Gli antidepressivi possono devastare la tua vita sessuale, ma parlarne è ancora un tabù - THE VISION
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Gloria ha cominciato ad assumere la fluoxetina quando, nel 2017, le è stato diagnosticato un grave episodio depressivo. “Nel giro di un mese ho perso completamente la capacità di raggiungere l’orgasmo e anche il desiderio sessuale è calato a picco. Semplicemente, durante i rapporti non sentivo nulla”. La fluoxetina è un un SSRI, cioè un inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina, la classe più comune di antidepressivi, che comprende nomi noti come Prozac, Daparox e Zoloft. Si tratta di una classe di farmaci in grado di modificare la concentrazione di alcuni neurotrasmettitori responsabili del tono dell’umore, in particolare della serotonina. Si tratta di farmaci talmente efficaci che uno dei primi SSRI, il Prozac, è ancora in circolazione dal 1986. Come tutti sappiamo, però, non esiste cura senza effetti collaterali e il percorso farmacologico è una strada complessa e in salita, fatta di tentativi, aggiustamenti e compromessi. La vita sessuale di Gloria è tornata normale dopo un anno dalla fine della sua terapia.

Anch’io come Gloria ho iniziato a prendere un SSRI circa quattro anni fa. Non avendo una relazione stabile, non mi sono accorta subito degli effetti sulla sfera sessuale o forse ero talmente sollevata dal fatto di sentirmi meglio che non riuscire a raggiungere l’orgasmo non mi sembrava il primo dei problemi. La stessa depressione è nemica della libido, quindi il calo del desiderio legato al farmaco non è sempre immediatamente riconoscibile. Col tempo, però, vedendo che la situazione non migliorava (mentre altri effetti collaterali erano scomparsi dopo le prime settimane), ho iniziato a preoccuparmi, anche perché una vita sessuale insoddisfacente di certo non aiuta a sentirsi bene, ma è stato solo parlando con amici e conoscenti che mi sono resa conto della portata del fenomeno.

Nel mio caso gli effetti si limitavano alla difficoltà nel raggiungere l’orgasmo (che, per carità, è molto frustrante – tanto più che il problema riguarda anche la masturbazione), ero però ancora in grado di provare desiderio e piacere. Altre persone con cui ho parlato, invece, consideravano la propria vita sessuale del tutto compromessa: alcuni avevano interrotto precocemente il trattamento e in qualche caso il problema non si era nemmeno risolto: anche dopo anni senza SSRI le disfunzioni sessuali restavano.

Come spiega uno studio del 2017, infatti, effetti collaterali di questo tipo non solo sono molto comuni, ma possono protrarsi anche oltre la durata del trattamento. Nello specifico si parla di perdita della libido, secchezza vaginale, rapporti dolorosi, disfunzione erettile, anedonia (incapacità di provare piacere) e anorgasmia. Ma trattandosi di una sfera molto delicata e personale – e considerando che gli effetti dei farmaci vanno a interagire con quelli provocati dal disturbo stesso – è importante dire che per ciascuno la cosa funziona in modo diverso e questi sono solo i side effects più comuni. Per esempio Luca, 33 anni, spiega: “Da almeno un mese ho la libido a zero, però con degli alti improvvisi, ma ‘tristi’ e nervosi. A questo si sta aggiungendo un distacco emotivo fortissimo nei confronti degli altri, che è di gran lunga la cosa peggiore”.

È difficile stabilire quante persone soffrano esattamente di uno o più di questi disturbi, perché raramente i pazienti che assumono antidepressivi raccontano in modo esplicito al proprio medico di avere problemi sessuali. Le ricerche condotte sul tema hanno utilizzato metodi di raccolta dati molto eterogenei, quindi il quadro che ne risulta è ancora frammentario e non sempre di univoca interpretazione. Un aspetto però è chiaro: l’uso di antidepressivi – e in genere di psicofarmaci – è in aumento. Se nel 2017 a farne uso in Italia era il 6% della popolazione con la pandemia la situazione è peggiorata. È quindi più che mai importante parlare apertamente degli effetti collaterali legati a questi farmaci, anche perché se la malattia mentale e gli psicofarmaci sono ancora un tabù, a maggior ragione lo sono le conseguenze sulla sfera sessuale.

