Il Commissario europeo alla Sanità, Vytenis Andriukaitis, ha risposto molto duramente a chi gli chiedeva un parere sulle posizioni del Movimento 5 Stelle riguardo alle vaccinazioni obbligatorie – “I movimenti no vax hanno la responsabilità morale per la morte di diversi bambini” – e ha suggerito alle famiglie contrarie di “fare il giro dei cimiteri europei, dove ci sono ancora tombe di persone morte all’inizio del 19esimo secolo perché non c’erano vaccini”.
Ad Andriukaitis probabilmente non farebbe male andare un po’ a scuola di retorica – nel senso aristotelico della parola – e imparare che, se uno vuole convincere la gente, allora deve articolare le sue posizioni secondo tre criteri fondamentali: il logos, cioè la presentazione di argomenti razionali basati su fatti; l’ethos, cioè la dimostrazione di essere competente in materia; e il pathos, cioè la connessione emotiva con coloro a cui ci si rivolge. Sono sicuro che Andriukaitis ha il logos dalla sua parte, e probabilmente anche l’ethos. Sul pathos invece ha un ampio margine di miglioramento. La posizione del governo italiano, e della Comunità Europea, sulla vaccinazione obbligatoria in ogni caso è giustificata, sia dal punto di vista scientifico che da quello morale. Esaminiamoli brevemente entrambi.
Innanzitutto la scienza. La versione attuale del movimento no vax, arriva – come diverse altre tendenze discutibili che continuiamo a importare nel nostro Paese – dagli Stati Uniti, anche se obiezioni all’uso dei vaccini ci sono state praticamente sin da quando i vaccini sono stati inventati (da quanto sappiamo, nella Cina nel decimo secolo, anche se la tecnica è stata raffinata in Occidente da Jenner nel 1796). La ragion d’essere ufficiale dei no vax è un famoso articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista medica The Lancet da Andrew Wakefield nel 1998, articolo che riportava la scoperta di una connessione tra un vaccino triplo di uso molto comune (detto MMR, dalle iniziali di measles, mumps e rubella, cioè morbillo, parotite e rosolia) e l’autismo. L’articolo di Wakefield si è poi rivelato una vera e propria frode messa in piedi con dati inventati, ed è stato definito “la truffa medica più pericolosa degli ultimi 100 anni”.
Wakefield negli Stati Uniti ha influenzato molti personaggi dello spettacolo: la modella e attrice Jenny McCarthy e la conduttrice televisiva Oprah Winfrey, ad esempio, sono diventate delle autentiche testimonial, pur non avendo alcuna formazione o competenza scientifica. Infatti, per una buona percentuale del pubblico, americano ma anche italiano, non ha importanza che i parecchi studi condotti per esaminare la veridicità delle affermazioni di Wakefield non abbiano rilevato alcun legame tra le vaccinazioni e l’autismo. La scienza ci dice infatti che, per quello che possiamo ragionevolmente sapere al momento, i vaccini sono una tecnologia medica estremamente affidabile. Ovviamente, come tutte le tecnologie, comportano dei rischi: per esempio per effetto di alcune (rare) reazioni allergiche. Ma questi rischi sono minimi, ben noti, e decisamente insufficienti a controbilanciare gli enormi effetti positivi delle vaccinazioni. Di questo ce ne si può facilmente rendere conto facendo quel famoso giro dei cimiteri che il commissario Andriukaitis ha così poco delicatamente suggerito.
C’è un motivo preciso che, negli Stati Uniti, ha reso Jenny McCarthy una paladina dei no vax: suo figlio Evan diversi anni fa sviluppò alcuni sintomi dell’autismo (anche se gli esperti sostengono si trattasse di una diagnosi sbagliata: Evan probabilmente soffre di sindrome di Landau-Kleffner). Dato che i sintomi sono apparsi poco dopo che il bambino era stato vaccinato, McCarthy ha concluso che le due cose fossero causalmente connesse. Si tratta di una classica fallacia logica, che in filosofia è nota come ad hoc ergo propter hoc (dopo di questo, quindi a causa di questo), ed è alla radice di diverse superstizioni (tipo: “Quando la mia squadra di calcio vinse l’ultima volta, indossavo il mio maglione rosso; quindi se indosso il maglione anche questa volta vincerà di nuovo”). A Jenny McCarthy è stato fatto notare che le sue osservazioni personali non sono scientifiche, ovvero non sono il risultato di esperimenti controllati e ripetibili, ma lei ha risposto: “Evan è la mia scienza”, e tanto basta.
In realtà non basta per niente: ci sono dei seri risvolti morali da considerare, e sono proprio questi che hanno portato alla legge sulle vaccinazioni obbligatorie in Italia e ai commenti del Commissario Andriukaitis. Quando coloro che sono opposti alle vaccinazioni obbligatorie dicono, per esempio durante una manifestazione in piazza a Roma: “Non chiamateci no vax, vogliamo solo libertà di scelta”, danno prova di confondere dei principi morali che devono invece essere tenuti distinti.
Il concetto di libertà di scelta è fondamentale nelle democrazie moderne, e la sua espressione più chiara si trova nel saggio di John Stuart Mill, Sulla Libertà, pubblicato nel 1859. Una delle idee chiave del saggio è che i governi dovrebbero lasciare i propri cittadini liberi di esprimere qualunque opinione essi rivendichino, anche se sbagliata, a patto però che non danneggi la libertà, la proprietà, o la vita degli altri. Quindi, secondo Mill, i no vax sono liberissimi di esprimere le proprie idee – per quanto siano fondate su un atteggiamento pseudoscientifico – ma non sono affatto liberi di scegliere se vaccinare i propri figli o no. Per quale motivo? Perché non vaccinare i figli comportano due conseguenze che violano il principio di Mill.
La prima: i genitori che non vaccinano i figli mettono di fatto a repentaglio la salute dei minori che, pur essendo considerati, per via dell’età, incapaci di intendere e di volere su queste faccende, restano individui che il governo ha il dovere di proteggere. La seconda conseguenza deriva invece dal modo in cui i vaccini funzionano, cioè a livello di popolazione. Per essere efficace nel debellare le malattie, l’intervento vaccinale deve essere infatti rivolto al maggior numero possibile di coloro che possono essere soggetti alle patologie in questione. Altrimenti il virus del morbillo, ad esempio, continuerà a sopravvivere passando da un ospite all’altro, ponendo quindi un problema di salute pubblica, ovvero mettendo in pericolo la salute di tutti.
E infatti, nel 2016 e 2017, secondo dati della Comunità Europea, l’Italia ha subito una preoccupante epidemia di quella malattia, a causa, appunto, della mancanza di vaccinazione obbligatoria. Insomma, esprimere un’opinione, per quanto sbagliata, è un diritto di tutti. Ma salvaguardare la salute pubblica è un obbligo dello Stato. Che ci piaccia o no.
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Massimo Pigliucci è professore di filosofia al City College di New York, e autore di Come Essere Stoici: Riscoprire la Spiritualità degli Antichi per Vivere una Vita Moderna (Garzanti). Il suo blog è platofootnote.org.