La serie “Peyton Place” fu censurata ma la sua società corrotta ha influenzato un’intera generazione - THE VISION
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Prima di scrivere uno dei più grandi bestseller della storia, Marie Grace De Repentigny era una donna come tante. Nata nel 1924 a Manchester da una famiglia di operai, fin da giovanissima ha la passione per scrittura e letteratura; a diciannove anni, appena ottenuto il diploma, si sposa con George Metalious. Insieme hanno un figlio e, quando George riesce a diventare professore di sociologia, si trasferiscono a Gilmanton, dove lei fa la casalinga. La sua vita, come quella di quasi tutte le donne dell’epoca, è all’interno delle mura di casa, dove Grace legge la cronaca e continua a scrivere un suo eterno romanzo rimasto incompiuto. Nel 1954 ne inizia uno nuovo, che ha molta più vita del primo. Racconta di fatti accaduti in un paesino immaginario, Peyton Place. Lo finisce nella primavera dell’anno dopo e lo fa leggere a un agente amico di famiglia, Jacques Chambrun, che accetta di leggerlo solo per essere gentile.

Marie Grace De Repentign con il marito George

Negli anni Cinquanta le donne considerate rispettabili si sposano appena maggiorenni, fanno figli e vivono dentro le mura di casa, spesso tollerando tradimenti o mariti abusanti, perché non hanno alternativa: non possono lavorare né essere indipendenti. In migliaia sognano l’evasione, scrivendo romanzi o racconti romantici che parlano di viaggi, località esotiche, storie d’amore idilliache e famiglie cresciute nel timor di Dio. Quando Chambrun legge Peyton Place, però, sgrana gli occhi. Non c’è niente di romantico o spensierato. È un romanzo che racconta le ipocrisie, gli orrori, le bugie e gli scheletri nell’armadio di una famiglia media americana, arrivando ai dettagli sessuali più scabrosi o proibiti, come lo stupro e l’aborto. Chambrun lo manda a tre grosse case editrici. Qui finisce sotto gli occhi di una lettrice particolarmente intelligente, Leona Nevler. Capisce di avere tra le mani una bomba, ma conosce abbastanza il mondo letterario per sapere che si tratta di un romanzo troppo intenso per essere pubblicato dalle case editrici maggiori. Gira il romanzo a Kitty Messner, capo di una piccola casa editrice, offrendosi come editor.

Peyton Place viene pubblicato il 24 settembre del 1956 dopo una campagna pubblicitaria modesta. Ma i libri hanno vita propria quando escono. Funziona grazie al passaparola prima tra casalinghe che se lo prestano, inorridite e divertite, mentre cercano di capire se i fatti narrati su Peyton Place siano reali e dove siano ambientati. In meno di un mese il romanzo è sulla bocca di tutti. Rimane nella lista dei bestseller del New York Times per oltre un anno. La critica, come spesso capita con i libri di successo, prima lo ignora e poi lo stronca definendolo il solito romanzo da casalinghe. Ma non è solo questo: Peyton Place è il primo romanzo che osa raccontare di padri adottivi che violentano le figlie, e di figlie che si vendicano uccidendoli. Ritrae un’umanità corrotta e bugiarda, in cui le donne sono esseri umani complessi, con desideri, passioni e sentimenti spesso molto distanti dall’immagine cattolica. È un successo di vendita assoluto e Hollywood non se lo fa scappare. Ma a modo suo.

Peyton Place (1957)

Il film Peyton Place esce a un anno esatto dalla pubblicazione del romanzo, e con un’atmosfera completamente diversa. Le parti scabrose o di critica sociale vengono tagliate, i personaggi diventano bidimensionali e meno aggressivi, alcuni da mostri diventano positivi. È il solito trucco di Hollywood, che prende un titolo di successo per poter vendere la propria versione della storia. Manco a dirlo ai botteghini è un successo enorme. Grace non se la prende; dopotutto gli incassi derivanti dalle vendite e dai diritti le permettono di vivere bene, ma con un prezzo. Il matrimonio non regge alla disparità di stipendio e lei passa da un amante all’altro mentre il peso dell’aspettativa per un secondo bestseller la schiaccia. Inizia a bere mentre scrive il sequel, Return to Peyton Place. Pubblicato nel 1959, vende meno del primo.

