Che la pandemia di Covid-19 abbia avuto un impatto deleterio sulle nostre abitudini relazionali, affettive e sessuali è il risultato più evidente e anche più doloroso del tempo che stiamo vivendo. Gli incontri sono fortemente scoraggiati, e sono pochi quelli tollerati dalle autorità e dal senso di responsabilità individuale, sempre purché sia mantenuta una distanza di sicurezza. Il contatto fisico tra esseri umani, soprattutto se al di fuori di vincoli affettivi stabili, è fortemente osteggiato: e se un anno di deprivazioni può avere effetti terribili per la salute mentale (in psicologia si parla di skin hunger o touch deprivation), l’unico contatto concesso nel qui e ora è proprio quello con il proprio corpo e l’autoerotismo ne è l’espressione più completa.
Proprio perché spesso posta su un gradino inferiore rispetto al sesso praticato con altri e vissuta talvolta con vergogna, difficilmente la masturbazione diventa oggetto di conversazioni pubbliche: il tabù persiste, soprattutto quando riguarda le donne. Uno stato di pandemia così prolungato e di imprevedibile gestione, ci obbliga perciò a ridiscutere la sua importanza come una fondamentale pratica di cura personale a livello psicologico e fisiologico e a rompere l’imbarazzo che la circonda. La sfera sessuale e il suo destino dopo il Covid-19 preoccupa molti: masturbarsi fornisce una risposta all’insoddisfazione sessuale, alla noia e alla frustrazione. Non solo: riveste infatti un ruolo primario per il nostro benessere sessuale e psicologico.
La masturbazione è stata suggerita come la pratica sessuale più sicura durante la pandemia e raccomandata dalle linee guide diffuse da numerose autorità sanitarie locali per contenere la diffusione di contagi: lo ha fatto il Dipartimento sanitario della città di New York (“You are your safest sex partner”, sei il tuo partner sessuale più sicuro), l’Health Service Executive irlandese e altre Ong britanniche. Limitare il numero di partner è un metodo sicuro per evitare le malattie infettive di qualsiasi tipo,e vale di certo anche per il coronavirus. Persino Tinder per adeguarsi ai tempi ha introdotto funzionalità come la videochiamata pur di dissuadere gli utenti a concretizzare i loro match. Non stupisce allora che, nel 2020, le maggiori case di produzione e i rivenditori di sex toys abbiano dichiarato un vero e proprio boom di vendite in Italia e nel mondo: un fenomeno che si è tradotto in un marketing massiccio sui social, fortunatamente supportato da un’attività di divulgazione sessuale senza precedenti. Da sempre, consultare risorse online riguardanti il sesso permette di avvicinarvisi sfatando molti miti e creando una conoscenza che altrimenti sarebbe difficile da reperire.
Storicamente, la cattiva fama che circonda la masturbazione è stata innescata a partire da un trattato del 1712 di un medico anonimo che, manipolando il mito di Onan nell’Antico testamento, senza alcun fondamento, parlava dell’attività della masturbazione (“spargere il seme al suolo”) come di una malattia, denominata appunto onanismo. Tra gli intellettuali illuministi prese poi piede la convinzione che la masturbazione fosse un aberrazione morale, completamente slegata dall’attività sessuale. A livello medico, invece, oggi è stato dimostrato che al pari di una sessione di attività fisica o di un rapporto sessuale praticare autoerotismo ha effetti benefici sul corpo e sulla mente. L’ossitocina, le endorfine e la dopamina rilasciate durante l’orgasmo migliorano infatti l’umore, calmano l’ansia, riducono l’insicurezza, aumentano la concentrazione e contribuiscono a un sentimento di entusiasmo e di benessere generale, ma già il semplice contatto con il proprio corpo, come può essere una carezza o un automassaggio, è in grado di creare un effetto calmante. La masturbazione ha effetti positivi anche per il sonno e per l’autostima; negli uomini diminuisce il rischio di cancro alla prostata e può aiutare le donne a riacquistare il tono del pavimento pelvico; e si ritiene inoltre che abbia benefici positivi per il sistema immunitario, anche se le ricerche in merito sono relativamente poche (lo studio più citato, svolto in Germania, ha coinvolto solo 11 individui di sesso maschile).
Masturbarsi ha molti effetti positivi, ma per le donne l’atto è ancora circondato da pregiudizi e pressioni, sia interne sia esterne, che a volte finiscono per impedire di avere un rapporto sereno ed equilibrato con questa pratica. Nello specifico, persistono doppi standard che portano a giudicare le donne che la praticano (conseguenza diretta di slut shaming), generando in loro disagio nel praticarla e, se capita, ad ammetterlo esternamente.