“Quando a marzo mi hanno diagnosticato un episodio depressivo acuto, la mia prima paura, avendo studiato all’università farmacologia e conoscendo le controindicazioni degli psicofarmaci, è stata proprio quella di non riuscire più a provare piacere”, racconta Chiara, “Ed era curioso, perché uno dei sintomi con cui si è manifestato l’episodio depressivo era proprio l’assenza di piacere, non desideravo più far sesso con nessuno, compreso il mio compagno. La mia ‘fortuna’ nella sfortuna è stata che lo psichiatra mi ha prescritto un antidepressivo – uno dei pochi – che non va ad influenzare la sfera sessuale. Purtroppo però non è un farmaco che si adatta bene a ogni tipo di depressione. Ricordo anche che due anni fa ho avuto una relazione di qualche mese con un ragazzo che inizialmente non mi aveva detto di assumere psicofarmaci, per cui le prime volte a letto insieme ci siamo trovati ad affrontare una serie di disagi e imbarazzi. Da un lato io che attribuivo il suo ritardo nell’orgasmo a poco coinvolgimento nei miei confronti, al fatto che non lo stimolassi a sufficienza, eccetera, dall’altro lui che era fortemente scoraggiato e si sentiva in difetto. Parlarne ci aiutò molto: i suoi ‘tempi lunghi’ hanno iniziato a pesarmi sempre meno e la mia comprensione lo ha rilassato”.

L’esperienza di Chiara fa capire che la soluzione a questo tipo di disagi non può essere univoca e che a volte, più che di una soluzione, si tratta di un processo di miglioramento progressivo. Se per qualcuno, infatti, rivedere il dosaggio o cambiare farmaco può essere decisivo, per altri, che soffrono di un diverso tipo di depressione o che reagiscono ai farmaci in modo differente, queste soluzioni sono inapplicabili. Le cure psichiatriche non sono mai un percorso netto. L’uso dei farmaci deve essere accompagnato da un continuo monitoraggio e aggiustamento della cura, sia per raggiungere il miglior effetto possibile, sia per mantenerlo. In quest’ottica, anche le disfunzioni sessuali, purtroppo, devono essere messe in conto, Ma ciò non significa rassegnarsi. Anche nei casi in cui non fosse possibile cambiare cura o correggere la posologia la situazione può migliorare molto, se non risolversi.

Nel mio caso, per esempio, il corpo si è progressivamente adeguato e gli effetti collaterali si sono attenuati. Raggiungere l’orgasmo rimane un processo più lungo rispetto al passato, ma il fatto che sia meno automatico mi ha portata a dare più importanza al contesto, alla situazione e ai preliminari. Anche a concentrarmi di più sul mio piacere personale. Poi, certo, questa è la mia esperienza e per ognuno funziona in modo diverso. I meccanismi alla base della nostra salute mentale sono ancora poco conosciuti e un modo valido, e unico, per vincere la depressione e mantenere una libido attiva ed equilibrata non esiste ancora.

Un escamotage che utilizzano alcuni consumatori di antidepressivi è la sospensione programmata del farmaco per alcuni giorni, per avere una tregua dagli effetti collaterali. È un metodo che può funzionare – anche se non per tutti i tipi di farmaci – ma al prezzo di sperimentare sintomi di astinenza non irrilevanti come vomito, alterazioni sensoriali, squilibri emotivi e tanti altri effetti poco piacevoli che si accompagnano sempre all’interruzione brusca di alcuni psicofarmaci. È quindi sempre raccomandato chiedere consiglio al proprio psichiatra o medico di riferimento.

In genere, parlare con uno specialista è il consiglio più ovvio ma anche il più importante. E non è banale come sembra: il piacere femminile gode ancora di una considerazione troppo scarsa e questo fa sì che soprattutto le donne siano spesso portate a venire a patti con questi effetti collaterali e considerarli un normale prezzo da pagare per curarsi in modo efficace, non è per forza così. Accettare di scegliere tra la propria salute mentale e una sana vita sessuale non è il modo giusto di prendersi cura di sé.

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