Peyton Place (1957)

Dopo due anni esce The Tight White Collar e poi No Adam in Eden, con un numero di copie vendute sempre decrescente. In un’intervista dichiara che “se dovesse rifare tutto da capo, sarebbe più facile essere povera. Prima di essere famosa ero felice come tutte le persone qualunque”. L’alcool diventa il suo unico conforto, e la sua condanna. Muore di cirrosi epatica ad appena 39 anni il 25 febbraio del 1964, lasciandosi alle spalle 40mila dollari sul conto corrente e oltre 200mila di debiti. Ma la sua opera più importante è ancora viva.

Peyton Place (1957)

La versione edulcorata di Hollywood è piaciuta molto all’immaginario collettivo, e poco prima di morire Grace aveva firmato i diritti per una serie TV, che viene trasmessa da ABC in prima serata il 15 settembre dello stesso anno. Del romanzo sono rimasti soltanto i nomi, ogni filo narrativo scabroso è stato rimosso, ogni orrore ripulito e snaturato fino a trasformarlo in un teen drama sciapo sul sogno americano. In Italia, comunque, la censura cattolica lo reputa ancora troppo: la fa uscire con il nome I peccati di Peyton Place e trasmette solo diciassette puntate (su 514) per poi interromperla, mentre il resto del mondo ne va pazzo.

Peyton Place (1964-1969)

La serie inizia con i rintocchi del campanile di Peyton Place e con l’arrivo del dottor Michael Rossi, a cui un giornalista locale dice che la gente, di norma, da una cittadina di provincia come la loro tenta di scappare, non di venirci a vivere. Si entra nel vivo delle storie dei cittadini. Allison MacKenzie (interpretata da Mia Farrow) si innamora del fratello di un suo compagno di classe, Rodney Harrington, e inizia una relazione con lui. La madre di Allison non approva: Rodney è il bullo della scuola, ha parecchie ragazze e con nessuna si impegna seriamente. Allison lo riferisce a Rodney, che per dimostrare la sua buona fede decide di rompere la relazione che aveva con Betty Anderson, sua fidanzata storica. Contemporaneamente Betty scopre di essere incinta di lui e glielo rivela. Rodney quindi rinuncia ad Allison per sposare Betty e prendersi cura del figlio, ma dopo il matrimonio Betty gli confesserà che non c’è più alcun bambino: l’ha perso durante la gravidanza.

Peyton Place (1964-1969)

Nel mondo reale, uomini e donne di qualunque età vivono Peyton Place come se fossero loro i protagonisti. Ogni capo d’abbigliamento che appare nella serie diventa un cult; Rodney Harrington appare spesso con la giacca da golf G9 di Baracuta e in Inghilterra gli adolescenti si precipitano nei negozi a chiedere se hanno “la giacca di Harrington”, in un flusso tale da costringere la stessa Baracuta a rinominare la G9 “Harrington jacket”. Era nata per i giocatori di golf, le tasche anteriori erano fatte apposta per contenere due palline, la mantellina posteriore per proteggere i giocatori dalla pioggia. Invece diventa il capo d’abbigliamento principe degli adolescenti delle periferie. La serie che doveva rassicurare le famiglie tradizionali e cattoliche diventa la bibbia estetica per gli adolescenti degli anni Sessanta, che si innamorano del vestiario preppy e iniziano a ripercorrerlo a ritroso, scoprendo le camicie button down, le giacche a spina di pesce con le patch di cuoio sui gomiti, le cravatte in stile Ivy League e i maglioni sportivi portati sui pantaloni eleganti. E se puoi vedere qualcosa, la puoi raggiungere.

Peyton Place (1964-1969)

Gli adolescenti trovano un modo per aggirare le tradizioni e le riformulano a modo loro, replicando quello che negli anni Quaranta avevano fatto i figli dell’alta borghesia nelle università più prestigiose con lo stile Ivy. Nei negozi di vestiti usati importati dagli Stati Uniti socializzano, si scambiano idee e dischi, fino a creare quel movimento culturale noto come Mods e destinato a influenzare il look di mezzo mondo, ma soprattutto a dirottare il mondo della moda: non sono più gli stilisti a dire loro cosa indossare, ma sono loro a prendere i capi e reinterpretarli, costringendo gli stilisti a corrergli dietro. Non è solo apparenza, anzi: indossare la G9 di Harrington diventa la conclusione di un discorso esistenziale in cui non importa da dove vieni o quanto guadagni, solo quello che vuoi e che desideri per te e per il mondo. È una rivoluzione, partita da una casalinga di trentadue anni che voleva raccontare i segreti della provincia, ed è finita a insegnare ai ragazzini come vestirsi.


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