Anche se siamo abituati a concepire il tempo come una linea che scorre dritta davanti a sé, senza mai ostacoli, in realtà segue un percorso meno uniforme: scompare sotto terra, riemerge altrove, imprevisto, disorientante. Per usare le parole di Walt Whitman, poeta statunitense, il tempo non lascia distinzione tra passato, presente e futuro, perché chi eravamo e chi siamo oggi interagiscono senza sosta per situarci nel futuro. In ogni volto che svanisce, in ogni luogo che cambia, resta un’eco – non tanto del fatto in sé, quanto di come ci ha fatto sentire. E così, da quando ne abbiamo facoltà, viviamo non nel tempo lineare del mondo, ma in quello intimo e capriccioso del ricordo, dove passato e presente si mescolano e si alternano in continuazione. In questo lento mareggiare, a volte ci appare come un guizzo, un’idea: che il tempo non ci allontana dalle cose, ci chiede solo nuovi modi di avvicinarci ad esse, di guardarle. È a questa sensazione che richiama Generazione romantica, l’ultimo film del regista cinese Jia Zhangke, presentato lo scorso anno al Festival di Cannes e disponibile in streaming in esclusiva su MUBI.
Ambientato in tre momenti diversi – nel 2001, 2006 e 2022 –, Generazione romantica si muove attraverso le epoche e lo spazio – quello di una Cina che dall’inizio degli anni Duemila in poi passerà da essere una potenza emergente a uno dei principali attori economici globali – per raccontare la storia d’amore tra Qiaoqiao e Bin, ma soprattutto i cambiamenti sociali sperimentati dal Paese. Parte da un tempo in cui è ancora la tradizione a radicare la vita, quando Qiaoqiao lavora come cantante e ballerina in un nightclub di Datong, una città industriale cinese, e passa poi attraverso una profonda fase di trasformazione urbana, ambientata nella zona della Diga delle Tre Gole a Fengjie, per poi concludersi durante la pandemia di Covid-19, in una Datong ormai completamente modernizzata, popolata da WeChat, robot con intelligenza artificiale e influencer di TikTok. A tenere insieme la narrazione è la relazione conflittuale tra Qiaoqiao e Bin: dopo essersi conosciuti, lei passerà anni interi a cercarlo, prima di incrociarsi nuovamente, perché lui a un certo punto scompare misteriosamente. “Voglio partire, uscire ed esplorare. Ti verrò a prendere quando mi sarò sistemato”, le scrive via messaggio, per poi non tornare mai.
Al di là della storia in sé, ciò che rende la pellicola – e il farne esperienza – davvero originale è il fatto che il materiale filmico sia stato girato nell’arco di oltre vent’anni: le prime immagini risalgono infatti al 2001, mentre le altre sequenze sono state realizzate nel corso dei due decenni successivi, fino alle ultime scene a Datong, nel 2023. Il progetto di Generazione romantica, infatti, ha preso forma durante la pandemia, quando Zhangke ha iniziato a rivedere i filmati che aveva girato a partire dall’inizio del nuovo millennio per realizzare le sue opere precedenti. Lavorando con diversi montatori – Yang Chao, Lin Xudong e Matthieu Laclau – ha assemblato materiale accumulato nell’arco di due decenni – riprese scartate e momenti salienti – trasformandolo in un collage lungo quanto un film, a cui si aggiungono circa trenta minuti nuovi di girato. Per questo alcune scene – e i personaggi stessi – sembrano richiamare direttamente le pellicole che hanno reso Zhangke uno dei cineasti cinesi più famosi a livello internazionale. La protagonista Qiaoqiao – interpretata in tutti questi anni da Zhao Tao, moglie del regista – è apparsa per la prima volta in Unknown Pleasures del 2002, dov’è una giovane donna che viveva in una piccola città dell’entroterra, inesperta ma ribelle, immersa in forze sociali ed economiche sul punto di esplodere; nel 2018 è poi al centro di Ash Is Purest White, quando ormai la Cina è all’apice del suo rapido sviluppo economico.
A essere interessante è anche il modo in cui tutti questi materiali appaiono sullo schermo e sono messi insieme. Zhangke, infatti, ha girato dal nord al sud della Cina, utilizzando di volta in volta nuove tecnologie mano a mano che venivano introdotte, dando materialità al passare del tempo anche attraverso la grana e la resa sempre diverse di ciò che guardiamo: dalle pellicole 35mm fino al video in alta definizione. La consistenza dell’immagine si evolve così insieme alle epoche che percorre, proprio come cambia la Cina. L’effetto finale è inizialmente disorientate perché ci costringe a confrontarci con un collage di video da cui, poi, affiora qualcosa di compiuto, come se mettere fuoco l’intero che compongono i frammenti fosse possibile guardandoli solo dalla giusta distanza, proprio come avviene con i nostri ricordi e le nostre esperienze. Ciò che prevale è la sensazione di un cinema che trova il coraggio di osservare, giocare e sperimentare, per trovare la forma migliore alle storie che racconta. “Mi ha colpito il fatto che quei filmati non seguissero un andamento lineare, di causa ed effetto. Al contrario, emergeva una relazione più complessa, non dissimile da qualcosa che si potrebbe trovare nella fisica quantistica, in cui la direzione della vita è influenzata – e in definitiva determinata – da fattori variabili difficili da individuare con precisione”, racconta il regista. “La cinepresa ha catturato cose che pensavamo di aver dimenticato, ma sono proprio quelle cose ad averci resi ciò che siamo oggi”.
