Nel 2022, un gruppo di psicologi della Reichman University di Tel Aviv ha condotto uno studio sull’infedeltà, chiedendosi quanto il tradimento potesse rappresentare un comportamento “contagioso”. La ricerca, strutturata su diversi esperimenti sociali, si interrogava sulla possibilità che la propensione a tradire non fosse un tratto legato all’indole di ciascuno, ma funzionasse semplicemente per contagio, aumentando in base a quanto si viene esposti a comportamenti infedeli. Il più significativo degli esperimenti condotti all’interno dello studio è stato svolto su un gruppo di volontari, uomini e donne, di diversa età ed estrazione sociale, che sono stati divisi in due sottogruppi ed esposti rispettivamente a due diverse confessioni: la prima, di una donna che descriveva una bacio appassionato con il suo datore di lavoro, da poco divenuto il suo amante; la seconda, di un ragazzo che ammetteva di aver copiato durante un compito. In seguito, entrambi i gruppi sono stati messi in contatto via chat con un ipotetico partner reale, potenzialmente attraente per loro, ed è stato osservato che i volontari che avevano ascoltato la storia legata al tradimento, erano molto più propensi ad assecondare le provocazioni del partner, alimentando i suoi tentativi di flirt e talvolta esplicitando il desiderio di conoscerlo dal vivo.
Si potrebbe stare a discutere per ore su quanto la monogamia, come qualsiasi altra norma sociale imposta, sia un limite per la piena espressione della nostra affettività. La forma che scegliamo di dare al legame con la persona – o le persone – che amiamo, a mio parere, è infatti qualcosa che può variare infinite volte nella vita, modellandosi sui nostri tentativi di corrispondere a sentimenti e desideri che non hanno regole fisse. Quello che la ricerca intende sottolineare, però, riguarda la facilità con cui tendiamo a tradire queste regole, barattando le promesse che normano i nostri rapporti con gli altri, nel momento in cui la maggior parte delle persone che ci circondano si dimostra disposta a farlo – anche nelle situazioni in cui questo ci porta a infrangere l’impegno preso con una persona a cui teniamo, qualunque esso sia. Possiamo quindi diventare traditori per vendetta, passione, noia, ma anche semplicemente per omologazione, quando sottovalutiamo il valore delle promesse che abbiamo fatto per far funzionare un rapporto. In questo senso Suspicious Minds, diretto dal regista romano Emiliano Corapi e disponibile su Paramount+, è un film che sembra far parte di un esperimento sociale molto simile a quello della Reichman University, dato che attraverso l’osservazione di due coppie – una giovane, interpretata da Amanda Campana e Matteo Giuggioli, una più adulta affidata a Thekla Reuten e Francesco Colella – si propone di mostrare come l’infedeltà, ma soprattutto il sospetto del tradimento, possano diventare contagiosi, nocivi e opprimenti, logorando i rapporti che ci legano alle persone che amiamo.
Il film di Corapi riesce infatti a creare un luogo di osservazione privilegiato sui rapporti tra i suoi personaggi, rendendo ognuno dei loro atteggiamenti – una scusa utilizzata per uscire senza il partner, un dettaglio nascosto all’altro, un dialogo impacciato – un motivo di dubbio sulla sua onestà. A un primo sguardo, il principale oggetto d’analisi di Suspicious Minds sembrerebbe essere il confronto generazionale tra due coppie di diverse età, che tentano di gestire – non sempre al meglio – la promessa su cui si regge il loro rapporto. Le storie dei protagonisti, che si intrecciano nel corso di una vacanza a Roma, riportano infatti a due linee narrative che corrispondono a due diverse fasi della vita e dell’amore: la prima, rappresentata dalla relazione tra Giulia e Daniele, è quella del primo amore giovanile, che fa sentire i due ragazzi invincibili e inscalfibili nei loro sentimenti; la seconda, raccontata attraverso i personaggi di Fabrizio ed Emilie mostra invece la quiete rassicurante di una coppia di lunga data, formata da due persone che si conoscono a memoria – e che per questo, a volte, percepiscono il loro sentimento come consumato dal tempo.
Nel momento in cui un guasto costringe Giulia e Francesco a rimanere chiusi nell’ascensore dell’albergo in cui entrambe le coppie alloggiano, i rispettivi partner iniziano però a sospettare di un loro tradimento, permettendo a Corapi di svelare la vera intenzione del film, ovvero quella di analizzare fragilità, insicurezze, dubbi che non hanno età, e che finiscono infatti per sconvolgere entrambe le coppie. Da un lato c’è Giulia, che nega tutto sin dalla prima allusione di Daniele; dall’altra c’è invece Francesco, che racconta il tradimento alla moglie quasi vantandosene, forse nel tentativo di scatenare la gelosia della compagna – quasi la ritenesse una dimostrazione d’amore inconfutabile. Lo spettatore rimane dunque diviso, senza indizi sufficienti per decidere a chi credere, assistendo alla propagazione per contagio di sentimenti deleteri come sospetto, diffidenza, rancore e paura di essere stati ingannati.
