Il cinema italiano si sta rinnovando, aprendosi a chi oggi racconta il mondo con occhi nuovi - THE VISION

Il punk forse oggi è morto, ma il cinema italiano sicuramente no, o forse potrebbe anche essere resuscitato. Il cinema italiano sta infatti vivendo una stagione di fermento e trasformazione, spinto da una nuova generazione di autrici e autori che sperimentano linguaggi e formati, senza paura di seguire visioni intime e sperimentali. A intercettare e valorizzare questo movimento carsico, che ormai agisce da almeno una decina d’anni, arriva una collaborazione inedita e significativa: per la prima volta, MUBI – piattaforma globale di streaming, distribuzione e produzione – stringe una partnership con i David di Donatello, uno dei premi più rappresentativi del cinema italiano. L’obiettivo è quello di promuovere e supportare il talento emergente della scena nazionale, segnando un passo importante nella valorizzazione delle nuove voci del nostro cinema, offrendo loro non solo uno spazio di visibilità, ma anche un’occasione concreta di confronto con figure già affermate dell’industria audiovisiva, e col pubblico generalista, e non solo di nicchia.

Domenica sera

Cuore di questa iniziativa è l’acquisizione, da parte di MUBI, dei cinque cortometraggi finalisti ai David di Donatello 2025, disponibili in esclusiva sulla piattaforma. Questa operazione ambisce ad andare oltre la semplice distribuzione, configurandosi come un atto politico e culturale: portare i corti – spesso relegati ai circuiti dei festival e comunque ben poco accessibili – davanti agli occhi di un pubblico ampio e curioso, è davvero qualcosa di raro. I titoli selezionati offrono uno spaccato ricco e diversificato del nuovo cinema italiano, tra urgenze narrative, sperimentazioni stilistiche e sguardi personali sul presente. Domenica sera di Matteo Tortone – vincitore del David – è un racconto intimo che indaga le dinamiche familiari in un contesto sociale svantaggiato e i non detti emotivi legati alla maschilità attraverso la lente di una quotidianità sospesa, che sembra senza direzioni o vie di uscita. La confessione di Nicola Sorcinelli, appartiene invece a un genere completamente diverso, dal cinema del reale si passa a una sorta di fantascienza ucronica, mentre il mondo si avvia verso la fine, due giovani amanti, perduti in un passato sospeso, cominciano a mettere in dubbio i propri sentimenti, angosciati dalla fine del loro amore, sembrano non riuscire a scorgere i contorni della catastrofe globale che li circonda: le emozioni intime dei singoli individui riverberano su un paesaggio apocalittico, ma forse vale anche il contrario. Questa è un’opera intensa che esplora il senso di colpa, il peso della memoria e il bisogno di redenzione, prima della fine.

La confessione

La confessione

Nel documentario La ragazza di Praga di Andree Lucini, Francesco ed Eloisa ricostruiscono la storia d’amore dei loro nonni attraverso vecchie foto. Nel 1968, l’esiliata Maša e il diplomatico italiano Gianlorenzo si innamorano appena prima dell’occupazione russa, si rifugiano a Roma, ma Maša ha un desiderio incontrollabile di libertà: quello che inizia come il tenero ritratto di una signora ceca rivela gradualmente la dura verità di un trauma generazionale, offrendo un ritratto originale dell’esperienza degli immigrati nel dopoguerra. Majonezë di Giulia Grandinetti, è un ritratto potente e senza filtri di una giovane donna in lotta con i ruoli imposti, capace di ribaltare gli stereotipi con ironia e forza: Elyria vive in un villaggio albanese con la sua famiglia e segue le regole severe imposte dal padre, nascondendo la sua rabbia dietro l’obbedienza. Ma giorno dopo giorno, in lei cresce un potente desiderio di ribellione che la condurrà a compiere un atto – amaro ma necessario – di rivoluzione. Infine, The Eggregores’ Theory di Andrea Gatopoulos è il corto più sperimentale della selezione, un viaggio visivo e concettuale che riflette sull’intelligenza collettiva e sull’invisibile che ci connette. Sono quindi cinque opere, e cinque modi diversi di intendere il linguaggio cinematografico, accomunati da una precisa volontà di raccontare il presente con autenticità e consapevolezza, senza paura di assumersi il rischio necessario a rendere concreta un’idea.