Proprio il delicato rapporto tra tempo e memoria – un tema diventato sempre più centrale nel lavoro del regista da quando, nel 2006, è stata costruita la Diga delle Tre Gole, sommergendo tredici intere città e sfollando per sempre milioni di persone che vi abitavano – è il perno attorno a cui si muove Generazione romantica. Sovrapponendo passato e presente al punto da rendere difficile distinguere dove finisca l’uno e cominci l’altro, la storia di Qiaoqiao e Bin sembra chiederci a cosa ci aggrappiamo mentre il mondo si trasforma davanti ai nostri occhi. Il suo inseguirlo attraverso la Cina, infatti, più che dall’amore incondizionato o dalla sete di risposte, appare guidato dal bisogno di ritrovare un punto di riferimento quando tutto attorno a noi cambia, lasciandoci disorientati. La sua è parte di un’ingiustizia più ampia, quella della storia, quella di milioni di cinesi che, con rabbia, cercano in vari modi di fare i conti con il passato, di accogliere tutte le novità che la società si è trovata costretta ad affrontare e per le quali sono stati compiuti sacrifici. Tra il 2001 e il 2022, infatti, la Cina ha vissuto una trasformazione profonda e articolata, che l’ha portata da potenza emergente a protagonista centrale dell’economia e della politica globale. Soprattutto il nuovo millennio, con l’ingresso nell’Organizzazione mondiale del commercio, ha sancito l’apertura definitiva del paese ai mercati internazionali, catalizzando un afflusso massiccio di investimenti esteri, facendo esplodere le esportazioni e trasformando la Cina nella “fabbrica del mondo”. Parallelamente, il PIL ha conosciuto una crescita economica vertiginosa per vent’anni, sollevando centinaia di milioni di persone dalla povertà e permettendo lo sviluppo di una vasta classe media urbana, che ha trasformato molte città in megalopoli moderne, con una spinta tecnologica in grado di guidare l’innovazione globale.
Sono cambiamenti di tale portata da porre sfide costanti e, a volte, spingere le persone in situazioni difficili, da cui emergono emozioni forti e complesse che spesso non sappiamo articolare e descrivere. E mano a mano che l’ambiente attorno a noi diventa più complesso, anche i nostri sentimenti si fanno più complicati. “Gli eventi imprevisti si susseguono senza sosta, e la società, simile a una montagna russa, può lasciarci con la malinconica sensazione di essere sopravvissuti a un disastro. Tutto ciò è sempre difficile da esprimere. Forse il silenzio è più eloquente”, commenta il regista. Non a caso Qiaoqiao è silenziosa, non parla. Sappiamo che può farlo perché appena la conosciamo la sentiamo cantare – la musica è molto presente nel film, dalle tradizionali melodie cinesi al rock degli anni Novanta fino al pop vivace e contemporaneo – ma il suo restare muta, senza articolare altri suoni, è espressivo di una consapevolezza che non è solo individuale, ma collettiva: il futuro non ci aspetta.
Zhangke ha dato un nome alla generazione rappresentata nel film, quando ha scelto il titolo cinese: 风流一代 in mandarino, traslitterabile come Fēngliú yīdài, il cui significato potrebbe essere “una generazione alla deriva”, anche se il termine “Fēngliú”, traducibile come “vento e onde”, ha una forte connotazione romantica, da cui la scelta sia della versione italiana, Generazione romantica appunto, che di quella inglese, Caught by the Tides, travolti dalle onde. E proprio la nozione di movimento sembra racchiudere perfettamente il senso ultimo della pellicola, dominata da due tensioni contrapposte: l’allontanamento di una coppia ordinaria, il proiettarsi in avanti della Cina, che si scrolla di dosso il passato. Perché l’amore e i cambiamenti, le trasformazioni di ciò che ci accade intorno, del nostro lavoro, della nostra casa, dei nostri progetti futuri, spesso sono come la marea, una forza che ci travolge e ci riporta, che anche se pensiamo di restare immobili ci fa cambiare inevitabilmente postura, lasciandoci senza fiato.
“Generazione romantica” è disponibile in streaming su MUBI. Iscriviti qui per guardarlo gratis e ottieni 30 giorni di prova.
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