Nel momento in cui un guasto costringe Giulia e Francesco a rimanere chiusi nell’ascensore dell’albergo in cui entrambe le coppie alloggiano, i rispettivi partner iniziano però a sospettare di un loro tradimento, permettendo a Corapi di svelare la vera intenzione del film, ovvero quella di analizzare fragilità, insicurezze, dubbi che non hanno età, e che finiscono infatti per sconvolgere entrambe le coppie. Da un lato c’è Giulia, che nega tutto sin dalla prima allusione di Daniele; dall’altra c’è invece Francesco, che racconta il tradimento alla moglie quasi vantandosene, forse nel tentativo di scatenare la gelosia della compagna – quasi la ritenesse una dimostrazione d’amore inconfutabile. Lo spettatore rimane dunque diviso, senza indizi sufficienti per decidere a chi credere, assistendo alla propagazione per contagio di sentimenti deleteri come sospetto, diffidenza, rancore e paura di essere stati ingannati.
Questo genere di sguardo si abbina quindi a un’atmosfera tesa, tipica del genere thriller, che è alimentata da dialoghi continui e serrati tra i personaggi, accostati a dettare un ritmo che ricorda quello della messa in scena teatrale. Gli scambi che coinvolgono le due coppie tendono infatti a svolgersi in spazi chiusi – le camere d’hotel, il bar di fronte all’albergo, la terrazza dove i protagonisti si trovano a cenare tutti insieme dopo l’incidente dell’ascensore – con rare scene in esterna, che rappresentano gli unici momenti di respiro dalla conversazione. Per la maggior parte del tempo, le coppie sono invece impegnate in un flusso verbale senza soluzione di continuità, che crea sia un movimento di introspezione individuale, riguardante ciascuno dei protagonisti, ognuno alle prese con le frustrazioni legate al proprio rapporto con il partner, sia un movimento di rispecchiamento, che porta i personaggi a riconoscersi l’uno nell’altro a turno, soprattutto nei momenti in cui si rendono conto che nessuno dei quattro è immune dagli atteggiamenti meschini, scorretti, ambigui che devono ammettere a malincuore di avere.
L’andamento della narrazione avvicina quindi il film a un percorso di psicanalisi condensato, che ha riguardato anche la pre-produzione e la preparazione degli attori. Francesco Colella ci racconta infatti il confronto con il suo personaggio come un esercizio di autoanalisi: “Mi ricordo che chiedevo a Emiliano (il regista) perché il pubblico dovrebbe empatizzare con Fabrizio. Lui mi ha detto che non è importante se empatizzi o meno. È importante che tu capisca perché lui prende le strade che prende. E mi è passato quello per sospendere il giudizio. Non pensare di doverlo scusare per forza. Non sempre nella vita siamo scusabili. Quindi era giusto semplicemente rappresentare questa cosa qui, scusabile o meno che fosse”. In Suspicious Mind c’è quindi la volontà di scavare nelle fragilità dei personaggi, ma soprattutto di mostrare quanto sia difficile elaborare queste fragilità rimanendo fedeli ai propri valori e alle promesse che si sono fatte al partner.
Da questo punto di vista, infatti, non possiamo certo dire di essere educati a un confronto sano con la nostra emotività, che ci permetta di non riversare sulle persone che amiamo la responsabilità di mancanze che si ripercuotono sulla nostra vita relazionale proprio perché appartengono prima di tutto ai nostri irrisolti personali. Dice Colella, a questo proposito: “Qualsiasi degrado e qualsiasi mala educazione sentimentale purtroppo appartiene a tutte le generazioni. Io credo che di questi tempi soprattutto ci siano tanti femminicidi, omicidi o atti criminosi che confermano un po’ il tipo di oscurantismo che viviamo soprattutto dal punto di vista delle relazioni affettive. Personalmente ritengo che i sentimenti si apprendano, che siano un fatto culturale, e impararli vuol dire in qualche modo dare loro voce, dare loro una forma, e cercare di comprendere quelli che sono i propri impulsi irrazionali per trasformarli in qualcos’altro. Invece, molte volte si ubbidisce ai propri impulsi a discapito di tutto e di tutti, scambiandoli per emozioni, per amore, per passione, per desideri. Quindi c’è una grande confusione”. Proprio per questo Amanda Campana ritiene che film come Suspicious Minds siano necessari, per la loro capacità di esibire il carattere “involontariamente educativo” del cinema, che secondo l’attrice rappresenta oggi il suo maggiore valore sociale.
Il tradimento, in Suspicious Minds, diventa quindi un espediente narrativo che permette di indagare i nostri atti “criminosi” in senso lato, ovvero quelli che rischiano di ferire i nostri affetti sul piano emotivo, nonostante non possano essere considerati dei delitti in sé e per sé. La fenomenologia dell’infedeltà costruita da Corapi, con menzogne agite, subite o solo sospettate, riesce così a porsi come una sorta di studio, di compendio di questi comportamenti, portando lo spettatore a riflettere su quanto essi possano diventare contagiosi per lui – o di quanto possano esserlo stati in un particolare momento della sua vita. Calando lo spettatore in un contesto molto simile a un esperimento sociale, il film si impegna quindi ad assecondare davvero l’anima involontariamente educativa del cinema, spingendoci ad analizzare i non detti che regolano i rapporti, i momenti in cui abbiamo violato questo genere di regole, e soprattutto le ragioni – più o meno legittime – che ci hanno portato a farlo. Non per renderci sempre “scusabili”, come dice Colella, ma proprio per renderci conto che, nei rapporti con chi amiamo, non sempre lo siamo.
Questo articolo è stato realizzato da THE VISION in collaborazione con Paramount+, il servizio globale di streaming di Paramount che offre un’ampia selezione di serie originali e film grazie ai suoi brand iconici. Guarda ora “Suspicious Minds” – il nuovo film di Emiliano Corapi con Amanda Campana, Matteo Giuggioli, Thekla Reuten e Francesco Colella – e gli altri contenuti esclusivi.
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