Giura sul Vangelo, sfoggia un rosario: ma chi è questo nuovo integralista cattolico che avanza da destra? L’ex comunista padano, Matteo Salvini in un comizio a Milano ha giurato di “applicare davvero la Costituzione rispettando gli insegnamenti del Vangelo”. Un libro sacro e una costituzione laica possono andare d’accordo? Tutto sommato sì. È Salvini che non sembra c’entrare molto con entrambi: ce lo vedete nel Vangelo, a scacciare con la ruspa il Buon Samaritano? O tra gli apostoli a polemizzare con Gesù Cristo che rifiuta di prendere una posizione coerente contro l’Unione Europea del tempo, l’Impero Romano? Quanto alla Costituzione, basta aprirla a pagina uno: l’articolo 8 dice che tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge, ok, che problema c’è? C’è che appena una settimana fa Salvini, a “Speciale Fatti e Misfatti” (TgCom24), ha dichiarato che una volta al governo metterà “lo stop”, “il veto”, a “ogni presenza islamica organizzata, regolare o abusiva in Italia”. Insomma, se vince Salvini i musulmani non potranno né organizzarsi né nascondersi: dovranno levare le tende? Sono quasi due milioni, di cui trecentomila cittadini italiani: è difficile pensare che il leader leghista stia parlando sul serio. Il suo punto di vista merita comunque di essere discusso, se non altro perché è condiviso da una parte della popolazione ormai maggioritaria: “L’Islam è incompatibile con i nostri valori e la nostra cultura,” afferma. “L’Islam applicato alla lettera, il Corano applicato alla lettera […] sono atti di violenza”. Il che peraltro è vero.
Esatto, ho appena dato ragione a Matteo Salvini.
Applicare il Corano alla lettera sarebbe senz’altro un atto di violenza. Basta leggere qualche versetto, per esempio quelli sulla condizione femminile. È un libro che comincia con Allah che dice alla prima donna: “Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà” (GE 3,16). In un’altra sura si legge: “Dalla donna ha avuto inizio il peccato: per causa sua tutti moriamo” (SI 25,24); “se non cammina al cenno della tua mano, toglila dalla tua presenza” (SI 25,26). Non è certo tra queste pagine che troveremo anche la minima ispirazione all’emancipazione femminile: (“Motivo di sdegno, di rimprovero e di grande disprezzo è una donna che mantiene il proprio uomo”) (SI 25,21).
Persino nella preghiera comune le donne sono ghettizzate: “Non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in pubblico” (CO I 14,34-35). Da queste pagine nasce anche il barbaro costume del velo: “L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Allah; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli” (CO I 11,5-10). Il profeta: non concede “a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo […] Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia” (TI I 2,12-15).
Se, malgrado tanta modestia e tante barriere, un uomo riuscisse comunque a vederla e a desiderarla, il consiglio del Profeta è dei più drastici: “Vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi organi, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna” (MT 5,28-29). Che altro dire? Il Dio del Corano è un Dio della guerra (“Non sono venuto a metter la pace, ma la spada”), determinato a portare la sua jihad fin dentro all’istituzione famigliare (“Sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora dalla suocera”). Un libro del genere, se applicato alla lettera, non può che ispirare atti di violenza e di prevaricazione.
Quindi Salvini ha ragione. Bastano anche solo i versetti che ho citato per dimostrarlo.
Salvo che quelli che ho citato non erano versetti del Corano.
Sono tutti versetti della Bibbia cristiana: più Nuovo che Antico Testamento (qualcuno se ne sarà già accorto, spero). Mi sono permesso di tradurre “Dio” con “Allah” e di chiamare il misogino San Paolo “profeta”. Tutto qui.
Nella Bibbia poi c’è molto di peggio: per far spazio al suo popolo nella Terra Promessa, il dio degli Ebrei non si fa scrupolo di sterminare popoli interi. Un testo del genere, se “applicato alla lettera”, potrebbe giustificare qualsiasi genocidio. Salvo che, appunto, nessuno si sogna di applicarlo alla lettera. Un cittadino italiano che decidesse di mutilarsi gli occhi per non cedere a qualche tentazione verrebbe considerato un caso psichiatrico più che di radicalizzazione religiosa. Eppure in Italia – Paese sostanzialmente risparmiato, fin qui, dall’ondata di terrorismo islamico degli ultimi vent’anni – Salvini dà per scontata l’esistenza di un Islam integralista determinato ad applicare il Corano “alla lettera”. Due milioni di persone che per la maggioranza non delinquono, non cospirano, per Salvini non sono che fanatici: quando sarà al governo, promette, metterà il suo “veto”, qualsiasi cosa sia, il suo “stop”. È abbastanza implausibile immaginare una deportazione di massa. Continueranno a non poter destinare l’otto per mille al loro clero – in palese violazione dell’articolo 8 della Costituzione, che stabilisce l’uguaglianza di ogni confessione religiosa davanti alla legge. E vista la contrarietà di Salvini e di tanti altri suoi colleghi alla costruzione di nuovi luoghi di culto, molti musulmani italiani o comunque residenti in Italia continueranno a ritrovarsi e a pregare in moschee e madrase clandestine. Forse il “veto” di Salvini si abbatterà sulle scuole dell’obbligo che propongono menu con piatti halal. Senz’altro sui quotidiani italiani più o meno benpensanti continueranno a essere pubblicati articoli che esortano a diffidare dei musulmani, se non a odiarli tout court.
Se poi a un qualche giovane musulmano, immerso in un clima del genere, dovesse capitare di radicalizzarsi, beh, si potrà sempre dare la colpa al Corano, a Maometto e al suo profeta.