I bambini senza distinzione di genere cominciano istintivamente a scoprire il proprio corpo alla ricerca del piacere, anche in età prescolare. Con l’adolescenza, però, le ragazze hanno più difficoltà ad arrivare alla masturbazione: uno studio effettuato negli Stati Uniti affermava che circa il 50% delle ragazze tra i 14 e i 17 anni, contro il 25% della controparte maschile, non si era mai masturbata. Difficile trovare dati in merito alle abitudini sessuali dei giovani italiani: l’ultimo rapporto Censis-Bayern sull’argomento non prevedeva nemmeno una sezione dedicata all’autoerotismo (eccetto un breve accenno al porno visto da soli), a dimostrazione della declassazione di questa pratica. Se per gli adolescenti maschi spesso la pratica della masturbazione ricopre una fase di sperimentazione, spesso incentivata dal confronto con i pari, per le ragazze l’autoerotismo è circondato da silenzio, vergogna e pudore. Di certo parte delle responsabilità deriva dal tipo di educazione più moralistica, ricevuta fin dall’infanzia, che sopprime ogni espressione del desiderio. Ciò non significa che le adolescenti rifiutino il sesso, ma che non lo percepiscano in termini di conquista del piacere personale: la pressione sociale che ricevono è piuttosto quella di porsi come oggetti sessuali, sulle piattaforme social, come Instagram e TikTok, per ottenere approvazione.
In un mondo che tace in tutti i modi il valore e il diritto al piacere femminile, le ragazze tendono a delegare ai partner la propria soddisfazione sessuale, spesso con scarsi risultati. Questo atteggiamento continua, poi, da adulte: meno si è spinte a conoscere il proprio corpo e a gratificarlo, più diventa difficile entrare in intimità con se stesse e comunicare agli altri i propri bisogni, rendendo il sesso un’esperienza spesso deludente.
Considerato che la sessualità femminile viene definita context sensitive, cioè che è molto influenzata dalle circostanze esterne e dallo stato emotivo, la masturbazione è un atto di esplorazione corporea sia per scoprire le proprie zone erogene, sia per scoprire cosa eventualmente causa dolore, e in tal caso andare a ricercarne le cause con figure specializzate per risolverlo. L’autoerotismo non punta come unico obiettivo all’ottenimento di un orgasmo, ma una sua pratica costante permette in ultima istanza di imparare a prendersene cura. Di recente su Internet per le donne si parla di una “masturbazione consapevole”, (“orgasmic meditation” o di “mindful masturbation”), trend che sta prendendo piede sulla scia del grande successo di OMGYes, piattaforma a pagamento di divulgazione ed educazione al piacere femminile. Come fanno certe pratiche yoga e la mindfulness, si punta a connettere la mente con il corpo.
Se di questi tempi le donne occidentali praticano più liberamente la masturbazione e non si vergognano a parlarne, bisogna ringraziare molte delle storiche attiviste sex-positive come Betty Dodson (che ha condotto workshop fino a poco tempo prima della sua morte, a 91 anni, nel novembre 2020) e le sue discendenti sui social, i gruppi di autocoscienza femminista o le rappresentazioni senza filtri sullo schermo, da Sex and the City fino a Sex Education: queste ultime, in particolare, sono importanti perché mostrano, senza insegnare, che la masturbazione può essere magari anche imbarazzante e ridicola (come tutto nella vita), ma anche fonte di gioia e liberazione.
Con la pandemia si sta quindi assistendo a una corsa all’emancipazione della masturbazione sui media, che ci si auspica si traduca anche in una liberazione a livello socio-culturale. Purché sia sdoganata davvero, tutti dovrebbero sentirsi liberi di praticarla, di parlarne apertamente senza ritorsioni del giudizio altrui, ma anche di sottrarsene senza paura di risultare “frigidi” e poco cool. I motivi per cui una persona non senta il bisogno di masturbarsi, infatti, possono essere tanti e tutti legittimi: possono sussistere situazioni fisicamente ed emotivamente dolorose, magari legate a traumi di varia natura, per non parlare di un comprensibile calo della libido legato al periodo storico in corso o più banalmente alla fase ormonale in cui ci si trova. Ciò che conta è che il giudizio esterno non venga interiorizzato e impedisca di godersi una pratica spontanea, che appartiene potenzialmente a tutti, e che rappresenta uno degli strumenti di cura e di riappacificazione con il proprio corpo più potenti che si hanno a disposizione.