Ogni volta che si racconta la storia d’amore tra due artisti, il rischio è quello di perdersi nella ricerca di chi abbia ispirato maggiormente l’altro oppure, esercizio ancora più arduo, si prova a quantificare il peso che ha avuto la relazione privata nelle rispettive produzioni artistiche. A Giulietta Masina e Federico Fellini, invece, sembra non toccare questo divertissement, perché quando si pensa ai due maestri li si immagina come un corpo unico, inseparabile, a cui sia stato concesso di esprimere in modo diverso e speculare la medesima sensibilità.
Giulietta Masina nasce in provincia di Bologna il 22 febbraio 1921, figlia di una famiglia della borghesia emiliana; il padre Gaetano è violinista e professore di musica, la madre Angela Flavia Pasqualini è una maestra. Masina all’età di quattro anni raggiunge a Roma la zia Giulia, vedova, con la quale vivrà la maggior parte della sua infanzia e adolescenza e che l’aiuterà a studiare, prima per il il diploma al liceo ginnasio e poi per la laurea in Lettere alla Sapienza, ma la incoraggerà anche a seguire le sue passioni legate inequivocabilmente all’arte, al canto e alla recitazione.
Come scritto da Mario Verdone, professore Emerito di Storia e critica del film all’Università La Sapienza di Roma, in un libretto omonimo dedicato al regista emiliano, “Per iniziare una monografia su Federico Fellini è lecito riferire subito almeno su una vociferata semi-bugia del maestro di Rimini: Sono nato in viaggio”. Questo perché Fellini, sempre in bilico tra sogno e realtà, amava romanzare i suoi natali, una “civetteria” – come la identifica bonariamente il professor Verdone – che gli si è sempre perdonata e che i suoi ammiratori hanno giustificato tramite l’amore del regista per la vita dei circensi itineranti, ben presente nei suoi film. In realtà Fellini nasce a Rimini il 20 gennaio 1920: il padre Urbano è un rappresentante di liquori e dolciumi, mentre la madre Ida Barbiani è una casalinga originaria di Roma.
Fellini, dopo il diploma, si trasferisce dai suoi parenti romani con la scusa di frequentare l’Università: in realtà ha già iniziato una promettente carriera da vignettista satirico. Le sue prime opere sono pubblicate sulla Domenica del Corriere e sul settimanale satirico Il 420. “Come lavoro,” scrive Verdone, “la sua prima aspirazione è di fare del giornalismo umoristico, che poi si svilupperà in rubriche radiofoniche, radioriviste, cugine delle scenette di avanspettacolo, e infine sceneggiature cinematografiche, ancora sempre su un versante comico”.
Masina e Fellini vivono a Roma durante gli anni terribili della Seconda guerra mondiale: lei lavora come attrice, ballerina e cantante, prima nell’ambito del Teatro Universitario e poi entrando a far parte della Compagnia del teatro comico musicale. Nella Capitale, lo storico amico Alberto Sordi dice in modo crudo e schietto che fa la vita del “poveraccio […] era così magro da non reggersi in piedi”. Verdone, in maniera più elegante e istituzionale, nella monografia su Fellini scrive che “fa vita di bohème con giornalisti e vignettisti, fra cui Ruggero Maccari, frequenta redazioni di quotidiani, diventa collaboratore assiduo del Marc’Aurelio e dell’Eiar”.
È proprio negli studi dell’Eiar, l’Ente italiano per le audizioni radiofoniche, che Giulietta Masina e Federico Fellini si incontrano un inverno del 1942, durante la registrazione di una puntata dello sceneggiato radiofonico “Le avventure di Cico e Pallina”, rivista ospitata all’interno del programma Terziglio. Masina è la voce del personaggio Pallina, Fellini è uno degli autori dello show. Dopo nove mesi da quel primo incontro i due si sposano.
Il matrimonio, come raccontato dalla nipote della coppia Francesca Fabbri Fellini, è molto semplice: la partecipazione di nozze è disegnata da lui e il rito si celebra nell’appartamento di lei, a Roma, alla presenza di pochissimi invitati. A partire da quel giorno, condivideranno cinquant’anni di vita insieme, molti dei quali sui set cinematografici. Il rapporto tra i due è paritario e armonico: lui è il genio visionario e il marito tenero e appassionato, lei è l’attrice preparata, professionale e la moglie presente. E Masina, antesignana rispetto ai tempi, in pubblico mantiene il suo cognome: sarà sempre Giulietta Masina moglie di Federico Fellini, mai Giulietta Fellini.
Il 1945 è un anno tragico per la coppia, ma anche importantissimo per la carriera di lui. Il 22 marzo Masina dà alla luce il loro primo figlio, Pier Federico, che muore appena un mese dopo per una broncopolmonite. In quello stesso anno, Federico Fellini fa la conoscenza del regista Roberto Rossellini, di cui guadagna la stima tanto da riuscire a collaborare con lui alla scrittura delle sceneggiature di due capolavori: Roma città aperta e Paisà. Per Fellini queste esperienze segnano la consacrazione nel mondo del cinema che conta: di lì a poco, fa la conoscenza degli scrittori Ennio Flaiano e Tullio Pinelli, che lo aiuteranno a comporre le sceneggiature dei suoi film più apprezzati, e stringe un sodalizio artistico con il musicista e compositore Nino Rota, il cui insostituibile apporto renderà i film del regista riminese ancora più iconici.
