio di ulteriori contagi. Con un Festival a porte aperte, sarebbe necessario un consistente dispiegamento di forze dell’ordine, al fine di controllare eventuali assembramenti o disordini che potrebbero crearsi fuori dal teatro. E se, da un lato, è un buon momento per manifestare solidarietà ai lavoratori ingiustamente penalizzati, è sicuramente quello sbagliato per prendere decisioni avventate, che espongano molte persone al rischio di contagio. Bisognerebbe chiedersi anche come verrà gestita l’orchestra durante le serate del Festival. Se le stagioni concertistiche sono infatti state sospese per limitare i contagi, questo discorso dovrebbe valere anche per Sanremo e per lo stesso concerto di Natale. Così come il virus può circolare liberamente in un teatro, può diffondersi anche nella Basilica di Assisi o durante il Festival della canzone italiana. Di fronte a queste inspiegabili eccezioni alla regola, è inevitabile domandarsi su quali criteri vengano prese certe decisioni e se contenere la diffusione del virus sia davvero l’unica priorità. E dato che ci troviamo in uno stato di emergenza, probabilmente bisognerebbe evitare qualsiasi eccezione e badare a limitare i contagi in assoluto. Eppure per alcune realtà ci si inventa delle soluzioni, per altre no. Basti pensare ai numerosi casi di positivi al Covid-19 riscontrati tra i passeggeri giunti in Australia – con tre diversi voli charter – per l’Australian Open, il torneo di tennis che dovrebbe partire il prossimo 8 febbraio. In base a quanto diffuso dal dipartimento di sanità del Victoria State, più di 70 atleti sono stati costretti nei giorni scorsi a una quarantena molto severa, che non consentirà loro di allenarsi come avevano previsto. Per evitare di incorrere in simili inconvenienti, sarebbe auspicabile che la nostra tv di Stato si impegnasse per realizzare un Festival a porte chiuse.
Ora ci si aspetta che Amadeus faccia un passo indietro rispetto alle sue ultime dichiarazioni. Sarebbe il caso che il conduttore allargasse lo sguardo, provando a solidarizzare con chi fa il suo stesso mestiere e, da mesi, è costretto a lavorare nel gelo di una platea vuota o, peggio, a non lavorare per nulla. Amadeus è uno dei conduttori italiani più talentuosi, ha una solida esperienza alle spalle e negli ultimi anni sta inanellando un successo dopo l’altro. Inoltre, l’ottima intesa instaurata lo scorso anno con Fiorello lascia presagire che, anche senza il calore del pubblico in sala, i due riusciranno a condurre nel migliore dei modi possibili anche il Festival di quest’anno. Se Carlo Conti è riuscito a condurre Tale e quale show dal divano di casa, e se migliaia di artisti si esibiscono in teatri senza pubblico, è il caso che anche Amadeus accetti questa, pur ardua, sfida. Attendiamo un suo gesto che, oltre che prudente, sarebbe sintomatico della compattezza di un mondo, quello dell’arte e dello spettacolo, che talvolta sembra spaccarsi in due fazioni molto distanti.