Perché “Buffalo ’66” è rivoluzionario in tutto
“Buffalo ’66” è un film che nel suo fascino estetico riesce a raccontare una bruttezza vera, disagiata e insanabile, tutt’altro che una favola a lieto fine.
“Buffalo ’66” è un film che nel suo fascino estetico riesce a raccontare una bruttezza vera, disagiata e insanabile, tutt’altro che una favola a lieto fine.
Ci voleva lui, Gabriele Mainetti, il regista di Lo chiamavano Jeeg robot, per far sì che in Italia si leggesse l’aggettivo “coreano” accanto alla parola “cinema”. Ma il cinema coreano è sempre stato il migliore.
Le spacciano per masterclass, ma queste lezioni di cinema si rivelano inutili conferenze stampa, interviste all’italiana o teatrino di posa per discorsi da osteria.