Per un po’ di anni le esperienze professionali dei coniugi viaggiano in parallelo, finché, nel 1954, si incontrano anche sul set, e insieme la coppia scrive pagine importantissime della storia del cinema mondiale. Nel 1955 Fellini dirige La Strada di cui è protagonista la sua “Giuliettina” assieme alla star hollywoodiana Anthony Quinn, che nel 1990 scriverà ai consorti: “Per me tutti e due rimanete il punto più alto della mia vita”. Fellini costruisce la sceneggiatura del film pensando alla moglie: vuole progettare una pellicola che possa fare emergere le sue straordinarie doti attoriali, in particolare la sua fisicità e la sua espressività. Come dirà molti anni più tardi nel libro di memorie intitolato Fare un film, per lui, Giulietta rappresenta quel “tipo straordinario di attrice” capace di interpretare la meraviglia, la confusione, la felicità frenetica e infantile, nonché la tristezza di un clown. “È qui,” dice il professor Verdone, riferendosi a La Strada, “che si ha l’impressione che Fellini sta per diventare uno dei futuri capofila del cinema italiano”.
Soprattutto all’estero la pellicola diventa un successo, al punto che nel 1957 vince il premio Oscar come miglior film in lingua straniera. L’anno dopo, eccezionalmente, la coppia Fellini-Masina vince un altro Academy Award, con un nuovo film entrato a far parte della storia del cinema italiano e internazionale: Le notti di Cabiria, di cui Masina è la musa indiscussa. L’attrice emiliana sale sul palco emozionatissima e dedica il premio “a Dino De Laurentis, al regista Federico Fellini e a me stessa”. Giulietta Masina, spiega Verdone, “ha avuto un ruolo importante nella vita di Federico, non soltanto perché ne è stata la moglie. Il compagno ha colto nel suo personaggio qualcosa di più nel quadro della propria arte”.
All’inizio degli anni Sessanta, la doppia vittoria agli Oscar lancia la carriera di Fellini, che di lì a poco realizzerà altri capolavori. Tra i più importanti e ispirati c’è sicuramente La dolce vita, in cui racconta la Roma decadente dei divi del cinema e delle feste vip. La pellicola, che continua ancora oggi a ispirare registi italiani e stranieri, consacra un altro sodalizio, quello di Fellini con Marcello Mastroianni che, come scrive il professor Verdone, nel film “è perfettamente identificato nel personaggio che rappresenta, è il perno – sempre a fuoco – di questa sovraccarica giostra, da fiaba nera per grandi”.
La coppia di sposi condivide il set di altri due film: Giulietta degli spiriti e Ginger e Fred. Masina è l’unica capace di interpretare la nuova sfida artistica che si propone di affrontare Fellini: usare il cinema per indagare le sfaccettature dell’animo umano in uno degli ambiti più indecifrabili e a volte oscuri, quello dei rapporti di coppia. Giulietta degli spiriti è un esperimento importante, uno di quelli che ha reso Fellini un punto di riferimento della moderna cultura cinematografica: la maggior parte delle scene è ambientata nell’immaginazione della protagonista. A Fellini serve un’attrice capace di interpretare il mondo immaginifico delle idee e dei sentimenti, con delicatezza, e Masina è la professionista capace di farlo. Fellini è affascinato dalla filosofia dello psichiatra Carl Jung e in particolar modo dalla teoria per cui le donne e gli uomini non sono poli opposti, ma forze complementari e il rapporto privato e artistico con la moglie ha espresso al meglio questa filosofia. “Giulietta degli spiriti è nato su Giulietta e per Giulietta. […] intuivo che il mio desiderio di usare il cinema come uno strumento per penetrare certe trasparenze del reale poteva trovare in Giulietta la guida più indicata,” spiegò Fellini. Per dirla con Roberto Benigni, il maestro amava le donne per le loro “capacità visionarie” e Masina le sapeva cogliere e inscenare.
Il regista riminese, negli anni, conquista altre due statuette d’oro, nel 1964 con 8½ e nel 1975 con Amarcord, più un premio alla carriera nel 1993, dedicato infatti alla compagna di vita e d’arte Giulietta, che si commuove alle sue parole durante la cerimonia. Non è stato un amore privo di problemi, e la coppia ha affrontato anche alcuni tradimenti. L’anno scorso sono state ritrovate alcune lettere che il regista italiano scrisse a Masina, a testimonianza di un amore che aldilà dei pettegolezzi ha unito l’arte alla vita privata e di cui, nonostante le difficoltà che attraversò, rimane un ricordo tenero e intenso: “Tu sai di essere veramente la mia vita. Tu soltanto mi fai tornare sereno e sai farmi veramente compagnia, sempre insieme dolce Giulietta. Auguri di mille stagioni con me”.
Rimasero tutta la vita uniti e morirono a distanza di cinque mesi l’uno dall’altra. Come scritto da Georges Simenon in una delle lettere che si scambiò con il regista e poi pubblicate nel libro Carissimo Simenon mon Cher Fellini: i due coniugi erano “monolitici”. Fellini si spegne il 31 ottobre 1993, il giorno dopo aver festeggiato il cinquantesimo anno di matrimonio con Masina. Lei muore il 23 marzo 1994. In un’intervista che il giornalista Vincenzo Mollica realizzò con l’attrice pochi mesi prima della morte di entrambi, in occasione dell’Oscar alla carriera di cui venne insignito il marito, lei disse: “La nostra è una storia d’amore molto bella, alla quale non dico che non riesco a crederci, ma vorrei che non finisse mai”. Insieme, Federico Fellini e Giulietta Masina, hanno creato un nuovo tipo di cinema, innovativo e ricco dei più importanti riferimenti culturali del Novecento, realizzando tramite il loro lavoro il rapporto simbiotico tra due artisti prolifici e sensibili. La coppia ha lasciato al mondo dell’arte un’eredità inestimabile che continua, ancora oggi, a ispirare le generazioni più giovani.