La ragazza di Praga

Questa collaborazione si estende al racconto e all’approfondimento, proprio grazie alla quarta stagione del podcast MUBI Voci Italiane Contemporanee: Speciale David di Donatello, disponibile su tutte le principali piattaforme audio. A condurre queste conversazioni è Mattia Carzaniga, voce inconfondibile del panorama culturale italiano e figura di riferimento nel racconto del cinema contemporaneo. Il suo approccio, colto e accessibile allo stesso tempo, sensibile e appassionato, rende il podcast un’occasione di confronto autentico tra generazioni di cineasti. Ogni episodio mette infatti in dialogo i registi e le registe finaliste con personalità affermate del cinema italiano: Maura Delpero, Valeria Golino, Romana Maggiora Vergano, Gabriele Mainetti e Roberto Minervini. Non si tratta di semplici interviste, ma conversazioni intime e orizzontali, in cui si intrecciano percorsi, influenze, dubbi, sogni, incertezze, storie.

Vengono affrontati temi come il cinema del reale e il valore del documentario, la presenza di professioniste femminili all’interno dell’industria cinematografica, la responsabilità del cinema di dar voce anche alle persone più deboli o marginalizzate, la solitudine e l’individualità, la maschilità contemporanea con le sue ombre e la necessità urgente di una profonda autoanalisi di genere, su vari livelli, da quello legato all’intimità, alla propria emotività, al rapporto con gli altri, fino al mondo del lavoro. Il risultato è una narrazione corale che restituisce un’immagine dinamica e viva del nostro cinema, capace di riflettere sulle sue responsabilità culturali trasversali (non solo artistiche, ma anche etiche) e sulle sue possibilità di rinnovamento. La voce diventa così strumento di analisi e di prossimità, ponte tra chi ha già costruito un immaginario e chi lo sta inventando, capace di avvicinarci alle immagini, di aprire spiragli.

Majonezë

Uno dei focus ricorrenti di queste conversazioni è quello delle rivoluzioni, personali, collettive, morbide o violente. “Rivoluzione”, trasformazione radicale, rovesciamento di un ordine, giro di un corpo attorno a un altro corpo. E questo è forse uno dei punti fondamentali di qualsiasi arte, e in particolare di quella cinematografica, il rapporto tra oggetto e soggetto, non per forza statico, intercambiabile, quella situazione in cui l’opera sembra scrutarci dentro, o attraverso, con la stessa forza e attenzione che ancora ogni tanto si innesca tra esseri umani. Una tensione elettrica, che indirizza pensieri, sensazioni, parole, addirittura il modo in cui sogniamo o ci si rizzano i peli sulla pelle. In particolare questo tema ritorna nel dialogo tra Giulia Grandinetti e Romana Maggiora Vergano, in cui viene sottolineata l’importanza di ciascuno di noi in quanto osservatore, spettatore, testimone della rivoluzione d’altri, e viceversa, e quanto sia necessario l’incontro, fortuito, magari, e poi coltivato, con persone che “ci fanno scattare qualcosa”. È in questo innesco infatti, che l’artista può dispiegare la sua sensibilità, farsi mezzo, traduttore di un’esperienza forte, universale, comune. In questo gioco di fotoni, di elettricità.

Anche Matteo Tortone, insieme a Roberto Minervini, arriva a parlare di rivoluzioni. Ma la rivoluzione è sostanzialmente un rivolgere indietro, un rinvangare positivo, un ritorno, un voltarsi al grado zero, e in quel divellere tornare a una tabula quasi rasa in cui poter seminare, in cui poter ricominciare da capo, con un gesto nuovo, rinnovato. La differenza, del cambiamento, di ogni “rinascita”, come quella del cinema italiano, si offre così al suo inevitabile rapporto con l’identità e con la ripetizione. L’arte offre quindi la possibilità di coniugare la sfera intima, soggettiva, privata, con l’esperienza collettiva, pubblica, esterna.

The Eggregores’ Theory

Con questa iniziativa, MUBI conferma il proprio ruolo non solo come piattaforma di distribuzione, ma come attore culturale attivo e consapevole, impegnato nel promuovere una visione pluralista, profonda, inclusiva e curiosa del cinema. La scelta di affiancarsi ai David di Donatello, in particolare nella sezione dedicata ai cortometraggi, parla di un’attenzione rara verso quei formati che spesso restano ai margini del mercato ma rappresentano laboratori creativi di grande valore. È un’alleanza che va nella direzione di un sistema più aperto, in cui le giovani voci non siano semplici “promesse” ma protagoniste presenti e riconosciute, dotate di strumenti, spazi e ascolto. Il cinema italiano ha bisogno di rinnovarsi senza perdere la sua memoria, di guardare avanti senza dimenticare ciò che lo ha reso grande. E lo può fare solo creando occasioni reali di incontro e visibilità per chi oggi prova a raccontare il mondo con occhi nuovi.


La rassegna “Speciale David di Donatello: i candidati al miglior cortometraggio” è disponibile in streaming su MUBI Italia, dedicata alla quarta stagione del MUBI Podcast: Voci Italiane Contemporanee, sul confronto generazionale e le nuove voci del cinema italiano. Iscriviti qui per avere 30 giorni di prova gratuita.

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